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Indennità accompagnamento disabili non sono reddito

Le indennità accompagnamento percepite dalle persone con disabilità non è reddito utile per il calcolo dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è quanto deciso dal Consiglio di Stato con tre sentenze che confermano quanto già deciso da altrettante sentenze del Tar Lazio.

È questo il tema dell’articolo pubblicato oggi (1.3.2016) dal Sole 24 Ore (Firma: Matteo Prioschi; Titolo: “Indennità disabili fuori dall’Isee”) che vi proponiamo.

Ecco l’articolo.

Il Consiglio di Stato, con tre sentenze depositate ieri, ha confermato quanto deciso dal Tar Lazio con altrettante pronunce, e cioè che le indennità di accompagnamento erogate ai disabili non devono essere considerati reddito per il calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee).

I giudici scrivono, in tre conclusioni fotocopia, che «le indennità di accompagnamento e tutte le forme risarcitorie servono non a remunerare alcunché né certo all’accumulo del patrimonio personale, bensì a compensare un’oggettiva ed ontologica….situazione d’inabilità che provoca in sé e per sé disagi e diminuzione di capacità reddituale». Di conseguenza l’Isee non può definire reddito un’indennità.

Inoltre, sempre secondo il Consiglio di Stato, il sistema delle franchigie previsto dall’Isee per bilanciare il “peso” delle indennità non compensa in modo soddisfacente, in quanto «i beneficiari ed i presupposti delle franchigie stesse sono diversi dai destinatari e dai presupposti delle indennità».

In una delle tre sentenze, inoltre, i giudici confermano la decisione del Tar Lazio relativa all’inammissibilità delle franchigie differenziate in relazione alla maggiore o minore età del disabile.

Sono state respinte, invece, tutte le altre richieste di appello relative a contestazioni della norma già bocciate dal Tar Lazio.

«Il governo – ha commentato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti – ha applicato una normativa approvata in precedenza dal governo e sulla quale si erano espresse positivamente le commissioni parlamentari. Non possiamo che prendere atto della sentenza e provvederemo ad agire in coerenza con questa decisione».

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