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Orale legale 2024, ecco quanto si risparmia

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Foto X @elpepito_78

Da domenica di Pasqua, 31 marzo 2024, è entrata in vigore l’ora legale per l’anno in corso. Lancette avanti di un’ora e un’ora in meno per riposare di notte, dunque. Allo stesso tempo, però, come è noto, c’è un’ora di luce in più a disposizione ogni giorno per 7 mesi: fino al 27 ottobre, quando si tornerà a quella solare. L’ora legale consente infatti di sfruttare meglio la luce solare durante le giornate più lunghe di primavera ed estate e permette di ridurre il consumo di energia elettrica.

Da anni si discute sulla necessità di eliminare questo passaggio, dall’ora solare a quella legale e viceversa, che avviene due volte all’anno. Al momento, però, tutto resta come adesso. Secondo le stime di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, durante i 7 mesi di ora legale l’Italia risparmierà circa 90 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 370 milioni di kilowattora che genererà, inoltre, un rilevante beneficio ambientale. Un beneficio quantificabile nella riduzione di circa 170mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

I risparmi economici per l’Italia

Il beneficio economico stimato per il periodo di ora legale nel 2024 lo si calcola considerando che il costo del kWh medio per il cliente domestico tipo in tutela (secondo i dati dell’Arera) è, attualmente, pari a circa 24,3 centesimi di euro al lordo delle imposte. I circa 370 milioni di kWh di minori consumi di elettricità equivalgono al fabbisogno medio annuo di oltre 150 mila famiglie.

Dal 2004 al 2023, secondo l’analisi della società guidata da Giuseppina Di Foggia, il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 11,7 miliardi di kWh e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di circa 2,2 miliardi di euro.

Ma l’ora legale fa bene o fa male?

Da anni si discute sulla necessità di eliminare questo passaggio, dall’ora solare a quella legale e viceversa, che avviene due volte all’anno. “L’ora legale va mantenuta tutto l’anno“, afferma da sempre il pediatra Italo Farnetani che chiama in causa la Costituzione. “L’articolo 32 recita che ‘la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività’“, ricorda il medico all’Adnkronos Salute.

Ma se questo è vero, osserva, “il cambio dell’ora rappresenta una duplice contraddizione“. “Innanzitutto – spiega il professore – perché sono noti gli effetti benefici della luce sulla salute e sull’organismo“, e quindi l’ora legale che ‘allunga’ le giornate andrebbe resa perenne. “E poi perché interferire due volte all’anno“, adesso e a fine ottobre quando si ripasserà all’ora solare, “sui ritmi cronobiologici dell’organismo non solo non è una promozione della salute, ma non è nemmeno nell’interesse della collettività. Perché creare un disagio all’organismo, che perdura per alcuni giorni con riflessi sul comportamento e il rendimento, è senza dubbio qualcosa di negativo“.

Ora legale, pro e contro

All’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione di Medicina personalizzata (Fmp), spiega che “studi ancora più recenti chiariscono come il passaggio all’ora legale a ogni primavera influisca sulla salute non solo subito dopo il cambio dell’ora. Ma anche nei mesi che seguiranno prima del ritorno all’ora solare. Ovvero mesi nei quali il cambio dell’ora fa sì che la luce naturale sia presente, rispetto a tempi invernali, un’ora più tardi al mattino e un’ora più tardi la sera. “C’è infine da ricordare che la prolungata esposizione alla luce per quasi 8 mesi ritarda il rilascio di melatonina da parte del cervello, ciò che a sua volta interferisce con il sonno riducendone complessivamente la durata“.

 

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Concorso Agenzie delle Entrate: si cercano 50 informatici

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Concorso Agenzia Entrate
Esterno della sede centrale dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, Roma @Crediti Ansa - DirittoLavoro

Uscito di recente un nuovo bando per l’assegnazione di 50 posti, spettanti ad esperti informatici ICT, in seno ad un concorso Agenzia delle Entrate.

L’Agenzia delle Entrate ha reso pubblico un nuovo bando di concorso per l’assunzione di 50 esperti nel settore ICT (ovvero: Information & Communication Technology). Il concorso è destinato a figure altamente qualificate che potranno essere inserite nella suddetta area dell’Agenzia delle Entrate. Le figure professionali saranno suddivise tra esperti data analyst e addetti alle infrastrutture e alla sicurezza informatica. Le candidature sono aperte fino al 24 aprile 2024. Per accedere al bando di concorso Agenzie delle Entrate è necessario entrare nel portale ‘inPa’.

A chi è indirizzato il concorso Agenzia delle Entrate

Il concorso Agenzie delle Entrate darà la possibilità a 25 esperti data analyst e a 25 addetti alle infrastrutture e alla sicurezza informatica di essere assunti con contratto full time e indeterminato. Ovviamente, per poter accedere al bando sono indispensabili alcuni requisiti di base. Nello specifico, per il ruolo di data analyst, è necessaria una competenza approfondita nella raccolta, modellazione e analisi dei dati, attraverso l’utilizzo di strumenti open source e di mercato. Invece, per gli addetti alle infrastrutture e alla sicurezza informatica è richiesta esperienza nella progettazione e nell’analisi di servizi ICT.

Per ciò che concerne i requisiti generali è bene precisare che possono accedere al concorso Agenzia delle Entrate coloro che si trovano in possesso di un adeguato titolo di studio. Come precisa il bando: a) laurea triennale (L) nelle seguenti classi di laurea o titolo equiparato: Ingegneria dell’informazione (L-8); Ingegneria industriale (L-9); Scienze e tecnologie informatiche (L-31); Scienze e tecnologie fisiche (L-30); Scienze matematiche (L-35); oppure: b) diploma di laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni, Ingegneria elettronica, Ingegneria informatica, Ingegneria Gestionale, Fisica, Matematica o Informatica conseguito secondo l’ordinamento di studi previgente al D.M. n. 509/99 o titolo equipollente per legge; c) laurea specialistica o magistrale equiparata ai suddetti diplomi di laurea secondo quanto stabilito dal Decreto interministeriale del 9 luglio 2009.

Tutti i requisiti necessari e le prove

Inoltre ulteriori requisiti sono la cittadinanza italiana, una posizione regolare nei riguardi degli obblighi militari, godimento dei diritti politici e civili ed infine idoneità fisica all’impiego. Per quanto concerne le prove, dopo l’ammissione al concorso Agenzia delle Entrate, i candidati dovranno rispondere ad una serie di domande a risposta multipla, relative alla materia di competenza della professione (le materie precise sono indicate nel bando a questo link). Per i candidati che otterranno un punteggio di almeno 21/30 nella prova scritta vi sarà l’accesso alla prova orale in cui saranno comprese anche le verifiche dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche oltre che della conoscenza della lingua inglese.

Al termine è prevista una graduatoria finale che indicherà in vincitori del concorso Agenzia delle Entrate. Il bando prevede un periodo di prova di quattro mesi per valutare l’idoneità effettiva delle figure assunte. Tale periodo di prova è finalizzato a verificare l’abilità dei lavoratori nelle situazioni concrete, così come la capacità di saper trovare soluzioni ai problemi sia di ordine operativo che trasversali. Dunque, oggetto di valutazione nel periodo di prova saranno: attitudine al problem solving, impegno e affidabilità e capacità di organizzare il proprio lavoro.

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Trump Media Group, +40% al debutto a Wall Street

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Trump Borsa Wall Street
Donald Trump. Foto Ansa/Epa Sarah Yenesel

Le azioni dell’impresa di social media dell’ex presidente americano Donald Trump – di nuovo in corsa per la Casa Bianca alle elezioni del 5 novembre 2024 – sono balzate del +40%. Il tutto nel solo primo giorno di contrattazioni al Nasdaq. Trump Media & Technology Group gestisce la piattaforma di social media Truth Social. Ovvero lo strumento digitale personale del tycoon destinato ad avere un ruolo chiave anche nel corso dell’attuale campagna elettorale statunitense. 

Prima dell’inizio delle contrattazioni, il 26 marzo, il valore di mercato di Trump Media era di circa 6,8 miliardi di dollari. Una cifra destinata a salire notevolmente se i primi guadagni delle azioni si confermeranno. Le azioni sono quotate con il simbolo DJT. Trump detiene quasi il 60% della società.

Trump in corsa

Il titolo di Trump Media & Technology Group era già in netto rialzo nel pre-mercato, dopo che la sua fusione con Digital World Acquisition (Dwac), che l’ha portata in Borsa. L’accordo dà al gruppo mediatico di Trump, che comprende la piattaforma Truth Social, il capitale necessario per affrontare anche una serie di problemi legali e finanziari che coinvolgono l’ex presidente degli Stati Uniti. Il quale è oberato da processi penali e accuse gravissime da affrontare in giudizio. Fra cui quella di aver favorito l’assalto al Congresso degli Stati Uniti da parte di migliaia di suoi sostenitori il 6 gennaio 2021.

Tecnicamente Trump, per la terza volta consecutiva candidato repubblicano alla Casa Bianca, non potrà vendere le azioni per almeno 6 mesi dopo la fusione di Trump Media & Technology Group con Digital World Acquisition (Dwac). Potrebbe tuttavia chiedere agli azionisti di concedergli la possibilità di farlo subito, in modo da avere contante disponibile. Contante di cui ha molta necessità per le spese legali ma anche per quelle elettorali.

Cosa è Truth

Nel 2022, quando è nata, Truth è stata l’app più scaricata sull’App Store di Apple negli Stati Uniti. Il social voluto da Trump ha cominciato a scalare le classifiche nei giorni successivi all’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk. Era stato lo stesso amministratore delegato di Tesla a dare evidenza della performance dell’applicazione pubblicando in un tweet la classifica di quelle più scaricate per iPhone. “Truth Social (nome terribile) esiste perché Twitter ha censurato la libertà di parola” affermò Musk. E ancora: “Dovrebbe essere chiamata Trumpet“, tromba in italiano, gioco di parole che richiama il nome dell’ex inquilino della Casa Bianca.

Non è semplice stabilire una relazione di causa-effetto, ma gli indizi sembrano raccontare che l’operazione Twitter, ovvero il passaggio che trasferì la proprietà del social a Elon Musk, abbia avvantaggiato il Truth di Trump. Probabilmente il record di download avvenuto ne corso del 2022 è dovuto alla nuova pubblicità che il social ha avuto durante la scalata di Musk, citato spesso come alternativa a Twitter insieme a Mastodon. Dopo un forte lancio il 21 febbraio 2022, l’app aveva registrato un crollo di nuovi download fino al 97% nella settimana successiva. Twitter invece nel 2021 è stata scaricata 194 milioni di volte, in calo del 3% rispetto al 2020, secondo Sensor Tower. Quell’anno Twitter si era classificato tra i peggiori social media per numero di nuovi download al mondo.

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Commercio di armi: boom di guadagni per l’Italia, Francia secondo esportatore al mondo

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armi italia guerra
Foto Ansa/Epa Yahya Arhab

All’economia, al diritto e al lavoro è strettamente intrecciato anche il commercio delle armi in tutto il mondo. Un commercio che fomenta le guerre e che sembra non dover finire mai. Del 12 marzo è la diffusione dei dati sui flussi di trasferimento di armi nel mondo, in base la rapporto annuale del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma. Si tratta di quella che è forse la fonte più autorevole in materia.

L’istituto di Stoccolma ha comparato i dati del quinquennio 2019-2023 rispetto a quelli del quinquennio 2014-2018. Risultano essere 5 i maggiori paesi esportatori: Stati Uniti (+17%), Francia, Russia, Cina e Germania. Al sesto posto c’è l’Italia. Il nostro Paese ha compiuto un gigantesco balzo in avanti nelle vendite di armi a tutti, pari al +86%, la crescita più alta in assoluto. Dimezzate invece le esportazioni della Russia (-53%) perché il regime di Putin ha usato le armi nel conflitto in Ucraina.

I dati del Sipri

Negli ultimi cinque anni sono raddoppiate nel mondo le importazioni di armamenti provenienti dall’Europa (+94%), sottolinea Patrizia Caiffa di Agensir. La Francia supera la Russia e diventa il secondo paese al mondo per export di armi, subito dopo gli Stati Uniti, che hanno consegnato grandi armi in 107 Paesi (+17%): una cifra record. In totale, Stati Uniti ed Europa occidentale hanno rappresentato il 72% del totale delle esportazioni di armi nell’ultimo quinquennio. I primi maggiori 5 paesi esportatori sono, nell’ordine: Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania. Al sesto posto è l’Italia, con un balzo enorme dell’86%, la crescita più alta in assoluto. Sono dimezzate invece le esportazioni dalla Russia (-53%).

Sono appunto questi i principali dati che emergono dal rapporto annuale sui flussi commerciali di armi nel mondo del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma. Fonte autorevolissima in materia, il Sipri (che sta per Stockholm International Peace Research Institute) ha comparato i dati del quinquennio 2019-2023 rispetto a quelli del 2014-2018. Il volume globale dei trasferimenti di sistemi d’arma è sceso lievemente del 3,3%, quindi quasi invariato.

Armi italiane? In Medio Oriente

Il 71% delle armi italiane va a finire in Medio Oriente. I maggiori acquirenti sono Qatar (27% delle vendite), Egitto (21%) e Kuwait (12%). È aumentata anche la quota dell’Italia rispetto all’export mondiale di armi. Era una quota pari al 2,2 % tra il 2014 e il 2018; ora è salita al 4,3%. L’Ucraina è diventato il principale importatore di armi in Europa e il quarto nel mondo. Ciò dopo che almeno 30 Paesi hanno iniziato a rifornirla di armamenti di ogni genere a causa dell’invasione russa del 24 febbraio 2022. Fra il 2019 e il 2023 i rifornimenti a Kiev hanno rappresentano il 23% delle importazioni complessive in Europa.

La Ue vuole più soldi per le armi

La guerra in Ucraina e i numerosi conflitti che circondano l’Europa stano spingendo la Commissione europea a presentare la prima “strategia industriale europea in materia di difesa a livello Ue”. Si evita di parlare di armi ma la direzione è piuttosto chiara, sottolinea Agensir. Lo evidenzia in una sua dichiarazione del 15 marzo la vicepresidente dell’Esecutivo Margrethe Vestager: “Oggi adottiamo una strategia industriale europea della difesa e presentiamo una proposta per un programma europeo per l’industria della difesa. Lo facciamo per rispondere ai cambiamenti del paradigma europeo in materia di sicurezza”. Quindi precisa: “La nostra spesa per la difesa va a troppi sistemi d’arma diversi, acquistati principalmente da Paesi terzi. Ora che i bilanci per la difesa in tutti gli Stati membri sono in forte aumento, dovremmo investire meglio, il che significa in gran parte investire insieme e investire in Europa“.

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Usa, shutdown evitato: via libera a un pacchetto da 1.200 miliardi di dollari

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Shutdown Usa Congresso
Foto Ansa/Epa Shawn Thew

In una rara dimostrazione di unità politica bipartisan, il Senato degli Stati Uniti ha approvato una legge di finanziamento per evitare lo shutdown di numerose agenzie federali. Almeno fino al mese di settembre prossimo. In questo modo si è scongiurata una paralisi parziale del Governo americano. Il Senato non aveva rispettato la scadenza della mezzanotte di venerdì per votare la legge, ma ha votato nelle prime ore di sabato 23 marzo per approvare la risoluzione che aveva già ricevuto il via libera dalla Camera.

Il leader della maggioranza al Senato americano, il democratico Chuck Schumer, ha annunciato poco prima della mezzanotte ora locale, circa le 5 del mattino del 23 marzo in Italia, il raggiungimento di un accordo. L’obiettivo raggiunto è l’approvazione di un pacchetto di spesa da 1,2 trilioni di dollari ed evitare lo shutdown. “È stata una giornata molto lunga e difficile, ma abbiamo appena raggiunto un’intesa per completare il lavoro di finanziamento del Governo” ha dichiarato Schumer. “È un bene per il paese aver raggiunto questo accordo bipartisan. Non è stato facile, ma stasera la nostra perseveranza ci ha premiato” ha aggiunto.

Adesso la firma di Biden

Un paio di ore più tardi il Senato ha approvato il pacchetto da 1,2 trilioni di dollari. La legge di finanziamento del Governo passa ora al presidente Joe Biden per la firma. Il testo è stato approvato con 74 voti a favore e 24 contrari. I fondi per le agenzie governative erano scaduti a mezzanotte, ma la Casa Bianca aveva inviato un avviso poco dopo la scadenza annunciando che l’Ufficio per la gestione e il bilancio aveva interrotto i preparativi per lo shutdown.

Ciò perché c’era un alto grado di fiducia nel fatto che il Congresso avrebbe approvato la legge e il presidente Biden l’avrebbe firmata sabato 23. Le prospettive di uno shutdown a breve termine del Governo erano parse aumentare alla sera di venerdì 22 marzo, dopo che repubblicani e democratici si erano scontrati sugli emendamenti proposti al disegno di legge. Qualsiasi emendamento fosse stato approvato in Senato avrebbe rimandato la legge alla Camera, che aveva già iniziato una pausa di due settimane.

Cos’è lo shutdown

Il blocco delle attività amministrative negli Usa – lo shutdown – è la particolare procedura del governo federale che coinvolge il settore esecutivo ogni qual volta il Congresso non riesce ad approvare la legge di bilancio. La normativa, cioè, recante il rifinanziamento delle attività amministrative. Durante un blocco delle attività amministrative il personale giudicato non essenziale dei vari dipartimenti della pubblica amministrazione va in congedo non retribuito. Tuttavia, sebbene non previsto dall’Antideficiency Act, storicamente il Congresso provvede a disporre un pagamento retroattivo per i lavoratori interessati.

Tra i vari servizi pubblici interessati vi sono parchi pubblici, musei e monumenti che vengono subito chiusi. Si sospende l’ammissione di pazienti presso i centri di ricerca medica noti come Istituti nazionali di sanità. Ma anche i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie vedono ridotta la propria capacità di controllo. Dopo dieci giorni molti processi civili sono sospesi e rinviati. La NASA vede ridotto al minimo il numero di impiegati, volti a supportare solo le missioni in corso. Molte richieste di finanziamento di piccole imprese e privati che prevedono agevolazioni statali sono ritardate.

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Daniela Santanchè indagata per truffa all’Inps sul caso Visibilia

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Santanchè Daniela indagata per truffa
Daniela Santanchè. Foto Ansa/Matteo Bazzi

La ministra del Turismo, Daniela Santanché, è sotto inchiesta per la gravissima ipotesi di reato di truffa aggravata nei confronti dell’Inps. I magistrati della procura di Milano ritengono che abbia gestito in maniera irregolare i fondi messi a disposizione dallo Stato per la cassa integrazione durante il periodo della pandemia di Covid.

È l’ipotesi con la quale la Procura di Milano ha chiuso le indagini sul caso Visibilia a carico della ministra del Turismo ma anche di altre persone. Come si legge in una nota del Procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola, nell’indagine sono indagate, oltre a Santanchè e ad altre persone, anche Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Ciò in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Santanchè e i dipendenti di Visibilia

L’ipotesi è truffa ai danni dell’Inps in relazione a presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione durante il Covid. Il tutto per 13 dipendenti dal 2020 al 2022 e per un totale di oltre 126mila euro. Denari pubblici che l’Istituto nazionale della previdenza sociale aveva versato alle aziende di Santanchè. Gli indagati che compaiono nell’avviso di chiusura indagini sono 5. Oltre a Santanchè ci sono infatti, Dimitri Kunz D’Asburgo, compagno della senatrice di Fratelli d’Italia, Paolo Giuseppe Concordia, responsabile delle tesorerie di Visibilia Group, e le due società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria.

Il fascicolo per truffa aggravata è stato aperto in seguito alla denuncia di Federica Bottiglione, ex responsabile Investor Relations dell’azienda. In una relazione della Gdf depositata tempo fa al pm Marina Gravina e all’aggiunto Laura Pedio era emerso come la mossa di ricorrere alla Cigs (la Cassa integrazione guadagni straordinaria) sarebbe stata architettata anche da Dimitri Kunz D’Asburgo e da Concordia. Per le Fiamme Gialle dalle conversazioni tra i due viene a galla la loro “consapevolezza” dello schema “illecito” adottato.

Indagini su falso in bilancio e bancarotta

Da quanto si è saputo, questo è il primo filone di indagine, con accertamenti condotti dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, sul caso Visibilia, perché resta aperto, allo stato, quello a carico di Santanchè per falso in bilancio per irregolarità nelle gestioni contabile e finanziaria di Visibilia. Anche in questo caso si tratta di una tranche di inchiesta che andrà a chiudersi a breve. E nel cui ambito la ministra del Turismo del Governo Meloni è indagata con l’ipotesi di reato di bancarotta, oltreché per falso in bilancio. Tuttavia questa accusa – di bancarotta – dovrebbe alla fine risultare stralciata a parte. Al fine di un’eventuale, e possibile, richiesta di archiviazione perché nessuna delle società del gruppo Visibilia, al momento, è fallita.

La posizione politica della ministra Daniela Santanchè, dunque, si aggrava. Lo scorso luglio dal palco dell’Assemblea annuale di Confagricoltura, aveva respinto duramente ogni accusa. In particolare quelle relative, in quel momento storico, alle ipotesi sulle sue possibili dimissioni a seguito del caso Visibilia. “Io fare un passo indietro? Non capisco per quale motivo” aveva dichiarato.

Alcuni giornali scrivono delle grandi bugie e per questo faremo la nostra querela e chiederemo il nostro risarcimento danni. Sono assolutamente tranquilla“, aveva detto Daniela Santanchè. “Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura se non fai niente di male” aveva aggiunto la ministra. “Io vado avanti. Nessuno mi ha mai accusato nelle mie funzioni di ministro“. Ma ora tutto potrebbe cambiare, in primo luogo sul piano politico.

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Bollette di luce e gas, prezzi a +26% in 3 anni: ecco perché

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Bollette Italia luce gas rincari
Foto Ansa/Matteo Corner

Negli ultimi anni, dal 2021, i costi delle materie prime dell’energia sono in costante calo, tuttavia le bollette di luce e gas sono gravate da tariffe sempre più elevate. Un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), ossia della Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre, ha dimostrato come per quanto riguarda lo scorso febbraio i costi di mercato del gas naturale – 28 euro a Megawatt Ora (Mwh) – e dell’energia elettrica – 87 euro – sono tornati agli stessi livelli del mese del giugno di 3 anni fa.

Eppure le bollette di luce e gas che ogni bimestre le famiglie italiane pagano sono aumentate paurosamente rispetto a tre anni fa. La Cgia ha calcolato l’aumento all’anno, ovvero non su base bimestrale ma appunto sui 12 mesi. Ebbene, in media le bollette sono cresciute di 328 euro (+26,2%), di cui 153 euro (+24,2%) per la luce e 175 euro (+28,1%) per il gas. In ogni caso, la differenza fra le varie zone d’Italia c’è, eccome. Si va da aumenti di oltre 450 euro al Nord ad aumenti di ‘soli’ 260 euro al Centro.

Bollette care oltre ogni limite

A livello territoriale è il Nord-Est l’area dell’Italia che ha subito i rincari più elevati. Sempre tra il 2021 e il 2023, infatti, in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige l’aumento medio annuo per le tariffe di luce e gas è stato di +457 euro (+33,6%). Seguono il Nord-Ovest con +316 euro (+23,9%), il Mezzogiorno con +304 euro (+26,6%) e, infine, il Centro con +260 euro (+21,1%).

L’escalation dei prezzi della luce nel triennio ha interessato tutti. Ma come era prevedibile per gli utenti del mercato tutelato – circa un terzo del totale – la variazione (+34%) è stata inferiore rispetto a quella del mercato libero (+136,3%). Per il gas, invece, i dati che la Cgia di Mestre ha elaborato non consentono di calcolare la variazione dei prezzi tra mercato tutelato e mercato libero. I dati relativi all’anno 2023 consentono tuttavia una comparazione con il 2022.

E anche qui mentre i prezzi del “tutelato” sono stati in diminuzione (-31%) per il mercato libero c’è stato ancora un aumento (+6,7%). Gli ultimi dati disponibili (primo semestre 2023) evidenziano che mediamente il prezzo italiano dell’energia elettrica era pari a 378,2 euro per Megawatt Ora: il quarto più alto dell’Area Euro, dietro Germania (412,5 euro), Belgio (435) e Paesi Bassi (475). Per il gas, sempre nel primo semestre 2023 il prezzo italiano era pari a 98,1 euro per MWh, tra i più bassi dell’Eurozona.

“Quota fissa”, inflazione, mercato libero

Questi rincari sono avvenuti nonostante i prezzi delle materie prime siano sostanzialmente in calo dalla fine del 2022 e i Governi Draghi e Meloni abbiano erogato quasi 100 miliardi di euro per contrastare il caro-energia a famiglie e imprese. Secondo la Cgia, ciò è dovuto principalmente all’aumento “rilevante“, dice la Cgia, della quota fissa in bolletta. Ossia delle caparre e cauzioni in capo all’utente. Una misura decisa dai distributori e fornitori di energia per far fronte alla mancanza di liquidità che, soprattutto nel 2022, li ha colpiti.

Anche l’inflazione presente nel settore energetico ha concorso a far salire le bollette, avendo contribuito a impennare gli indici dei prezzi al consumo del gas del 60,4% e della luce del 93,1%. La Cgia di Mestre ha fatto altresì presente che da gennaio 2024 è terminato il servizio di tutela per il gas, secondo un progressivo piano di passaggio al mercato libero. Mentre per luglio 2024 è prevista la fine graduale di quello tutelato per l’energia elettrica. Tutti fattori che non necessariamente garantiranno una diminuzione delle tariffe in bolletta per gli utenti.

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Bonus ristrutturazione 2024: come funziona, le regole

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ristrutturazione bonus edilizio 2024
Foto X @GeometrInRete

Il bonus per la ristrutturazione edilizia relativa al 2024 è un’agevolazione che spetta per diversi lavori realizzati nelle proprie abitazioni. Consiste in una detrazione Irpef del 50% per le spese sostenute, fino al limite di 96mila euro per unità immobiliare. Potrà beneficiare dello sconto sull’imposta chi realizza i lavori e sostiene le spese, pagando con bonifico bancario o parlante.

Non cambiano le regole rispetto allo scorso anno, dai lavori agevolabili ai soggetti che possono ottenere l’agevolazione. L’accesso al bonus ristrutturazioni apre anche al bonus mobili ed elettrodomestici. A patto che si rispettino determinati requisiti energetici. Per gli acquisti del 2024 è prevista un’agevolazione del 50% delle spese sostenute fino al limite di 5mila euro in 10 rate annuali. Chi realizza interventi sulla propria abitazione, nel rispetto delle regole previste dall’articolo 16-bis del TUIR, avrà quindi diritto a un “rimborso IRPEF da spalmare in 10 anni.

Il bonus elettrodomestici

L’agevolazione si ottiene con la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui si sono sostenute le spese. Ma anche con un modello 730 o con il modello Redditi Persone Fisiche. L’accesso al bonus ristrutturazione permette anche di beneficiare del bonus per l’acquisto di mobili o di grandi elettrodomestici, che rispettano determinati requisiti energetici. I forni, ad esempio, devono essere almeno di classe A. Le lavatrici almeno classe E, così come le lavastoviglie, mentre frigoriferi e congelatori devono essere almeno di classe F.

Il contributo ristrutturazione

L’agevolazione spetta per una serie precisa di interventi. Adnkronos li riporta come segue:

– lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro. Risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia. Effettuati su parti comuni di edifici residenziali, ovvero su condomini.

interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia effettuati su singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali e pertinenze.

Oltre agli interventi in questione consentono l’accesso al bonus ristrutturazione anche i lavori che si realizzano in proprio, in economia. La detrazione spetta anche per le spese sostenute per l’acquisto dei materiali. Per fare alcuni esempi, ecco dei lavori che rientrano nella manutenzione ordinaria. La realizzazione e il miglioramento dei servizi igienici; la sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane. Il rifacimento di scale e rampe. Gli interventi per il risparmio energetico. Ci sono poi la recinzione di un’area privata, o la costruzione di scale interne.

Detrazione per il bonus, a chi spetta

La detrazione è destinata a chi è chiamato al pagamento delle imposte sui redditi. Sono compresi anche i soggetti che hanno residenza fuori dall’Italia. L’agevolazione è riservata a chi sostiene le spese. Possono accedere al bonus ristrutturazione: proprietari o nudi proprietari; titolari di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie); locatari o comodatari. Ma anche soci di cooperative divise e indivise; imprenditori individuali, per gli immobili non rientranti fra i beni strumentali o merce.

La detrazione in 10 rate annuali dello stesso importo si ottiene con la dichiarazione dei redditi. Con la presentazione del modello 730/2024 o del modello Redditi PF 2024 si recupereranno le somme relative alle spese sostenute nell’anno 2023 o le rate di spese sostenute in anni precedenti. A differenza di quanto previsto per gli scorsi anni, è stata fortemente limitata la possibilità di beneficiare della cessione del credito e dello sconto in fattura. Può continuare a sceglierle chi ha presentato la CILA (comunicazione di inizio lavori asseverata) entro il 16 febbraio 2023.

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Pensione anticipata ordinaria: novità per ottenerla

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Pensione anticipata ordinaria
Insegna INPS @Crediti Ansa - DirittoLavoro

La pensione anticipata ordinaria è in vigore dal 2012. Con un recente messaggio l’INPS aggiorna la procedura per la domanda di ottenimento. Di fatto si tratta di una semplificazione che rende più fruibili anche i servizi telematici dell’Istituto.

Con il messaggio numero 41 dell’11 marzo 2024 l’INPS ha aggiornato la procedura per la domanda inerente alla pensione anticipata ordinaria. Con questa dicitura si fa riferimento ad una prestazione con sistema di calcolo misto o contributivo che spetta in determinate condizioni, prima del raggiungimento dell’età pensionabile effettiva. Il messaggio in questione ha come oggetto Pensione anticipata ordinaria. Semplificazione delle domande telematiche, e in tal senso si preannuncia una semplificazione per poter accedere ai servizi informatici dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

L’aggiornamento alla domanda per la pensione anticipata ordinaria

Con l’aggiornamento, le domande per la pensione anticipata ordinaria possono essere effettuate direttamente dal sito web ufficiale dell’INPS oppure utilizzando i servizi offerti dagli istituti di patronato riconosciuti dalla legge. In alternativa, lavoratori e lavoratrici che intendono presentare domanda potranno contattare telefonicamente il Contact Center Integrato (numero verde 803164 – gratis da rete fissa, o 06 164164 – numero da rete mobile, a pagamento). Fatte queste premesse importanti è bene chiarire in che modo funzioni la pensione anticipata ordinaria.

Questa prestazione è prevista dalla Legge Fornero di riforma del sistema previdenziale e pensionistico e trova disciplina all’art. 24 comma 10. In sostanza, la pensione anticipata ordinaria prende il posto della anteriore pensione di anzianità e permette di ottenere il diritto al pensionamento ad un’età inferiore rispetto a quello previsto per il pensionamento di vecchiaia. Per il raggiungimento del requisito sono necessari e utili tutti gli accrediti contributivi obbligatori, volontari, da riscatto e figurativi. Come precisa il testo del provvedimento: “Con riferimento ai soggetti la cui pensione è liquidata a carico dell’AGO e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonché della gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, l’accesso alla pensione anticipata è consentito se risulta maturata un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne“.

Periodo ‘finestra’ e altri requisiti

L’accesso alla pensione anticipata ordinaria è consentito ad ogni iscritto presso la generalità delle gestioni previdenziali amministrate dall’INPS. A partire dalla maturazione del requisito contributivo, prima dell’ottenimento effettivo della pensione, è previsto un tempo d’attesa di un trimestre, periodo nel quale si potrà continuare a lavorare. Tale periodi di attesa, chiama nel gergo ‘finestra‘, a partire dal 2025 sarà esteso fino a raggiungere i 9 mesi nel 2028 per gli iscritti alle ex Casse amministrate dal Tesoro. Altro aspetto che occorre precisare è relativo al fatto che per poter accedere alla prestazione non è previsto un requisito anagrafico minimo.

Inoltre, per effetto del D.L. n. 4/2019, come modificato dalla Legge di Bilancio 2024, al requisito contributivo non si applicano, sino al 31 dicembre 2024, gli adeguamenti alla speranza di vita indicati dall’ISTAT. Infine, vale la pena precisare che esistono anche altre pensioni anticipate, da non confondere con la pensione anticipata ordinaria. In altri casi, si trova infatti la pensione anticipata contributiva che richiede minimo 64 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Altre ancora sono l’anticipo pensionistico APE Sociale, la pensione anticipata per lavori usuranti, e la pensione anticipata per lavoratori precoci, ciascuna con requisiti specifici.

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Case green, cosa cambia per gli edifici con la direttiva europea

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Case green direttiva europea cosa cambia
Foto Ansa/Alessandro Di Marco

La direttiva europea sulle case green porterà alla riqualificazione “in pochi anni di oltre 500mila edifici pubblici. E di circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari. Senza contare le nuove costruzioni”. È la stima della Fillea Cgil. Con il 55% della riduzione dei consumi energetici che dovrà essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori, entro il 2030 – calcola il sindacato – “le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G. E anche, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato”.

Gli interventi a seguito della nuova direttiva Ue sulle case green necessiteranno anche di una valutazione nell’ottica della riforma fiscale. Così in sintesi il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ad Agorà su Rai Tre il 13 marzo. “Gli interventi si dovranno valutare anche nell’ottica della riforma fiscale, però non è qualcosa di immediato ed automatico” ha detto durante il programma condotto da Roberto Inciocchi. “Bisogna fare una scala di priorità degli interventi che vanno dalle pompe di calore al doppio vetro e naturalmente con una programmazione“. Il ministro ha comunque sottolineato che la direttiva “è un vincolo di Stato, non è un vincolo per i singoli. Quindi è una valutazione che deve fare lo Stato“.

Case green, i costi per il Codacons

Gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici comportano un costo medio compreso tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione, e solo per la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione la spesa può arrivare in Italia a 16mila euro. Lo afferma il Codacons, commentando le nuove misure varate dall’Ue in tema di case green. I lavori di riqualificazione più comuni e che interessano cappotto termico, infissi, caldaie e pannelli solari hanno costi molto diversificati a seconda della tipologia dei materiali scelti e dell’ubicazione territoriale degli edifici.

Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso oggi tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro. Per una nuova caldaia a condensazione, considerata una abitazione da 100 metri quadri, la spesa va dai 3mila agli 8mila euro, mentre per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto, analizza il Codacons.

Per un impianto fotovoltaico da 3 kW la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati. Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue determinerebbero quindi un costo complessivo medio tra i 35mila e i 60mila euro considerando una abitazione di 100 mq, e potrebbero determinare nel medio termine effetti enormi sul mercato immobiliare, portando ad una svalutazione fino al 40% del valore degli immobili non oggetto di lavori di riqualificazione, conclude il Codacons.

Cosa prevede la direttiva europea

Innanzitutto, la direttiva prevede che tutti gli edifici privati di nuova costruzione siano a emissioni zero a partire dal 2030. I nuovi edifici occupati dalle autorità pubbliche o di loro proprietà dovranno raggiungere quest’obiettivo due anni prima, a partire dal 2028.

Per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, gli Stati membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030. E di almeno il 20-22% entro il 2035. Gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia.

I paesi Ue dovranno inoltre spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffreddamento. Tutto al fine di eliminare gradualmente entro il 2040 i combustibili fossili usati in questi sistemi. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili, invece, gli incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore. La nuova normativa non si applicherà agli edifici agricoli e agli edifici storici. Gli Stati membri, inoltre, potranno decidere di escludere anche altri edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

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