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Congedo parentale: come cambia la vita delle famiglie (e della società) quando funziona davvero

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Congedo parentale: come cambia la vita delle famiglie (e della società) quando funziona davvero
Congedo parentale: effetto sulla vita delle famiglie (diritto-lavoro.com)

Il congedo parentale ha un impatto significativo sulla famiglia e sulla comunità. Questo articolo esplora come i diritti di congedo parentale influenzano la coesione sociale, i benefici familiari e le prospettive future della società.

Effetti sociali dei diritti di congedo parentale

Il congedo parentale rappresenta un elemento cruciale nel contesto delle politiche sociali contemporanee, influenzando in maniera tangibile le dinamiche all’interno delle famiglie e nella società.

Garantire diritti di congedo parentale non soltanto favorisce una maggiore equità di genere nel lavoro e nella vita privata, ma incoraggia anche una partecipazione attiva e paritaria nella cura dei figli.

Questo cambiamento tende a livellare le responsabilità domestiche tra i generi, contribuendo a ridurre il divario esistente.

I diritti di congedo parentale consentono ai genitori di dedicare tempo e attenzione ai neonati, stabilendo un ambiente familiare più sano e bilanciato.

A livello sociale, il congedo parentale migliora la stabilità familiare, con un impatto positivo non trascurabile sulla salute mentale e sullo sviluppo emotivo dei bambini.

Inoltre, supporta una maggiore coesione sociale incentivando la solidarietà tra famiglie e comunità.

Il riconoscimento di questi diritti rappresenta una conferma della determinazione delle istituzioni nel promuovere una società più inclusiva e sostenibile.

Benefici del congedo per la crescita familiare

Il congedo parentale offre numerosi benefici per la crescita e lo sviluppo delle famiglie.

In primo luogo, esso garantisce ai genitori il tempo necessario per stabilire un legame forte con i loro figli durante i primi mesi di vita, critici per lo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino.

Questo periodo consente di avviare un processo di attaccamento genitore-figlio che ha effetti duraturi sulla sicurezza e sull’autostima dei bambini.

Inoltre, il congedo parentale allevia lo stress finanziario sulle famiglie, permettendo ai genitori di gestire meglio il ritorno al lavoro senza doversi preoccupare eccessivamente del costo delle cure per l’infanzia.

Nell’ambito familiare, il congedo parentale riduce le tensioni e i conflitti legati alla gestione dei ruoli, promuovendo una maggiore armonia e soddisfazione tra i membri della famiglia.

A lungo termine, questi benefici si traducono in minori tassi di separazione e divorzio, migliorando la stabilità familiare complessiva.

Benefici del congedo per la crescita familiare
Benefici del congedo parentale (diritto-lavoro.com)

Ruolo del congedo nel migliorare la coesione sociale

Il congedo parentale non solo favorisce il benessere individuale delle famiglie, ma ha anche un notevole impatto sulla coesione sociale.

Quando le aziende e le istituzioni statali riconoscono il valore di concedere periodi di congedo, si supporta una cultura di cura e supporto reciproco.

Questo contribuisce a creare un tessuto sociale più robusto, in cui le persone percepiscono un maggiore senso di appartenenza e comunità.

Inoltre, il congedo parentale riduce le disuguaglianze di genere sul lavoro, equilibrando le opportunità di carriera e promuovendo la parità.

A sua volta, ciò porta a una narrazione pubblica più inclusiva e diversificata, che valorizza i contributi di entrambi i genitori all’interno della famiglia.

Le comunità che beneficiano di politiche di congedo ben strutturate tendono ad avere tassi più elevati di benessere generale, con un aumento della fiducia e della cooperazione tra residenti.

Cambiare mentalità: percezioni del congedo nella società

Le percezioni e atteggiamenti verso il congedo parentale stanno rapidamente cambiando in molti paesi del mondo.

Storicamente visto come un periodo riservato principalmente alle madri, oggi il congedo è sempre più percepito come un diritto e un dovere condiviso tra entrambi i genitori.

Questa trasformazione è indicativa di una più ampia evoluzione sociale verso l’uguaglianza di genere e la consapevolezza del valore della partecipazione di entrambi i genitori alla cura dei figli.

Le campagne di sensibilizzazione e le iniziative aziendali che promuovono il congedo parentale per i padri hanno giocato un ruolo centrale in questo cambiamento di mentalità.

Tuttavia, restano ancora barriere culturali e stereotipi da affrontare, che spesso vedono gli uomini ritrosi nell’utilizzare il congedo per paura di pregiudizi sul posto di lavoro.

Il cambiamento delle percezioni sociali è dunque essenziale per creare una nuova normalità in cui il congedo parentale è visto come una componente integrale della società moderna.

Il futuro del congedo parentale: prospettive sociali

Guardando al futuro, il congedo parentale si configura come uno strumento chiave nella costruzione di società più eque e resilienti.

Le prospettive sociali indicano una crescente domanda di politiche di congedo più lunghe e inclusive, che riflettano le diversità delle strutture familiari contemporanee.

Le riforme future potrebbero includere un ampliamento dei diritti per famiglie omogenitoriali, coppie adottive e per chi ricorre alla fecondazione assistita.

Inoltre, l’emergere di modelli di lavoro più flessibili e il miglioramento delle tecnologie digitali offrono un’opportunità unica per ripensare l’equilibrio tra lavoro e vita privata nel contesto del congedo parentale.

Il sostegno istituzionale, abbinato a campagne educative di ampio respiro, sarà fondamentale per garantire che il congedo parentale continui a evolversi per soddisfare le necessità di famiglie e società in modo olistico ed equo.

Password sicure: il trucco semplice per proteggere davvero i tuoi account

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Password sicure: il trucco semplice per proteggere davvero i tuoi account
Password sicure (diritto-lavoro.com)

La gestione delle password è fondamentale per garantire la sicurezza dei dati personali e aziendali. Dalla creazione di password solide e uniche, all’implementazione di tecniche avanzate come l’autenticazione a due fattori, ogni aspetto contribuisce a proteggere le informazioni sensibili.

Crea password solide e uniche

La creazione di password solide e uniche è la prima linea di difesa nella protezione delle informazioni sensibili.

Una password efficace dovrebbe contenere una combinazione di lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli speciali, evitando parole comuni e sequenze facilmente indovinabili.

L’uso di frasi lunghe come password, un approccio noto come ‘passphrase’, può aumentare significativamente la complessità e la sicurezza.

Questo tipo di password, oltre ad essere robusto, è spesso più facile da ricordare rispetto a stringhe di caratteri casuali.

È fondamentale evitare di riutilizzare le stesse password su più account, poiché questo aumenterebbe il rischio di compromissione dei dati in caso di violazione di sicurezza su una delle piattaforme utilizzate.

Crea password solide e uniche
Password solide e uniche per la tua sicurezza (diritto-lavoro.com)

Utilizzo di gestori di password affidabili

I gestori di password sono strumenti potenti che possono aiutarti a organizzare e proteggere le tue credenziali di accesso.

Questi software salvano tutte le tue password in forma crittografata, richiedendo una sola password principale per accedervi.

Consigliamo di utilizzare gestori di password affidabili come LastPass, 1Password o Bitwarden che offrono funzionalità avanzate come la generazione automatica di password robuste e il monitoraggio di potenziali violazioni.

La scelta di un gestore di password con reputazione solida e recensioni positive è cruciale per garantire la sicurezza delle tue informazioni personali e aziendali.

Evitare la condivisione delle password aziendali

La condivisione delle password aziendali può rappresentare un rischio significativo per la sicurezza.

Ogni utente dovrebbe avere credenziali uniche e rilasciate in base a un principio di necessità, per accedere solo alle informazioni indispensabili per il suo ruolo lavorativo.

L’utilizzo di piattaforme sicure che permettono la condivisione temporanea e limitata delle password può essere una soluzione nei casi in cui la condivisione è indispensabile.

Anche in tal caso, è importante revocare l’accesso una volta terminata la sua necessità e tenere un registro di chi può accedere a quali informazioni.

Implementare l’autenticazione a due fattori

L’autenticazione a due fattori (2FA) è una misura di sicurezza che aggiunge un ulteriore livello di protezione ai tuoi account.

Anche se un malintenzionato riesce ad ottenere la tua password, non potrà accedere al tuo account senza il secondo elemento di verifica, che di solito è un codice temporaneo fornito tramite un’app di autenticazione o SMS.

Implementare 2FA è particolarmente importante per gli account che contengono informazioni sensibili o hanno accesso a dati personali o aziendali.

Questo sistema non solo contribuisce a prevenire accessi non autorizzati, ma è anche una pratica considerata ormai standard per la protezione degli account.

Riconoscere segnali di compromissione delle credenziali

Riconoscere i segnali di compromissione delle credenziali è essenziale per prevenire danni estesi.

Cambiamenti non autorizzati delle impostazioni di sicurezza, accessi da località insolite, e ricezione di avvisi su tentativi di accesso sospetti sono indicatori comuni di una possibile violazione.

In questi casi, è cruciale agire rapidamente per cambiare le password compromesse e verificare la sicurezza di altri account correlati.

Utilizzare servizi che monitorano il web alla ricerca di credenziali leakate può fornire un ulteriore livello di allerta in caso di esposizione involontaria delle tue password.

Procedura di aggiornamento delle password regolare

Un aggiornamento regolare delle password è una pratica fondamentale per mantenere la sicurezza dei tuoi account nel tempo.

Anche le password forti possono diventare vulnerabili se non vengono aggiornate periodicamente, soprattutto dopo eventi come violazioni di dati noti.

È consigliabile stabilire e seguire un calendario di aggiornamento delle password, cambiandole almeno ogni tre-sei mesi.

Durante questo processo, è essenziale applicare i criteri di creazione delle password forti per ogni nuova password.

Inoltre, educare il personale sull’importanza della sicurezza delle password e sull’implementazione di pratiche di aggiornamento proattive contribuisce a una migliore sicurezza complessiva all’interno dell’organizzazione.

Se il Jobs Act venisse abolito quali sarebbero davvero le conseguenze economiche

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Se il Jobs Act venisse abolito quali sarebbero davvero le conseguenze economiche
Abolizione del jobs act e conseguenze economiche (diritto-lavoro.com)

L’abrogazione del Jobs Act potrebbe influire significativamente sull’economia italiana, modificando lo scenario occupazionale, soprattutto per i giovani, e impattando sulle piccole e medie imprese. Inoltre, potrebbero verificarsi cambiamenti nella struttura del welfare e della sicurezza sociale.

Proiezioni economiche post-referendum

L’abrogazione del Jobs Act, una delle riforme più importanti introdotte in Italia negli ultimi anni, potrebbe avere notevoli conseguenze economiche.

Il Jobs Act, con le sue disposizioni miranti a rendere più flessibile il mercato del lavoro attraverso contratti a tutele crescenti, ha avuto un impatto significativo sulla regolamentazione del lavoro.

Gli analisti economici prevedono che, senza queste disposizioni, si potrebbe verificare una contrazione iniziale degli investimenti, poiché le aziende potrebbero diventare più caute nell’assumere di fronte a un quadro normativo incerto.

Inoltre, in assenza delle agevolazioni fiscali previste dal Jobs Act, molte aziende potrebbero ritirarsi dai piani di espansione, influenzando negativamente la crescita economica complessiva del paese.

Questo cambiamento potrebbe portare a una riduzione della capacità competitiva dell’Italia nei mercati internazionali, rendendo cruciale un rapido adeguamento delle politiche economiche da parte del governo per mitigare questi effetti.

Proiezioni economiche post-referendum
Riflessi economici del post-referendum (diritto-lavoro.com)

Effetti sull’occupazione giovanile

Uno degli obiettivi principali del Jobs Act era stimolare l’occupazione giovanile riducendo la segmentazione del mercato del lavoro.

L’abolizione di queste regole potrebbe portare a un aumento delle forme contrattuali atipiche e precarie, con un impatto negativo diretto sui giovani che si affacciano nel mondo del lavoro.

La rimozione delle tutele crescenti potrebbe far ritornare il predominio dei contratti a termine e delle collaborazioni occasionali, ostacolando la stabilità lavorativa di lungo periodo per i giovani professionisti.

Questo scenario, unito alla mancanza di incentivi per l’assunzione stabile dei giovani, potrebbe portare a un tasso di disoccupazione giovanile più alto e scoraggiare molti dall’entrare o rimanere nel mercato del lavoro.

È pertanto essenziale che qualsiasi politica successiva all’abrogazione prenda in considerazione misure per promuovere l’occupazione stabile tra i giovani, inclusi programmi di formazione e incentivi fiscali mirati.

Influenza sulle piccole e medie imprese

Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana e l’eliminazione del Jobs Act potrebbe avere un impatto significativo su di esse.

Il Jobs Act ha fornito alle PMI maggiore flessibilità nell’assumere e pianificare la forza lavoro.

Con la sua abolizione, le PMI potrebbero affrontare complessità burocratiche crescenti e costi maggiori legati all’assunzione di personale, a causa del ritorno a norme contrattuali meno flessibili.

Questo cambiamento potrebbe rendere particolarmente difficile per le PMI adattarsi rapidamente alle esigenze del mercato, riducendo la loro capacità di innovare e competere efficacemente.

Senza tutele adeguate da parte dello Stato, molte piccole imprese potrebbero scegliere di ridurre il personale o rallentare la crescita per evitare il rischio di spese non preventivabili legate ai contenziosi lavorativi.

Pertanto, è essenziale che le politiche future tengano conto delle necessità specifiche delle PMI, per evitare un impatto negativo sull’economia locale e sul tessuto occupazionale.

Influenza su welfare e sicurezza sociale

La riforma del Jobs Act ha avuto implicazioni profonde anche sul sistema di welfare e di sicurezza sociale in Italia.

La sua abrogazione potrebbe causare tensioni all’interno del sistema di protezione sociale, con potenziali incrementi di spesa pubblica per sussidi di disoccupazione, amministrati a un numero maggiormente crescente di persone in transizione lavorativa.

La cancellazione delle tutele previste dal Jobs Act potrebbe portare a una maggiore precarizzazione lavorativa, spingendo più individui verso la dipendenza da aiuti statali.

Inoltre, senza il pilastro della stabilità lavorativa, potrebbero verificarsi ripercussioni significative sui contributi previdenziali, minando la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico a lungo termine.

È quindi essenziale per il governo italiano sviluppare nuovi strumenti di welfare che possano efficacemente rispondere ai cambiamenti nel mercato del lavoro, assicurando al contempo un sistema di sicurezza sociale più resiliente e sostenibile anche in uno scenario post-Jobs Act.

Prospetto di liquidazione: come leggerlo senza farti confondere

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Prospetto di liquidazione: come leggerlo senza farti confondere
Comprendere il prospetto di liquidazione (diritto-lavoro.com)

L’articolo fornisce una guida dettagliata su come interpretare correttamente il prospetto di liquidazione, includendo una spiegazione dei suoi componenti principali, errori comuni da evitare e esempi pratici. Viene inoltre fornita una sezione di domande frequenti e suggerimenti su come ottenere assistenza per la verifica del prospetto.

Introduzione al prospetto di liquidazione

Il prospetto di liquidazione è un documento cruciale durante la chiusura di un rapporto di lavoro, poiché fornisce un riepilogo dettagliato delle somme dovute al dipendente in seguito alla cessazione del suo impiego.

Capire come leggere e interpretare questo documento è essenziale per evitare malintesi e assicurarsi di ricevere tutto ciò che spetta di diritto.

Molte persone si trovano disorientate di fronte a un prospetto contenente elementi finanziari complessi e termini tecnici.

Tuttavia, con una guida corretta, anche i non esperti possono comprendere gli elementi chiave che compongono un prospetto di liquidazione, assicurandosi che tutti i calcoli siano precisi e che non vi siano discrepanze.

In questo articolo, esploreremo non solo la struttura del prospetto di liquidazione, ma anche i modi per identificarne eventuali errori e acquisire familiarità con gli esempi di calcolo più comuni.

Inoltre, risponderemo ad alcune delle domande più frequenti riguardo a questo importante documento finanziario.

Introduzione al prospetto di liquidazione
I prospetto di liquidazione senza segreti (diritto-lavoro.com)

Componenti principali del prospetto spiegati

Il prospetto di liquidazione è composto da diversi elementi chiave che devono essere attentamente esaminati per garantire che tutte le transazioni finanziarie riportate siano corrette.

Uno dei componenti più importanti è il saldo delle ferie non godute, una voce essenziale che calcola le ferie maturate ma non utilizzate dal dipendente prima della cessazione del contratto.

Un’altra componente fondamentale è la tredicesima mensilità proporzionata, dove le aziende calcolano la parte di tredicesima che spetta al dipendente per l’anno corrente, basandosi su quanto tempo ha effettivamente lavorato quell’anno.

Inoltre, viene inserito nel prospetto l’importo per preavviso non lavorato, che si applica quando non viene rispettato il periodo di preavviso concordato.

Altri elementi che possono apparire nel prospetto sono eventuali bonus od incentivi accordati al dipendente, la somma per contributi previdenziali e la liquidazione del TFR (Trattamento di Fine Rapporto).

Comprendere ciascuna di queste voci è cruciale per chiunque desideri verificare con precisione quanto dovuto in fase di liquidazione.

Errori comuni nel prospetto e come evitarli

Navigare tra i numeri di un prospetto di liquidazione può spesso portare a errori, sia da parte di chi lo emette che da parte del destinatario.

Uno degli errori più comuni è l’omissione delle ferie non godute, che molte aziende possono non includere o calcolare in modo errato.

È fondamentale quindi controllare attentamente il numero di ferie maturate rispetto a quelle utilizzate.

Un altro errore frequente riguarda il calcolo della tredicesima mensilità, che potrebbe essere riportata in modo improprio se il periodo di lavoro durante l’anno non è stato continuo.

Inoltre, errori nei calcoli possono emergere nella voce relativa ai contributi previdenziali, spesso a causa di modifiche recenti nelle leggi o nelle aliquote fiscali che non sono state aggiornate nei sistemi contabili dell’azienda.

Per evitare questi errori, è consigliabile confrontare ogni voce con i documenti personali, come le buste paga e contratti di lavoro.

In caso di dubbio, consultare un professionista del settore può fornire chiarimenti o confermare i sospetti su eventuali errori.

Esempi pratici di lettura del prospetto

Per comprendere meglio il prospetto di liquidazione, esaminiamo un esempio pratico.

Immaginiamo un lavoratore che ha lavorato per un’azienda per quattro anni e sta per concludere il rapporto di lavoro.

Nel suo prospetto di liquidazione, troviamo le voci standard come ferie non godute, pari a 10 giorni accumulati, calcolati misurando il salario giornaliero moltiplicato per il numero di giorni di ferie.

La voce successiva riguarda la tredicesima mensilità, che è proporzionata ai mesi di lavoro svolti nell’anno, pertanto verrà calcolata dividendo lo stipendio annuo per 12 e moltiplicando per il numero di mesi lavorati fino alla data di cessazione.

Nel prospetto è presente anche il trattamento di fine rapporto (TFR), che è la parte più sostanziosa, e corrisponde a circa una mensilità di stipendio moltiplicato per gli anni di lavoro, senza dimenticare di aggiungere l’interesse dello 0.5% su tale somma.

Questi esempi mostrano quanto sia fondamentale verificare ciascuna voce a partire dai propri registri personali per evitare errori, infrazioni o mancanze nel calcolo.

Domande frequenti sul prospetto di liquidazione

Molti dipendenti hanno diversi dubbi riguardo al prospetto di liquidazione.

Una delle domande più comuni è: “Come si calcola il TFR?”.

Il Trattamento di Fine Rapporto si calcola sommando, per ogni anno, una quota pari allo stipendio lordo annuo diviso per 13.5, e aggiornando annualmente il risultato con un tasso di rivalutazione dell’1.5% fisso più il 75% dell’aumento dell’indice ISTAT.

Altri si chiedono: “Cos’è incluso nel periodo di preavviso non lavorato?”.

Questo importo è una compensazione per quel lasso di tempo in cui il dipendente dovrebbe essere ancora in servizio, ma si interrompe immediatamente la collaborazione lavorativa senza preavviso.

Un’altra preoccupazione riguarda la tassazione applicata nel liquidare le varie componenti, che varia secondo la natura dei compensi.

Tali tasse possono essere trattenute alla fonte dall’azienda prima di fornire i pagamenti netti.

Capire questi meccanismi può risultare complesso, specialmente senza una guida, perciò è sempre importante rimanere aggiornati con le leggi e consultare esperti quando necessario.

Ricevi assistenza per la verifica del prospetto

Se ci si sente sopraffatti dal prospetto di liquidazione, o rimangono dubbi sulle voci in esso riportate, è utile sapere che sono disponibili risorse per fornire supporto.

Specialisti in materia fiscale e del lavoro, come consulenti del lavoro e commercialisti, possono offrire un’analisi approfondita e imparziale del documento, assicurando che tutte le voci siano state calcolate e incluse correttamente.

Oltre agli esperti, molte aziende e risorse online forniscono strumenti di confronto automatico per verificare il prospetto di liquidazione.

Questi strumenti confrontano i dati inseriti con le normative vigenti, aiutando a identificare se ci sono discrepanze o errori.

Inoltre, rivolgersi a sindacati o associazioni lavorative è un modo efficace per ricevere assistenza, poiché essi offrono spesso servizi di verifica e supporto legale ai propri membri.

Quando si ha il controllo e la comprensione del prospetto di liquidazione, si assicurano tranquillità e la garanzia di ricevere pienamente quanto dovuto.

Addio IMU, la nuova sentenza della Cassazione cambia tutto: ora puoi richiedere l’esenzione

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IMU, novità 2025
IMU: tutte le novità del 2025 - (diritto-lavoro.com)

Il 2025 segna un cambiamento significativo per chi acquista o possiede una prima casa. Ecco tutte le novità che dobbiamo conoscere

La Cassazione ha confermato la doppia esenzione Imu per coppie. Agevolazioni sull’acquisto della prima casa rimangono valide, ma con requisiti più severi. Il Fondo di garanzia per mutui è prorogato fino al 2027, con vantaggi per giovani e nuclei familiari. Infine, il bonus ristrutturazioni subisce modifiche, con detrazioni ridotte e nuove condizioni.

Il 2025 si presenta come un anno ricco di novità per chi possiede o è intenzionato ad acquistare una prima casa in Italia. Tra le più significative innovazioni ci sono le recenti sentenze della Corte di Cassazione riguardanti l’IMU e le nuove misure fiscali introdotte dalla Legge di Bilancio. Questo articolo si propone di esplorare in dettaglio questi cambiamenti, con un focus particolare sulle agevolazioni per le coppie sposate o unite civilmente che, pur vivendo in abitazioni distinte, possono beneficiare di esenzioni fiscali.

Doppia esenzione IMU: la sentenza della Cassazione

La Corte di Cassazione ha messo fine a una lunga serie di interpretazioni e incertezze riguardanti l’esenzione dall’IMU per le coppie coniugate. Ora, è ufficiale: anche i coniugi che risiedono in immobili distinti possono entrambi godere dell’esenzione dall’IMU sulla loro prima casa. Questa decisione si applica anche nel caso in cui le abitazioni si trovino nello stesso Comune. La Cassazione ha evidenziato che la separazione fisica per motivi personali non implica necessariamente la fine del legame affettivo tra i coniugi. Ciò rappresenta un’importante vittoria per molte coppie che, pur vivendo in situazioni diverse, desiderano tutelare il proprio patrimonio e ridurre il carico fiscale.

Novità su IMU e tassi mutui
Casa: tutte le novità 2025 – (diritto-lavoro.com)

Il 2025 conferma anche significative agevolazioni per chi decide di acquistare la propria prima casa. Gli acquirenti possono continuare a beneficiare di un’imposta di registro ridotta al 2% sul valore catastale dell’immobile, rispetto al 9% previsto per le compravendite ordinarie. Inoltre, le imposte ipotecarie e catastali sono fissate a un importo di soli 50 euro, mentre l’IVA per gli acquisti da imprese soggette a IVA è ridotta al 4%. Anche le pertinenze, come box auto e cantine, possono godere di agevolazioni fiscali se acquistate separatamente.

Con l’introduzione di queste agevolazioni, ci sono però anche nuovi requisiti che devono essere rispettati per non perdere i benefici fiscali. Ad esempio, se si possiede già una prima casa nello stesso Comune, è obbligatorio vendere l’immobile esistente prima di procedere all’acquisto di una nuova abitazione. Il termine per effettuare questa vendita è stato esteso da 12 a 24 mesi, permettendo così maggiore flessibilità per i contribuenti.

Un’altra importante novità riguarda il Fondo di garanzia “prima casa”, il quale è stato prorogato fino alla fine del 2027, con un raddoppio delle risorse disponibili. Questo fondo garantisce fino all’80% del valore dell’immobile (fino a un massimo di 250.000 euro) e si rivolge a diverse categorie di acquirenti, tra cui i giovani sotto i 36 anni, coppie sposate o conviventi da almeno due anni, nuclei monogenitoriali con figli, locatari di alloggi popolari e famiglie numerose con almeno tre figli.

Infine, un aspetto da non sottovalutare è il bonus ristrutturazioni, che nel 2025 subisce delle modifiche. La detrazione Irpef scende al 50% e si applica esclusivamente alla prima casa, mentre per gli immobili secondari la detrazione si riduce al 36%. Inoltre, il tetto massimo di spesa per beneficiare di questa detrazione è fissato a 96.000 euro. A partire dal 2026, la percentuale di detrazione calerà ulteriormente, richiedendo ai contribuenti di pianificare attentamente le proprie spese.

Lavoro dipendente e freelancing: puoi davvero farli insieme senza problemi?

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Lavoro dipendente e freelancing: puoi davvero farli insieme senza problemi?
Compatibilità tra lavoro dipendente e freelancing (diritto-lavoro.com)

L’articolo esplora le dinamiche tra contratti di lavoro dipendente e l’attività freelance, analizzando aspetti come clausole di non concorrenza, limiti legali e la gestione dei progetti come freelance.

Introduzione al lavoro freelance

Negli ultimi anni, il lavoro freelance ha conosciuto una crescita esponenziale, diventando un’alternativa sempre più attraente e sostenibile al lavoro dipendente tradizionale.

Con la flessibilità di gestire il proprio tempo e scegliere i progetti, molti professionisti optano per intraprendere una carriera autonoma.

Tuttavia, la transizione al freelancing non è esente da sfide, in particolar modo quando si tratta di compatibilità con contratti di lavoro dipendente.

Mentre i vantaggi del freelance, come la possibilità di lavorare per clienti diversi e la libertà geografica, sono evidenti, esistono anche numerosi ostacoli legali e contrattuali da considerare.

Da clausole di non concorrenza a limiti imposti dai contratti esistenti, i freelance devono navigare attentamente tra gli obblighi contrattuali per evitare violazioni e conflitti di interesse.

Questo articolo esplorerà le diverse sfaccettature di questa compatibilità, offrendo una guida su come gestire al meglio la transizione e la coesistenza tra questi due mondi del lavoro.

Introduzione al lavoro freelance
Lavoro freelance (diritto-lavoro.com)

Clausole di non concorrenza e lavoro autonomo

Una delle maggiori preoccupazioni per chi passa da un contratto di lavoro dipendente al status di freelance riguarda le clausole di non concorrenza.

Queste clausole, spesso presenti nei contratti di lavoro dipendente, mirano a proteggere le aziende dalla perdita di personale e dalla diffusione di informazioni riservate ai concorrenti.

Di solito, tali clausole impongono restrizioni al dipendente in termini di dove e per chi possono lavorare dopo aver lasciato l’azienda.

Tuttavia, per i freelance, queste clausole possono costituire un ostacolo significativo nell’acquisire nuovi progetti o clienti, in quanto possono limitare la capacità di lavorare in determinati settori o per determinate aziende.

Le leggi sulla validità e applicabilità di tali clausole variano significativamente tra paesi e regioni, e in molti casi, l’enforceability dipende dalla ragionevolezza e dalla necessità delle restrizioni imposte.

È essenziale per un freelance comprendere a fondo le clausole di non concorrenza presenti nel proprio contratto precedente e, se necessario, consultare un legale per esaminare le sue opzioni.

I confini legali del freelancing

Addentrandosi nel mondo del freelancing, i professionisti devono anche confrontarsi con i confini legali che regolano questa modalità di lavoro.

Diversamente dai rapporti di impiego tradizionali, il freelancing implica spesso relazioni contrattuali tra un individuo e una pluralità di clienti o aziende.

Questo porta alla necessità di gestire aspetti legali come la definizione dei termini di pagamento, la proprietà intellettuale, e l’applicabilità della legge contrattuale.

In molti paesi, i freelance devono anche fare attenzione alle normative fiscali, che possono variare a seconda della loro residenza e delle aree in cui operano.

Al fine di evitare complicazioni legali, è imperativo che i freelance stipulino contratti chiari e dettagliati con i propri clienti.

Inoltre, possono trarre grande beneficio dalla consulenza di esperti in diritto del lavoro e contratti commerciali, che possono aiutare a interpretare le clausole e a gestire eventuali controversie.

Gestione dei progetti come freelance

Uno degli aspetti chiave del successo nel freelancing è la gestione dei progetti.

In assenza di una struttura aziendale che supporta il flusso del lavoro, i freelance devono sviluppare forti competenze organizzative e gestionali.

La capacità di pianificare e di gestire le scadenze è cruciale, così come l’efficacia nel comunicare con i clienti e il mantenimento di relazioni professionali.

I freelance devono spesso bilanciare più progetti contemporaneamente, il che richiede non solo competenze tecniche e di gestione del tempo, ma anche un’approccio strategico per stabilire le priorità e allocare le risorse.

Strumenti digitali come software di gestione progetti, piattaforme di comunicazione e sistemi di gestione documenti possono essere risorse inestimabili per ottimizzare la produttività e garantire la qualità del lavoro.

Inoltre, l’essere in grado di negoziare termini contrattuali e comprendere le aspettative del cliente sono abilità vitali per mantenere una clientela soddisfatta e fidelizzata.

Libertà contrattuale e limiti legali

Il mondo del freelancing offre una notevole libertà contrattuale, permettendo ai lavoratori di negoziare liberamente i termini di lavoro con i clienti.

Tuttavia, questa libertà è incorniciata da limiti legali che i freelance devono rispettare.

La creazione di contratti personalizzati è essenziale per proteggere sia il freelance che il cliente, delineando in modo chiaro gli ambiti di lavoro, le tempistiche, e le modalità di pagamento.

In questo contesto, è fondamentale che i freelance abbiano una comprensione approfondita dei diritti contrattuali e delle responsabilità legali.

Sebbene la libertà contrattuale permetta un’ampia personalizzazione, le disposizioni di base relative alla buona fede, all’equità, e alla protezione del consumatore non possono essere derogate.

I freelance devono essere consci dei limiti legali del loro lavoro, in particolare in relazione a questioni di responsabilità e diritti sulla proprietà intellettuale.

I contratti ben strutturati aiutano a prevenire malintesi e dispute, rappresentando un pilastro centrale per il successo continuo nel freelancing.

Quando i freelance possono ignorare clausole

In alcuni casi, i freelance si trovano in situazioni in cui potrebbero ignorare determinate clausole del loro precedente contratto di lavoro.

Questo accade solitamente quando tali clausole sono considerate inapplicabili o non ragionevoli ai sensi della legge vigente.

Per esempio, una clausola di non concorrenza molto restrittiva che impedisce ad un ex-dipendente di lavorare in un intero settore potrebbe non essere valida in alcune giurisdizioni.

I tribunali tendono a bilanciare le esigenze di protezione delle imprese con il diritto dell’individuo a guadagnarsi da vivere.

Tuttavia, la scelta di ignorare una clausola mette a rischio il freelance di azioni legali, quindi è una scelta che va ponderata attentamente e preferibilmente con l’assistenza di un legale.

I freelance devono essere in grado di dimostrare che tali clausole impongono restrizioni indebite e contrarie alla pubblica utilità per poterle sfidare con successo.

L’ignoranza della legge non è una difesa valida, quindi è cruciale che i freelance agiscano informati e consapevoli dei loro diritti e obblighi.

Addio alle carte, prelevare al bancomat sarà completamente diverso: come dovrai ritirare i tuoi soldi

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addio bancomat cosa lo sostituisce
Addio al bancomat, grande novità in arrivo - diritto-lavoro.it

Siamo molti vicini a dire addio ai Bancomat. Il futuro sarà completamente diverso, ecco come dovrai ritirare i tuoi soldi.

Prelevare denaro contante senza dover più inserire fisicamente la carta nello sportello. Un’idea che fino a qualche anno fa sembrava appartenere alla fantascienza ma che ora è diventata realtà e sarà presto la normalità in tutta Europa, Italia compresa.

Le banche, spinte dalla progressiva degitalizzazione e dall’esigenza di rafforzare la sicurezza delle transazioni, stanno gradualmente abbandonando il vecchio sistema delle carte fisiche per puntare su un metodo più moderno, assai più pratico e sicuro: il prelievo tramite smartphone, utilizzando la tecnologie NFC (Near Field Communication).

Cosa significa prelevare senza bancomat

Senza bisogno di portare con sé il portafoglio o di ricordare il PIN, gli utenti possono oggi effettuare un prelievo in pochi semplici passi. Basta avvicinare lo smartphone al lettore contactless dello sportello ATM, autorizzare l’operazione con un dato biometrico (impronta digitale o riconoscimento facciale) e ritirare il denaro.

addio bancomat cosa lo sostituisce
In un futuro non lontano si farà tutto con lo smartphone – diritto-lavoro.it

Tutto questo è possibile grazie all’integrazione delle proprie carte nei portafogli digitali come Apple Pay, Google Wallet o applicazioni bancarie dedicate. Non si tratta più di una funzione sperimentale. Istituto come Eurobank, National Bank e Piraeus Bank in Europa già la utilizzano da tempo. E anche in Italia diverse banche si stanno adattando, aggiornando gli ATM con terminali NFC e promuovendo questa modalità ai clienti.

Come funziona il sistema

Il funzionamento è sorpredentemente semplice. Una volta che la carta è stata registrata sul wallet digitale del proprio smartphone è sufficiente avvicinare il telefono allo sportello abilitato NFC (riconoscibile dall’icona del segnale contactless), autenticarsi tramite biometria o codice, selezionare l’importo da prelevare e, infine, ritirare il denaro.

Nessuna tessera inserita, nessun PIN da digitare con il rischio che venga copiato da malintenzionati. Questa innovazione porta chiaramente con sé una lunga lista di benefici. Innanzitutto, appunto, la sicurezza. Il rischio di frodi come lo skimming (la clonazione della banda magnetica della carta) viene abbattuto. Inoltre le autenticazioni biometriche sono molto più difficili da eludere rispetto al codice PIN.

E vogliamo parlare della comodità di questo metodo? Basta un semplice smartphone per gestire tutte le esigenze bancarie, incluso il prelievo. Niente più tessere dimenticate o smagnetizzate. L’operazione è decisamente più fluida e veloce e consente di alleggerire il portafoglio, oggi sempre più dematerializzato.

Anche gli istituiti di credito ne traggono vantaggio. Gli sportelli ATM contactless sono meno soggetti a guasti non avendo componenti meccaniche che leggono le carte. Meno manutenzione significa meno spese operative e un sistema più affidabile per tutti.

Preavviso: cosa devi sapere prima di lasciare o essere licenziato

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Preavviso: cosa devi sapere prima di lasciare o essere licenziato
Preavviso, diritti e doveri prima di lasciare il lavoro (diritto-lavoro.com)

L’articolo esplora i principali aspetti del preavviso di dimissioni e licenziamento, includendo indicazioni su durata, eccezioni, e risorse utili per i lavoratori. Si analizzano anche i termini previsti dai contratti collettivi nazionali e come evitare penalizzazioni.

Durata del preavviso secondo la legge

La durata del preavviso rappresenta un elemento cruciale all’interno del rapporto di lavoro e varia in base a specifiche normative nazionali e contrattuali.

Secondo la legge italiana, la durata del preavviso può differire in funzione del tipo di contratto, della posizione occupata dal lavoratore e dell’anzianità aziendale.

In generale, la normativa prevede un periodo di preavviso che non è mai inferiore a due settimane per i dipendenti meno anziani, ma può estendersi a diversi mesi per i lavoratori inseriti in ruoli di maggiore responsabilità o con un’anzianità significativa.

Questa differenziazione ha l’obiettivo di tutelare entrambe le parti coinvolte nel rapporto lavorativo, permettendo al datore di lavoro di trovare una sostituzione idonea e al lavoratore di avere il tempo necessario per organizzare il futuro professionale.

È essenziale che ogni lavoratore conosca esattamente i termini di preavviso applicabili al proprio contratto per evitare conseguenze legali o economiche dovute a comunicazioni intempestive.

Durata del preavviso secondo la legge
Durata del preavviso in caso di dimissioni o licenziamento (diritto-lavoro..com)

Eccezioni ai termini standard di preavviso

Pur esistendo delle normative generali, ci sono alcune eccezioni che influenzano i termini di preavviso.

In alcune circostanze, i contratti individuali possono prevedere periodi di preavviso diversi rispetto agli standard generali stabiliti dalla legge o dal contratto collettivo nazionale.

Queste eccezioni possono derivare da clausole particolari volte a soddisfare esigenze specifiche dell’azienda o del lavoratore.

Ad esempio, in casi di licenziamento per giusta causa, il preavviso può non essere dovuto.

Situazioni impreviste, come incidenti o malattie, possono inoltre influire sui termini standard di preavviso, in quanto la legge prevede la possibilità di ridurre o annullare tale periodo per cause di forza maggiore.

Questo è particolarmente importante per i lavoratori che cercano di tutelare i propri diritti in condizioni avverse.

Cosa dice il contratto collettivo nazionale

Il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) rappresenta una fonte normativa primaria che definisce i diritti e i doveri dei lavoratori e dei datori di lavoro all’interno di un settore specifico.

In particolare, stabilisce i termini di preavviso che devono essere rispettati in caso di cessazione del rapporto di lavoro.

Ogni settore lavorativo può avere disposizioni peculiari determinate dal relativo CCNL, che possono variare non solo in termini di durata del preavviso ma anche rispetto alle modalità e alle condizioni per il suo esercizio.

Ad esempio, il CCNL del commercio può prevedere tempistiche differenziate rispetto a quello dell’industria, riflettendo le esigenze propriamente specifiche di ciascun settore.

Comprendere quanto stabilito dal proprio contratto collettivo è fondamentale per evitare situazioni di conflitto e garantire che ogni azione intrapresa sia in linea con quanto sancito dalle normative vigenti.

Come evitare penalizzazioni per mancato preavviso

Il mancato rispetto dei termini di preavviso prestabiliti può comportare conseguenze economiche per il lavoratore, come il rischio di dover pagare un’indennità sostitutiva al datore di lavoro.

Per evitare tali penalizzazioni, è consigliabile che il lavoratore pianifichi con anticipo la comunicazione delle dimissioni, rispettando i termini stabiliti dal contratto.

Inoltre, è importante mantenere una documentazione corretta e completa di tutte le comunicazioni intrattenute con il datore di lavoro, che potrebbe fare la differenza in caso di contestazione.

In alcuni casi, è possibile accordarsi con il datore di lavoro per ridurre o eliminare il periodo di preavviso, soprattutto se il lavoratore riesce a motivare in maniera convincente le proprie necessità.

Ad ogni modo, conoscere precisamente i diritti e i doveri sanciti dal proprio contratto risulta essenziale per evitare qualsiasi tipo di penalizzazione economica.

Quando il preavviso non è obbligatorio

Sebbene il preavviso sia generalmente obbligatorio, esistono circostanze in cui non è richiesto.

Una delle situazioni più comuni in cui il preavviso non è obbligatorio è il licenziamento per giusta causa, dove il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore è compromesso in maniera tale da non permettere la continuità lavorativa.

Allo stesso modo, il preavviso non è richiesto in caso di dimissioni per giusta causa, come ad esempio situazioni di grave inadempimento contrattuale da parte del datore di lavoro o condizioni ambientali di lavoro ostili e insostenibili.

È importante notare che, qualora un lavoratore si ritrovasse in situazioni che giustifichino l’assenza di preavviso, questo dovrebbe comunque documentare accuratamente le cause e, preferibilmente, consultare un legale o sindacato per orientamenti specifici, attenendosi a quanto previsto dalla normativa di riferimento per evitare dispute legali.

Risorse utili per chiarimenti sui diritti

Per chiunque cerchi di approfondire i propri diritti sul lavoro relativi al preavviso e ad altri aspetti del rapporto lavorativo, esistono diverse risorse utili.

A livello nazionale, i sindacati rappresentano un punto di riferimento fondamentale per ottenere guida e supporto.

Essi offrono consulenze legali e informative che possono aiutare i lavoratori a navigare tra le complesse normative del lavoro.

Anche i consulenti del lavoro e gli avvocati specializzati in diritto del lavoro possono fornire supporto personalizzato, analizzando singolarmente le esigenze dei lavoratori.

Inoltre, il portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali fornisce accesso a documentazione utile e aggiornamenti normativi.

Partecipare a workshop o eventi informativi organizzati a livello locale può anche offrire occasioni di apprendimento diretto.

Conoscere a fondo le risorse disponibili è il primo passo per avere piena coscienza e tutela dei propri diritti in campo lavorativo.

Lavori part-time? Ecco tutti i diritti che forse non sai di avere

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Qual è l’impatto economico del part-time sulla disoccupazione? Analisi, trend e implicazioni per il mercato del lavoro
Impatto economico del part-time sulla disoccupazione (diritto-lavoro.com)

In Italia, i lavoratori part-time godono di specifiche tutele legali che regolano i loro contratti, diritti e procedure per l’aumento delle ore lavorative. Gli enti di controllo del lavoro svolgono un ruolo cruciale nel garantire il rispetto di queste norme.

Leggi italiane sui contratti part-time

In Italia, il lavoro part-time è regolato dal Decreto Legislativo 81/2015, parte integrante del Jobs Act.

Questo decreto stabilisce che il contratto part-time deve essere stipulato in forma scritta, specificando la durata della prestazione lavorativa e la relativa collocazione oraria.

L’accordo tra le parti deve includere la distribuzione delle ore lavorative giornaliere, settimanali, mensili o annuali.

Tale regolamentazione garantisce che le condizioni del lavoro part-time siano chiare e concordate tra il datore di lavoro e il dipendente, offrendo una protezione contrattuale contro eventuali abusi o discrepanze.

Inoltre, la normativa prevede la possibilità di modificare l’orario e le modalità di esecuzione dei compiti, purché ciò avvenga nel rispetto delle condizioni previste dal contratto stesso.

Uno degli aspetti significativi del lavoro part-time in Italia è l’accesso ai benefici e ai diritti similari a quelli dei lavoratori a tempo pieno, incluso il diritto a ferie, malattia e maternità, proporzionati alle ore lavorate.

È cruciale, quindi, che i datori di lavoro rispettino queste disposizioni per evitare sanzioni e contenziosi legali.

Diritti dei lavoratori: cosa sapere

I diritti dei lavoratori part-time in Italia sono equiparabili, in proporzione, a quelli dei lavoratori a tempo pieno.

Questo include, tra gli altri, il diritto alla medesima retribuzione oraria, congedi, sicurezza sul lavoro, e accesso alla formazione.

La legge garantisce inoltre che i lavoratori part-time non siano discriminati rispetto ai loro colleghi a tempo pieno.

Il principio della non discriminazione è fondamentale e si applica a tutti gli aspetti del rapporto di lavoro, inclusi l’accesso alla carriera, lo sviluppo professionale, e le condizioni economiche.

Il lavoratore part-time deve essere coinvolto nelle stesse attività di team building, formazione e aggiornamento che l’azienda offre ai lavoratori a tempo pieno.

Nonostante la proporzionalità delle ore, l’importanza dell’accesso a tutti i benefici aziendali e alle opportunità è un aspetto che molte aziende oggi considerano essenziale per la conservazione e motivazione del personale part-time.

Inoltre, la legge prevede che il lavoratore part-time abbia accesso a tutte le informazioni aziendali che potrebbero influenzare la sua posizione lavorativa.

Diritti dei lavoratori: cosa sapere
Diritti dei lavoratori part-time in Italia (diritto-lavoro.com)

Procedure legali per l’aumento delle ore

Quando un lavoratore part-time in Italia desidera o necessita di un aumento del numero di ore di lavoro, esistono specifiche procedure legali da seguire.

In linea generale, qualsiasi modifica dell’orario deve essere concordata tra il datore di lavoro e il dipendente.

Secondo la normativa vigente, il passaggio da part-time a full-time deve essere volontario, senza alcuna forma di coercizione da parte del datore di lavoro.

Qualora un dipendente venga costretto a modificare la sua tipologia di contratto, il lavoratore può rivolgersi alle autorità competenti per far valere i propri diritti.

Esiste anche la possibilità per le aziende di richiedere una variazione temporanea dell’orario, qualora ci siano esigenze specifiche e contingenti, ma sempre nel rispetto delle normative contrattuali.

Inoltre, in alcuni contratti collettivi nazionali, sono previsti i cosiddetti “clausole elastiche“, che permettono una certa flessibilità, pur garantendo un preavviso ragionevole al lavoratore.

Al lavoratore è riconosciuto il diritto di rifiutare modifiche dell’orario di lavoro se queste non soddisfano le sue esigenze personali e familiari, senza che ciò costituisca motivo di discriminazione o penalizzazione.

Ruolo degli enti di controllo del lavoro

Gli enti di controllo del lavoro in Italia svolgono un ruolo fondamentale nel garantire che i diritti dei lavoratori part-time siano rispettati.

Uno dei principali organismi è l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), che supervisiona e verifica l’attuazione della legislazione sul lavoro.

L’INL ha il compito di condurre ispezioni, investigazioni e, se necessario, sanzionare le violazioni della normativa sul lavoro.

Altri enti, come i sindacati, offrono assistenza ai lavoratori part-time per far valere i propri diritti e forniscono supporto in caso di controversie legali.

A tali organizzazioni possono rivolgersi i lavoratori per chiedere consulenza e supporto legale in merito a questioni contrattuali o discriminazioni subite.

Un altro aspetto critico del ruolo degli enti di controllo è l’educazione dei lavoratori sui loro diritti, organizzando corsi di formazione e sensibilizzazione sia per i lavoratori che per i datori di lavoro.

Questa attività di informazione è cruciale per prevenire le irregolarità e promuovere una cultura del lavoro consapevole e rispettosa delle normative vigenti.

Solo attraverso un’efficace sorveglianza e l’applicazione di sanzioni per chi non rispetta le norme, si può garantire un ambiente di lavoro equo e sicuro per tutti i lavoratori part-time.

Dichiarazione dei Redditi, chi ha detto che devi per forza pagare? Ecco tutti i modi per farla gratis

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dichiarazione redditi gratis
Dichiarazione dei redditi gratis, cosa puoi fare - diritto-lavoro.it

Sai che puoi fare gratis la Dichiarazione dei Redditi di quest’anno? Ecco come (sfruttando l’Agenzia delle Entrate).

Compilare e inviare la Dichiarazione dei Redditi non deve per forza rivelarsi un’operazione costosa. Se da un lato molti contribuenti preferiscono affidarsi a un Caf o a commercialisti per evitar errori, è importante sapere che esistono numerosi strumenti ufficiali completamente gratuiti e di facile utilizzo.

Questi strumenti consentono di gestire l’intero iter in autonomia e, con un po’ di attenzione e il giusto supporto, è possibile risparmiare un bel po’ di tempo ed energie. Ma come fare? In questo caso ci viene in aiuto l’Agenzia delle Entrate.

Quanto costa rivolgersi a un professionista?

Partiamo con una precisazione doverosa: se si sceglie di affidarsi a un Caf o a un professionista, quanto si deve pagare per il modello 730? Le tariffe possono variare dai 30 ai 120 euro, a seconda della Regione e della difficoltò della dichiarazione. Se invece si presenta il Modello Redditi, i costi possono lievitare considerevolmente, fino a raggiungere diverse centinaia di euro.

Ci tratta senza dubbio di spese che possono rappresentare un ostacolo per molti, soprattutto se si deve semplicemente inviare una dichiarazione “base”.

La precompilata e l’assistenza gratuita

Grazie alle innovazioni introdotte negli ultimi anni, il sistema fiscale ha reso molto più accessibile il modello di dichiarazione autonoma. Il 730 precompilato, disponibile online sul sito dell’Agenzia delle Entrate, è uno strumento sempre più completo. Include i dati già in possesso del Fisco (spese sanitarie, interessi sui mutui, versamenti previdenziali ecc.) e può essere accettato, modificato e inoltrato in modo semplice.

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Le opzioni disponibili – diritto-lavoro.it

Oltre al modello precompilato, i contribuenti possono scegliere di farsi seguire nell’iter da una serie di canali di supporto messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Tra di essi troviamo i call center, che possono essere contattati da rete fissa (800 90 96 96), da cellulare (06 97617689) e dall’estero (+39 06 45470468).

Gli operatori sono disponibili dal lunedì al venerdì. dalle ore 9 alle 17. Contattando i call center si possono chiedere informazioni qualunque natura sulla dichiarazione da inviare, inclusi dubbi su detrazioni, correzioni e procedura di invio. In questi casi è però essenziale tenere a portata di mano il proprio codice fiscale, che verrà richiesto per accedere all’area personale.

Se si vuole evitare i call center, ci sono altri canali tra cui scegliere, come gli SMS (inviando un messaggio al numero 339 99 42 645), la Webmail (accedendo all’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, nella sezione “Assistenza fiscale e catastale”, l’app Agenzia delle Entrate (dove prenotare appuntamenti, inviare mail o contattare telefonicamente gli operatori) e infine la prenotazione di un incontro, anche in videoconferenza con un funzionario dell’Agenzia.

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