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Ape ossia flessibilità in uscita per gli over 63:

Si parla di Ape in questi giorni e si intende il provvedimento che sarà contenuto nella Legge di Bilancio e che consentirà agli over 63 il pensionamento anticipato basato su criteri selettivi e decurtazione dell’assegno. Tale meccanismo consentirà la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro rispetto ai requisiti richiesti dalla legge.

A parlarci di Ape e flessibilità in uscita è anche l’articolo pubblicato oggi (5.5.2016) dal Sole 24 Ore (Firma: Davide Colombo e Marco Rogari; Titolo: “Renzi: con « Ape » in pensione gli over 63” che vi proponiamo.

Ecco l’articolo.

Si chiamerà “ Ape ”, sarà previsto dalla prossima legge di Bilancio. E consentirà il pensionamento anticipato con criteri selettivi e penalizzazione dell’assegno agli «over 63», ovvero i nati nel 1951, ’52 e ’53. A confermare ufficialmente che con la prossima manovra 2017 scatterà un meccanismo per rendere flessibile la legge Fornero è Matteo Renzi in persona, nella diretta pomeridiana #Matteorisponde.

Un meccanismo che, sulla base delle indicazioni della cabina di regìa economica di palazzo Chigi guidata dal sottosegretario Tommaso Nannicini, dovrebbe poggiare su una penalizzazione graduata a seconda del reddito per chi decide di anticipare il pensionamento rispetto ai requisiti di legge. La penalizzazione sarebbe solo sulla parte del montante calcolata con il retributivo, poiché la quota contributiva determina da sè una penalizzazione con l’anticipo. Il finanziamento pubblico, sulla maggiore spesa che si determina, sarebbe per i lavoratori potenzialmente beneficiari dell’anticipo ma che si trovino in condizioni di disoccupazione. Negli altri casi il finanziamento-ponte dovrebbe essere sostenuto dal sistema del credito (banche e assicurazioni), che poi rientrerebbe grazie ai mini-rimborsi dell’Inps con le trattenute sulla pensione finale. Con l’eccezione dei prepensionamenti invocati dalle imprese per ristrutturazioni o che vogliano effettuare un ricambio del personale. In questi casi l’anticipo sarebbe finanziato dagli stessi datori di lavoro, con una garanzia sul rischio morte del beneficiario a carico dello Stato. Ieri il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, nel corso del suo intervento all’assemblea nazionale s’è detto favorevole alla staffetta generazionale: «I costi? Li paghino le imprese, noi siamo pronti a farlo».

«Stiamo lavorando» al dispositivo sulla flessibilità in uscita, ha detto il premier. Che ha aggiunto: «Si chiamerà Ape, c’è già il simbolo e il logo» e «con la stabilità del 2017» consentirà di «anticipare, con una decurtazione economica, l’ingresso in pensione solo per un certo periodo di tempo». Renzi non ha fornito altri dettagli ma ha sottolineato che l’obiettivo è venire incontro a quei lavoratori («sfigati», li ha definiti scherzosamente) «che stavano per andare in pensione» ma, a causa dello «scalone secco» introdotto dalla riforma Fornero, hanno «perso il treno». L’operazione, secondo le anticipazioni di una settimana fa del sottosegretario Nannicini, dovrebbe costare circa un miliardo l’anno e toccare una platea non troppo estesa di lavoratori. A Palazzo Chigi si sta lavorando per affinare il meccanismo, che a questo punto dovrebbe essere presentato a breve:?Ape potrebbe essere l’acronimo di “Anticipo pensionistico” ma potrebbe anche richiamare l’assegno pensionistico anticipato (Apa) cui aveva lavorato in passato Giuliano Poletti.

Il premier ha affermato che lo stesso ministro del Lavoro sta lavorando alla misura insieme con Nannicini. E ha aggiunto che il Governo ne ha già parlato con l’Inps. Nelle prossime settimane partirà il confronto anche con le parti sociali e con Bruxelles, un passaggio quest’ultimo tutt’altro che trascurabile. Se i sindacati chiedono un confronto immediato, Cesare Damiano ieri ha lanciato una petizione a sostegno della proposta di legge presentata in Parlamento sulla flessibilità. Pieno appoggio all’annuncio di Renzi è arrivato invece da Maurizio Sacconi, che ha ricordato «coloro che all’atto di approvazione della riforma Fornero avevano già 55 anni – ancor più se madri – e come tali non avevano di fronte a sé un tempo congruo per attrezzarsi a restare nel mercato del lavoro per oltre 10 anni».

Il meccanismo allo studio e le ultime misure adottate

LA PENALIZZAZIONE

L’ipotesi al vaglio prevede un taglio di una percentuale fissa per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti pieni di pensionamento (tre anni al massimo). Ma non sarebbe uguale per tutti: la gradualità è garantita a seconda del livello di reddito del lavoratore interessato. Inoltre si agirebbe solo sulla parte retributiva del montante versato negli anni di lavoro poiché la quota contributiva già prevede un meccanismo implicito di penalizzazione in caso di ritiro anticipato.

COPERTURA

Il piano-flessibilità dovrebbe costare alle casse dello Stato non più di un miliardo. Si sta infatti pensando a un mix di coperture pubblico-private con un finanziamento a carico dello Stato, di tipo selettivo, per i lavoratori che si trovano in condizione di disoccupazione. Negli altri casi il finanziamento-ponte dovrebbe essere sostenuto dal sistema del credito con una sorta di prestito che poi verrebbe recuperato attraverso minirimborsi Inps con trattenute sulla pensione finale.

FONDI PENSIONE

Con la prossima «Stabilità» dovrebbe scattare anche una mini-riforma della previdenza integrativa. Il Governo punta al rafforzamento del secondo pilastro soprattutto per garantire una copertura pensionistica adeguata ai giovani. Tra le misure allo studio la riduzione di 3-4 punti dell’aliquota fiscale sui rendimenti dei fondi pensione (oggi al 20%) e l’incremento della deducibilità dei versamenti. Almeno una fetta del Tfr potrebbe essere destinata obbligatoriamente all’integrativa.

USURANTI

Nel “pacchetto” di interventi previdenziali allo studio potrebbe entrare anche una semplificazione delle regole per il ritiro anticipato dei lavoratori esposti ad attività usurante. Il fondo istituito nel 2007 è stato oggetto di diverse correzioni negli anni. Secondo le ultime evidenze, per i primi 4 mesi del 2016 si assiste a una riduzione delle risorse del piano di gestione, con circa 68 milioni di euro riferibili a stanziamenti in conto competenza e circa 640

milioni di residui.

LE ANTICIPATE

Per la pensione anticipata non conta l’età ma solo gli anni di contributi, che devono essere almeno 42 più 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne. L’opzione, in sostanza, è accessibile o comunque conveniente per chi ha iniziato a lavorare presto e ha sempre versato i contributi. Per l’anticipata del sistema contributivo, invece, servono 20 anni di versamenti, 63 anni e 7 mesi di età e un assegno pari almeno a 2,8 volte quello sociale.

LAVORI PESANTI

Per chi svolge attività considerate usuranti o è impiegato per un numero minimo di notti durante l’anno, sono previste delle agevolazioni. La pensione si raggiunge sommando età e anni di contributi. Nel 2016 si parte da una quota minima di 97,6 con almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi, per i lavoratori dipendenti. Peraltro le domande presentate negli ultimi anni sono sensibilmente inferiori ai fondi messi a disposizione per la copertura dei relativi costi previdenziali.

OPZIONE DONNA

Introdotta nel 2004, è ancora fruibile, perché il diritto non scade, da chi ha maturato i requisiti entro il 2015 (57 o 58 anni e 3 mesi di età e 35 anni di contributi). È un esempio di anticipo a totale carico del lavoratore perché lo sconto sui requisiti viene “compensato” calcolando l’assegno con il sistema contributivo invece che con quello misto. L’effetto è un taglio medio del 25-30% dell’importo. Non è esclusa una proroga, sulla base dei fondi a disposizione.

A CARICO DELL’AZIENDA

Dal 2012 le aziende con più di 15 dipendenti possono gestire gli esuberi mettendo in “isopensione” gli addetti a cui mancano meno di 4 mesi per raggiungere i requisiti anagrafici per la vecchiaia o l’anticipata. Il costo di questo anticipo è interamente a carico dell’azienda che deve pagare l’isopensione e versare la contribuzione figurativa fino al raggiungimento dei requisiti generali previsti dalla normativa.

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