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Si celebra il 28 aprile è la giornata delle vittime dell’amianto. Negli ultimi 10 anni in Italia sono deceduti per malattie asbesto-correlate circa 60.000 persone. Nell’anno 2023 l’Osservatorio nazionale sull’amianto ha censito circa 2.000 casi di mesotelioma. Si tratta di un tumore raro che colpisce persone esposte a particolari condizioni ambientali o lavorative. La quasi totalità dei casi di mesotelioma si riferisce alle membrane che rivestono i polmoni: il mesotelioma pleurico.

Ebbene, in Italia per quanto riguarda questo tipo di cancro, l’indice di mortalità è stato di circa il 93% nel corso degli anno compresi fra il 2018 e il 2023. Lo scorso anno sono state circa 4.000 le nuove diagnosi di tumore al polmone per esposizione ad amianto. Con un indice di sopravvivenza a 5 anni stimato del 12%, per un calcolo di circa 3.500 decessi. Si deve poi tener conto che l’amianto provoca asbestosi con ripercussioni cardiache – segnala l’Osservatorio in una nota – con un impatto che si calcola nella misura di 500 decessi. A questi si devono aggiungere le altre neoplasie, tra cui il cancro della laringe, della faringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon, delle ovaie, e il colangiocarcinoma del fegato. L’impatto complessivo è stato ne 2023 di oltre 7.000 decessi e 10.000 nuovi malati.

Amianto: luoghi e persone esposte

Tra gli oltre 30.000 casi che si esaminano nel settimo Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (2022) il 70% delle modalità di esposizione è direttamente collegato alle condizioni lavorative. L’edilizia, la metalmeccanica e i cantieri navali emergono come settori a rischio. Tuttavia le tracce di amianto si trovano anche in settori inaspettati: impianti di raffinazione e perfino gli zuccherifici.

Ancora in questo 2024 sono presenti 40 milioni di tonnellate di amianto all’interno di 1 milione di siti e micrositi in Italia. Di essi 50.000 sono siti industriali, 42 di interesse nazionale. La situazione che l’Osservatorio segnala è ancora più drammatica, in quanto il pericoloso elemento cancerogeno è presente anche negli edifici di 2.500 scuole (stima 2023), all’interno delle quali sono esposti più di 352.000 alunni e 50.000 fra personale docente e non docente.

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Acquedotti? In cemento-amianto

Ma non basta. Perché fra i luoghi a rischio ci sono anche 1.500 biblioteche ed edifici culturali. Compresi almeno 500 ospedali. Tutte costruzioni di grosse dimensioni che hanno componenti in amianto nelle strutture e/o negli impianti tecnici. In particolare termici, elettrici e termoidraulici. Gli stessi acquedotti pubblici, compresi gli allacci a essi – in tutto almeno 500.000 chilometri di tubature lunga tutta la nostra penisola – sono in cemento-amianto. L’impatto è rilevante anche per effetto dell’erosione, dell’attività di manutenzione, dei terremoti e sciami sismici che causano la contaminazione dell’acqua potabile (l’amianto è cancerogeno anche se ingerito).

Si ammalano operai e militari

Tutto ciò si somma al fatto che, per usi antropici nelle famiglie e nelle aziende, l’acqua evapora e contamina i luoghi di vita e di lavoro. Anche con inalazione aggiuntiva all’ingestione. Ogni anno ci sono 10mila nuove diagnosi, in prevalenza uomini, per motivi del loro impegno professionale e/o operai negli stabilimenti o nei siti militari. E in particolare nelle regioni a maggior rischio che, con una media annua di casi diagnosticati compresa tra 1.500 e 1.800, sono: la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e il Lazio. Rappresentano insieme oltre il 56% dei casi segnalati in Italia.

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