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Gestione dei rifiuti contenenti amianto: 

L’INAIL, con comunicato stampa dal 9 febbraio 2015, ha reso nota la messa a disposizione sul sito istituzionale del volume Classificazione e Gestione dei Rifiuti Contenenti Amianto – Istruzioni operative INAIL ai fini della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di vita.

Tale volume, realizzato dai ricercatori del Gruppo amianto e aree ex-estrattive minerarie del dipartimento Innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici, “si presenta come il continuum dell’attività del DIT in materia” ed in particolare del testo pubblicato un anno fa dagli stessi ricercatori dal titolo Mappatura delle discariche che accettano in Italia i Rifiuti Contenenti Amianto e la loro capacità di smaltimento passate, presenti e future, in cui si fornivano dati, sia su regionale che nazionale, in merito allo smaltimento di questi rifiuti presso discariche autorizzate.

Si legge ancora nel comunicato stampa che siamo in una fase estremamente importante perché, se l’amianto è stato bandito in Italia con la legge n. 257 del 1992, la stessa legge non impone un obbligo alla dismissione di questa sostanza cancerogena o dei prodotti che la contengono. Ancora oggi, infatti, come si legge nel volume allegato “risultano numerosi i siti contaminati da bonificare con rilevanti quantitativi di rifiuti contenenti amianto da smaltire”. A questo proposito INAIL DIT ha identificato le 100 tipologie di rifiuti contenenti amianto più frequentemente gestite nel corso delle attività di bonifica e smaltimento e ad ognuna di queste è stato attribuito il corretto riferimento classificativo, anche a seguito di un approfondito confronto con quanto avviene in Francia, Inghilterra, Svizzera, Olanda, Germania.

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Incongruità tra la normativa in materia e la sua applicazione. Inoltre, come sottolineato dal Responsabile scientifico del Gruppo amianto e tra gli Autori del libro, Federica Paglietti, “l’analisi dei dati finora acquisiti ha messo in luce, in alcuni casi, incongruità significative tra quanto previsto dalla normativa europea e nazionale in materia di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto e la sua applicazione reale. Per questa ragione nel libro abbiamo integrato i dati in nostro possesso con ulteriori informazioni in merito alla classificazione dei manufatti contenenti amianto ab origine e ai principali prodotti industriali e relativi settori d’impiego”. Il testo si apre, infatti, con l’individuazione dei principali prodotti contenenti amianto, classificando le diverse tipologie per settore d’impiego e per categorie di riferimento. Vengono, inoltre, evidenziati per ciascuna attività economica i più frequenti utilizzi dei prodotti contenenti amianto e i luoghi dove possono essere più facilmente rinvenuti.

“Fondamentale tutelare i lavoratori e gli ambienti di vita”. In seguito alle attività di bonifica, si legge ancora nel comunicato stampa INAIL, il prodotto contenente amianto diventa rifiuto e deve essere avviato allo smaltimento. Per far sì che questo avvenga in modo appropriato deve essergli attribuito il corretto codice di smaltimento previsto dal CER – Catalogo europeo dei rifiuti – elenco istituito dall’Unione europea in cui ai rifiuti, suddivisi in pericolosi e non pericolosi, è attribuito uno specifico codice. L’attribuzione ai rifiuti contenenti amianto dei corretti codici CER e l’indicazione della tipologia di discarica ove avviarli è fondamentale per tutelare la salute e la sicurezza degli operatori del settore, per esempio gli addetti alle attività di bonifica o coloro che gestiscono i rifiuti negli impianti di smaltimento definitivo. Sottolinea poi un altro degli Autori, Sergio Malinconico che “la corretta attribuzione del codice al rifiuto contenente amianto, consente all’operatore di essere consapevole della tipologia di rifiuto da gestire, di compiere operazioni corrette e utilizzare i dispositivi di protezione individuali appropriati. Inoltre, in questo modo, si tutelano anche gli ambienti di vita e si evitano smaltimenti impropri o volutamente illegali in siti non idonei ”.

Individuati ulteriori 21 codici applicabili. E proprio analizzando l’attribuzione dei codici CER ai rifiuti contenenti amianto, gli esperti del DIT hanno riscontrato alcuni problemi. Ha infatti evidenziato Beatrice Conestabile della Staffa, altra Autrice del libro, che “dall’analisi del Catalogo europeo è emerso che i codici con la parola amianto all’interno sono soltanto otto: è chiaro quanto sia difficile far rientrare tutti i rifiuti contenenti amianto in un numero così ridotto di codici. Attraverso le nostre ricerche abbiamo individuato ulteriori 21 codici CER applicabili a questi rifiuti, confermati dai dati pervenuti dai gestori delle discariche attualmente operanti sul territorio nazionale e da alcune società di bonifica”. Sulla base dell’esperienza maturata e di un confronto con gli altri Enti scientifici nazionali, ha osservato Federica Paglietti, “si ritiene opportuno, in casi dubbi o non previsti dal Catalogo europeo, assegnare in via preferenziale un codice la cui definizione contenga la dicitura amianto, piuttosto che far riferimento a codici per rifiuti contenenti o contaminati da sostanze pericolose, ciò al fine di gestire i rifiuti contenenti amianto in maniera maggiormente cautelativa, conservando l’informazione della presenza di amianto al loro interno”.

(Fonte: INAIL)

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