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Licenziamenti collettivi: cosa dice la legge e cosa succede davvero in azienda

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Quali sono i criteri di scelta nei licenziamenti collettivi e come vengono applicati
Criteri di scelta nei licenziamenti collettivi (diritto-lavoro.com)

Questo articolo esplora le differenze tra licenziamenti individuali e collettivi, le procedure obbligatorie per questi ultimi, il ruolo delle rappresentanze sindacali nelle trattative, casi famosi di licenziamenti in Italia, e gli effetti economici e sociali dei licenziamenti di massa.

Differenze chiave tra licenziamento individuale e collettivo

Nel contesto lavorativo, è essenziale comprendere le distinzioni fondamentali tra licenziamento individuale e licenziamento collettivo.

Il licenziamento individuale si verifica quando un singolo dipendente viene allontanato dal posto di lavoro per motivi che possono essere legati alla sua performance, condotta, o esigenze aziendali.

Al contrario, il licenziamento collettivo avviene quando un datore di lavoro decide di terminare il rapporto di lavoro con un numero significativo di dipendenti contemporaneamente, a causa di ristrutturazioni aziendali, fusioni o altre motivazioni economiche. Le principali differenze risiedono nelle normative che regolano questi eventi: mentre il licenziamento individuale può essere anche il risultato di trattative interne, quello collettivo coinvolge procedure molto più strutturate e inquadrate dalla legge, soprattutto quando supera una certa soglia di dipendenti coinvolti.

In Italia, tali soglie sono definite dall’articolo 24 della Legge 223/1991, che stabilisce criteri specifici di applicazione legati al numero di dipendenti in azienda e al numero di licenziamenti previsti in un arco temporale di 120 giorni. La natura collettiva del licenziamento obbliga inoltre l’azienda a confrontarsi con le rappresentanze sindacali e a seguire un iter negoziale complesso e regolato.

Questo rende il processo più lungo e articolato rispetto al licenziamento individuale, dove tali istanze sono generalmente meno vincolanti.

Differenze chiave tra licenziamento individuale e collettivo
Licenziamento individuale e collettivo (diritto-lavoro.com)

Procedure obbligatorie per il licenziamento collettivo

Il licenziamento collettivo in Italia è sottoposto a rigide procedure obbligatorie che devono essere seguite scrupolosamente per garantire la legalità dell’operazione.

Innanzitutto, il datore di lavoro è tenuto a inviare una comunicazione scritta ai sindacati aziendali, specificando le ragioni economiche, tecniche o organizzative che rendono necessario il licenziamento di massa.

Questa comunicazione deve includere dettagli sui criteri di selezione dei dipendenti da licenziare e possibili misure per attenuare le conseguenze negative, come tutele di ricollocazione. Dopo la comunicazione iniziale, ha inizio una fase di consultazione sindacale, che può durare fino a 45 giorni.

Durante questo periodo, le parti devono discutere possibili alternative al licenziamento e misure per limitare i disagi.

Se la fase di consultazione non produce un accordo, l’azienda può procedere con i licenziamenti, osservando le tempistiche previste dalla normativa. Successivamente, è richiesta la comunicazione finale agli uffici competenti per formalizzare i licenziamenti.

Ogni passo in questo processo deve rispettare tempistiche e modalità stabilite dalla Legge 223/1991, che ha lo scopo di garantire una transizione il più possibile equa e trasparente, presupponendo un dialogo aperto fra azienda e lavoratori.

Ruolo delle rappresentanze sindacali nelle trattative

Nel contesto dei licenziamenti collettivi, il ruolo delle rappresentanze sindacali è cruciale e si articola attraverso un complesso processo di trattative che mira a tutelare gli interessi dei lavoratori coinvolti.

I sindacati sono chiamati a partecipare attivamente al tavolo delle trattative fin dalle prime fasi, giocando un ruolo centrale nella fase di consultazione obbligatoria. Questo processo inizia con la comunicazione preventiva dell’intenzione di procedere al licenziamento collettivo da parte del datore di lavoro.

I sindacati hanno il compito di analizzare la documentazione fornita, valutare le motivazioni aziendali e proporre soluzioni o alternative che possano mitigare l’impatto sui lavoratori.

Queste possono includere la riduzione del numero di esuberi, l’adozione di contratti di solidarietà, e l’attuazione di piani di riqualificazione e ricollocamento. Durante le trattative, oltre a portare avanti le istanze dei lavoratori, i sindacati svolgono il fondamentale ruolo di mediatori, cercando di trovare un punto di equilibrio fra le esigenze di ristrutturazione aziendale e la salvaguardia dei diritti dei lavoratori.

Questo ruolo è tanto più importante in contesti economici e sociali critici, dove l’intervento sindacale può determinare l’esito finale della vertenza, contribuendo a ridurre le tensioni e a promuovere soluzioni sostenibili.

Casi famosi di licenziamenti collettivi in Italia

Nel panorama italiano, diversi casi di licenziamenti collettivi hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mezzi di informazione per la loro portata e impatto sociale.

Uno dei più emblematici è stato quello della Fiat di Termini Imerese avvenuto nel 2011.

Di fronte alla chiusura dello stabilimento siciliano, migliaia di lavoratori furono interessati da un processo di licenziamento collettivo che sollevò numerose polemiche e discussioni politiche a livello nazionale.

La vertenza di Termini Imerese si distingue per la forza delle trattative sindacali, che hanno cercato fino all’ultimo di salvaguardare i posti di lavoro. Un altro esempio significativo riguarda il caso Almaviva del 2016.

In questo episodio, l’azienda di call center decise di chiudere le sedi di Roma e Napoli, portando al licenziamento di circa 2.500 lavoratori.

Nonostante le proteste e le trattative serrate tra sindacati, azienda e governo, la riduzione del personale fu effettuata, mettendo in evidenza le difficoltà nel gestire le crisi nei settori dove la manodopera ha una elevata intensità. Questi casi mettono in risalto come i licenziamenti collettivi non rappresentino solo un fenomeno economico ma anche un evento di ampia risonanza sociale, capace di mobilitare sindacati, istituzioni e società civile.

Essi evidenziano la complessità delle dinamiche che caratterizzano i mercati del lavoro e la necessità di misure politiche e strategiche per affrontarle in modo adeguato.

Effetti economici e sociali dei licenziamenti di massa

I licenziamenti di massa hanno profondi effetti economici e sociali che si estendono ben oltre le aziende e i dipendenti direttamente coinvolti.

Da un punto di vista economico, le imprese possono beneficiare nel breve termine di una riduzione dei costi operativi, ma affrontano il rischio di una progressiva perdita di know-how e di contraccolpi sulla produttività aziendale.

A livello macroeconomico, i licenziamenti di massa possono influire negativamente sui tassi di disoccupazione, soprattutto in contesti territoriali già caratterizzati da fragilità economiche. Dal lato sociale, l’impatto dei licenziamenti di massa è spesso devastante per le comunità locali.

La perdita di occupazione non implica solo una diminuzione del reddito per le persone coinvolte, ma può avere ripercussioni psicologiche significative, inclusi stress e perdita di fiducia.

Inoltre, quando un settore o una grande azienda licenzia un gran numero di lavoratori, l’intera economia locale può esserne colpita, con effetti a catena che si manifestano attraverso la chiusura di attività connesse, diminuzione dei consumi e uno stallo nello sviluppo economico dell’area. Per affrontare questi impatti, è fondamentale che i governi, insieme ai datori di lavoro e alle rappresentanze sindacali, implementino strategie efficaci di riqualificazione e ricollocamento professionale, supportino le comunità colpite con politiche di welfare mirate, e promuovano una più equa distribuzione delle opportunità lavorative.

Solo così sarà possibile limitare le conseguenze negative dei licenziamenti di massa e creare percorsi di recupero sostenibile nel tempo.

Sei serio ma loro no? Ecco perché la tua professionalità non basta senza un contratto firmato

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Sei serio ma loro no? ecco perché la tua professionalità non basta senza un contratto firmato
La sola professionalità non basta senza un contratto firmato (diritto-lavoro.com)

La professionalità è una componente essenziale nei contratti di lavoro. Questo articolo esplora l’importanza della fiducia, della gestione delle relazioni professionali e l’influenza dei leader nel mantenere un ambiente lavorativo solido e produttivo.

Valore della fiducia reciproca nel rapporto di lavoro

La fiducia reciproca è un elemento fondamentale nei rapporti di lavoro.

Essa non solo facilita la gestione delle attività quotidiane, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro armonioso e produttivo.

Quando le parti coinvolte in un contratto di lavoro nutrono fiducia l’una nell’altra, si apre la strada per collaborazioni più innovative ed efficaci, poiché ciascun individuo si sente supportato e valorizzato.

Questo tipo di relazione fidata favorisce la comunicazione aperta e riduce i malintesi che potrebbero sorgere lungo la strada.

Inoltre, un alto livello di fiducia incrementa la motivazione e la soddisfazione lavorativa, risultando in una maggiore retention dei talenti e una performance aziendale migliorata.

In assenza di fiducia, invece, possono emergere situazioni di tensione e conflitto che ostacolano il progresso e danneggiano la produttività complessiva.

Valore della fiducia reciproca nel rapporto di lavoro
Valore della fiducia reciproca nel rapporto di lavoro

Gestire relazioni professionali senza base contrattuale

Condurre relazioni professionali in assenza di una formale base contrattuale rappresenta una sfida non trascurabile.

In questi scenari, la capacità di mantenere professionalità e coerenza diventa cruciale.

Anche in assenza di un documento scritto, le norme di buona fede e l’integrità professionale devono guidare le interazioni.

Senza un contratto formale, le relazioni professionali devono poggiare su impegni chiari e comunicazioni trasparenti che evitino fraintendimenti e fermi restando gli obiettivi comuni.

Mantenere un alto livello di professionalità assicura che anche in circostanze informali o indefinite, le collaborazioni possano procedere in maniera fluida ed efficiente.

In questo contesto, la reputazione personale gioca un ruolo determinante, poiché le aspettative e le percezioni delle competenze individuali sono spesso basate su esperienze precedenti piuttosto che su obblighi giuridici.

Dimostrare professionalità anche in contesti incerti

Nel mondo del lavoro, spesso ci si trova ad operare in contesti incerti che mettono alla prova la capacità di mantenere alti standard di professionalità.

Essere professionali significa affrontare tali situazioni con una mentalità aperta, adattabilità e fiducia nella propria competenza.

La capacità di prendere decisioni informate nonostante l’incertezza e di comunicare in modo efficace sono indicatori chiave di una forte professionalità.

In questi scenari, la trasparenza è indispensabile per costruire e mantenere fiducia tra le parti coinvolte.

I professionisti che riescono a navigare con successo contesti vaghi o mutevoli si distinguono per la loro leadership, guadagnandosi il rispetto e la stima di colleghi e clientela.

L’approccio professionale a situazioni ambigue rinforza inoltre la capacità di risoluzione dei problemi e di gestione del cambiamento, entrambe qualità essenziali nel mondo moderno del lavoro.

Elementi chiave per costruire una reputazione solida

Una reputazione solida è indubbiamente uno degli asset più preziosi di un professionista.

Costruirla richiede tempo, attenzione e una condotta costante all’insegna della professionalità.

Alcuni elementi chiave includono la competenza tecnica, la chiarezza nelle comunicazioni, l’affidabilità e l’integrità personale.

Fornire un lavoro di alta qualità nei tempi previsti, mantenere promesse e impegni, così come trattare ogni interazione con rispetto ed equità, sono comportamenti che rafforzano questa reputazione.

Altri aspetti cruciali sono la capacità di ascolto e l’empatia, che permettono di riconoscere e rispondere adeguatamente ai bisogni degli altri.

Una buona reputazione non solo promuove opportunità di crescita personale e professionale, ma serve come difesa contro eventuali critiche e malintesi che potrebbero sorgere in futuro.

Razionalità tra rischio di iniziare e professionalità mostrata

Intraprendere nuovi progetti o collaborazioni presenta sempre un certo grado di rischio, e la professionalità mostrata gioca un ruolo cruciale nella gestione di questi rischi.

Una valutazione ponderata dei benefici contro i potenziali svantaggi è essenziale per una decisione informata.

La professionalità impone di affrontare l’ignoto con una mentalità analitica, valutando prove e contingenze e sviluppando piani dettagliati per mitigare possibili difficoltà.

Una buona dose di professionalità stride con l’inevitabile incertezza, mostrando una certa audacia calcolata ma anche un rispetto per la prudenza.

Dimostrare impegno, competenza e una forte etica lavorativa nelle fasi iniziali offre confidenza sia interna sia verso partner e clienti che il rischio preso è stato una decisione ragionata che porterà a una soluzione di successo.

Imparare dai leader: esempi di professionalità vincente

Osservando i leader di successo, possiamo apprendere innumerevoli lezioni su come la professionalità possa essere un vantaggio competitivo nei contratti di lavoro.

Questi leader incarnano una combinazione di qualità chiave come l’integrità, l’etica del lavoro solida, e la capacità di ispirare e guidare gli altri verso il raggiungimento di obiettivi comuni.

Figurano esempi di come affrontano le situazioni con lungimiranza e innovazione pur mantenendo un forte senso di responsabilità verso gli stakeholder.

Leader professionali sanno gestire il fallimento con grazia e trasformarlo in esperienze di apprendimento, promuovendo un ambiente di continua crescita e miglioramento.

Studiando tali esempi, è possibile assimilare pratiche e mentalità che sono fondamentali per costruire una carriera che non solo è di successo in termini materiali, ma anche ricca di rispetto e soddisfazione.

Whistleblowing e cultura aziendale: come costruire un ambiente dove segnalare non fa paura

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Burnout e lavoro: come incide davvero sulla produttività aziendale
Burnout e cultura aziendale (diritto-lavoro.com)

La trasparenza nei processi decisionali è fondamentale per costruire la fiducia in un’azienda. Questo articolo esplora modi per promuovere la fiducia, linee guida per politiche etiche, l’importanza del coinvolgimento dei dipendenti e il feedback costruttivo, con esempi di aziende che hanno avuto successo in questo campo.

Importanza della trasparenza nei processi decisionali

Trasparenza nei processi decisionali aziendali è una componente cruciale per la crescita e la sostenibilità di qualsiasi organizzazione moderna.

Quando le aziende rendono visibili le loro scelte, non solo agli stakeholder esterni ma anche ai dipendenti, creano un ambiente in cui il reciproco rispetto e la fiducia sono alla base delle operazioni quotidiane.

Questo approccio porta a un aumento significativo della motivazione tra i dipendenti, poiché si sentono più inclusi e riconosciuti all’interno della loro comunità lavorativa.

Inoltre, la trasparenza riduce le prospettive di conflitto e le potenziali incomprensioni, consentendo un flusso di lavoro più armonioso e produttivo.

Il coinvolgimento e l’accesso alle informazioni critiche, quando adottato correttamente, possono fungere da motore per l’innovazione, incentivando i team a partecipare attivamente nei processi di miglioramento e di problem-solving aziendale.

Come le aziende possono promuovere la fiducia

Promuovere la fiducia all’interno di un’azienda richiede strategie deliberate e un impegno continuo da parte della leadership.

Prima di tutto, è importante comunicare apertamente su obiettivi, sfide e successi aziendali.

La definizione di un canale chiaro e accessibile di comunicazione permette ai dipendenti di sentirsi parte attiva della struttura, contribuendo così a creare un ambiente di lavoro positivo e integrato.

Inoltre, la leadership deve dimostrare integrità attraverso azioni coerenti e un atteggiamento responsabile.

L’adozione di una politica pro-attiva che riconosca e premi il contributo dei dipendenti rafforza ulteriormente la fiducia nel management.

Infine, stabilire spazi di ascolto e dialogo aperto, che permettono ai dipendenti di esprimere le loro idee e preoccupazioni senza timore di ripercussioni, contribuisce enormemente alla creazione di un ambiente dove la fiducia reciproca è il pilastro fondamentale.

Come le aziende possono promuovere la fiducia
Ambiente sano in azienda (diritto-lavoro.com)

Linee guida per sviluppare politiche aziendali etiche

Le politiche aziendali etiche costituiscono l’ossatura di un’organizzazione responsabile e rispettata.

Per sviluppare queste politiche, è cruciale iniziare con un codice etico che delinei chiaramente i valori e i principi che guidano l’azienda nelle sue relazioni con i dipendenti, i clienti e la comunità.

Queste linee guida devono essere formulate in modo chiaro e comprensibile, accompagnate da esempi pratici che illustrino comportamenti accettabili.

Inoltre, deve essere istituito un sistema di monitoraggio e revisione, che assicuri che le politiche etiche siano non solo implementate, ma costantemente aggiornate per rispondere ai cambiamenti nel contesto aziendale e normativo.

È importante anche fornire formazione regolare per accrescere la consapevolezza e le competenze etiche tra i dipendenti, assicurando che tutti comprendano e possano applicare i principi etici quotidianamente.

Coinvolgere la leadership nella promozione attiva di comportamenti etici aumenta la credibilità e l’efficacia delle politiche.

Coinvolgere i dipendenti nel processo decisionale

Il coinvoglimento dei dipendenti nel processo decisionale è una strategia chiave per accrescere la partecipazione e la soddisfazione sul lavoro.

Consentendo ai dipendenti di contribuire alle decisioni aziendali, si promuove un senso di appartenenza e responsabilità.

Le aziende possono facilitare questo coinvolgimento tramite strumenti come sondaggi, riunioni di brainstorming e sessioni di feedback aperte.

Questi metodi non solo fanno sentire i dipendenti ascoltati, ma incoraggiano anche la diversità delle opinioni, aiutando a identificare idee innovative e percorsi di miglioramento che potrebbero altrimenti passare inosservati.

È essenziale che la leadership dell’azienda faccia buon uso di queste opportunità per dimostrare che i contributi dei dipendenti sono valutati e presi in considerazione, creando così un circuito virtuoso di fiducia e impegno all’interno dell’organizzazione.

Feedback costruttivo: implementazione e benefici

Implementare un sistema di feedback costruttivo è essenziale per lo sviluppo e la crescita di un’azienda.

Il feedback efficace dovrebbe essere visto come un processo bidirezionale, dove sia i dipendenti che i manager possono esprimere liberamente le loro opinioni su prestazioni, processi e pratiche aziendali.

Idealmente, dovrebbe essere erogato in modo tempestivo e specifico, focalizzandosi su comportamenti pertinenti e fornendo suggerimenti pratici per il miglioramento.

Questo approccio permette di stabilire una cultura aziendale che valorizza la crescita personale e professionale, promuovendo la responsabilità e alimentando la fiducia tra i diversi livelli organizzativi.

I benefici includono una maggiore soddisfazione del personale, una più ampia collaborazione e un miglioramento delle prestazioni complessive, poiché i dipendenti sono in grado di crescere attraverso un processo continuo e supportato di miglioramento.

Case study di aziende che hanno superato la sfida

Diversi case study dimostrano come le aziende abbiano affrontato e superato con successo la sfida della trasparenza e costruzione della fiducia.

Un esempio prominente è quello di Patagonia, un’azienda conosciuta per il suo impegno ambientale e sociale.

L’azienda mantiene una trasparenza radicale nelle sue pratiche di approvvigionamento e produzione, condividendo informazioni dettagliate sull’impatto ambientale e sulla provenienza dei materiali.

Questo approccio ha cementato una forte fiducia tra i clienti e i dipendenti, creando un robusto supporto leale oltre che un brand rispettato.

Un altro esempio è Salesforce, che ha implementato una serie di iniziative per promuovere la diversità e l’inclusione, rendendo pubbliche le statistiche sulla composizione demografica della forza lavoro e gli obiettivi di miglioramento.

Questo impegno ha non solo migliorato la fiducia interna ed esterna, ma ha anche posizionato Salesforce come leader nel sostegno dei valori aziendali progressisti.

Arrivano 800 euro direttamente dall’INPS: in pochi sanno di avere diritto a questo aiuto

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Db Milano 05/11/2012 - sede Inps / foto Daniele Buffa/Image nella foto: sede Inps Milano

Negli ultimi anni, il tema del sostegno economico alle famiglie e alle persone in difficoltà è diventato sempre più centrale nel dibattito pubblico.

Tra le varie forme di assistenza, c’è un aiuto in particolare che sta attirando l’attenzione: si tratta di un contributo di 800 euro erogato dall’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Tuttavia, nonostante la disponibilità di questo sostegno, in molti non sono a conoscenza di avere diritto a tale aiuto. Approfondiamo quindi di cosa si tratta, a chi è destinato e come fare per richiederlo.

ROME, ITALY – NOVEMBER 10: A general view of INPS Rome office in Casilino Via Longoni USB as union members protest and sign a petition for citizenship addressed to the Government and Parliament to seek the return of the current INPS summits on November 10, 2016 in Rome, Italy. (Photo by Simona Granati/Corbis via Getty Images)

Chi può richiedere il contributo

Il contributo di 800 euro è parte di una serie di misure che il governo ha messo in atto per supportare le famiglie in difficoltà economica, soprattutto in un periodo di crescente incertezza. Questo aiuto è rivolto a diverse categorie di cittadini, tra cui disoccupati, lavoratori precari e famiglie a basso reddito. La misura si propone di alleviare le difficoltà finanziarie e garantire un sostegno concreto a chi si trova in situazioni di vulnerabilità.

Per accedere a questo contributo, è fondamentale sapere che non è necessario presentare domande complesse o documentazione lunga e articolata. Infatti, l’INPS ha semplificato il processo di richiesta, rendendolo accessibile a tutti coloro che ne hanno diritto. È sufficiente registrarsi sul portale dell’INPS e verificare se si rientra nei requisiti stabiliti. Questo aspetto è particolarmente importante, poiché molti cittadini, spaventati dalla burocrazia, rinunciano a chiedere aiuti di cui potrebbero beneficiare.

In linea generale, possono accedere all’agevolazione coloro che si trovano in una condizione di difficoltà economica, come ad esempio i disoccupati che hanno perso il lavoro e non percepiscono alcuna forma di indennità. Inoltre, anche le famiglie con un reddito annuo inferiore a una certa soglia possono richiedere il contributo. È importante sottolineare che il limite di reddito varia a seconda della composizione del nucleo familiare, quindi è fondamentale informarsi con attenzione.

In molti casi, l’INPS riesce a processare le richieste in tempi relativamente brevi, permettendo così ai beneficiari di ricevere il sostegno economico in un lasso di tempo ragionevole. Tuttavia, è sempre consigliabile fare richiesta il prima possibile, in modo da non incorrere in eventuali ritardi.

L’importanza di questo contributo va oltre l’aspetto puramente economico. Ricevere un sostegno finanziario può rappresentare una boccata d’ossigeno per molte famiglie, consentendo loro di affrontare le spese quotidiane, come l’affitto, le bollette e le spese per l’istruzione dei figli. In un periodo in cui il costo della vita continua a salire, avere accesso a un aiuto concreto può fare la differenza tra la stabilità e la precarietà.

È interessante notare come, nonostante la disponibilità di questo aiuto, molti italiani non ne siano a conoscenza. Secondo recenti indagini, una percentuale significativa di cittadini non è informata sui diritti e sulle opportunità di sostegno economico a cui potrebbe accedere. Questo evidenzia un problema più ampio di comunicazione e informazione tra le istituzioni e i cittadini. È fondamentale che vengano attuate campagne di sensibilizzazione che informino le persone riguardo ai propri diritti e ai servizi disponibili, in modo che possano fare valere le proprie richieste.

In definitiva, il contributo di 800 euro rappresenta un’opportunità importante per molti cittadini italiani, ma è essenziale che venga conosciuto e utilizzato da chi ne ha diritto. La consapevolezza dei propri diritti è il primo passo per affrontare le difficoltà economiche e costruire un futuro più stabile e sereno.

Smart working e malattia: cosa succede se ti ammali mentre lavori da casa?

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Smart working e malattia: cosa succede se ti ammali mentre lavori da casa?
Smart working e malattia (diritto-lavoro.com)

L’articolo esplora le implicazioni dello smart working sulla gestione della malattia, analizzando le normative vigenti e i doveri delle aziende. Si discute inoltre sulle potenziali evoluzioni future delle normative relative al lavoro agile.

Come lo smart working influisce sulla malattia

Con l’adozione crescente del lavoro agile, comunemente noto come smart working, emerge la necessità di ripensare come la malattia venga gestita nell’ambito lavorativo.

Tradizionalmente, un lavoratore malato avrebbe semplicemente comunicato la sua assenza stando a casa; tuttavia, nel contesto del lavoro da remoto, la linea di demarcazione tra stato di malattia e disponibilità lavorativa si fa più sottile.

La capacità di lavorare da casa, anche quando ci si sente solo lievemente indisposti, crea una pressione implicita sul dipendente nel partecipare alle attività lavorative per evitare la percezione di essere poco produttivo.

Questa dinamica può portare allo sviluppo di una mentalità che stigmatizza la richiesta di riposo medico, rischiando di compromettere la salute stessa dei lavoratori.

È pertanto fondamentale che le organizzazioni stabiliscano politiche chiare su cosa costituisce una valida giustificazione per una pausa lavorativa quando si applica il contesto dello smart working, onde evitare confusioni o eventuali abusi da ambo le parti.

Come lo smart working influisce sulla malattia
Lavoro agile e malattia (diritto-lavoro.com)

Normative specifiche per lo smart working

Le normative che regolano lo smart working in Italia, così come in molti altri paesi, sono ancora in fase di evoluzione continua, spesso oscillanti tra flessibilità e necessità di controllo.

Nel contesto della malattia, la contrattazione collettiva e diverse leggi regionali stanno iniziando a introdurre framework normativi per gestire tali situazioni.

Ad esempio, il diritto alla disconnessione è stato reso parte obbligatoria degli accordi di smart working per garantire che i dipendenti possano staccarsi dalle proprie mansioni senza il timore di ripercussioni, anche durante i periodi di indisposizione.

Tuttavia, vi sono ancora lacune da colmare: molte normative mancano di indicazioni dettagliate su come monitorare e registrare le assenze per malattia quando il posto di lavoro si trova nella propria abitazione.

È necessario che nel prossimo futuro vengano stabiliti standard coerenti a livello nazionale per allineare tutti i settori e garantire così una protezione adeguata sia per i datori di lavoro che per i dipendenti.

Doveri delle aziende verso i lavoratori agili malati

Le aziende che adottano il modello di lavoro agile devono affrontare una serie di responsabilità nei confronti dei loro lavoratori, soprattutto quando questi si ammalano.

Tra i principali doveri, un elemento cruciale è il mantenimento della comunicazione aperta e trasparente con i dipendenti, chiarendo quali siano le aspettative durante i periodi di malattia.

I datori di lavoro devono anche fornire strumenti di supporto adeguati, come consulenze mediche online o accesso facilitato ai servizi sanitari.

Un sistema di gestione delle malattie efficace dovrebbe prevedere anche il riconoscimento formale del diritto al riposo e la concessione di una flessibilità necessaria per affrontare le condizioni di salute temporaneamente debilitanti senza penalità.

Inoltre, l’educazione su temi di salute e benessere dovrebbe diventare parte integrante delle politiche aziendali, per garantire la consapevolezza e l’autonomia dei dipendenti nel prendersi cura di sé stessi e dei propri cari.

Prospettive future della normativa sul lavoro agile

Guardando avanti, l’evoluzione della normativa sul lavoro agile appare centrata sull’equilibrio tra flessibilità e sicurezza per tutti gli attori coinvolti.

Si prevede che i governi continueranno a rafforzare le leggi esistenti, introducendo norme più dettagliate e inclusive che affrontino le sfide odierne.

Un tema ricorrente potrebbe essere l’approfondimento delle linee guida sugli obblighi di salute e sicurezza anche per chi lavora da luoghi lontani dall’ufficio tradizionale, compreso l’accesso equo alla tutela sanitaria e alla previdenza sociale.

Allo stesso tempo, si assiste a progressi tecnologici significativi che agevolano la tracciabilità e la gestione delle assenze per malattia, aprendo nuove possibilità per una supervisione efficiente senza per questo compromettere la privacy dei lavoratori.

Prevedere il paesaggio normativo del futuro significa creare un ambiente di lavoro inclusivo e resiliente che può adattarsi agilmente ai cambiamenti, preservando il benessere collettivo.

Altro che soldi “sotto al materasso”, questo è limite di contanti che puoi tenere in casa: oltre passi un guaio

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Soldi a casa somma
Quanti soldi possiamo tenere a casa (www.diritto-lavoro.com)

Quanti sono i soldi che possiamo tenere in casa? Non in molti lo sanno, ma il limite c’è eccome: ecco qual è.

In molti si chiedono, spesso, se sia meglio tenere in casa i soldi o lasciarli in banca. Si tratta di una questione legittima, perché magari certe persone si sentono maggiormente al sicuro ad avere i soldi dove vivono e non gestiti da qualcun altro (per quanto oggi le banche siano davvero molto sicure).

Ma è legale tenere somme rilevanti a casa oppure c’è un certo limite oltre al quale non possiamo davvero andare? Nelle prossime righe cercheremo di capirlo, anche perché si tratta di un argomento di primaria importanza: tutti i dettagli a riguardo.

Tenere soldi a casa, c’è un limite? Tutto quello che c’è da sapere

Per quanto riguarda i contanti tenuti a casa, non c’è un vero e proprio limite di soldi che si possono tenere. Di fatto, nessuna legge impone regole in questo senso. Dal punto di vista legale, infatti, non esiste una reale limite alla quantità di denaro da poter mettere da parte personalmente. Questo perché i controlli vengono effettuati su pagamenti e transazioni più che sul possesso. Paradossalmente, quindi, potreste tenere in casa migliaia e migliaia di euro senza dovervi preoccupare di niente (magari teneteli al sicuro). Quantomeno a livello fiscale, laddove i contribuenti non sono tenuti a dimostrare la provenienza del denaro.

Il che, comunque, non significa che non possiate avere problemi con la legge. Per quanto nessun cittadino è costretto a dimostrarne provenienza e tassazione, possono comunque portare a varie domande e supposizioni. Se i soldi tenuti a casa sono così tanti da risultare ben lontani rispetto ai redditi dichiarati e al suo patrimonio ufficiale, possono far sospettare illeciti o addirittura reati. Si può essere sospettati di evasione fiscale o riciclaggio di denaro, e non possiamo non considerare la reale provenienza del denaro, perché se è illecita cambia anche la questione del suo stesso mantenimento. Per quanto riguarda il reato di evasione fiscale, comunque, risulta esserci soltanto nel caso di superamento di oltre 50.000 euro nascosti e in caso di mancata dichiarazione dei redditi e almeno 150.000 euro non dichiarati e redditi non dichiarati per almeno il 10% del totale in caso di mancata denuncia dei redditi percepiti.

Tuttavia, ed è bene specificarlo, non si ha nulla da temere se siamo certi di aver fatto tutto quanto seguendo le regole. I controlli e i sospetti quando si parla di una grande quantità di denaro sono normali. Essere in grado di giustificare determinate cifre, quindi, è fondamentale per non incorrere in guai legali ben peggiori di un semplice monitoraggio di una notevole soglia economica. Fra le altre cose, si può essere perquisiti soltanto in caso di indizi significativi e con l’autorizzazione del pubblico ministero. Se il nostro denaro non ha provenienze illecite, comunque, sostanzialmente non abbiamo niente da temere.

Orari flessibili al lavoro: vantaggi, rischi e cosa puoi davvero chieder

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Orari flessibili al lavoro: vantaggi, rischi e cosa puoi davvero chieder
Orari flessibili al lavoro (diritto-lavoro.com)

La flessibilità oraria è un approccio moderno al lavoro che avvantaggia sia i dipendenti che le aziende. Questo articolo esplora i concetti principali, i benefici, le strategie di negoziazione e presenta esempi pratici di orari flessibili.

Cos’è la flessibilità oraria e come funziona

La flessibilità oraria è un elemento chiave del moderno ambiente di lavoro che permette ai dipendenti di avere maggiore controllo sui propri orari di lavoro, rompendo il tradizionale schema del lavoro dalle 9 alle 17.

Questo concetto implica che i dipendenti possano adattare i propri orari di inizio e fine lavoro a seconda delle loro esigenze personali e familiari, sempre compatibilmente con le esigenze operative dell’azienda.

La flessibilità oraria può assumere varie forme, come l’orario di entrata e uscita variabili, giornate lavorative più lunghe compensate da settimane più brevi, o la possibilità di lavorare da remoto.

L’obiettivo è quello di promuovere un ambiente di lavoro più equilibrato, che permetta ai lavoratori di gestire meglio il loro tempo, migliorando al contempo la produttività e la soddisfazione personale.

Vantaggi della flessibilità per aziende e dipendenti

La flessibilità oraria offre numerosi vantaggi sia per i dipendenti che per le aziende.

Per i lavoratori, la principale attrattiva è la possibilità di bilanciare meglio le esigenze lavorative con quelle personali.

Questo può tradursi in un aumento della soddisfazione lavorativa, una riduzione dello stress, e un miglioramento del benessere generale.

Dal punto di vista delle aziende, offrire orari flessibili può portare a una maggiore produttività e una riduzione dei tassi di assenteismo.

I dipendenti che si sentono valorizzati e che hanno il controllo sul loro tempo tendono ad essere più leali e motivati.

Inoltre, le aziende che adottano la flessibilità oraria spesso riescono ad attrarre e trattenere talenti di alto calibro grazie alla loro reputazione di datori di lavoro sensibili alle esigenze dei dipendenti.

Vantaggi della flessibilità per aziende e dipendenti
Flessibilità per aziende e dipendenti (diritto-lavoro.com)

Come negoziare orari flessibili con il datore

Negoziare orari di lavoro flessibili può sembrare un’impresa ardua, ma con una preparazione adeguata è assolutamente fattibile.

Inizialmente, è importante comprendere le politiche aziendali in merito alla flessibilità oraria e identificare quali tipi di flessibilità sono già in uso.

Successivamente, i dipendenti dovrebbero preparare un piano dettagliato per dimostrare come il cambiamento degli orari potrebbe migliorare la loro produttività senza impattare negativamente sull’azienda.

È essenziale presentare questo piano in un colloquio con il proprio superiore diretto, evidenziando i benefici reciproci.

Essere aperti al compromesso e dimostrare un atteggiamento propositivo sarà fondamentale per facilitare l’accettazione della richiesta.

Infine, è utile stabilire in anticipo un periodo di prova per testare l’efficacia del nuovo orario e apportare eventuali modifiche necessarie.

Esempi pratici di orari di lavoro flessibili

Gli esempi pratici di orari di lavoro flessibili sono tanto vari quanto le aziende e i contesti in cui vengono implementati.

Un esempio comune è il lavoro a orario variabile, dove un dipendente può scegliere quando iniziare e finire la giornata lavorativa, magari entro una certa forbice di ore prestabilite (come 8-10 per l’inizio e 16-18 per la fine).

Un altro esempio è la settimana lavorativa ridotta, dove i lavoratori eseguono lo stesso numero di ore settimanali in meno giorni, ottenendo giornate extra di riposo.

Inoltre, c’è il telelavoro o lavoro da remoto, che offre la massima flessibilità consentendo di lavorare fuori dalla sede aziendale.

Infine, i programmi job-sharing permettono a due o più persone di condividere una singola posizione lavorativa, dividendo le ore di lavoro in base al loro accordo personale.

Tirocinio all’estero: un’occasione da prendere al volo (ma con qualche trappola da evitare)

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Tirocinio all’estero: un’occasione da prendere al volo (ma con qualche trappola da evitare)
Tirocinio all’estero (diritto-lavoro.com)

Un tirocinio all’estero offre vantaggi unici come l’acquisizione di competenze interculturali e l’opportunità di fare rete a livello internazionale. Prepararsi adeguatamente, scegliendo la destinazione giusta e ottenendo i documenti necessari, è fondamentale per un’esperienza fruttuosa.

Vantaggi unici di un’esperienza internazionale

Il tirocinio all’estero rappresenta una straordinaria opportunità di crescita sia professionale che personale.

Gli studenti e i neolaureati che scelgono questa strada si trovano a confrontarsi con ambienti di lavoro internazionali, apprendendo a navigare in contesti culturali diversi e ampliando così le proprie competenze interculturali.

Un aspetto fondamentale di queste esperienze è la capacità di sviluppare una rete professionale globale, che può rivelarsi cruciale per future opportunità lavorative.

Inoltre, vivere e lavorare in un altro paese incoraggia l’apprendimento di nuove lingue e migliora le abilità comunicative in modi che un’esperienza domestica difficilmente può offrire.

Questi tirocinanti sviluppano una flessibilità e una capacità di adattamento che sono molto apprezzate dai datori di lavoro.

Infine, di fronte alle sfide proposte da un ambiente sconosciuto, i partecipanti costruiscono una resilienza personale che li prepara ad affrontare efficacemente situazioni lavorative complesse in futuro.

Vantaggi unici di un'esperienza internazionale
Esperienza internazionale (diritto-lavoro.com)

Prepararsi al tirocinio: documenti e visti

Prima di partire per un tirocinio all’estero, è essenziale pianificare attentamente ogni dettaglio logistico, a partire dalla documentazione necessaria.

La richiesta di un visto di lavoro o studentesco è un passo cruciale, e varia significativamente a seconda del paese di destinazione e della durata del soggiorno.

Ottenere un visto adeguato richiede spesso la raccolta di documenti come lettere di accettazione dal datore di lavoro, dimostrazioni di fondi sufficienti per sostenersi e una prova di residenza.

Un altro aspetto da considerare è l’assicurazione sanitaria, che deve coprire l’intero periodo del soggiorno e rispettare le normative locali.

È inoltre consigliabile verificare la validità del proprio passaporto, assicurandosi che sia valido per almeno sei mesi oltre la data di ritorno prevista.

La preparazione adeguata di questi documenti può prevenire ritardi e complicazioni burocratiche, consentendo ai tirocinanti di concentrarsi completamente sull’esperienza lavorativa e culturale che li attende.

Adattarsi a una nuova cultura lavorativa

L’adattamento a una nuova cultura lavorativa può rappresentare una delle sfide più significative ma anche una delle più gratificanti esperienze in un tirocinio all’estero.

Ogni paese ha le proprie convenzioni e abitudini che possono influenzare diversi aspetti del lavoro, dalle comunicazioni quotidiane alla gestione dei progetti.

È fondamentale entrare in questo nuovo contesto con una mentalità aperta e una predisposizione all’apprendimento.

Rispettare le differenze culturali e mostrare una volontà di apprendere senza pregiudizi aiuta a stabilire relazioni lavorative positive.

Gli ambienti internazionali stimolano anche un modo di pensare innovativo e permettono di introdurre nuove idee che un ambiente omogeneo potrebbe non facilitare.

Infine, acquisire una comprensione profonda delle dinamiche di lavoro all’estero consente di sviluppare una prospettiva professionale più completa, rendendo i tirocinanti non solo più competenti nel loro settore, ma anche più coscienziosi e capaci di operare efficacemente in contesti globali.

Scegliere la destinazione giusta per il tuo settore

Scegliere la destinazione giusta per un tirocinio all’estero è una decisione strategica che può influire significativamente sul successo dell’esperienza.

Ogni settore ha le proprie città e regioni chiave dove vengono stabiliti i trend e le innovazioni.

Ad esempio, chi è interessato al mondo della finanza potrebbe considerare città come Londra o New York, mentre per coloro che si occupano di tecnologia, mete come San Francisco o Berlino potrebbero offrire le migliori opportunità.

Inoltre, è utile considerare anche la lingua e il contesto culturale del paese ospitante per garantire una maggiore integrazione.

Valutare le prospettive economiche e le esigenze del mercato del lavoro del paese può anche influire sulla decisione, poiché settori emergenti potrebbero offrire opportunità uniche per crescita e apprendimento.

Una scelta ponderata della destinazione, quindi, non solo allinea le aspettative professionali con le opportunità reali, ma assicura che il tirocinante tragga il massimo dalla sua esperienza all’estero.

Programmi e borse di studio per tirocini esteri

Ci sono numerosi programmi e borse di studio che possono supportare un tirocinio all’estero, rendendo l’esperienza più accessibile dal punto di vista finanziario.

Organizzazioni internazionali come l’Erasmus+ in Europa offrono ampi programmi di supporto per studenti universitari interessati ad espandere i propri orizzonti professionali oltre i confini nazionali.

Gli enti locali e le aziende multinazionali spesso offrono borse di studio specifiche per determinati settori, incentivando e facilitando la mobilità internazionale.

È consigliabile esplorare varie opzioni, considerando sia i requisiti specifici di ciascun programma che i benefici offerti.

Un altro aspetto importante è la ricerca di eventuali sovvenzioni o prestiti disponibili che non solo aiutano con le spese di viaggio e soggiorno, ma talvolta coprono anche il costo dei corsi di lingua individuali o altre esigenze formative.

Approfittare di queste opportunità finanziarie permette di concentrarsi sull’acquisizione di competenze e conoscenze senza il peso di preoccupazioni economiche impellenti, garantendo un’esperienza formativa inestimabile.

Non pagare le cartelle esattoriali, il Fisco cancella i debiti: chi ne beneficia e quali anni sono inclusi

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Non pagare le cartelle esattoriali, il Fisco cancella i debiti
Il Fisco cancella i debiti, cosa sapere - diritto-lkavoro.com

L’adozione di misure più flessibili e lungimiranti potrebbe restituire dignità e opportunità a molti contribuenti in difficoltà.

Nel complesso panorama del sistema fiscale italiano, una nuova sanatoria fiscale si profila all’orizzonte, destinata a cambiare le sorti di numerosi contribuenti. A partire dal 1° gennaio 2026, sarà possibile cancellare le cartelle esattoriali considerate inesigibili, un’iniziativa che ha suscitato grande interesse e dibattito.

Attualmente, oltre 1.272 miliardi di euro sono pendenti nel “magazzino” del Fisco, di cui 537 miliardi sono già stati classificati come irrecuperabili. Questo perché molti debitori sono deceduti, nullatenenti o incapaci di saldare i propri debiti.

Cartella esattoriale e rateizzazione

La cartella esattoriale è il documento con cui l’Agenzia delle Entrate – Riscossione (AdER) richiede il pagamento di somme dovute da privati cittadini o aziende. Quando il debitore non riesce a pagare, può richiedere una rateizzazione, ma questa soluzione non sempre risolve i problemi di insolvenza.

In questo contesto, il condono tombale ha guadagnato attenzione, poiché mira a cancellare definitivamente i debiti ritenuti irrimediabilmente persi, concentrandosi principalmente sulle posizioni debitorie risalenti agli anni tra il 2000 e il 2010.

Riforma della riscossione

La riforma, avviata con il D. Lgs. del 24 marzo 2025, n. 33, prevede un nuovo Testo unico della riscossione che, dal 1° gennaio 2026, applicherà l’articolo 211, intitolato “Discarico automatico o anticipato”.

Non pagare le cartelle esattoriali, il Fisco cancella i debiti
I dettagli da conoscere – diritto-lavoro.com

Questa norma stabilisce che le cartelle esattoriali affidate all’agente di riscossione saranno automaticamente discaricate in determinate circostanze, come nel caso di fallimento del debitore o assenza di beni da pignorare. Un aspetto cruciale è la possibilità di un discarico anticipato delle cartelle, anche prima che siano trascorsi i cinque anni normalmente previsti per la prescrizione dei debiti.

Beneficiari della sanatoria

Ma chi potrà beneficiare di questa sanatoria? In generale, le persone fisiche e giuridiche con debiti non recuperabili a causa di situazioni economiche precarie, come la mancanza di beni o l’incapacità di saldare i debiti, trarranno vantaggio da questa misura. Le aziende in difficoltà, colpite da un carico di debiti insostenibile, potrebbero vedere una boccata d’ossigeno, consentendo loro di ripartire senza il peso di crediti esigibili che non possono onorare.

L’implementazione di questa riforma rappresenta un passo significativo verso la ristrutturazione del sistema fiscale italiano, mirando a liberare risorse e energie per il recupero di crediti effettivamente esigibili. In caso di dubbi o necessità di ulteriore approfondimenti il consiglio è sempre quello di rivolgersi a professionisti per chiedere un consulto più personale e dettagliato. Sempre meglio infatti non muoversi in modo affrettato.

Più vita e meno stress: cosa stanno facendo davvero le aziende per il work-life balance?

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Più vita e meno stress, cosa stanno facendo davvero le aziende per il work-life balance?
Più vita e meno stress (diritto-lavoro.com)

Negli ultimi anni, le aziende stanno adottando approcci innovativi per migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e personale. Questo articolo esplora cultura aziendale avanzata, politiche di telelavoro, esempi di aziende leader, investimenti nel benessere e metodi per misurare la soddisfazione dei dipendenti.

Cultura aziendale all’avanguardia e lavoro flessibile

Nel panorama lavorativo moderno, una cultura aziendale all’avanguardia gioca un ruolo cruciale nel promuovere il work-life balance.

Le aziende progressiste si stanno rendendo conto dell’importanza di creare un ambiente in cui i dipendenti si sentano valorizzati e rispettati.

Questo si traduce in politiche che supportano il lavoro flessibile, permettendo ai dipendenti di avere maggiore controllo sulle loro giornate lavorative.

Lavoro flessibile significa molte cose, dalle opzioni di lavoro a distanza, agli orari di lavoro flessibili, fino ad arrivare alle settimane lavorative compresse.

Questa flessibilità consente ai dipendenti di adattare il lavoro agli impegni personali, riducendo lo stress e migliorando la produttività.

Un’azienda con una cultura flessibile mostra fiducia nei suoi dipendenti, incoraggia l’innovazione e demolisce le tradizionali gerarchie aziendali, creando un ambiente più aperto e collaborativo.

Cultura aziendale all'avanguardia e lavoro flessibile
Cultura aziendale (diritto-lavoro.com)

Politiche di telelavoro e benefici per i dipendenti

Le politiche di telelavoro hanno acquisito una nuova centralità nel mondo moderno.

Soprattutto in seguito agli avvenimenti globali recenti, sempre più aziende si sono rese conto che il telelavoro non solo è possibile, ma porta anche a una serie di benefici per i dipendenti.

Il telelavoro offre un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e personale, permettendo a chi lavora di gestire meglio il proprio tempo, riducendo così il tempo ed il costo degli spostamenti casa-lavoro.

Inoltre, permette di lavorare in un ambiente familiare e confortevole, il che può aumentare la soddisfazione lavorativa.

Le aziende che adottano politiche di telelavoro spesso vedono un aumento della produttività e della morale dei dipendenti, nonché una riduzione del turnover, poiché i lavoratori tendono ad essere più leali a un’organizzazione che rispetta le loro esigenze personali e professionali.

Esempi di aziende dalla visione promossa

Moltissime aziende leader hanno abbracciato una visione promossa di work-life balance, diventando esempio e ispirazione per altre.

Aziende come Google, Microsoft, e Salesforce hanno fatto passi significativi nell’integrare politiche che supportano il benessere e la flessibilità lavorativa.

Google, ad esempio, è famosa per offrire una vasta gamma di servizi di supporto in loco, dagli asili nido alle palestre, incoraggiando un ambiente lavorativo che favorisce il tempo libero accanto alla produttività.

Microsoft, da parte sua, ha adottato un modello ibrido flessibile che permette ai dipendenti di scegliere quando e come lavorare da casa o in ufficio.

Salesforce si distingue per il suo approccio innovativo detto “Success from Anywhere”, una filosofia che permette ai dipendenti di lavorare ovunque si sentano più produttivi e soddisfatti.

Queste aziende pioniere dimostrano che investire nel work-life balance non è solo una mossa etica, ma anche strategica per attrarre e trattenere i migliori talenti.

Investimenti nell’accoglienza e nel benessere

Gli investimenti nell’accoglienza e nel benessere dei dipendenti sono un indicatore chiave di un’azienda che prende sul serio il work-life balance.

Molte organizzazioni stanno creando ambienti che promuovono la salute fisica e mentale.

Spazi di lavoro aperti e luminosi, aree di relax, mense aziendali con opzioni salutari e programmi di benessere sono solo alcune delle iniziative che le aziende stanno adottando.

Questi investimenti supportano la salute dei dipendenti, migliorano l’umore e aumentano la concentrazione.

Studi mostrano che i dipendenti che percepiscono attenzione e cura nei confronti del loro benessere sono più motivati e produttivi.

Inoltre, sostenere una buona salute mentale e fisica riduce l’assenteismo e il turnover, consigliabile agli imprenditori attenti, come parte di una strategia integrata di gestione delle risorse umane.

Misurazione e miglioramento della soddisfazione del dipendente

La misurazione e miglioramento della soddisfazione del dipendente è essenziale per garantire che le iniziative aziendali per il work-life balance abbiano il giusto impatto.

Le aziende possono utilizzare sondaggi, colloqui e feedback continui per capire meglio le esigenze dei propri collaboratori.

Strumenti come il Net Promoter Score (NPS) e indagini di clima organizzativo forniscono dati preziosi su come i dipendenti percepiscono l’ambiente di lavoro e quali aspetti necessitano di miglioramenti.

Adattare le politiche basandosi su queste informazioni è fondamentale per garantire che le iniziative siano efficaci e apprezzate.

Migliorare la soddisfazione del dipendente non solo aumenta la produttività e la lealtà, ma contribuisce anche a creare una cultura aziendale positiva, moderna e inclusiva.

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