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L’agenzia statunitense Standard and Poor’s (S&P) conferma il rating BBB sull’Italia con un outlook stabile, ovvero con immutate prospettive e previsioni per ciò che riguarda l’andamento economico del nostro Paese. Annunciando la decisione l’agenzia sottolinea tuttavia come in Italia “la crescita economica rallenterà nel 2023 e nel 2024“.

Questo accadrà, secondo S&P,  a causa “dell’aumento dei risparmi del settore privato e dell’inasprimento delle condizioni creditizie“. Ma anche “del rallentamento della produzione e dell’indebolimento del commercio globale“.

Rating e outlook

Per ciò che riguarda il rating, la valutazione, cioè, degli asset economico-finanziari del nostro Paese, S&P stima che “entro il 2025 la crescita del Pil reale dell’Italia tornerà al di sopra dell’1%. Aiutata dall’accelerazione nell’implementazione dei fondi Next Generation EU, che a nostro avviso probabilmente si estenderà oltre il 2026“. “Il risanamento del bilancio sarà più graduale di quanto previsto in precedenza a causa del rallentamento economico e dell’aumento dei pagamenti di interessi in percentuale del Pil che raggiungeranno il 4,2% l’anno prossimo rispetto al 3,6% nel 2021“.

L’outlook stabile per l’Italia riflette invece “la visione di un consolidamento di bilancio più lento di quanto precedentemente previsto. Anche a causa dell’aumento dei pagamenti di interessi sull’ampio debito pubblico“, scrive l’agenzia. S&P segnala la possibilità di “abbassare i rating nel caso in cui la traiettoria di bilancio del Governo si discostasse significativamente dai suoi obiettivi. Anche un’attuazione solo parziale delle riforme strutturali economiche e di bilancio, in particolare quelle legate all’erogazione dei fondi UE, porrebbe rischi per la crescita economica e le finanze pubbliche, e di conseguenza eserciterebbe una pressione al ribasso sul rating“.

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Debito e attese del Governo

S&P osserva inoltre come “il debito pubblico e la sensibilità alle condizioni di mercato rimarranno elevati“. Lo scenario di base dell’agenzia prevede inoltre una riduzione del rapporto fra debito e prodotto interno lordo (Pil) entro il 2026. A un livello tale da raggiungere il 132% ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia (126%). Dato l’elevato livello del debito pubblico, l’Italia rimane particolarmente sensibile a un deterioramento delle condizioni di finanziamento, che potrebbe pesare ulteriormente sui risultati di bilancio.

Il primo giudizio sull’Italia

Quello sul rating dell’Italia da parte di Standard and Poor’s è di fatto il primo giudizio sui conti pubblici nazionali dopo la Nadef (Nota al documento di economia e finanza) e la manovra. Dati che confermano le aspettative del Governo Meloni. La premier Meloni e il ministro dell’Economia, Giorgetti, restano convinti di aver agito con equilibrio e prudenza. Del resto l’esecutivo, con la Nadef prima e con la manovra poi, ha puntato a inviare messaggi rassicuranti alle istituzioni internazionali e agli investitori.

E lo ha fatto addirittura “prendendo a schiaffoni” i ministri e le loro richieste, disse Giorgetti usando una metafora colorita. Proprio per spiegare che l’attenzione è prima di tutto rivolta alla prudenza. Le risorse sono poche e l’Italia non può permettersi fughe in avanti sulla spesa proprio nell’anno in cui ritornerà il Patto di Stabilità.

Vecchio o nuovo che sia, le regole imporranno di ridurre non solo il debito ma anche il deficit, che l’anno prossimo l’Italia ha fissato al 4,3%, ben sopra la soglia di Maastricht. Non conoscendo ancora il tipo di vincoli europei che entreranno in vigore l’anno prossimo, il Governo ha deciso di rinviare al prosieguo della legislatura gli obiettivi più costosi, come la riforma delle pensioni.

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