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Poste italiane ti regala 7000 € senza fare niente: tutti possono ottenere l’accredito diretto sul conto

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Poste Italiane rendimento buoni fruttiferi
In pochi sanno che la posta regala fino a 7.000 euro, una sorta di bonus se fai questo (diritto-lavoro.com)

Tutti conosciamo le Poste Italiane ma in pochi conoscono il segreto che nessuno ti dice: come farti “regalare” soldi.

Quando si parla di Poste Italiane, spesso si pensa solo ai tradizionali servizi di spedizione e ai pagamenti delle bollette, ma in realtà c’è molto di più.

Negli ultimi anni, il colosso postale ha ampliato la sua offerta di prodotti finanziari, mettendo a disposizione strumenti che, se utilizzati nel modo giusto, possono davvero far crescere i risparmi.

Cosa sapere su Poste Italiane per ricevere fino a 7.000 euro

Uno dei servizi più popolari tra gli italiani è senza dubbio la PostePay, una carta prepagata che permette di effettuare pagamenti online, prelievi e acquisti nei negozi con estrema facilità. Disponibile sia nella versione standard che nella variante PostePay Evolution, dotata di IBAN.

Poste italiane bonus soldi
In questo modo guadagni 7.000 euro con le Poste Italiane (diritto-lavoro.com)

Questa carta è una delle soluzioni più versatili per chi vuole gestire il proprio denaro senza dover aprire un conto corrente tradizionale. Infatti, offre la possibilità di ricevere bonifici, accreditare lo stipendio e persino pagare bollette e abbonamenti con pochi clic. Molte misure di sostegno del Governo, poi, spesso passano per le Poste Italiane contribuendo, cocì, ad alleviare le sofferenze economiche delle famiglie italiane.

Però, il vero punto forte delle Poste è rappresentato dai prodotti di investimento, tra cui i Buoni Fruttiferi Postali. Questi strumenti, emessi da Cassa Depositi e Prestiti e garantiti dallo Stato, sono una delle soluzioni più sicure per chi vuole mettere da parte i propri soldi senza rischi.

Facciamo un esempio concreto: chi oggi investisse 10.000 euro in un Buono Fruttifero Postale a 20 anni, alla scadenza otterrebbe circa 17.000 euro, grazie agli interessi maturati nel tempo. Questo significa che, senza alcuno sforzo, il capitale iniziale si rivaluterebbe di 7.000 euro, un rendimento che poche altre forme di investimento garantiscono con lo stesso livello di sicurezza.

Oltre ai buoni, Poste Italiane offre anche altre soluzioni di risparmio, come il libretto postale, che rappresenta una scelta interessante per chi vuole mettere da parte piccole somme senza vincoli.

Poste Italiane, dunque, senza ombra di dubbio, non si limita a offrire semplici servizi di pagamento, ma permette di gestire il proprio denaro in modo strategico, senza dover affrontare le complessità tipiche delle banche. Chi sa sfruttare al meglio questi strumenti può ritrovarsi, nel lungo periodo, con un capitale molto più elevato di quello iniziale. E tutto questo senza particolari rischi o costi nascosti.

Bollette, in molti fanno questo errore e le devono pagare un’altra volta: cosa fare per evitare di spendere un botto

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Bollette non fare questo errore
Attenzione se fai questo errore devi pagare le bollette due volte (diritto-lavoro.com)

Sulle bollette dell’energia elettrica rischi grosso. Se fai questo errore la devi ripagare. Ecco tutti i consigli per non spendere un botto.

La situazione economica attuale non è certo tra le più rosee, e il peso delle bollette dell’energia elettrica si fa sentire sempre di più sui bilanci familiari.

Tra rincari, conguagli e spese fisse sempre più elevate, ogni mese pagare la luce è un impegno che mette a dura prova tantissime famiglie italiane.

Bollette della luce ecco perché te le fanno pagare due volte, fatti furbo

Tra consumi in aumento e tariffe altalenanti, non è raro che ci si trovi davanti a importi che sembrano non avere una logica chiara. Proprio per questo motivo, è fondamentale sapere quanto tempo bisogna conservare una bolletta pagata, così da non rischiare spiacevoli sorprese nel caso in cui il gestore richieda un pagamento già effettuato.

Non tutti sanno, infatti, che per legge le bollette della luce vanno conservate per almeno 5 anni dalla data di scadenza del pagamento. Questo perché il fornitore può effettuare verifiche o richiedere pagamenti arretrati in caso di errori amministrativi o contestazioni. Se si riceve una richiesta di pagamento per una bolletta già saldata, avere la ricevuta è l’unico modo per dimostrare di essere in regola ed evitare il rischio di pagare due volte.

Bollette come risparmiare
Tutti fanno questo errore pagando le bollette e pagano di più, presta attenzione (diritto-lavoro.com)

Per tenere tutto sotto controllo, il consiglio è di conservare le ricevute in formato digitale, scansionando o fotografando le bollette e archiviandole in una cartella dedicata. Questo permette di ritrovarle facilmente senza accumulare montagne di carta.

Per quanto riguarda il risparmio in bolletta, uno degli strumenti più efficaci è senza dubbio il mercato libero. Molti consumatori, abituati a restare nel mercato tutelato, non hanno ancora esplorato le opportunità offerte dalle tariffe personalizzate che i fornitori privati mettono a disposizione. Infatti, passando a un contratto più adatto alle proprie esigenze, si possono ottenere riduzioni significative dei costi.

Consigli utili per risparmiare

Uno dei fattori chiave da considerare è la possibilità di scegliere tariffe a prezzo fisso o indicizzato. Le prime permettono di sapere in anticipo quanto si pagherà, proteggendosi dagli aumenti di prezzo, mentre le seconde seguono l’andamento del mercato e possono essere vantaggiose nei periodi di ribasso. Per trovare l’offerta migliore, vale la pena confrontare più fornitori, leggere attentamente le condizioni e verificare eventuali costi nascosti, come spese di attivazione o penali di uscita anticipata.

Un altro accorgimento utile è quello di prestare attenzione alle fasce orarie. Se si ha una tariffa bioraria, ad esempio, usare gli elettrodomestici nelle ore serali o nei weekend può ridurre i consumi nelle fasce di picco, dove l’energia costa di più. Inoltre, investire in elettrodomestici di classe energetica alta può fare una grande differenza sul lungo termine.

Senza ombra di dubbio, gestire al meglio le bollette della luce richiede attenzione e qualche accorgimento in più. Però, con le giuste strategie, è possibile tenere sotto controllo i costi e non farsi trovare impreparati di fronte agli eventuali imprevisti del mercato dell’energia.

IMU, puoi non pagarla, ma non ve lo dice nessuno: come compilare il modulo per evitare la tassa

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Esenzione IMU seconde case
Ci sono casi in cui si può evitare di pagare l'IMU, ecco come fare (diritto-lavoro.com)

L’IMU sulla casa puoi anche non pagarla ma nessuno ti dice come fare. Ecco quando è possibile evitare di pagarla anche sulle seconde case.

In Italia, la casa è da sempre un simbolo di stabilità, un bene prezioso che, però, porta con sé anche una serie di costi, tra cui l’IMU. Questa tassa, che grava sugli immobili diversi dall’abitazione principale, rappresenta una spesa importante per chi possiede più di una proprietà.

L’IMU è, infatti, dovuta per tutte le seconde case, ma esistono delle circostanze specifiche in cui è possibile evitarne il pagamento, anche se l’immobile non è la propria abitazione principale.

Ecco quando perché l’IMU non è dovuta

Senza ombra di dubbio, l’IMU è una delle imposte più discusse e spesso fonte di confusione per i proprietari di immobili. Il suo importo varia a seconda della rendita catastale della casa e dell’aliquota fissata dal Comune in cui l’immobile è situato. Tuttavia, ci sono delle eccezioni che consentono di ottenere un’esenzione parziale o totale, riducendo così il peso fiscale.

Una delle condizioni più comuni per ottenere l’esenzione è il comodato d’uso gratuito a un familiare. Se un genitore decide di concedere in uso la seconda casa a un figlio, ad esempio, può beneficiare di una riduzione del 50% sulla base imponibile, purché l’immobile sia adibito ad abitazione principale del beneficiario e si rispettino i requisiti richiesti dal Comune.

Evita l'IMU così
In questi casi non devi l’IMU nemmeno sulla seconda casa (diritto-lavoro.com)

Un’altra situazione riguarda le seconde case non agibili o inabitabili. Se l’immobile si trova in condizioni tali da non poter essere utilizzato, è possibile ottenere un’esenzione o una riduzione dell’IMU, ma solo a seguito di una perizia tecnica che ne attesti lo stato. Questo è particolarmente utile per chi possiede vecchi immobili in attesa di ristrutturazione.

Però, c’è anche chi può evitare di pagare l’IMU sulle seconde case perché risiede all’estero. I pensionati italiani residenti fuori dall’Italia possono beneficiare di un’esenzione totale su un solo immobile posseduto in Italia, a patto che non sia affittato o concesso in comodato. Questa agevolazione è stata pensata per facilitare coloro che hanno lavorato una vita e si trovano a risiedere in un altro Paese, senza rinunciare alle proprie radici.

Un’ulteriore possibilità è quella delle abitazioni appartenenti a coniugi separati o divorziati. Se l’immobile è assegnato dal giudice a uno dei due coniugi come residenza principale, il coniuge assegnatario sarà esonerato dal pagamento dell’IMU, mentre l’ex proprietario dovrà continuare a pagarla solo se possiede altre proprietà.

Infine, ci sono alcuni Comuni che prevedono specifiche agevolazioni locali per determinate categorie, come le famiglie con disabili o gli immobili storici. È sempre consigliabile verificare il regolamento comunale per scoprire se si rientra in qualche forma di esenzione che permetta di ridurre l’imposta o addirittura di azzerarla.

Conoscere le possibilità di esenzione è fondamentale per evitare di pagare una tassa che, in alcuni casi, non è dovuta. Per ottenere lo sconto o l’esonero, è necessario presentare la documentazione richiesta al proprio Comune di residenza e verificare ogni anno eventuali modifiche alla normativa. Risparmiare sull’IMU è possibile, ma solo se si è ben informati sulle opzioni disponibili.

Bonus di €682,50 più i soldi per l’affitto: lo Stato fa un mega regalo a queste famiglie

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INPS misure a sostegno
Ecco le misure a sostegno delle persone che vivono sole e versano in difficoltà economiche (diritto-lavoro.com)

Vivere soli in Italia è una sfida sempre più difficile per molti significa una condizione di povertà. Questa misura, però, può aiutarti.

In Italia, vivere da soli sta diventando una vera e propria sfida, soprattutto per chi ha un reddito basso o addirittura è senza alcun sostentamento economico.

Le spese per l’affitto, le bollette e la spesa alimentare continuano a salire, rendendo la quotidianità sempre più complessa per chi non può contare su un aiuto familiare o su un’entrata sicura.

Le misure dello Stato per aiutare chi vive solo

Se un tempo la solitudine era una scelta, oggi spesso diventa una condizione obbligata, soprattutto per le persone anziane o per chi ha perso il lavoro e si trova a dover affrontare la vita senza una rete di supporto economico e sociale.

Senza ombra di dubbio, la situazione è resa ancora più complicata dall’aumento del costo della vita. Il caro-affitti, il rincaro delle utenze e l’inflazione che non accenna a fermarsi rendono difficile arrivare a fine mese, specialmente per chi percepisce uno stipendio minimo o una pensione molto bassa. E per chi non ha contributi sufficienti per accedere alla pensione tradizionale, il futuro appare ancora più incerto.

Soldi dall'INPS come sostegno
L’INPS ed il Governo vengono incontro a chi ha difficoltà economiche magari vivendo solo, ecco tutte le msiure (diritto-lavoro.com)

Però, non tutto è perduto. Esistono delle misure di sostegno che possono dare un aiuto concreto a chi si trova in difficoltà. Una delle più importanti è senza dubbio l’Assegno di Inclusione (ADI), che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza. Questa misura è pensata per chi ha un reddito molto basso e si trova in una condizione di particolare vulnerabilità economica. Viene erogato a chi rispetta determinati requisiti ISEE e offre un aiuto mensile per coprire le spese essenziali.

Un’altra importante forma di sostegno è la pensione sociale, dedicata a chi ha raggiunto l’età pensionabile ma non ha versato contributi sufficienti per ottenere una pensione tradizionale. Questa misura permette di ricevere un assegno mensile che consente di avere almeno un minimo di stabilità economica, fondamentale per chi è solo e senza altri mezzi di sostentamento.

Nonostante queste misure siano un aiuto concreto, la realtà rimane difficile. Gli importi erogati spesso non bastano per coprire tutte le spese di una persona che vive da sola e non ha altre entrate. È per questo che molte persone cercano soluzioni alternative, come la coabitazione con altre persone in situazioni simili o il ricorso ai servizi sociali per ottenere ulteriori agevolazioni su affitto, spesa e cure mediche.

In un’Italia in cui il costo della vita aumenta e le opportunità lavorative per molte categorie si riducono, vivere soli può essere un vero ostacolo. Tuttavia, conoscere i propri diritti e le misure di sostegno disponibili può fare la differenza e garantire un minimo di tranquillità anche nelle situazioni più difficili.

Nessuno lo sa, ma dopo che paghi l’affitto per anni, diventi il proprietario dell’immobile: la clausola spiegata dall’esperto

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Affitto, la clausola che nessuno conosce
Affitto, la clausola che nessuno conosce-diritto-lavoro.com

C’è una clausola che quasi nessuno conosce, ma che è importante approfondire meglio, in tema di affitti. Scopriamo ulteriori dettagli

Comprare casa è desiderio di molti ma, soprattutto in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, è diventato sempre più complicato.

Di solito, acquistare casa è un qualcosa che è possibile fare se si ha una considerevole liquidità in banca, oppure tramite un mutuo. Quest’ultima soluzione è una delle più adottate, in linea generale, perché consente di pagare a rate, ogni mese, ma si può arrivare anche a 30 anni di pagamenti. Dopodiché, si diventa proprietari dell’abitazione.

Il punto è che negli ultimi anni, le banche che erogano questi finanziamenti, hanno posto requisiti sempre più stringenti e a volte, anche se in teoria si potrebbero avere le carte in regola per ottenere il prestito, possono sorgere perplessità da parte della banca.

Gli istituti di credito chiedono molte garanzie, dato che si tratta di un esborso significativo, e vogliono accertarsi che la somma gli sia restituita. Per cui, il percorso burocratico è piuttosto complesso.

Tuttavia, c’è un’alternativa, per chi non ha i requisiti per ottenere un mutuo e la cosa potrebbe rivelarsi un vero e proprio aiuto.

Acquistare casa dopo aver pagato l’affitto per anni: così si può fare

Se non hai modo di accedere a un mutuo ma intendi ugualmente comprare casa, c’è una soluzione che potresti considerare.

Affitto, così puoi comprare casa
Affitto, così puoi comprare casa -diritto-lavoro.com

Si tratta del cosiddetto “affitto con riscatto“. Questo metodo consiste in un contratto in cui si stabilisce che l’inquilino pagherà ogni mese il canone di affitto e una parte di esso sarà accantonata dal proprietario, perché andrà scontata dal prezzo finale di vendita.

In sostanza, per anni si andrà a pagare l’affitto al proprietario di casa, per poi riscattarla, dopo un tot di tempo indicato che nel contratto, con una maxi rata finale. Per l’inquilino, è una soluzione confortevole, in quanto ha il tempo necessario per mettere da parte la somma per ricomprare la casa, e anche per capire se l’immobile è un buon affare.

Il proprietario, di contro, riceve sempre l’affitto, e questo lo tutela, anche nel caso in cui l’inquilino dovesse decidere di rinunciare all’acquisto. Naturalmente, il contratto deve essere trasparente in ogni suo dettaglio, in modo da non avere problemi di sorta, in caso di controversie.

I vantaggi, indubbiamente, per un accordo di questo tipo, ci sono. Sta poi alle parti stabilire tempi e modalità del contratto.

Se l’avvocato commette errori in questi casi non devi versare un euro: quando si può non pagare la consulenza

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Se l'avvocato sbaglia non devi pagarlo
Se l'avvocato commette errori in questi casi non devi versare un euro -diritto-lavoro.com

Sapevi che puoi non pagare il tuo avvocato se ha commesso uno di questi errori? Lo dice la legge. Cosa devi sapere.

Sapevi che la legge ti tutela nel caso in cui il tuo avvocato abbia commesso errori gravi, tali per cui, non sei tenuto a pagarlo? Talvolta, si è soliti credere che il compenso spettante al professionista gli sia dovuto a prescindere dall’esito del giudizio. In realtà è proprio così, si tratta di una regola procedurale che non può essere ignorata. Tuttavia, esistono delle eccezioni.

La legge tutela i clienti degli avvocati che, commettono gravi dimenticanze o errori che pregiudicano il risultato del procedimento. Sebbene, esistano tali deroghe è opportuno specificare che il diritto al risarcimento del danno non è affatto automatico.

Se l’avvocato commette errori in questi casi non devi versare un euro: quando si può non pagare la consulenza

Secondo la giurisprudenza, infatti, l’avvocato, che in genere, è coperto da polizza assicurativa, deve risarcire il cliente solo se, quest’ultimo riesce a dimostrare che in assenza dell’errore contestato avrebbe vinto il giudizio o, comunque, avrebbe ottenuto un risultato più vantaggioso.

L'avvocato ha commesso un errore, devo pagarlo?
Quando si può non pagare la consulenza -diritto-lavoro.com

Se invece, pur in assenza dell’errore professionale, l’esito del processo sarebbe stato del tutto identico, il professionista non è tenuto a risarcire nulla. È opportuno precisare che, gli avvocati sono obbligati a lavorare secondo diligenza, se il cliente riesce a dimostrare che il professionista ha agito in modo negligente, può non pagare la parcella.

L’inadempimento professionale dell’avvocato, di fatto rende inutile la sua attività svolta e dunque, non necessario il pagamento di una somma di denaro. La giurisprudenza, inoltre, ha messo in evidenza altri ulteriori casi in cui il cliente può non pagare l’avvocato.

Ad esempio, quando non adempie al suo obbligo di dissuadere l’assistito nel caso in cui sappia in partenza che il giudizio gli arrecherà un danno, poiché non ci sono possibilità di vittoria.

Il cliente è tenuto a non pagare l’avvocato anche quando, il professionista non gli fornisce tutte le informazioni obbligatorie prima del processo. Il legale, infatti, è tenuto a comunicargli tutte le informazioni necessarie circa le possibili spese che dovrà affrontare. L’inosservanza di tale obbligo costituisce un illecito professionale e il cliente può non pagarlo.

Il rapporto tra avvocato e cliente si fonda su un patto fiduciario. Proprio in virtù di tale accordo, che si basa sulla fiducia che il cliente ripone nelle capacità del professionista, quest’ultimo è tenuto a lavorare in assoluta buona fede, con trasparenza e diligenza. È obbligato ad assolvere tutta una serie di obblighi, qualora non li rispetti, non ha diritto al compenso.

ISEE le nuove regole stravolgono tutto: come cambiano le cifre per richiedere i bonus

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ISEE nuove regole
ISEE nuove regole-diritto-lavoro.com

ISEE, le nuove regole stravolgono ogni cosa. Ecco come cambiano le somme soglia, per richiedere gli incentivi. 

Come ben sappiamo, per misurare le condizioni economiche dei vari nuclei familiari in Italia, esiste un documento chiamato ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente).

Questo documento raccoglie dati e informazioni su redditi, patrimonio, da quante persone è composta una determinata famiglia. Conoscere il proprio ISEE è fondamentale se si vuole avere accesso a tutta una serie di incentivi disposti dai vari enti istituzionali.

Non a caso, coloro che rientrano in determinate soglie può ottenere sostegni economici di vario genere. Se si vuole ottenere l’ISEE, è necessario presentare la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica).

A partire dal 5 marzo 2025, è entrata in vigore una riforma che ha portato tutta una serie di cambiamenti per ciò che concerne il calcolo ISEE e per facilitare l’accesso ai vari incentivi. Oltre ai vari bonus a disposizione, è possibile anche presentare istanza per ottenere sussidi statali per chi necessita di aiuto a livello economico.

ISEE, tutte le novità e le nuove regole per accedere ai vari incentivi: i dettagli da scoprire

Tra le novità che caratterizzeranno questa riforma, c’è il fatto che alcuni elementi che costituiscono il patrimonio, non saranno più inclusi nel calcolo ISEE.

ISEE nuove regole e cifre
ISEE nuove regole e cifre-diritto-lavoro.com

Questo porterà, quindi, a un ISEE ridotte per numerosi nuclei familiari. Non saranno considerati ai fini del calcolo del patrimonio mobiliare, libretti postali, titoli di Stato, buoni fruttiferi. In questo modo, si allargherà la platea di coloro che potranno fare istanza per ottenere i vari incentivi.

Ci saranno dei nuovi parametri per il riconoscimento della disabilità, e detrazioni per nuclei familiari che vivono in una casa, pagando il canone di locazione. Si tratta, come detto, di cambiamenti che inevitabilmente agevoleranno l’accesso a determinati bonus, visto che il reddito si ridurrà.

Sarà quindi possibile fare richiesta per molti più incentivi, tra cui l’Assegno unico, che possono ottenere quelle famiglie che hanno un certo numero di figli a carico. Così facendo, con queste nuove norme, si potrà anche accedere all’Assegno di Inclusione, oppure a vari incentivi sociali.

Ma non è tutto, perché la riforma permetterà anche di ottenere agevolazioni che hanno a che fare con l’affitto, bonus nido, ecc., che prima, per parecchi, non erano accessibili.

Si tratta di una riforma che punta all’equilibrio e a garantire un reale aiuto per quelle persone che ne hanno realmente bisogno, accorciando le disuguaglianze.

Legge 104, non serve ISEE per richiedere il Bonus da €3000: chi può inoltrare la domanda e ottenere subito l’accredito

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Legge 104 bonus 3.000 euro
Con la legge 104 si ha diritto d un bonus non vincolato al reddito, ecco cosa devi sapere (diritto-lavoro.com)

Con la Legge 104 hai diritto al bonus da 3.600 euro senza vincoli ISEE. Ecco tutto quello che c’è da sapere per ottenerlo

La Legge 104 è da sempre un punto di riferimento per chi si trova a gestire un familiare con disabilità. Questo provvedimento offre una serie di agevolazioni e diritti per i lavoratori che assistono persone con gravi difficoltà.

Si garantiscono permessi retribuiti e forme di supporto economico. Tuttavia, non tutti sanno che tra le misure previste c’è anche un bonus di 3.600 euro annui destinato alle famiglie con bambini gravemente disabili.

Legge 104 e bonus da 3.000 euro

Si tratta di un contributo economico importante, pensato per quei nuclei familiari che si trovano nella difficile situazione di dover assistere un figlio con disabilità grave di età inferiore ai tre anni. In particolare, questo aiuto è riservato a quei bambini che, a causa delle loro condizioni di salute, non possono frequentare l’asilo nido.

Una delle caratteristiche più interessanti di questa misura è che non prevede vincoli ISEE. Questo significa che il contributo può essere richiesto indipendentemente dal reddito della famiglia, garantendo così un aiuto concreto a tutti coloro che ne hanno realmente bisogno. Un dettaglio non da poco, considerando che spesso i sostegni economici sono legati a limiti reddituali che ne restringono l’accesso a molte famiglie.

Legge 104 bonus bambini disabili
Un bonnus da 3.000 euro per i bambini disabili che non possono frequentare l’asilo nido (diritto-lavoro.com)

L’obiettivo di questo bonus è quello di favorire l’assistenza domiciliare, permettendo ai genitori di organizzare al meglio le cure del proprio bambino e di garantire un supporto adeguato. In un contesto in cui i costi per l’assistenza possono diventare particolarmente gravosi, avere a disposizione un assegno annuale può fare la differenza, aiutando le famiglie a sostenere spese per terapie, personale di supporto o strumenti specifici per la cura del bambino.

La richiesta del bonus deve essere presentata all’INPS, che si occupa della gestione e dell’erogazione del contributo. Solitamente, per accedere al beneficio è necessario presentare la certificazione della disabilità grave del bambino e dimostrare l’impossibilità di frequentare l’asilo nido. Una volta approvata la domanda, l’importo viene versato direttamente ai genitori con cadenza regolare.

In un periodo di forte difficoltà economica, misure come questa rappresentano un sostegno concreto per chi si trova a fronteggiare situazioni di particolare complessità. Spesso, infatti, l’assistenza a un familiare disabile comporta costi e sacrifici enormi, rendendo difficile conciliare il lavoro con le necessità quotidiane.

Ecco perché è fondamentale conoscere tutti i benefici previsti dalla Legge 104 e sfruttare le opportunità messe a disposizione dallo Stato. Questo bonus, in particolare, è una risorsa preziosa che può migliorare sensibilmente la qualità della vita delle famiglie coinvolte, garantendo un aiuto reale a chi ne ha più bisogno.

Assegno di inclusione, finalmente la svolta: cambia il calcolo e arriva a molte più famiglie

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Assegno di inclusione cambia tutto
Novità sull'Assegno di Inclusione ora sarà più facile rientrare (diritto-lavoro.com)

Assegno di inclusione arriva la svolta. Con la modifica all’ISEE, entrata in vigore in questi giorni, più famiglie potranno accedervi.

L’attuale contesto economico è tra i più complessi degli ultimi anni. Tra inflazione galoppante e costo della vita sempre più elevato molte famiglie si trovano a fare i conti con una situazione di disagio economico.

È proprio per far fronte a questa emergenza che il governo ha introdotto l’Assegno di Inclusione (ADI), la misura che ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza e che si propone di garantire un sostegno economico concreto alle famiglie più in difficoltà.

Assegno di inclusione e nuove regole

L’ADI è stato pensato per supportare chi vive in condizioni di disagio economico, offrendo non solo un aiuto economico mensile, ma anche percorsi di reinserimento lavorativo e sociale. Tuttavia, fino a oggi, il calcolo dell’ISEE ha rappresentato un ostacolo per molte famiglie che, pur avendo un reddito basso, si sono viste escluse dalla misura a causa del possesso di risparmi sotto forma di titoli di Stato, buoni fruttiferi postali o libretti di risparmio.

Da questo mese, però, cambia tutto. Grazie a una nuova norma che modifica i criteri di calcolo dell’ISEE, alcune forme di risparmio non verranno più considerate nel calcolo dell’indicatore economico. Nello specifico, i titoli di Stato, i buoni fruttiferi postali e i libretti postali saranno esclusi dall’ISEE se inferiori ai 50.000 euro. Questo significa che più famiglie potranno rientrare nei parametri richiesti per accedere all’Assegno di Inclusione e ottenere il beneficio economico.

ADI più semplice con modifiche ISEE
Cambia la norma sull’ISEE e da oggi più famiglie rientreranno nell’ADI (diritto-lavoro.com)

L’ADI prevede un sostegno economico mensile che varia in base alla composizione del nucleo familiare e alla condizione economica della famiglia. L’importo massimo erogabile può arrivare fino a 500 euro al mese per un singolo individuo, con una maggiorazione nel caso di nuclei familiari numerosi o con persone disabili a carico. Il beneficio è erogato su una carta prepagata ricaricabile e può essere utilizzato per l’acquisto di beni di prima necessità e il pagamento delle utenze.

Come accede all’ADI

Per poter accedere all’ADI, è necessario presentare domanda tramite il portale dell’INPS, i patronati o i CAF, allegando la documentazione necessaria e un ISEE aggiornato. La modifica alla normativa rappresenta, quindi, un’importante svolta per migliaia di famiglie che fino a oggi erano rimaste escluse e che ora potranno finalmente beneficiare del sostegno previsto.

Con il costo della vita che continua a crescere e le difficoltà economiche sempre più evidenti, l’Assegno di Inclusione rappresenta una misura fondamentale per garantire un minimo di stabilità alle famiglie italiane più fragili. Per questo motivo, chi ritiene di avere i requisiti per accedervi dovrebbe informarsi il prima possibile e presentare domanda per ottenere l’importante aiuto economico.

Pensione anticipata, se hai 61 anni manda subito questa domanda all’INPS entro maggio

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Pensione anticipata comunicazione INPS
Pensione anticipata a 61 anni così puoi andarci (diritto-lavoro.com)

Andare in pensione anticipata a 61 anni ma devi mandare la domanda all’INPS entro maggio. Lo chiarisce l’INPS, con il messaggio n. 801/2025.

Negli ultimi anni, il tema della pensione è diventato sempre più centrale nella vita dei lavoratori italiani.

Il progressivo innalzamento dell’età pensionabile ha portato molti a chiedersi se e quando potranno finalmente lasciare il lavoro e godersi il meritato riposo.

Come andare in pensione anticipata

La questione è, senza ombra di dubbio, complessa e spesso poco chiara, tra riforme, requisiti sempre più stringenti e agevolazioni destinate solo a determinate categorie di lavoratori. Infatti, se per la maggior parte delle persone la pensione sembra un traguardo sempre più lontano, per alcuni esistono ancora delle possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro.

Chi svolge lavori usuranti, in particolare, ha la possibilità di accedere alla pensione anticipata già a 61 anni e 7 mesi, a condizione di rispettare determinati requisiti contributivi e anagrafici. L’INPS, con il messaggio n. 801/2025, ha chiarito i criteri di accesso per coloro che svolgono professioni particolarmente faticose e gravose, riconoscendo l’importanza di tutelare chi, a causa del tipo di impiego svolto, è sottoposto a un elevato stress fisico e mentale.

pensione anticipata 61 anni
Ecco come andare in pensione a 61 anni (diritto-lavoro.com)

Tra le categorie di lavoratori che possono beneficiare di questa misura rientrano gli operai impiegati in catene di montaggio, i conducenti di mezzi destinati al trasporto pubblico collettivo e tutte quelle professioni caratterizzate da ritmi incessanti e un’intensa fatica fisica. Il lavoro usurante, infatti, non si limita solo agli aspetti fisici, ma comprende anche la pressione mentale e la difficoltà nel mantenere alti livelli di attenzione per periodi prolungati, come accade ad esempio per chi guida autobus o mezzi pubblici.

Come fare richiesta al’INPS

Per poter accedere alla pensione anticipata, è necessario aver maturato almeno 35 anni di contributi, un requisito essenziale per poter richiedere il pensionamento di anzianità. Inoltre, bisogna aver raggiunto quota 97,6, ovvero la somma tra l’età anagrafica e il numero di anni di contributi versati. Questo meccanismo consente una maggiore flessibilità rispetto al pensionamento ordinario, permettendo a chi ha iniziato a lavorare in giovane età di uscire prima dal mondo del lavoro.

Per chi rientra nei parametri stabiliti dalla normativa, presentare la domanda di pensione anticipata è un passo fondamentale per accedere al beneficio. L’INPS ha predisposto un iter semplificato per facilitare la richiesta, che può essere inoltrata direttamente online, tramite un patronato o rivolgendosi agli sportelli dell’istituto. Tuttavia, è sempre consigliabile verificare attentamente la propria posizione contributiva e consultare un esperto per evitare errori o ritardi nell’ottenimento della pensione.

Questa possibilità rappresenta una boccata d’ossigeno per molti lavoratori che, dopo anni di sacrifici, hanno il diritto di poter finalmente rallentare i ritmi e godersi la vita. Perciò, chi pensa di rientrare nei requisiti farebbe bene ad approfondire la questione e muoversi in tempo per non perdere questa preziosa opportunità.

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