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Stipendio da 100.000 euro, il colosso annuncia 5.000 nuove assunzioni: ecco chi può candidarsi subito

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Assunzioni immediate
Assunzioni immediate: chi ha esperienza può candidarsi subito alle posizioni offerte dal colosso - diritto-lavoro

Un’occasione imperdibile che va controcorrente e per cui non è necessario avere la laurea: tutti i dettagli

Il mercato del lavoro sta vivendo una trasformazione profonda, soprattutto nei settori tecnici e industriali, dove la richiesta di personale qualificato supera di gran lunga l’offerta reale. Un percorso a due velocità: la tecnologia che va ad una velocità supersonica e le competenze in mano ancora a poche persone. Sempre più aziende stanno alzando gli stipendi, inserendo bonus e garantendo percorsi di formazione pur di attirare candidati. E tra i casi più eclatanti spicca quello di un vero gigante dell’automotive, che ha appena lanciato un appello che non può passare inosservato.

Negli Stati Uniti, infatti, cresce la necessità di professionisti in grado di lavorare concretamente sulle linee produttive, sui motori e sulle componenti tecnologiche di nuova generazione. Nonostante gli ottimi salari proposti, le fabbriche faticano a trovare giovani disponibili a scegliere mestieri manuali o altamente tecnici. Il risultato è un divario enorme tra domanda e offerta.

A rimettere la questione al centro del dibattito è stato il CEO di Ford, Jim Farley, che in un’intervista ha lanciato un messaggio chiaro: ci sono 5.000 posti di lavoro disponibili con stipendi che superano i 100.000 euro annui, ma mancano i candidati. Una situazione che fotografa alla perfezione la crisi del settore manifatturiero americano.

Il gigante dell’auto cerca 5.000 meccanici: stipendio oltre i 100.000 euro

L’azienda sta affrontando una vera e propria emergenza di personale qualificato. Le posizioni aperte riguardano in particolare meccanici e tecnici specializzati che possano intervenire sui nuovi veicoli, sempre più digitali, elettrici e complessi da manutenere. Secondo Farley, lo stipendio può arrivare anche a 120.000 dollari l’anno, una cifra quasi doppia rispetto al salario medio di un lavoratore statunitense. Nonostante ciò, Ford non riesce a coprire i ruoli necessari.

Ford rilancia: stipendi alti
Ford rilancia: stipendi alti e nuovi posti disponibili per meccanici con competenze tecniche – diritto-lavoro

Il motivo? Una combinazione di fattori: carenza di formazione specifica, calo di interesse verso i mestieri manuali, mancanza di scuole professionali realmente operative, perdita di attrattiva del settore industriale, soprattutto tra i giovani. L’intero comparto manifatturiero americano sta vivendo una situazione complessa: secondo i dati più recenti, continuano a mancare centinaia di migliaia di lavoratori, nonostante la disoccupazione non sia più ai minimi storici.

Molte aziende denunciano lo stesso problema: non ci sono abbastanza persone formate per ricoprire ruoli tecnici. E anche incentivare gli stipendi, come sta facendo Ford con aumenti graduali previsti dai contratti sindacali, non sembra bastare.

Per Farley, il nodo centrale è culturale ed educativo: negli USA c’è un enorme vuoto nell’offerta di scuole professionali, indispensabili per formare meccanici, tecnici e operai specializzati. “Non abbiamo scuole professionali. Non stiamo investendo nell’educazione di una nuova generazione di persone come mio nonno, che non aveva nulla, ma riuscì a costruire una vita da classe media e un futuro per la sua famiglia” Ha detto in un’intervista. 

Una buona notizia, però, arriva proprio dai più giovani: le iscrizioni alle scuole tecniche sono in crescita. Sempre più ragazzi scelgono percorsi pratici, orientati al lavoro, con una preferenza crescente verso professioni che garantiscono stabilità e alti stipendi già all’ingresso. Questo trend potrebbe rappresentare una svolta per il futuro del settore, ma al momento le aziende stanno ancora affrontando un vuoto difficilmente colmabile nel breve periodo.

Ma chi può candidarsi subito? Chi possiede già le competenze richieste, ossia: esperienza come meccanico o tecnico di officina, capacità di diagnosticare e risolvere problemi meccanici ed elettronici, familiarità con veicoli moderni, anche elettrici e disponibilità a formazione continua. In questo mondo in conitunio cambiamento dove l’IA incombe in ogni settore, c’è necessità di lavoratori per mansioni per cui non è sempre indispensabile un percorso universitario: i candidati con diploma tecnico, corsi professionali o esperienza sul campo sono fortemente richiesti.

La Cassazione ribalta l’INPS, assegno familiare anche al nonno: quanto spetta

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La Cassazione richiama l’INPS
La Cassazione richiama l’INPS: la nonna può ottenere gli assegni familiari grazie alla vivenza a carico - diritto-lavoro

Un segnale importante per molte famiglie e un richiamo all’INPS affinché valuti le situazioni concrete con maggiore flessibilità.

Per chi ha figli a carico oggi c’è l’Assegno Unico ma non tutti sanno che i cari e vecchi assegni familiari non sono stati messi del tutto in soffitta, tutt’altro: esistono ancora per altri soggetti a carico, come familiari (per l’appunto) o coniuge.  Gli assegni familiari rappresentano un aiuto economico essenziale per integrare il reddito di molti lavoratori e pensionati. 

Nonostante la normativa sia piuttosto articolata, una domanda torna spesso tra i nuclei che vivono situazioni particolari: può richiederli anche un nonno che mantiene un nipote? Fino a oggi la risposta non era così scontata, soprattutto perché l’INPS tende a interpretare il requisito della “vivenza a carico” in modo molto rigoroso.

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha però lanciato un cambio significativo. La vicenda è nata da un caso familiare complesso in cui un minore viveva stabilmente con la nonna, unica figura in grado di garantirgli assistenza economica e quotidiana. L’INPS aveva negato l’assegno, contestando l’assenza di requisiti sufficienti. Da qui un contenzioso arrivato fino alla Suprema Corte.

Il caso: quando il nonno diventa l’unico punto di riferimento

Tutto è partito da un ricorso dell’INPS contro una pronuncia della Corte d’Appello di Lecce, che aveva già riconosciuto alla nonna convivente il diritto all’assegno per il nucleo familiare. L’istituto previdenziale contestava che non fossero soddisfatte le condizioni richieste per parlare di “vivenza a carico”.

sostegno economico garantito dai nonni
Quando il sostegno economico è garantito dai nonni, gli assegni familiari possono spettare anche a loro – diritto-lavoro

La Cassazione, invece, ha confermato quanto stabilito dai giudici di merito: quel minore era affidato di fatto alla nonna, sia dal punto di vista economico sia da quello materiale. Gli elementi valutati erano chiari e coerenti: convivenza stabile, assenza del padre, madre non autosufficiente e priva di reddito, mantenimento garantito quasi completamente dalla pensione della nonna.

Tutti gli indizi dimostravano che l’unica persona che provvedeva davvero al sostentamento del minore era la nonna, senza che questo fosse stato smentito dall’INPS. La decisione dei giudici, con una sentenza del 29 ottobre 2025, ha dunque aperto un precedente importante: anche un nonno, se dimostra di essere il vero e principale sostegno del minore, può avere diritto agli assegni familiari. Un chiarimento destinato ad avere conseguenze concrete per molte famiglie.

Ma cerchiamo di capire cosa significa davvero  “vivenza a carico”. Uno dei punti centrali della sentenza riguarda la corretta interpretazione di questo concetto. Spesso si crede che “vivenza a carico” equivalga alla semplice convivenza o a una totale dipendenza economica. La Cassazione chiarisce invece che conta la realtà dei fatti:

  • chi mantiene il minore in modo continuativo,
    chi copre prevalentemente le sue spese,
  • chi garantisce un sostegno stabile nel tempo.

Non serve quindi dimostrare che il minore non riceva alcun supporto da altri, ma che il contributo principale provenga dal richiedente. E questo può essere provato anche tramite presunzioni, cioè indizi concreti che permettono al giudice di ricostruire la situazione familiare.

L’importo che spetta alla nonna rimane quello previsto per gli assegni familiari ordinari (ANF), calcolato sulla base, quindi del reddito complessivo del nucleo, della composizione familiare e della categoria del richiedente (ad esempio, pensionato ex dipendente). Le tabelle aggiornate dell’INPS — variabili ogni anno — stabiliscono cifre che possono andare da poche decine fino a oltre 200 euro mensili, a seconda della situazione economica.

Carta d’identità, se sei nato in questi anni, non la rinnovano più: tutto rivoluzionato

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carta identità
Novità in arrivo per rinnovare la carta d'identità - www.diritto-lavoro.com

Un qualcosa che, nel corso dei decenni, ha visto cambiare la sua forma (da grande a piccola e tascabile) fino a diventare anche elettronica. Ma, a partire dal prossimo anno, c’è ancora un cambiamento che potrebbe affacciarsi per lei.

Qualcosa sta per cambiare per quel che riguarda il rinnovo. Se superi una determinata età, potresti vedere semplificate di molto le cose.

Carta d’identità: ci sono novità in arrivo

Un’importante novità è in arrivo per quel che riguarda la carta d’identità: un cambiamento che ci proietta tutti verso il futuro e che ci lascia guardare il mondo, adesso, anche attraverso i documenti elettronici e non più quelli cartacei. A partire dai prossimi mesi, c’è qualcosa che potrebbe cambiare per quel che riguarda il rinnovo della carta d’identità.

Se hai più di 70 anni, non dovrai più fare la fila al tuo Comune di residenza quanto nemmeno per le fotografie: non dovrai più rinnovarla. Si tratta di una decisione presa dal Ministero della Pubblica Amministrazione per snellire file e code agli sportelli e agevolare gli over 70.

A spiegare la motivazione è stato, proprio, il ministro Zangrillo: “Nei prossimi giorni in Parlamento ci sarà un decreto, per rendere più semplice la vita dei cittadini”. Non si tratta solo di una semplificazione, quanto anche di una diminuzione vera e propria di tutte quelle pratiche burocratiche che fanno solo attendere i cittadini, specialmente coloro che sono un po’ più anziani.

Arrivano semplificazioni per gli over 70

Ci saranno anche altre semplificazioni che, per questa fascia d’età, verranno proposte, a partire dalle farmacie. Potrebbe essere prevista, per queste, la possibilità di fornire dispositivi medici, fare analisi “di prima istanza” e somministrare i vaccini che sono previsti dai Piani di prevenzione a chi ha oltre 12 anni, oltre quelli per l’influenza e per il Covid.

Ci sono anche altri servizi che le farmacie stesse potrebbero fornire, come ad esempio i test per l’antibiotico-resistenza e ulteriori servizi di telemedicina. Sempre le farmacie potranno anche aiutare il cittadino nella scelta del medico di base quanto anche del pediatra, fra tutti quelli che sono convenzionati con il Servizio sanitario regionale.

Da quelle che sono le file per le carte d’identità che verranno snellite, ad altri servizi che serviranno ad aiutare i cittadini: tutte ipotesi che, a breve, passeranno per il vaglio del Parlamento e in discussione, in attesa di ulteriori decisioni in merito.

Il futuro del lavoro “umano”: manualità, etica e relazioni nell’epoca post-digitale

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Il futuro del lavoro “umano”: manualità, etica e relazioni nell’epoca post-digitale
Il futuro del lavoro “umano” (diritto-lavoro.com)

Nell’era post-digitale, il lavoro umano evolve concentrandosi su manualità, etica e relazioni interpersonali. Esploriamo come questi aspetti plasmano il futuro professionale e il ruolo centrale dell’istruzione per preparare la prossima generazione di lavoratori.

L’importanza della manualità nel lavoro umano

In un mondo sempre più dominato dalla automazione e dal digitale, la manualità sta riemergendo come un valore imprescindibile nel lavoro umano.

Sebbene la tecnologia abbia semplificato molte attività, riducendo la necessità di svolgere compiti manuali ripetitivi, la capacità di usare le mani resta cruciale, specialmente in settori dove la precisione e l’artigianalità fanno la differenza.

Gli artigiani, con le loro abilità uniche, evidenziano come la manualità non sia stata sostituita, ma evoluta.

Le industrie creative, dalla moda alla produzione artistica, testimoniano l’importanza dell’interazione umana nel processo di creazione, conferendo unicità a ogni prodotto.

In effetti, l’enfasi sulla manualità svela una nuova prospettiva: quella di valorizzare il contatto umano nei prodotti e nei servizi offerti.

Pertanto, i settori che si focalizzano sulla creatività e sull’artigianato continuano a crescere, dimostrando come il lavoro manuale, affiancato dalla tecnologia, possa generare prodotti altamente apprezzati sia per la qualità che per l’originalità.

L'importanza della manualità nel lavoro umano
Manualità nel lavoro umano (diritto-lavoro.com)

Etica lavorativa: valori umani nel digitale

Nell’era digitale, la etica lavorativa si trova a confrontarsi con nuove sfide e opportunità.

L’introduzione di algoritmi e intelligenza artificiale ha portato a importanti interrogativi sui valori umani e sulla loro applicazione in contesti automatizzati.

È essenziale chiedersi non solo che cosa possa fare la tecnologia, ma cosa dovrebbe fare.

L’etica lavorativa oggi si fonda su principi che integrano la responsabilità e la trasparenza.

Aziende all’avanguardia puntano a sviluppare tecnologie che rispettino i codici etici sia internamente sia nel rapporto con clienti e colleghi.

Tale approccio non solo rafforza la fiducia, ma garantisce anche un ambiente di lavoro che rispetti la dignità umana.

Implementare pratiche etiche, in cui la trasparenza nelle operazioni e la responsabilità degli atti sono centralizzate, diventa fondamentale.

Questo approccio migliora non solo la reputazione aziendale, ma crea anche un ambiente di lavoro sostenibile e più equo.

Relazioni interpersonali e tecnologia: un equilibrio necessario

In un contesto altamente digitalizzato, le relazioni interpersonali mantengono un valore intrinseco irrinunciabile.

Nonostante la tecnologia ci offra mezzi per comunicare in modo rapido ed efficiente, l’interazione umana diretta continua a essere insostituibile per la costruzione di profondi legami professionali.

Le imprese oggi affrontano la sfida di usare la tecnologia per migliorare la comunicazione senza sostituire il tocco umano.

Le capacità di empatia, collaborazione e comunicazione interpersonale diventano quindi più preziose.

Gli ambienti lavorativi che promuovono un equilibrio tra tecnologia e interazioni umane vedono un incremento della soddisfazione dei dipendenti e una maggiore efficienza nelle operazioni.

I team che coltivano la fiducia reciproca e che incentivano momenti di confronto diretto riescono a reagire meglio alle sfide e a innovare con maggiore rapidità, dimostrando quanto sia cruciale mantenere vivo il rapporto umano anche nell’era digitale.

Come le competenze sociali guidano il futuro professionale

Le competenze sociali si situano al cuore del futuro lavorativo, caratterizzandosi come i veri punti di forza che guidano la carriera dei professionisti.

La capacità di comunicare efficacemente, di risolvere i conflitti e di gestire le dinamiche di squadra sono competenze che non possono essere replicabili dalle macchine.

Man mano che le interazioni face-to-face diminuiscono nei contesti lavorativi, quelle esistenti richiedono un’attenzione maggiore e un approccio sincero.

Investire nello sviluppo delle competenze sociali significa prepararsi ad affrontare un mercato del lavoro sempre più fluido e dinamico, dove le hard skills sono complementate da qualità umane essenziali.

Aziende di successo riconoscono questa esigenza, offrendo programmi di formazione per affinare tali competenze nei propri dipendenti, favorendo un ambiente collaborativo e integrativo.

Questo non solo migliora la produttività, ma anche la soddisfazione e il benessere complessivo dei team.

Automazione e lavoro: riscoprire l’aspetto umano

L’automazione sta trasformando il mondo del lavoro, con impatti significativi su come e dove le persone lavorano.

Tuttavia, in questa trasformazione, emerge anche una riscoperta dell’aspetto umano del lavoro.

Sebbene le macchine assumano compiti ripetitivi o pericolosi, l’attività umana continua a giocare un ruolo chiave, specialmente in lavori che richiedono creatività, empatia e una profonda comprensione contestuale.

La presenza di un tocco umano in processi automatizzati può incrementare notevolmente il valore del prodotto o del servizio.

Questo fenomeno invita a una riflessione su quali campi le competenze umane siano irresistibili e come possano integrarsi efficacemente con la tecnologia.

Le aziende si trovano a rivalutare i propri approcci, mettendo l’accento sulla creatività e sulla capacità di problem-solving umana come vantaggi competitivi.

Riaffermando l’importanza del lato umano, si aprono nuove opportunità per i lavoratori di specializzarsi in ruoli che le macchine da sole non possono occupare.

Il ruolo dell’istruzione per preparare il futuro del lavoro

L’istruzione è la pietra angolare per preparare i lavoratori del futuro e per affrontare le sfide presentate dal mondo del lavoro in continuo cambiamento.

Le tradizionali strutture educative devono evolversi per integrare nuove competenze digitali con competenze soft essenziali.

L’enfasi sull’apprendimento permanente e sull’adattabilità, diventa essenziale per i giovani che si inseriscono nel mercato del lavoro.

Le istituzioni educative sono chiamate a collaborare con le industrie per sviluppare curricula che rispondano alle esigenze future, enfatizzando la flessibilità, il pensiero critico e l’empatia.

L’obiettivo primario dell’istruzione deve essere quello di equipaggiare gli studenti con le capacità di apprendere autonomamente e di adattarsi velocemente ai cambiamenti.

In questa nuova era post-digitale, una solida base formativa che combina la conoscenza tecnica con valori umani diventa l’arma più importante per garantire una partecipazione significativa nel mondo del lavoro di domani.

Il tuo capo ti deve un risarcimento anche se è scaduto il contratto: la clausola che nessuno conosce

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risarcimento per stress da lavoro
Il risarcimento per stress da lavoro può essere richiesto anche dopo la fine del contratto-diritto-lavoro

Anche dopo la fine del contratto puoi chiedere risarcimenti per stress e diritti violati: il motivo è semplicissimo

Ogni lavoratore sa quanto sia importante rispettare orari, turni e pause, ma pochi conoscono davvero i meccanismi legali che tutelano i propri diritti anche dopo la fine del contratto. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Milano ha acceso i riflettori su un aspetto fondamentale: anche se il rapporto di lavoro è terminato, il dipendente può ancora ottenere un risarcimento per i diritti non rispettati durante il periodo di occupazione.

Il tema centrale riguarda la prescrizione, cioè il tempo entro il quale un diritto può essere richiesto in tribunale. Se si lascia passare troppo tempo, il diritto si estingue. Tuttavia, la legge riconosce una tutela particolare per i lavoratori: finché il contratto è attivo, il cronometro della prescrizione rimane “congelato”. Questo significa che eventuali abusi o violazioni subite non perdono automaticamente valore, ma possono essere fatti valere anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro.

Il principio alla base di questa tutela si chiama “metus”: è il timore che un lavoratore prova di fronte a possibili ritorsioni o licenziamento. Finché questo timore esiste, la legge sospende i termini della prescrizione, proteggendo così i dipendenti più vulnerabili e permettendo loro di chiedere giustizia una volta terminato il rapporto con il datore di lavoro. Quando quindi non hanno più niente da perdere. 

Riposo settimanale negato: un esempio pratico

Un caso affrontato in tribunale riguardava alcuni dipendenti di una società ferroviaria, obbligati a essere reperibili nei fine settimana pur avendo un normale orario di lavoro dal lunedì al venerdì. Questo sistema impediva loro di godere del riposo settimanale minimo di 24 ore consecutive previsto dalla legge, causando stress e affaticamento psicofisico.

prescrizione sospesa
La prescrizione resta sospesa finché dura il rapporto, proteggendo il riposo e i diritti del lavoratore-diritto-lavoro

I lavoratori non si accontentarono del pagamento delle indennità di reperibilità o delle ore straordinarie: chiesero un risarcimento anche per il danno alla salute. La Corte ha stabilito che il diritto a ottenere un risarcimento per lo stress legato alla violazione del riposo settimanale non decade finché il rapporto di lavoro è in corso, e può essere fatto valere anche dopo la fine del contratto.

Secondo la sentenza 803/2025, la prescrizione dei diritti dei lavoratori decorre solo dopo la cessazione del rapporto di lavoro, a condizione che tali diritti non fossero già estinti prima dell’entrata in vigore della legge Fornero del 2012. Questo principio si applica non solo agli stipendi o alle differenze retributive, ma anche ai risarcimenti per danni legati alla salute e al benessere psicofisico.

In pratica, se durante il periodo lavorativo un dipendente non può far valere un diritto per paura di perdere il posto, la legge gli permette di farlo una volta terminato il contratto. Questo tutela la dignità, la salute e il benessere di chi lavora, riconoscendo che il rapporto di lavoro crea una posizione di debolezza nei confronti del datore.

Per il lavoratore significa che eventuali richieste di risarcimento per mancato riposo settimanale, stress da lavoro o altri diritti violati non vanno perse automaticamente al termine del contratto. È possibile richiedere le somme dovute anche a distanza di tempo, purché la violazione sia documentata e provata.

Lavoro e cura: il valore invisibile del lavoro domestico e relazionale

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Lavoro e cura: il valore invisibile del lavoro domestico e relazionale
Lavoro domestico e relazionale (diritto-lavoro.com)

Il lavoro domestico e relazionale rappresenta un pilastro fondamentale, seppur invisibile, dell’economia e della società. Tuttavia, la sua mancanza di riconoscimento porta a disparità di genere e a una sottovalutazione del suo impatto economico. Attraverso politiche mirate e il riconoscimento sociale, è possibile valorizzare questi contributi inestimabili.

L’economia domestica: pilastro nascosto della società

L’economia domestica è spesso trascurata nel dibattito pubblico, ma rappresenta un pilastro essenziale del funzionamento quotidiano della nostra società.

Attività come la gestione della casa, la cura dei bambini e degli anziani, la preparazione dei pasti e la pulizia costituiscono un valore immane che, sebbene invisibile, è fondamentale per il benessere complessivo della nazione.

Senza di loro, molte persone sarebbero impossibilitate a partecipare attivamente al mercato del lavoro.

Tuttavia, a causa della natura non retribuita di queste attività, il loro riconoscimento è spesso marginale, e il loro valore economico viene sistematicamente sottovalutato.

Studi hanno dimostrato che, se monetizzato, il lavoro domestico rappresenterebbe una percentuale significativa del prodotto interno lordo (PIL) di un paese, evidenziando così la necessità di maggiore riconoscimento e valorizzazione.

L'economia domestica: pilastro nascosto della società
L’economia domestica: pilastro nascosto della società (diritto-lavoro.com)

Il lavoro di cura non retribuito e la disparità di genere

Il lavoro di cura non retribuito è spesso relegato alle donne, perpetuando una storica disparità di genere.

Questa attribuzione di ruoli non riconosce la competenza e il profondo impegno richiesto da tali attività, rinforzando stereotipi che relegano le donne a sfere domestiche piuttosto che pubbliche.

Tale dinamica contribuisce ad alimentare il gender gap nel mercato del lavoro, privando le donne di opportunità economiche e di crescita professionale pari agli uomini.

La mancanza di supporto istituzionale e di politiche pubbliche adeguate, come i congedi parentali condivisi, peggiora ulteriormente la situazione.

Laddove i paesi hanno implementato misure per facilitare la partecipazione equilibrata di entrambi i sessi nelle attività di cura, si è osservato un miglioramento della parità di genere e un più ampio riconoscimento del valore del lavoro domestico.

Misurare l’impatto economico del lavoro invisibile

Misurare l’impatto economico del lavoro invisibile è fondamentale per esporre la sua importanza sistemica.

Modalità innovative di misurazione, come il calcolo del valore aggiunto del lavoro domestico e di cura attraverso la complessità e il tempo impiegato in tali attività, hanno permesso di evidenziare il loro contributo sostanziale all’economia.

L’inclusione di queste attività nei conti nazionali potrebbe cambiare radicalmente la prospettiva con cui si valutano la produttività e il benessere economico.

Incentivare la ricerca su questi fronti e coinvolgere istituzioni accademiche e governi per sviluppare nuove metriche è cruciale per il futuro riconoscimento del lavoro invisibile.

Standard internazionali che riconoscono e valorizzano questo lavoro potrebbero promuovere politiche a favore di un’economia più equa e comprensiva.

Politiche pubbliche e il riconoscimento del lavoro di cura

Le politiche pubbliche rivestono un ruolo cruciale nel riconoscimento del lavoro di cura.

Adottare misure concrete come la retribuzione parziale del lavoro domestico, lo sviluppo di servizi di supporto a domicilio, e l’implementazione di programmi di istruzione per sollevare la consapevolezza sul valore intrinseco di queste attività, può portare a un cambiamento significativo.

Alcuni paesi hanno iniziato a dare esempio, introducendo incentivi fiscali per le famiglie che si avvalgono di servizi di cura professionale, permettendo alle persone coinvolte di ricevere supporto e riconoscimento.

L’adozione di politiche di condivisione del lavoro di cura, come i congedi parentali estesi e equamente suddivisi tra i genitori, potrebbe servire a ribilanciare i ruoli di genere, promuovendo un nuovo paradigma di equità e riconoscimento reciproco.

Riconoscere il valore del lavoro relazionale nelle famiglie

Il lavoro relazionale che si svolge quotidianamente nelle famiglie non si limita alla sfera pratica; esso coinvolge anche quegli aspetti emotivi e psicologici che sono indispensabili per la salute e l’armonia familiare.

Ascoltare, supportare emotivamente, e gestire conflitti sono attività che richiedono skill relazionali profondi e rappresentano una forma di lavoro intensivo sotto molteplici punti di vista.

Tali competenze vengono spesso date per scontate, senza ricevere il riconoscimento meritato.

Il riconoscimento sociale del lavoro relazionale può essere potenziato attraverso l’educazione e la consapevolezza pubblica, promuovendo una cultura che valorizza e celebra questi contributi inestimabili.

Soluzioni pratiche includono incentivi per la partecipazione in programmi di formazione emotiva e di leadership al femminile, che possono agevolare il riconoscimento formale di tali competenze.

Testimonianze di chi vive il lavoro di cura ogni giorno

Le storie di vita di chi si dedica quotidianamente al lavoro di cura sono una potente fonte di narrazione che mette in luce la realtà di queste esperienze invisibili.

Molti raccontano di sfide continue, tra equilibri familiari e riconoscimento personale, rivelando quanta passione e dedizione siano realmente richieste.

Le loro testimonianze illustrano l’importanza del sostegno comunitario e l’impatto positivo che un riconoscimento istituzionale potrebbe avere sulla qualità della vita.

Le persone che dedicano la vita al lavoro di cura chiedono voce e visibilità, non solo per sé stesse ma per tutte le generazioni future.

Raccontare queste storie significa dare un volto e una voce a chi trascorre le proprie giornate a sostenere gli altri, spesso senza alcun riconoscimento formale.

Pensioni di invalidità 2026, rivalutazioni e aumenti: come cambiano gli importi

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Pensioni di invalidità 2026, rivalutazioni e aumenti
Rivalutazioni e aumenti anche per le pensioni di invalidità - diritto-lavoro.com

I recenti aumenti delle pensioni di invalidità rappresentano un passo importante verso una maggiore tutela sociale, garantendo sostegno concreto alle persone con difficoltà lavorative. Gli incrementi introdotti mirano a rafforzare la protezione economica dei cittadini invalidi, offrendo maggiore sicurezza e stabilità a chi vive condizioni di fragilità quotidiana.

Le nuove misure sulle pensioni di invalidità puntano a ridurre le disparità, assicurando un trattamento più equo e dignitoso per tutti i beneficiari. Gli aumenti previsti per le pensioni di invalidità testimoniano l’impegno delle istituzioni nel migliorare la qualità della vita dei soggetti più vulnerabili.

Grandi cambiamenti per le pensioni di invalidità

Dal 2026 le pensioni di invalidità subiranno un aumento, frutto non solo della rivalutazione legata al costo della vita, ma anche di misure straordinarie. La manovra in discussione in Parlamento prevede infatti un incremento netto di venti euro per chi ha una riduzione totale della capacità lavorativa.

Pensioni di invalidità 2026, rivalutazioni e aumenti
Gli aumenti saranno concreti – diritto-lavoro.com

Questo aumento si innesta sul meccanismo conosciuto come incremento al milione, introdotto nel 2001 per sostenere chi percepisce assegni inferiori al minimo. La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 152 del 2020, ha inoltre ridotto a diciotto anni il requisito anagrafico per beneficiarne.

Tutti i percettori di pensione di invalidità civile con inabilità totale saranno destinatari dell’aumento, purché rispettino i requisiti economici previsti dalla legge. Si tratta di un intervento che mira a garantire maggiore equità, offrendo un sostegno concreto a chi vive condizioni di fragilità.

La rivalutazione annuale, che adegua gli importi al costo della vita, resta comunque un elemento centrale nel calcolo delle nuove pensioni. Al momento, l’Istat non ha ancora ufficializzato la percentuale, ma le stime oscillano tra l’1,4 e l’1,7 per cento.

Inizialmente si parlava di un tasso più alto, ma la frenata dell’inflazione ha spinto le previsioni verso valori leggermente inferiori. Qualunque sarà la percentuale definitiva, essa si applicherà interamente alle pensioni di invalidità civile, con importi aggiornati di conseguenza.

Gli invalidi totali e parziali, i minorenni con indennità di frequenza, i ciechi e i sordomuti vedranno aumenti compresi tra quattro e sei euro. Per i ciechi assoluti non ricoverati, l’incremento sarà più consistente, con importi che supereranno i 366 euro mensili.

Gli ipovedenti gravi e i ciechi parziali con indennità speciale riceveranno adeguamenti proporzionati, seppur più contenuti, rispetto alle altre categorie. In ogni caso, la rivalutazione garantirà un miglioramento, anche se modesto, della capacità di spesa per tutti i beneficiari.

Il secondo aumento riguarda chi, avendo invalidità totale, percepisce anche l’incremento al milione, ossia la maggiorazione sociale di 136 euro. Nel 2026 il trattamento minimo salirà a seicentotredici euro mensili, che con l’incremento raggiungeranno circa 739 euro.

A questa cifra si aggiungeranno i venti euro previsti dalla legge di Bilancio, portando l’assegno complessivo a 760 euro mensili. Su base annua, il totale raggiungerà 9880 euro, offrendo un sostegno più tangibile a chi vive con pensioni di invalidità.

Lavoro e migrazioni interne in Italia: dal Sud industriale al precariato diffuso

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Lavoro e migrazioni interne in Italia: dal Sud industriale al precariato diffuso
Lavoro e migrazioni interne in Italia (diritto-lavoro.com)

L’articolo esplora il viaggio storico delle migrazioni interne in Italia, partendo dal Sud industrializzato fino all’attuale diffusione del precariato. Analizza le cause e le conseguenze economiche di questi spostamenti e propone soluzioni per un futuro più stabile.

Introduzione: un viaggio attraverso il tempo economico

L’Italia ha vissuto una trasformazione significativa negli ultimi decenni, passando da un’economia prevalentemente agricola ad una basata sul manifatturiero e, più recentemente, su di un mercato del lavoro frammentato e precario.

Il fenomeno delle migrazioni interne ha svolto un ruolo cruciale in questo cambiamento, mostrandosi come un aspetto dinamico delle politiche economiche e sociali.

Esplorare il passato e il presente di questi movimenti demografici ci offre una comprensione più approfondita dei meccanismi alla base delle disuguaglianze economiche odierne e delle sfide future.

Questo articolo si propone di guidare il lettore attraverso un viaggio storico ed economico, rivelando le complesse dinamiche del mondo del lavoro in Italia.

Il ruolo storico del Sud industrializzato

Negli anni del secondo dopoguerra, il Sud Italia, spesso definito come il Mezzogiorno, ha sperimentato un breve ma significativo periodo di industrializzazione.

Questo sviluppo è stato favorito da investimenti sia pubblici che privati mirati a ridurre il divario economico con il Nord del paese.

Durante gli anni ’50 e ’60, città come Napoli, Bari e Palermo videro la nascita di poli industriali che attrassero manodopera locale, contribuendo a una stimolante crescita economica regionale.

Tuttavia, la mancanza di infrastrutture adeguate, una governance debole e le sfide della globalizzazione portarono questo fragile boom economico a soccombere.

Con il collasso di queste industrie, molti lavoratori si trovarono disoccupati e iniziarono a cercare opportunità altrove, alimentando il ciclo delle migrazioni interne verso aree con un più alto tasso di occupazione.

Il ruolo storico del Sud industrializzato
Il ruolo storico del Sud industrializzato (diritto-lavoro.com)

Migrazioni interne: cause e conseguenze economiche

Le migrazioni interne in Italia sono state principalmente stimolate dalla ricerca di migliori prospettive di lavoro e una vita più equilibrata.

Le regioni settentrionali, con le loro economie più dinamiche e diversificate, si sono dimostrate particolarmente attrattive.

Città come Milano, Torino e Bologna hanno visto crescere la loro popolazione grazie all’afflusso di lavoratori dal Sud.

Questo flusso ha portato benefici economici visibili, come il sostegno all’espansione industriale, ma ha anche generato nuove problematiche.

Il divario economico tra Nord e Sud si è ampliato, e i servizi pubblici nelle città destinatarie sono stati sottoposti a crescenti pressioni.

Inoltre, le famiglie migranti spesso lasciavano alle spalle infrastrutture sociali impoverite e contesti comunitari frammentati.

Evoluzione verso un mercato del lavoro precario

L’evoluzione del mercato del lavoro in Italia verso una maggiore precarietà è un fenomeno che ha segnato profondamente le ultime due decadi.

Con l’aumento dei contratti a tempo determinato, del lavoro part-time e delle forme contrattuali flessibili, molti lavoratori, sia nel Nord che nel Sud, si trovano in una posizione instabile.

Questo trend è stato accelerato dalla crisi economica globale del 2008 e dalle successive politiche economiche che hanno cercato di recuperare competitività attraverso la flessibilizzazione del lavoro.

I giovani sono tra i più colpiti, spesso costretti ad adattarsi a condizioni lavorative che offrono pochi benefici e possibilità limitate di carriera.

Questo scenario ha portato ad un aumento delle disuguaglianze e ad una classe lavoratrice sempre più polarizzata.

Impatto delle migrazioni sul tessuto socio-economico

Le migrazioni interne hanno lasciato un’impronta indelebile sul tessuto socio-economico italiano.

Le regioni meridionali, da cui si registrano le partenze più consistenti, hanno visto diminuire la loro popolazione attiva, aggravando problemi strutturali già esistenti come la bassa crescita economica e l’alto tasso di disoccupazione.

Parallelamente, le regioni settentrionali affrontano il compito complesso di integrare nuovi residenti provenienti da altre parti del paese, promuovendo al contempo una convivenza armoniosa che rispetti le diversità culturali.

Tuttavia, queste migrazioni hanno anche stimolato l’innovazione culturale e sociale, creando un ambiente multiculturale ricco e vibrante.

Nel lungo termine, sfruttare questo capitale umano diversificato sarà cruciale per dare vita a un sistema economico più equilibrato e sostenibile.

Prospettive future e possibili soluzioni

Guardando al futuro, affrontare le sfide poste dalla disoccupazione e dalla precarietà del lavoro in Italia richiede soluzioni innovative e coordinate.

Le politiche pubbliche devono mirare a riequilibrare le disparità regionali attraverso investimenti mirati in infrastrutture, istruzione e innovazione tecnologica, specialmente nel Sud.

L’adozione di un sistema educativo e formativo che risponde meglio alle esigenze del mercato del lavoro contemporaneo è essenziale per preparare una forza lavoro competitiva.

Inoltre, la promozione di imprese sociali e iniziative imprenditoriali può stimolare opportunità economiche locali.

Sul fronte politico, il governo deve impegnarsi a creare un quadro normativo che garantisca stabilità e sicurezza ai lavoratori, mentre incentiva la flessibilità ed efficienza necessarie per competere in un mercato globale in continua evoluzione.

Attraverso un approccio integrato, l’Italia può costruire un futuro che valorizzi il capitale umano e nutra una crescita equilibrata.

Il valore del lavoro nell’economia del dono: tra gratuità e nuove forme di scambio

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Il valore del lavoro nell’economia del dono: tra gratuità e nuove forme di scambio
Il valore del lavoro nell’economia del dono (diritto-lavoro.com)

L’economia del dono e della gratuità mette in discussione le convenzioni dell’economia di mercato, promuovendo nuove dinamiche lavorative e una rivalutazione del valore immateriale. Questo sistema presenta sfide ma offre anche opportunità per una società più equa e collaborativa.

Il significato dell’economia del dono

L’economia del dono rappresenta un sistema in cui lo scambio di beni e servizi avviene senza la tradizionale aspettativa di reciprocità immediata o monetaria.

Alla base di questa economia c’è il concetto di altruismo, che spesso contrasta fortemente con la logica del profitto caratteristica delle economie di mercato tradizionali.

Il dono, in questa prospettiva, promuove legami sociali più profondi e il senso di appartenenza comunitaria.

Infatti, storicamente, molte società hanno utilizzato il dono come forma di scambio principale, creando una rete di supporto reciproco che contrasta con l’individualismo promosso dal capitalismo moderno.

Anche oggi, l’economia del dono continua a prosperare in molte comunità locali e movimenti online, dove le persone condividono competenze, risorse e tempo senza aspettarsi un ritorno finanziario diretto.

Questo tipo di economia interroga la nostra percezione del valore, spingendoci a rivalutare ciò che riteniamo importante nella nostra vita sociale ed economica.

Il significato dell'economia del dono
Il significato dell’economia del dono (diritto-lavoro.com)

Contrasto con l’economia di mercato tradizionale

L’economia del dono si contrappone all’economia di mercato tradizionale, che si basa su scambi monetari, competizione e proprietà privata.

In un’economia di mercato, il valore di un bene o di un servizio è determinato principalmente dal suo prezzo, che a sua volta dipende da fattori come domanda e offerta, costi di produzione e margine di profitto.

In questo sistema, il lavoro viene spesso misurato in termini quantitativi, come il numero di ore lavorate o la produttività.

Tuttavia, nell’economia del dono, il focus si sposta dal valore economico al valore sociale o emozionale delle azioni.

Gli scambi non sono guidati dalla logica del profitto ma piuttosto dal desiderio di costruire relazioni e supportare la comunità.

Questa dinamica può sembrare in contrasto con la ricerca continua di efficienza e guadagno tipica delle economie capitaliste, ma offre un modello alternativo di sviluppo economico che privilegia la sostenibilità e il benessere collettivo.

Il ruolo della gratuità nel sistema economico

La gratuità nell’economia del dono non è semplicemente l’assenza di prezzo: è un approccio che valorizza il contributo personale e il beneficio collettivo.

In un sistema economico basato sulla gratuità, beni e servizi vengono distribuiti in base alla necessità e alla disponibilità, piuttosto che in relazione alla capacità di pagare.

Questo principio si allontana dall’economia di mercato, che è guidata dagli incentivi monetari, e promuove un senso di equità e giustizia sociale.

La gratuità incoraggia anche un diverso tipo di investimento, focalizzato sul rafforzamento delle reti sociali e sulla costruzione di fiducia tra le persone.

In contesti attuali, pratiche di gratuità si manifestano in movimenti come il software open-source, le banche del tempo, e le pratiche di sharing economy, dove le risorse sono condivise piuttosto che vendute.

Questi modelli, benché spesso marginali rispetto all’economia dominante, hanno dimostrato di poter coesistere e, in molti casi, sfidare il paradigma tradizionale.

Nuove dinamiche lavorative e relazioni

Nell’economia del dono, emergono nuove dinamiche lavorative che influenzano la nostra comprensione di cosa significa lavorare e contribuire alla società.

In questo contesto, l’accento si mette sulla collaborazione, sulla condivisione dei saperi e sull’importanza delle relazioni sociali.

Le persone che operano all’interno di un’economia del dono non sono motivate unicamente da obiettivi personali, ma trovano soddisfazione nel contribuire al benessere collettivo.

Questo approccio promuove un ambiente lavorativo in cui la creatività e l’innovazione possono prosperare senza le restrizioni tipiche degli schemi gerarchici.

Inoltre, in questo contesto, l’interazione tra i partecipanti è caratterizzata da una maggiore empatia e comprensione reciproca, poiché le relazioni non sono determinate solo da transazioni monetarie ma da connessioni autentiche.

Il risultato è una comunità di lavoro più coesa, dove i partecipanti si sentono supportati e motivati a contribuire con le proprie competenze e forze.

Valutazione del valore immateriale del lavoro

Una delle sfide più significative nell’economia del dono è la valutazione del valore immateriale del lavoro.

In un’economia di mercato tradizionale, il valore è spesso determinato da parametri tangibili e misurabili come la produzione e i profitti.

Tuttavia, nell’economia del dono, il valore si sposta verso aspetti meno tangibili, come il benessere collettivo, la felicità personale e la qualità delle relazioni.

Questo richiede una reinterpretazione di cosa significhi successo economico, poiché il valore non può essere giudicato esclusivamente dai guadagni finanziari.

Le modalità di valutazione si spostano su indicatori qualitativi come l’impatto sociale, l’autenticità dei rapporti e la capacità di costruire comunità resilienti.

Di conseguenza, il contributo di un individuo non è misurato soltanto dal suo output produttivo, ma dal suo impegno a sostenere e far crescere il gruppo.

Questo nuovo paradigma pone la sfida di come integrare il valore immateriale nel sistema economico attuale.

Sfide e opportunità nel mondo moderno

L’adozione di un modello basato sull’economia del dono e della gratuità presenta sia sfide che opportunità nel contesto dell’economia globale moderna.

Una delle principali sfide è rappresentata dalla sostenibilità economica: in un sistema che si basa sulla gratuità, sorge la questione di come finanziare le iniziative e mantenere la stabilità economica dei partecipanti.

Inoltre, c’è il rischio che i contributi immateriali vengano sottovalutati o sfruttati, a causa della difficoltà di quantificarli.

Tuttavia, le opportunità offerte sono enormi.

L’economia del dono può ridurre le disuguaglianze economiche, promuovere la sostenibilità ambientale e creare comunità più coese e resilienti.

Inoltre, può ispirare un nuovo modo di valutare il successo, non solo in termini di ricchezza, ma anche di benessere e soddisfazione.

L’evoluzione della nostra economia verso un maggiore riconoscimento della gratuità può portare a un mondo in cui il lavoro è visto non solo come mezzo per un fine monetario, ma come una forma di espressione e contributo alla collettività.

Lavoro e memoria: le grandi tragedie operaie che hanno cambiato la legge

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Lavoro e memoria: le grandi tragedie operaie che hanno cambiato la legge
Lavoro e memoria (diritto-lavoro.com)

Nel corso della storia, le tragedie operaie hanno avuto un impatto significativo sulla legislazione e sulle condizioni di lavoro. Questo articolo esplora eventi storici che hanno portato a cambiamenti legali fondamentali e ne analizza le implicazioni sociali ed economiche.

Importanza storica delle tragedie operaie

Le tragedie operaie hanno segnato momenti cruciali nella storia del lavoro, mettendo in evidenza le condizioni spesso disumane a cui i lavoratori erano sottoposti.

Questi eventi tragici non solo hanno acceso il dibattito pubblico, ma hanno anche funzionato come catalizzatori per importanti cambiamenti legislativi.

Nei secoli XIX e XX, durante l’era della rivoluzione industriale, le morti accidentali nei luoghi di lavoro erano considerati in qualche modo inevitabili.

Tuttavia, alcuni eventi particolarmente devastanti hanno cambiato questa percezione, evidenziando l’urgenza di una normativa più rigorosa per la tutela della sicurezza sul lavoro.

La consapevolezza che il costo umano di tali incidenti fosse inaccettabile ha portato alla nascita di movimenti che hanno richiesto riforme.

È grazie a queste tragedie che oggi possiamo beneficiare di leggi che tutelano i diritti dei lavoratori, mostrando come la memoria delle vittime continui a influenzare positivamente la società.

Importanza storica delle tragedie operaie
operai in fabbrica (diritto-lavoro.com)

Tragedie operaie che hanno segnato la storia

Molti sono gli eventi che possono essere considerati pietre miliari nella storia delle tragedie operaie.

Una delle più emblematiche è sicuramente l’incendio della Triangle Shirtwaist Factory del 1911 a New York, che causò la morte di 146 lavoratori, per lo più donne giovani.

Questo incidente portò alla revisione delle condizioni di lavoro nelle fabbriche e alla creazione di nuove norme di sicurezza.

Un altro caso significativo è quello del disastro di Marcinelle in Belgio nel 1956, dove 262 minatori persero la vita.

Questo evento spinse molti paesi europei a prendere serie misure per il miglioramento della sicurezza nelle miniere.

In Italia, l’incidente alla Raffineria di Porto Marghera negli anni ’70 evidenziò i rischi associati all’industria chimica, portando infine all’introduzione di più rigorosi controlli ambientali e di sicurezza.

Questi eventi hanno non solo colpito l’opinione pubblica, ma hanno anche posto solide basi per la ricerca di giustizia e miglioramenti nel campo lavorativo.

Evoluzione legislativa post-tragedie

Le norme di sicurezza sul lavoro che conosciamo oggi sono spesso il risultato diretto di tragiche perdite di vite umane.

Dopo incidenti come quelli della Triangle Shirtwaist Factory, furono create leggi fondamentali quali il Fair Labor Standards Act negli Stati Uniti, che garantiva ore lavorative più brevi e condizioni di lavoro più sicure.

In Europa, gli eventi catastrofici come quelli di Marcinelle portarono all’adozione di direttive comunitarie che stabilirono standard minimi di sicurezza per i luoghi di lavoro, estendendosi a diversi settori produttivi.

L’Italia non è stata da meno, introducendo leggi come la 626/94, drammaticamente trasformata in seguito alla normativa europea INTO DIRETTIVA 391/89, che obbliga le aziende a formare e informare i dipendenti sui rischi lavorativi.

Lo scopo di queste leggi non è solo la prevenzione degli infortuni ma anche la sensibilizzazione delle imprese e dei lavoratori sui diritti e i doveri reciproci.

Impatto sociale ed economico delle tragedie

Ogni tragedia operaia lascia un impatto indelebile sia sul piano sociale che economico.

Le famiglie delle vittime affrontano enormi difficoltà emotive e materiali, spesso senza ricevere il giusto risarcimento per la perdita.

Sul piano economico, questi eventi interrompono la produzione, causando perdite significative alle aziende e, di conseguenza, all’economia locale.

Le implicazioni sociali rendono queste tragedie resilienti nei ricordi collettivi, spingendo alla solidarietà e alla richiesta di diritti.

Un esempio lampante è stato il crollo del Rana Plaza in Bangladesh nel 2013, che ha sollevato un dibattito globale sulle condizioni dei lavoratori nel settore della moda e ha portato a una pressione maggiore sulle aziende per adottare pratiche più responsabili.

Le tragedie, in quanto tali, servono da terreni fertili per il cambiamento, creando una domanda pubblica per una maggiore responsabilità e sostenibilità.

Il costo umano diventa così un catalizzatore per trasformazioni positive a lungo termine, anche se il prezzo pagato è spesso devastante.

Ruolo dei sindacati e società civile

I sindacati e le organizzazioni della società civile hanno svolto un ruolo cruciale nel catalizzare il cambiamento post-tragedia.

Queste organizzazioni si sono spesso trovate in prima linea nei movimenti per il miglioramento delle condizioni lavorative.

Dopo eventi tragici, i sindacati hanno lanciato campagne vigorose non solo per il giusto risarcimento delle vittime e delle loro famiglie, ma anche per ottenere nuove e migliori condizioni di lavoro per tutti.

Negli anni ’70 e ’80, il ruolo di sindacato in Italia è stato fondamentale nel processo di creazione delle leggi oggi conosciute come normative sulla sicurezza sul lavoro.

Anche le ONG e le organizzazioni per i diritti umani hanno amplificato la loro voce, oltrepassando i confini nazionali, collegando le lotte dei lavoratori a un contesto più ampio di diritti umani.

Attraverso proteste, scioperi e campagne di sensibilizzazione, questi attori sociali hanno costantemente battagliato contro iniziative politiche ed economiche che tentavano di minimizzare l’importanza della sicurezza sul lavoro.

Memoria e commemorazioni delle vittime

La memoria e le commemorazioni delle vittime delle tragedie operaie sono fondamentali per mantenere viva la consapevolezza dei sacrifici fatti nel nome della giustizia lavorativa.

Monumenti, musei e giornate commemorative sono dedicati a queste vittime in tutto il mondo, fungendo da promemoria costante della necessità di proteggere i diritti dei lavoratori.

In Italia, il 4 agosto è stato dichiarata la Giornata Nazionale in memoria delle vittime del lavoro, un’occasione per riflettere su questi temi cruciali.

Queste commemorazioni non solo onorano chi ha perso la vita, ma servono anche a educare le nuove generazioni sull’importanza di continuare la lotta per condizioni lavorative più eque e sicure.

Il ricordo diventa così uno strumento attivo per il cambiamento sociale, ricordando costantemente ai responsabili fino a che punto siamo arrivati e quanto ancora c’è da fare.

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