venerdì, Aprile 19, 2024
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Bonus gasolio 2024, al via le domande

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Bonus gasolio 2024 risparmi
Foto X @qui_finanza

Sono accessibili dal 1° aprile, giorno di Pasquetta, le pratiche per ottenere il bonus gasolio 2024: è possibile risparmiare fino a 200 euro. C’è dunque il recupero delle accise del primo trimestre 2024 sul gasolio e l’HVO acquistato per l’autotrasporto a fini commerciali. Il contributo lo si potrà richiedere in denaro o sotto forma di compensazione. Ammonterà a 214,18 euro ogni mille litri di diesel consumato in questi primi tre mesi.

L’agevolazione è accessibile dal 1° al 30 aprile 2024. La domanda può essere presentata direttamente sul sito Internet dell’Agenzia, seguendo il percorso Accise; Prodotti energetici; Benefici per il gasolio da autotrazione; Benefici gasolio autotrazione 1° trimestre 2024. Se non si può presentare in forma digitale, è possibile presentarla in forma cartacea, riproducendola però su strumenti come pen drive Usb, Cd-rom o Dvd da presentare congiuntamente.

Bonus gasolio, come funziona

Nel caso di imprese nazionali, a ricevere le dichiarazioni per il bonus gasolio deve essere l’Ufficio delle Dogane territorialmente competente rispetto alla sede operativa dell’impresa. Oppure, nel caso di più sedi operative, quello competente rispetto alla sede legale dell’impresa o alla principale tra le sedi operative. Nel caso di imprese europee, invece, che hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi in Italia, le dichiarazioni vanno presentate all’Ufficio delle Dogane territorialmente competente rispetto alla sede di rappresentanza dell’impresa. Per individuare l’Ufficio delle Dogane territorialmente competente è possibile consultare l’elenco pubblicato sul sito delle dogane.

Per quanto riguarda, invece, le imprese al di fuori dell’Unione europea, resta da vedere se sono obbligate alla presentazione della dichiarazione dei redditi in Italia. In caso affermativo saranno soggette alle decisioni di ciascun esercente unionale.

Nell’istanza di richiesta del bonus gasolio si deve indicare se si intende ricevere il contributo in denaro (in questo caso vanno specificati Bic e Iban) o mediante compensazione nel modello F24 utilizzando il codice tributi 6740. Per usufruire del rimborso è obbligatoria l’indicazione nella fattura elettronica della targa del veicolo rifornito da impianti di distribuzione carburanti (nota Agenzia delle Dogane n. 64837 del 7.6.2018). Le dichiarazioni andranno poi trasmesse tramite il Servizio Telematico Doganale – EDI da parte dei soggetti abilitati.

A chi spetta il contributo

Possono richiedere il bonus gasolio coloro che esercitano attività di trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate. Cioè persone fisiche o giuridiche iscritte nell’albo nazionale degli autotrasportatori di cose per conto di terzi. A richiedere il bonus possono essere persone fisiche o giuridiche munite della licenza di esercizio dell’autotrasporto di cose in conto proprio. O anche imprese stabilite in altri Stati membri dell’Unione europea e in possesso dei requisiti previsti. Possono richiederlo anche coloro che esercitano attività di trasporto di persone, cioè enti pubblici o imprese pubbliche locali; imprese esercenti autoservizi interregionali di competenza statale. Imprese esercenti autoservizi di competenza regionale e locale; imprese esercenti autoservizi regolari in ambito comunitario.

Italia, il paese con più distributori

In questo contesto l’Italia ha 22.600 distributori di carburante, ed è il paese europeo che ne ha di più, sopra la Germania (che ne ha 14.500), la Spagna e la Francia. Sono i dati di Faib Confesercenti, associazione di categoria dei benzinai, in occasione della sua assemblea per il 60° di fondazione. Il nostro Paese ha un parco auto che conta oltre 40 milioni di autovetture circolanti, secondo solo alla Germania. In Italia, inoltre, si registra una diffusione del metano sopra la media europea. Siamo il Paese leader in Europa per punti vendita di questo carburante (oltre 1300) e per autovetture circolanti. Al secondo posto c’è la Germania, con circa 835 punti vendita, ma con un circolante di 100mila autoveicoli, contro 1 milione in Italia.

 

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Bonus colonnine elettriche 2024, chi può fare domanda fino al 20 giugno

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domande regole bonus colonnine
Foto X @Pianeta_Design

C’è tempo fino al 20 giugno per richiedere il bonus colonnine elettriche 2024. Ovvero l’agevolazione dedicata a imprese e professionisti che riconosce un contributo del 40% a copertura delle spese ammissibili per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici. Una strategia che fa parte della svolta in corso a livello nazionale ed europeo verso la cosiddetta economia green. Dalla prima edizione sono disponibili ancora 70 milioni di euro. I canali per l’invio della domanda a seconda della tipologia di intervento sono due: tramite il portale Invitalia oppure a mezzo Pec (Posta elettronica certificata).

La piattaforma Invitalia mette a disposizione i seguenti interventi: acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo inferiore a 375mila euro da parte di imprese. E acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica da parte di professionisti. La domanda la si deve invece inviare esclusivamente via Pec per gli interventi relativi all’acquisto e all’installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo pari o superiore a 375mila euro da parte di imprese. Questo l’indirizzo di posta elettronica: CRE1@postacert.invitalia.it

Le spese e i requisiti delle imprese

Lo sportello della prima edizione del bonus si è chiuso lo scorso 30 novembre. La misura serve nel complesso per aiutare i beneficiari in alcune spese. Ossia l’acquisto e la messa in opera di infrastrutture di ricarica, comprese le spese per l’installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere edili strettamente necessarie, gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio. Ma anche la connessione alla rete elettrica; le spese di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi.

In questi ultimi due casi la copertura massima dell’agevolazione è pari al 10%. Possono beneficiare del bonus colonnine le imprese di qualunque dimensione su tutto il territorio nazionale e i singoli professionisti in possesso dei requisiti che la normativa prevede. I requisiti specifici sono indicati nel decreto Mase del 25 agosto 2021. Eccone, di seguito, alcuni per quanto riguarda le imprese. Avere la sede sul territorio italiano, risultare attive e iscritte al Registro delle imprese, non essere in situazione di difficoltà.

Le imprese inoltre, devono essere iscritte presso Inps o Inail e avere una posizione contributiva regolare, così come risultante dal documento unico di regolarità contributiva (DURC), essere in regola con gli adempimenti fiscali. Ai professionisti è invece richiesto, fra le altre cose, la presentazione di un volume d’affari, nell’ultima dichiarazione IVA trasmessa all’Agenzia delle Entrate, così come risultante dal rigo VE50, non inferiore al valore della infrastruttura di ricarica per la quale è richiesto il contributo. Per i professionisti che applicano il regime forfettario, il valore dell’infrastruttura di ricarica non può essere superiore a 20mila euro.

Bonus, informazioni e numero verde

Per informazioni e chiarimenti sul bonus Bonus colonnine elettriche 2024 è possibile contattare Invitalia, che gestisce la misura per conto del ministero delle Infrastrutture. Si può telefonare al numero verde gratuito 800 77 53 97 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18). Alle richieste di chiarimenti pervenute si fornisce una risposta attraverso le FAQ (risposte alle domande frequenti). Né il ministero né Invitalia daranno risposte a quesiti relativi a casi specifici, ma soltanto a quelli aventi carattere generale relativi all’interpretazione delle disposizioni attuative.

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Certificazione Unica 2024 disponibile online attraverso i canali INPS

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Certificazione Unica 2024
Certificazione Unica INPS 2024 - diritto-lavoro.com Foto crediti: Pinterest

Dal 15 marzo scorso, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ha reso disponibile la Certificazione Unica (CU) 2024 relativa all’anno d’imposta 2023. Questo documento, che l’INPS emette, è consultabile attraverso il suo portale ufficiale e si può scaricare autenticandosi con le proprie credenziali digitali.

La Certificazione Unica (precedentemente conosciuta come modello CUD) gioca un ruolo essenziale nell’ambito fiscale, poiché fornisce un dettagliato resoconto dei redditi accumulati nell’anno precedente nonché delle ritenute fiscali e contributive applicate. I sostituti d’imposta, come i datori di lavoro o gli enti pensionistici di riferimento, emettono questo documento, che è una componente fondamentale per compilare correttamente la dichiarazione dei redditi.

Funzione della Certificazione Unica (CU) nell’adempimento fiscale

Come già anticipato, la Certificazione Unica (CU), essenziale ai fini fiscali, fornisce una dettagliata panoramica dei redditi percepiti e delle ritenute subite dal contribuente. Questo consente di determinare correttamente l’ammontare delle imposte dovute all’Agenzia delle Entrate, con l’eventuale aggiunta di ulteriori redditi derivanti da altre fonti (quali terreni, fabbricati, lavoro dipendente o autonomo) rispetto a quanto attestato dall’INPS.

Il processo di conguaglio fiscale appena descritto avviene durante la presentazione del modello 730 o del modello “REDDITI Persone fisiche”. Tuttavia, in situazioni in cui non vi siano altri redditi o detrazioni fiscali da considerare, la CU stessa rappresenta una dichiarazione dei redditi completa, non essendo necessario presentare ulteriormente il modello 730 o il modello Redditi.

Soggetti interessati dalla Certificazione Unica INPS 2024

La Certificazione Unica INPS 2024 è essenziale per tutti coloro che abbiano percepito redditi nel corso del 2023, quali:

  • redditi da lavoro dipendente e assimilati;
  • di pensione;
  • redditi da lavoro autonomo con ritenuta d’acconto;
  • redditi da prestazioni a pagamento diretto (come NASpI, disoccupazione collaboratori, CIG, ecc.).

Sono interessati, pertanto, tutti i beneficiari di prestazioni erogate direttamente dall’INPS, i cui importi sono soggetti a tassazione. Questo comprende, ad esempio, indennità di disoccupazione come NASpI e DIS-COLL, oltre alle pensioni.

È importante sottolineare che, quando sono presenti due o più prestazioni erogate dall’INPS, viene generato un unico documento, il cui scopo è certificare tutti i redditi percepiti dallo stesso beneficiario.

Procedure per l’ottenimento della CU INPS 2024

Per ottenere il modello CU 2024 è necessario accedere all’area personale MyINPS utilizzando le proprie credenziali di autenticazione, quali SPID, CIE, CNS, PIN, o eIDAS. Una volta autenticati, è possibile trovare il documento nella sezione “I tuoi servizi e strumenti”, sotto “Servizi fiscali e pagamenti ricevuti da INPS”, selezionando “Certificazione Unica 2024 (Cittadino)”.

Per i pensionati, è disponibile anche il download del documento tramite il servizio online “Cedolino della pensione”.

In alternativa, la Certificazione Unica può essere richiesta attraverso diverse modalità:

  • Patronati, CAF e professionisti abilitati;
  • Invio tramite posta elettronica certificata (PEC) all’indirizzo richiestacertificazioneunica@postacert.inps.gov.it, allegando una copia del documento di identità del richiedente. In questo caso, la Certificazione Unica sarà inviata direttamente dall’INPS alla casella di posta elettronica utilizzata per la richiesta;
  • Utilizzo del numero verde dedicato 800 434320;
  • Contattando il Contact center multicanale ai numeri 803 164 oppure 06 164164.
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Orale legale 2024, ecco quanto si risparmia

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ora legale ora solare vantaggi e svantaggi
Foto X @elpepito_78

Da domenica di Pasqua, 31 marzo 2024, è entrata in vigore l’ora legale per l’anno in corso. Lancette avanti di un’ora e un’ora in meno per riposare di notte, dunque. Allo stesso tempo, però, come è noto, c’è un’ora di luce in più a disposizione ogni giorno per 7 mesi: fino al 27 ottobre, quando si tornerà a quella solare. L’ora legale consente infatti di sfruttare meglio la luce solare durante le giornate più lunghe di primavera ed estate e permette di ridurre il consumo di energia elettrica.

Da anni si discute sulla necessità di eliminare questo passaggio, dall’ora solare a quella legale e viceversa, che avviene due volte all’anno. Al momento, però, tutto resta come adesso. Secondo le stime di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, durante i 7 mesi di ora legale l’Italia risparmierà circa 90 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 370 milioni di kilowattora che genererà, inoltre, un rilevante beneficio ambientale. Un beneficio quantificabile nella riduzione di circa 170mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

I risparmi economici per l’Italia

Il beneficio economico stimato per il periodo di ora legale nel 2024 lo si calcola considerando che il costo del kWh medio per il cliente domestico tipo in tutela (secondo i dati dell’Arera) è, attualmente, pari a circa 24,3 centesimi di euro al lordo delle imposte. I circa 370 milioni di kWh di minori consumi di elettricità equivalgono al fabbisogno medio annuo di oltre 150 mila famiglie.

Dal 2004 al 2023, secondo l’analisi della società guidata da Giuseppina Di Foggia, il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 11,7 miliardi di kWh e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di circa 2,2 miliardi di euro.

Ma l’ora legale fa bene o fa male?

Da anni si discute sulla necessità di eliminare questo passaggio, dall’ora solare a quella legale e viceversa, che avviene due volte all’anno. “L’ora legale va mantenuta tutto l’anno“, afferma da sempre il pediatra Italo Farnetani che chiama in causa la Costituzione. “L’articolo 32 recita che ‘la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività’“, ricorda il medico all’Adnkronos Salute.

Ma se questo è vero, osserva, “il cambio dell’ora rappresenta una duplice contraddizione“. “Innanzitutto – spiega il professore – perché sono noti gli effetti benefici della luce sulla salute e sull’organismo“, e quindi l’ora legale che ‘allunga’ le giornate andrebbe resa perenne. “E poi perché interferire due volte all’anno“, adesso e a fine ottobre quando si ripasserà all’ora solare, “sui ritmi cronobiologici dell’organismo non solo non è una promozione della salute, ma non è nemmeno nell’interesse della collettività. Perché creare un disagio all’organismo, che perdura per alcuni giorni con riflessi sul comportamento e il rendimento, è senza dubbio qualcosa di negativo“.

Ora legale, pro e contro

All’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione di Medicina personalizzata (Fmp), spiega che “studi ancora più recenti chiariscono come il passaggio all’ora legale a ogni primavera influisca sulla salute non solo subito dopo il cambio dell’ora. Ma anche nei mesi che seguiranno prima del ritorno all’ora solare. Ovvero mesi nei quali il cambio dell’ora fa sì che la luce naturale sia presente, rispetto a tempi invernali, un’ora più tardi al mattino e un’ora più tardi la sera. “C’è infine da ricordare che la prolungata esposizione alla luce per quasi 8 mesi ritarda il rilascio di melatonina da parte del cervello, ciò che a sua volta interferisce con il sonno riducendone complessivamente la durata“.

 

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Concorso Agenzie delle Entrate: si cercano 50 informatici

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Concorso Agenzia Entrate
Esterno della sede centrale dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, Roma @Crediti Ansa - DirittoLavoro

Uscito di recente un nuovo bando per l’assegnazione di 50 posti, spettanti ad esperti informatici ICT, in seno ad un concorso Agenzia delle Entrate.

L’Agenzia delle Entrate ha reso pubblico un nuovo bando di concorso per l’assunzione di 50 esperti nel settore ICT (ovvero: Information & Communication Technology). Il concorso è destinato a figure altamente qualificate che potranno essere inserite nella suddetta area dell’Agenzia delle Entrate. Le figure professionali saranno suddivise tra esperti data analyst e addetti alle infrastrutture e alla sicurezza informatica. Le candidature sono aperte fino al 24 aprile 2024. Per accedere al bando di concorso Agenzie delle Entrate è necessario entrare nel portale ‘inPa’.

A chi è indirizzato il concorso Agenzia delle Entrate

Il concorso Agenzie delle Entrate darà la possibilità a 25 esperti data analyst e a 25 addetti alle infrastrutture e alla sicurezza informatica di essere assunti con contratto full time e indeterminato. Ovviamente, per poter accedere al bando sono indispensabili alcuni requisiti di base. Nello specifico, per il ruolo di data analyst, è necessaria una competenza approfondita nella raccolta, modellazione e analisi dei dati, attraverso l’utilizzo di strumenti open source e di mercato. Invece, per gli addetti alle infrastrutture e alla sicurezza informatica è richiesta esperienza nella progettazione e nell’analisi di servizi ICT.

Per ciò che concerne i requisiti generali è bene precisare che possono accedere al concorso Agenzia delle Entrate coloro che si trovano in possesso di un adeguato titolo di studio. Come precisa il bando: a) laurea triennale (L) nelle seguenti classi di laurea o titolo equiparato: Ingegneria dell’informazione (L-8); Ingegneria industriale (L-9); Scienze e tecnologie informatiche (L-31); Scienze e tecnologie fisiche (L-30); Scienze matematiche (L-35); oppure: b) diploma di laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni, Ingegneria elettronica, Ingegneria informatica, Ingegneria Gestionale, Fisica, Matematica o Informatica conseguito secondo l’ordinamento di studi previgente al D.M. n. 509/99 o titolo equipollente per legge; c) laurea specialistica o magistrale equiparata ai suddetti diplomi di laurea secondo quanto stabilito dal Decreto interministeriale del 9 luglio 2009.

Tutti i requisiti necessari e le prove

Inoltre ulteriori requisiti sono la cittadinanza italiana, una posizione regolare nei riguardi degli obblighi militari, godimento dei diritti politici e civili ed infine idoneità fisica all’impiego. Per quanto concerne le prove, dopo l’ammissione al concorso Agenzia delle Entrate, i candidati dovranno rispondere ad una serie di domande a risposta multipla, relative alla materia di competenza della professione (le materie precise sono indicate nel bando a questo link). Per i candidati che otterranno un punteggio di almeno 21/30 nella prova scritta vi sarà l’accesso alla prova orale in cui saranno comprese anche le verifiche dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche oltre che della conoscenza della lingua inglese.

Al termine è prevista una graduatoria finale che indicherà in vincitori del concorso Agenzia delle Entrate. Il bando prevede un periodo di prova di quattro mesi per valutare l’idoneità effettiva delle figure assunte. Tale periodo di prova è finalizzato a verificare l’abilità dei lavoratori nelle situazioni concrete, così come la capacità di saper trovare soluzioni ai problemi sia di ordine operativo che trasversali. Dunque, oggetto di valutazione nel periodo di prova saranno: attitudine al problem solving, impegno e affidabilità e capacità di organizzare il proprio lavoro.

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Trump Media Group, +40% al debutto a Wall Street

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Trump Borsa Wall Street
Donald Trump. Foto Ansa/Epa Sarah Yenesel

Le azioni dell’impresa di social media dell’ex presidente americano Donald Trump – di nuovo in corsa per la Casa Bianca alle elezioni del 5 novembre 2024 – sono balzate del +40%. Il tutto nel solo primo giorno di contrattazioni al Nasdaq. Trump Media & Technology Group gestisce la piattaforma di social media Truth Social. Ovvero lo strumento digitale personale del tycoon destinato ad avere un ruolo chiave anche nel corso dell’attuale campagna elettorale statunitense. 

Prima dell’inizio delle contrattazioni, il 26 marzo, il valore di mercato di Trump Media era di circa 6,8 miliardi di dollari. Una cifra destinata a salire notevolmente se i primi guadagni delle azioni si confermeranno. Le azioni sono quotate con il simbolo DJT. Trump detiene quasi il 60% della società.

Trump in corsa

Il titolo di Trump Media & Technology Group era già in netto rialzo nel pre-mercato, dopo che la sua fusione con Digital World Acquisition (Dwac), che l’ha portata in Borsa. L’accordo dà al gruppo mediatico di Trump, che comprende la piattaforma Truth Social, il capitale necessario per affrontare anche una serie di problemi legali e finanziari che coinvolgono l’ex presidente degli Stati Uniti. Il quale è oberato da processi penali e accuse gravissime da affrontare in giudizio. Fra cui quella di aver favorito l’assalto al Congresso degli Stati Uniti da parte di migliaia di suoi sostenitori il 6 gennaio 2021.

Tecnicamente Trump, per la terza volta consecutiva candidato repubblicano alla Casa Bianca, non potrà vendere le azioni per almeno 6 mesi dopo la fusione di Trump Media & Technology Group con Digital World Acquisition (Dwac). Potrebbe tuttavia chiedere agli azionisti di concedergli la possibilità di farlo subito, in modo da avere contante disponibile. Contante di cui ha molta necessità per le spese legali ma anche per quelle elettorali.

Cosa è Truth

Nel 2022, quando è nata, Truth è stata l’app più scaricata sull’App Store di Apple negli Stati Uniti. Il social voluto da Trump ha cominciato a scalare le classifiche nei giorni successivi all’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk. Era stato lo stesso amministratore delegato di Tesla a dare evidenza della performance dell’applicazione pubblicando in un tweet la classifica di quelle più scaricate per iPhone. “Truth Social (nome terribile) esiste perché Twitter ha censurato la libertà di parola” affermò Musk. E ancora: “Dovrebbe essere chiamata Trumpet“, tromba in italiano, gioco di parole che richiama il nome dell’ex inquilino della Casa Bianca.

Non è semplice stabilire una relazione di causa-effetto, ma gli indizi sembrano raccontare che l’operazione Twitter, ovvero il passaggio che trasferì la proprietà del social a Elon Musk, abbia avvantaggiato il Truth di Trump. Probabilmente il record di download avvenuto ne corso del 2022 è dovuto alla nuova pubblicità che il social ha avuto durante la scalata di Musk, citato spesso come alternativa a Twitter insieme a Mastodon. Dopo un forte lancio il 21 febbraio 2022, l’app aveva registrato un crollo di nuovi download fino al 97% nella settimana successiva. Twitter invece nel 2021 è stata scaricata 194 milioni di volte, in calo del 3% rispetto al 2020, secondo Sensor Tower. Quell’anno Twitter si era classificato tra i peggiori social media per numero di nuovi download al mondo.

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Commercio di armi: boom di guadagni per l’Italia, Francia secondo esportatore al mondo

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armi italia guerra
Foto Ansa/Epa Yahya Arhab

All’economia, al diritto e al lavoro è strettamente intrecciato anche il commercio delle armi in tutto il mondo. Un commercio che fomenta le guerre e che sembra non dover finire mai. Del 12 marzo è la diffusione dei dati sui flussi di trasferimento di armi nel mondo, in base la rapporto annuale del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma. Si tratta di quella che è forse la fonte più autorevole in materia.

L’istituto di Stoccolma ha comparato i dati del quinquennio 2019-2023 rispetto a quelli del quinquennio 2014-2018. Risultano essere 5 i maggiori paesi esportatori: Stati Uniti (+17%), Francia, Russia, Cina e Germania. Al sesto posto c’è l’Italia. Il nostro Paese ha compiuto un gigantesco balzo in avanti nelle vendite di armi a tutti, pari al +86%, la crescita più alta in assoluto. Dimezzate invece le esportazioni della Russia (-53%) perché il regime di Putin ha usato le armi nel conflitto in Ucraina.

I dati del Sipri

Negli ultimi cinque anni sono raddoppiate nel mondo le importazioni di armamenti provenienti dall’Europa (+94%), sottolinea Patrizia Caiffa di Agensir. La Francia supera la Russia e diventa il secondo paese al mondo per export di armi, subito dopo gli Stati Uniti, che hanno consegnato grandi armi in 107 Paesi (+17%): una cifra record. In totale, Stati Uniti ed Europa occidentale hanno rappresentato il 72% del totale delle esportazioni di armi nell’ultimo quinquennio. I primi maggiori 5 paesi esportatori sono, nell’ordine: Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania. Al sesto posto è l’Italia, con un balzo enorme dell’86%, la crescita più alta in assoluto. Sono dimezzate invece le esportazioni dalla Russia (-53%).

Sono appunto questi i principali dati che emergono dal rapporto annuale sui flussi commerciali di armi nel mondo del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma. Fonte autorevolissima in materia, il Sipri (che sta per Stockholm International Peace Research Institute) ha comparato i dati del quinquennio 2019-2023 rispetto a quelli del 2014-2018. Il volume globale dei trasferimenti di sistemi d’arma è sceso lievemente del 3,3%, quindi quasi invariato.

Armi italiane? In Medio Oriente

Il 71% delle armi italiane va a finire in Medio Oriente. I maggiori acquirenti sono Qatar (27% delle vendite), Egitto (21%) e Kuwait (12%). È aumentata anche la quota dell’Italia rispetto all’export mondiale di armi. Era una quota pari al 2,2 % tra il 2014 e il 2018; ora è salita al 4,3%. L’Ucraina è diventato il principale importatore di armi in Europa e il quarto nel mondo. Ciò dopo che almeno 30 Paesi hanno iniziato a rifornirla di armamenti di ogni genere a causa dell’invasione russa del 24 febbraio 2022. Fra il 2019 e il 2023 i rifornimenti a Kiev hanno rappresentano il 23% delle importazioni complessive in Europa.

La Ue vuole più soldi per le armi

La guerra in Ucraina e i numerosi conflitti che circondano l’Europa stano spingendo la Commissione europea a presentare la prima “strategia industriale europea in materia di difesa a livello Ue”. Si evita di parlare di armi ma la direzione è piuttosto chiara, sottolinea Agensir. Lo evidenzia in una sua dichiarazione del 15 marzo la vicepresidente dell’Esecutivo Margrethe Vestager: “Oggi adottiamo una strategia industriale europea della difesa e presentiamo una proposta per un programma europeo per l’industria della difesa. Lo facciamo per rispondere ai cambiamenti del paradigma europeo in materia di sicurezza”. Quindi precisa: “La nostra spesa per la difesa va a troppi sistemi d’arma diversi, acquistati principalmente da Paesi terzi. Ora che i bilanci per la difesa in tutti gli Stati membri sono in forte aumento, dovremmo investire meglio, il che significa in gran parte investire insieme e investire in Europa“.

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Usa, shutdown evitato: via libera a un pacchetto da 1.200 miliardi di dollari

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Shutdown Usa Congresso
Foto Ansa/Epa Shawn Thew

In una rara dimostrazione di unità politica bipartisan, il Senato degli Stati Uniti ha approvato una legge di finanziamento per evitare lo shutdown di numerose agenzie federali. Almeno fino al mese di settembre prossimo. In questo modo si è scongiurata una paralisi parziale del Governo americano. Il Senato non aveva rispettato la scadenza della mezzanotte di venerdì per votare la legge, ma ha votato nelle prime ore di sabato 23 marzo per approvare la risoluzione che aveva già ricevuto il via libera dalla Camera.

Il leader della maggioranza al Senato americano, il democratico Chuck Schumer, ha annunciato poco prima della mezzanotte ora locale, circa le 5 del mattino del 23 marzo in Italia, il raggiungimento di un accordo. L’obiettivo raggiunto è l’approvazione di un pacchetto di spesa da 1,2 trilioni di dollari ed evitare lo shutdown. “È stata una giornata molto lunga e difficile, ma abbiamo appena raggiunto un’intesa per completare il lavoro di finanziamento del Governo” ha dichiarato Schumer. “È un bene per il paese aver raggiunto questo accordo bipartisan. Non è stato facile, ma stasera la nostra perseveranza ci ha premiato” ha aggiunto.

Adesso la firma di Biden

Un paio di ore più tardi il Senato ha approvato il pacchetto da 1,2 trilioni di dollari. La legge di finanziamento del Governo passa ora al presidente Joe Biden per la firma. Il testo è stato approvato con 74 voti a favore e 24 contrari. I fondi per le agenzie governative erano scaduti a mezzanotte, ma la Casa Bianca aveva inviato un avviso poco dopo la scadenza annunciando che l’Ufficio per la gestione e il bilancio aveva interrotto i preparativi per lo shutdown.

Ciò perché c’era un alto grado di fiducia nel fatto che il Congresso avrebbe approvato la legge e il presidente Biden l’avrebbe firmata sabato 23. Le prospettive di uno shutdown a breve termine del Governo erano parse aumentare alla sera di venerdì 22 marzo, dopo che repubblicani e democratici si erano scontrati sugli emendamenti proposti al disegno di legge. Qualsiasi emendamento fosse stato approvato in Senato avrebbe rimandato la legge alla Camera, che aveva già iniziato una pausa di due settimane.

Cos’è lo shutdown

Il blocco delle attività amministrative negli Usa – lo shutdown – è la particolare procedura del governo federale che coinvolge il settore esecutivo ogni qual volta il Congresso non riesce ad approvare la legge di bilancio. La normativa, cioè, recante il rifinanziamento delle attività amministrative. Durante un blocco delle attività amministrative il personale giudicato non essenziale dei vari dipartimenti della pubblica amministrazione va in congedo non retribuito. Tuttavia, sebbene non previsto dall’Antideficiency Act, storicamente il Congresso provvede a disporre un pagamento retroattivo per i lavoratori interessati.

Tra i vari servizi pubblici interessati vi sono parchi pubblici, musei e monumenti che vengono subito chiusi. Si sospende l’ammissione di pazienti presso i centri di ricerca medica noti come Istituti nazionali di sanità. Ma anche i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie vedono ridotta la propria capacità di controllo. Dopo dieci giorni molti processi civili sono sospesi e rinviati. La NASA vede ridotto al minimo il numero di impiegati, volti a supportare solo le missioni in corso. Molte richieste di finanziamento di piccole imprese e privati che prevedono agevolazioni statali sono ritardate.

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Daniela Santanchè indagata per truffa all’Inps sul caso Visibilia

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Santanchè Daniela indagata per truffa
Daniela Santanchè. Foto Ansa/Matteo Bazzi

La ministra del Turismo, Daniela Santanché, è sotto inchiesta per la gravissima ipotesi di reato di truffa aggravata nei confronti dell’Inps. I magistrati della procura di Milano ritengono che abbia gestito in maniera irregolare i fondi messi a disposizione dallo Stato per la cassa integrazione durante il periodo della pandemia di Covid.

È l’ipotesi con la quale la Procura di Milano ha chiuso le indagini sul caso Visibilia a carico della ministra del Turismo ma anche di altre persone. Come si legge in una nota del Procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola, nell’indagine sono indagate, oltre a Santanchè e ad altre persone, anche Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Ciò in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Santanchè e i dipendenti di Visibilia

L’ipotesi è truffa ai danni dell’Inps in relazione a presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione durante il Covid. Il tutto per 13 dipendenti dal 2020 al 2022 e per un totale di oltre 126mila euro. Denari pubblici che l’Istituto nazionale della previdenza sociale aveva versato alle aziende di Santanchè. Gli indagati che compaiono nell’avviso di chiusura indagini sono 5. Oltre a Santanchè ci sono infatti, Dimitri Kunz D’Asburgo, compagno della senatrice di Fratelli d’Italia, Paolo Giuseppe Concordia, responsabile delle tesorerie di Visibilia Group, e le due società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria.

Il fascicolo per truffa aggravata è stato aperto in seguito alla denuncia di Federica Bottiglione, ex responsabile Investor Relations dell’azienda. In una relazione della Gdf depositata tempo fa al pm Marina Gravina e all’aggiunto Laura Pedio era emerso come la mossa di ricorrere alla Cigs (la Cassa integrazione guadagni straordinaria) sarebbe stata architettata anche da Dimitri Kunz D’Asburgo e da Concordia. Per le Fiamme Gialle dalle conversazioni tra i due viene a galla la loro “consapevolezza” dello schema “illecito” adottato.

Indagini su falso in bilancio e bancarotta

Da quanto si è saputo, questo è il primo filone di indagine, con accertamenti condotti dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, sul caso Visibilia, perché resta aperto, allo stato, quello a carico di Santanchè per falso in bilancio per irregolarità nelle gestioni contabile e finanziaria di Visibilia. Anche in questo caso si tratta di una tranche di inchiesta che andrà a chiudersi a breve. E nel cui ambito la ministra del Turismo del Governo Meloni è indagata con l’ipotesi di reato di bancarotta, oltreché per falso in bilancio. Tuttavia questa accusa – di bancarotta – dovrebbe alla fine risultare stralciata a parte. Al fine di un’eventuale, e possibile, richiesta di archiviazione perché nessuna delle società del gruppo Visibilia, al momento, è fallita.

La posizione politica della ministra Daniela Santanchè, dunque, si aggrava. Lo scorso luglio dal palco dell’Assemblea annuale di Confagricoltura, aveva respinto duramente ogni accusa. In particolare quelle relative, in quel momento storico, alle ipotesi sulle sue possibili dimissioni a seguito del caso Visibilia. “Io fare un passo indietro? Non capisco per quale motivo” aveva dichiarato.

Alcuni giornali scrivono delle grandi bugie e per questo faremo la nostra querela e chiederemo il nostro risarcimento danni. Sono assolutamente tranquilla“, aveva detto Daniela Santanchè. “Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura se non fai niente di male” aveva aggiunto la ministra. “Io vado avanti. Nessuno mi ha mai accusato nelle mie funzioni di ministro“. Ma ora tutto potrebbe cambiare, in primo luogo sul piano politico.

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Bollette di luce e gas, prezzi a +26% in 3 anni: ecco perché

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Bollette Italia luce gas rincari
Foto Ansa/Matteo Corner

Negli ultimi anni, dal 2021, i costi delle materie prime dell’energia sono in costante calo, tuttavia le bollette di luce e gas sono gravate da tariffe sempre più elevate. Un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), ossia della Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre, ha dimostrato come per quanto riguarda lo scorso febbraio i costi di mercato del gas naturale – 28 euro a Megawatt Ora (Mwh) – e dell’energia elettrica – 87 euro – sono tornati agli stessi livelli del mese del giugno di 3 anni fa.

Eppure le bollette di luce e gas che ogni bimestre le famiglie italiane pagano sono aumentate paurosamente rispetto a tre anni fa. La Cgia ha calcolato l’aumento all’anno, ovvero non su base bimestrale ma appunto sui 12 mesi. Ebbene, in media le bollette sono cresciute di 328 euro (+26,2%), di cui 153 euro (+24,2%) per la luce e 175 euro (+28,1%) per il gas. In ogni caso, la differenza fra le varie zone d’Italia c’è, eccome. Si va da aumenti di oltre 450 euro al Nord ad aumenti di ‘soli’ 260 euro al Centro.

Bollette care oltre ogni limite

A livello territoriale è il Nord-Est l’area dell’Italia che ha subito i rincari più elevati. Sempre tra il 2021 e il 2023, infatti, in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige l’aumento medio annuo per le tariffe di luce e gas è stato di +457 euro (+33,6%). Seguono il Nord-Ovest con +316 euro (+23,9%), il Mezzogiorno con +304 euro (+26,6%) e, infine, il Centro con +260 euro (+21,1%).

L’escalation dei prezzi della luce nel triennio ha interessato tutti. Ma come era prevedibile per gli utenti del mercato tutelato – circa un terzo del totale – la variazione (+34%) è stata inferiore rispetto a quella del mercato libero (+136,3%). Per il gas, invece, i dati che la Cgia di Mestre ha elaborato non consentono di calcolare la variazione dei prezzi tra mercato tutelato e mercato libero. I dati relativi all’anno 2023 consentono tuttavia una comparazione con il 2022.

E anche qui mentre i prezzi del “tutelato” sono stati in diminuzione (-31%) per il mercato libero c’è stato ancora un aumento (+6,7%). Gli ultimi dati disponibili (primo semestre 2023) evidenziano che mediamente il prezzo italiano dell’energia elettrica era pari a 378,2 euro per Megawatt Ora: il quarto più alto dell’Area Euro, dietro Germania (412,5 euro), Belgio (435) e Paesi Bassi (475). Per il gas, sempre nel primo semestre 2023 il prezzo italiano era pari a 98,1 euro per MWh, tra i più bassi dell’Eurozona.

“Quota fissa”, inflazione, mercato libero

Questi rincari sono avvenuti nonostante i prezzi delle materie prime siano sostanzialmente in calo dalla fine del 2022 e i Governi Draghi e Meloni abbiano erogato quasi 100 miliardi di euro per contrastare il caro-energia a famiglie e imprese. Secondo la Cgia, ciò è dovuto principalmente all’aumento “rilevante“, dice la Cgia, della quota fissa in bolletta. Ossia delle caparre e cauzioni in capo all’utente. Una misura decisa dai distributori e fornitori di energia per far fronte alla mancanza di liquidità che, soprattutto nel 2022, li ha colpiti.

Anche l’inflazione presente nel settore energetico ha concorso a far salire le bollette, avendo contribuito a impennare gli indici dei prezzi al consumo del gas del 60,4% e della luce del 93,1%. La Cgia di Mestre ha fatto altresì presente che da gennaio 2024 è terminato il servizio di tutela per il gas, secondo un progressivo piano di passaggio al mercato libero. Mentre per luglio 2024 è prevista la fine graduale di quello tutelato per l’energia elettrica. Tutti fattori che non necessariamente garantiranno una diminuzione delle tariffe in bolletta per gli utenti.

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