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Pensioni più basse dal 2016:

Pensioni più basse dal 2016 dovute alla revisione dei coefficienti per il calcolo delle pensioni con quote contributive, contenuta nel Decreto 22 giugno 2015 del Ministero del Lavoro, pubblicato sulla G.U. n. 154/2015.

L’articolo unico di cui si compone il citato decreto così recita:

A decorrere dal 1° gennaio 2016, i divisori e i coefficienti di trasformazione di cui alla Tabella A dell’Allegato 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 247 e alla Tabella A della legge 8 agosto 1995, n. 335, sono rideterminati nella misura indicata dalla tabella allegata al presente decreto, di cui costituisce parte integrante”.

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Per rinfrescare la memoria.

La L.n. 335/1995 (Riforma Dini) aveva rettificato parzialmente il sistema di calcolo delle pensioni mediante la previsione della c.d. quota contributiva, ossia quella parte di pensione esclusivamente legata ai contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro. Tali contributi, che si rivalutano annualmente (indice PIL), entrano a far parte della quota di pensione con l’applicazione dei “coefficienti di trasformazione” legati all’età posseduta dal lavoratore alla data del pensionamento. Ciò comporta che più alta è l’età del lavoratore, più alta sarà la quota di pensione.

Successivamente, con la L.n. 247/2007 (Riforma Damiano) tali coefficienti (contenuti nella L.n. 335/1995) sono stati ridotti a seguito dell’aumento della speranza di vita. Di seguito, il D.L. n. 78/2010 ha stabilito che per ogni aumento della speranza di vita venga disposta la revisione dei “coefficienti di trasformazione” per garantire l’equilibrio finanziario del sistema, visto che un pensionato mediamente vive di più rispetto al passato, non può “costare” di più rispetto ai contributi versati, ragion per cui la rata della pensione diminuisce proporzionalmente.

Con l’aggiornamento di cui sopra (decreto 22 giugno 2015) quindi, un lavoratore con meno di 18 anni di contributi nel 1995, che quest’anno andrà in pensione (pensione di vecchiaia) con 66 anni 3 mesi, a fronte di un montante contributivo di 200.000 euro, avrà una rendita maggiore di 18 euro lordi mensili rispetto a chi invece andrà in pensione con i medesimi requisiti nel 2016.

Inoltre, dal 2016, si potrà andare in pensione (di vecchiaia) con 66 anni 7 mesi e pertanto, fermo restando l’importo del montante contributivo, la pensione scenderà soltanto di 8 euro al mese.

Ragion per cui, tendenzialmente, i lavoratori che hanno già maturato il diritto a pensione (o che lo matureranno entro quest’anno), e che quindi potranno scegliere quando andare in pensione, avranno tutta la convenienza a farlo entro il mese di novembre 2015, o al massimo entro il 30 dicembre 2015 per il settore pubblico, affinché possano beneficiare di coefficienti più alti (con applicazione della perequazione dal 1° gennaio 2016, in relazione alla fascia di importo del trattamento pensionistico).

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