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Il ruolo del datore di lavoro nella gestione dei disturbi alimentari

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Il ruolo del datore di lavoro nella gestione dei disturbi alimentari sul posto di lavoro
Supporto psicologico in azienda (diritto-lavoro.com)

I datori di lavoro hanno un ruolo cruciale nella gestione dei disturbi alimentari tra i dipendenti. Responsabilità legali e morali, creazione di ambienti di lavoro sicuri, politiche aziendali per la salute mentale, formazione adeguata e collaborazione con esperti sanitari possono migliorare significativamente il benessere dei lavoratori.

Responsabilità legali e morali del datore di lavoro

Ogni datore di lavoro ha il dovere legale e morale di garantire un ambiente di lavoro sicuro e salutare per i propri dipendenti.

In molti paesi, la legge impone che le aziende mantengano standard ambientali che prevengano rischi per la salute dei lavoratori, incluso il riconoscimento e la gestione dei disturbi alimentari.

Tuttavia, oltre all’obbligo legale, vi è una responsabilità morale che richiede ai datori di lavoro di essere proattivi nel sostenere la salute mentale dei dipendenti.

Questo significa promuovere una cultura aziendale che riconosca l’importanza del benessere psicologico e che incoraggi l’apertura su temi spesso stigmatizzati come i disturbi alimentari.

La mancata gestione di tali problemi non solo può violare leggi locali, ma porta anche a una diminuzione della produttività e un aumento dell’assenteismo.

Quindi, il primo passo critico è riconoscere pienamente questa responsabilità che va oltre i vincoli legali per abbracciare considerazioni etiche più ampie.

Responsabilità legali e morali del datore di lavoro
Responsabilità del datore di lavoro (diritto-lavoro.com)

Creazione di ambienti di lavoro sicuri e sostenibili

Creare un ambiente di lavoro sicuro e sostenibile è fondamentale per minimizzare i fattori di stress che possono contribuire allo sviluppo o all’aggravarsi dei disturbi alimentari.

Un ambiente di lavoro sano non si limita alla sicurezza fisica ma si estende alla salute mentale e al benessere emotivo dei dipendenti.

Le aziende dovrebbero implementare spazi fisici accoglienti e stimolanti, offrire pause adeguate e promuovere attività che riducono lo stress, come meditazione o ginnastica leggera.

Inoltre, politiche di inclusione e diversità sono cruciali per garantire che tutti i dipendenti si sentano accettati e valorizzati.

Dare ascolto ai dipendenti e mantenere un canale di comunicazione aperto può aiutare il datore di lavoro a individuare precocemente segnali di disagio e intervenire prontamente.

Investire in tali risorse non è solo una buona pratica aziendale, ma conduce a un miglioramento del morale e della produttività.

Politiche aziendali per la salute mentale

Le politiche aziendali per la salute mentale rappresentano un pilastro nel supporto ai dipendenti che affrontano disturbi alimentari.

Queste politiche dovrebbero includere programmi di assitenza per i dipendenti (EAP), che offrono consulenza confidenziale e supporto psicologico.

Un’altra iniziativa efficace è l’integrazione di orari di lavoro flessibili per consentire ai dipendenti di partecipare a sedute di terapia o programmi di salute.

È essenziale che le politiche promuovano la sensibilizzazione e l’educazione continua su temi relativi alla salute mentale, per ridurre lo stigma associato a disturbi quali anoressia, bulimia e altri.

Attraverso workshop, seminari e corsi di formazione, i dipendenti possono acquisire una migliore comprensione dei disturbi alimentari e dei loro impatti.

Questo approccio, oltre a essere benefico per i soggetti interessati, contribuisce a creare un ambiente in cui tutti i dipendenti si sentano sicuri nel discutere apertamente dei loro problemi di salute senza timore di discriminazione.

Formazione per riconoscere segnali di disturbi alimentari

La formazione è un elemento chiave per permettere ai datori di lavoro di riconoscere i segnali di disturbi alimentari tra i dipendenti.

Offrire un’adeguata formazione al personale, soprattutto ai manager e supervisori, può portare a una diagnosi precoce e a un intervento tempestivo.

Tale formazione dovrebbe concentrarsi sul riconoscimento dei segnali fisici e comportamentali, come cambiamenti drastici nell’appetito, nell’aspetto fisico o nel comportamento sociale.

Inoltre, i corsi devono preparare il personale alla gestione delle situazioni con sensibilità e discrezione, garantendo la riservatezza e il rispetto della persona.

Creare un’ambiente di lavoro informato su queste problematiche può destigmatizzare l’argomento, facendo sentire i dipendenti supportati e scoraggiando autodiagnosi errate o rimedi fatti in casa.

I datori di lavoro che investono in una robusta formazione non solo dimostrano impegno verso la salute dei propri dipendenti, ma possono contribuire direttamente alla loro felicità e produttività complessive.

Collaborazione con il personale medico competente

La collaborazione con personale medico competente è essenziale per affrontare efficacemente i disturbi alimentari sul posto di lavoro.

Stabilire un collegamento con esperti sanitari, nutrizionisti o psicologi garantisce che i dipendenti abbiano accesso a risorse adeguate, sia per la consulenza che per un eventuale trattamento.

Le aziende possono stringere partnership con centri di salute mentale o progettare programmi di supporto interno che includano accesso regolare a professionisti medici.

Questo tipo di collaborazione non solo fornisce un supporto immediato ai dipendenti in difficoltà, ma aiuta anche a costruire una rete di sicurezza e fiducia nell’ambiente di lavoro.

È importante che il personale medico sia integrato nel sistema di assistenza aziendale per permettere una risposta rapida e efficace alle necessità dei lavoratori.

La disponibilità di supporto professionale in loco può fare una significativa differenza nella vita dei dipendenti, mostrando quanto l’azienda sia impegnata nel loro benessere globale.

Benefici di avere una politica inclusiva in azienda

Avere una politica inclusiva in azienda comporta numerosi vantaggi.

Un ambiente di lavoro che promuove attivamente inclusione e diversità contribuisce a creare un’atmosfera di rispetto e avvicinamento tra i dipendenti, riducendo significativamente lo stigma associato ai disturbi alimentari.

L’inclusione amplia le prospettive e migliora la creatività e l’innovazione, poiché dipendenti provenienti da background diversi possono offrire soluzioni uniche ai problemi.

Inoltre, politiche inclusive permettono alle aziende di attrarre e mantenere talenti migliori, in quanto un ambiente inclusivo è spesso percepito come uno dei luoghi di lavoro migliori.

Impiegati che si sentono accettati sono più propensi a contribuire attivamente al successo aziendale e presentano livelli più alti di soddisfazione lavorativa, riducendo tassi di assenteismo e turnover.

Infine, una cultura aziendale inclusiva può aumentare la reputazione dell’azienda sul mercato, poiché viene vista positivamente da clienti e partner commerciali che apprezzano l’etica e la responsabilità sociale.

Cosa sono i fondi pensione e come funzionano: guida completa

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Cosa sono i fondi pensione e come funzionano: guida completa
Guida ai fondi pensione (diritto-avoro.com)

I fondi pensione sono strumenti di risparmio a lungo termine che offrono supporto finanziario durante la pensione. Questo articolo esplora la loro definizione, il meccanismo di funzionamento, i criteri di scelta e i vantaggi fiscali.

Definizione di fondo pensione e tipologie

Un fondo pensione è un veicolo di risparmio a lungo termine creato per accumulare risorse finanziarie destinate a integrare il reddito durante il periodo di pensionamento.

Esistono diversi tipi di fondi pensione, ciascuno con caratteristiche uniche che si adattano a diverse esigenze degli investitori.

Tra le principali tipologie troviamo i fondi a contribuzione definita, in cui il contributo è prefissato e il rendimento dipende dalla performance degli investimenti, e i fondi a prestazione definita, in cui la prestazione finale è fissa e i contributi vengono calcolati di conseguenza.

Inoltre, vi sono i fondi chiusi, riservati a specifiche categorie professionali, e i fondi aperti, accessibili a chiunque desideri partecipare.

Questa varietà permette agli investitori di scegliere il fondo più adatto in base alle proprie esigenze di risparmio e sicurezza finanziaria futura.

Definizione di fondo pensione e tipologie
Tipologie di fondi pensione (diritto-lavoro.com)

Meccanismo di funzionamento e contributi

Il funzionamento dei fondi pensione si basa su un semplice principio: i partecipanti versano periodicamente contributi che vengono investiti in diversi strumenti finanziari.

Questi contributi possono derivare sia dai lavoratori che dai datori di lavoro, e talvolta sono anche previsti contributi statali o incentivi finanziari.

I contributi vengono accumulati nel tempo e investiti da gestori professionisti in portafogli diversificati, con l’obiettivo di massimizzare i rendimenti a lungo termine.

Il risultato è una somma di denaro che cresce nel tempo e che sarà disponibile al momento della pensione.

I partecipanti possono beneficiare di una certa libertà nel decidere quanto contribuire e, a seconda del fondo, anche scegliere tra diverse opzioni di investimento che rispecchiano diversi gradi di rischio e potenziale di rendimento.

Gestori e modalità di investimento dei fondi

I gestori dei fondi pensione sono istituzioni finanziarie specializzate che si occupano di investire i contributi raccolti.

Questi gestori operano con l’obiettivo di ottenere i migliori risultati per i sottoscrittori bilanciando rischio e rendimento.

Le modalità di investimento variano ampiamente, includendo azioni, obbligazioni, titoli di stato e strumenti del mercato monetario.

La diversificazione è una strategia chiave utilizzata per limitare i rischi e incrementare le possibilità di rendimento.

I partecipanti possono talvolta scegliere il profilo di investimento più congeniale, da opzioni più conservative, che minimizzano i rischi e offrono un rendimento più stabile, a opzioni più aggressive che hanno un potenziale di rendimento superiore ma anche un rischio maggiore.

Questa flessibilità consente ai sottoscrittori di adattare il piano pensionistico ai propri obiettivi finanziari e alla propria tolleranza al rischio.

Modalità di adesione e criteri di scelta

L’adesione a un fondo pensione può avvenire in diversi modi, a seconda del tipo di fondo.

Per i fondi chiusi, l’iscrizione è legata alla categoria professionale o al settore di appartenenza, mentre i fondi aperti sono accessibili a chiunque desideri aderirvi.

Quando si scegli un fondo pensione, è importante valutare diversi criteri tra cui la flessibilità, i costi associati, e la sicurezza degli investimenti.

Un’analisi attenta delle spese di gestione e dei potenziali rendimenti previsti è essenziale per determinare il rapporto costo-beneficio dell’investimento.

Inoltre, è utile considerare il livello di rischio associato al fondo e la reputazione del gestore.

Infine, la consulenza di un esperto finanziario può essere determinante per prendere una decisione informata e in linea con il proprio profilo finanziario.

Vantaggi fiscali e legislativi per i sottoscrittori

Uno dei principali incentivi all’adesione ai fondi pensione è rappresentato dai vantaggi fiscali.

In molte giurisdizioni, i contributi versati ai fondi pensione sono deducibili dal reddito, riducendo l’imponibile e quindi l’importo delle tasse da pagare.

Questo rende particolarmente appetibile il risparmio per la pensione attraverso questi strumenti.

Alla liquidazione del fondo, i rendimenti accumulati possono essere assoggettati a un’imposta agevolata, differente da quella applicata ad altri tipi di investimento.

In aggiunta, la legislazione spesso tutela i fondi pensione tramite norme che assicurano la sicurezza degli investimenti e la trasparenza delle operazioni finanziarie, offrendo ai sottoscrittori una protezione aggiuntiva.

Questi benefici contribuiscono a incrementare l’attrattività dei fondi pensione, sia come strumento di risparmio a lungo termine che come mezzo efficace per ottimizzare la pianificazione fiscale personale.

Sospetto abuso edilizio, i vigili possono entrare in casa? Che succede se ti opponi e cosa dice la legge

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Controlli edilizia
Quando i controlli sono legittimi? - (diritto-lavoro.com)

L’accesso dei vigili urbani in abitazione privata per sospetto abuso edilizio segue regole precise tra garanzie e diritto di difesa

Quando si sospetta un abuso edilizio, una delle domande più frequenti riguarda la possibilità che i vigili urbani possano entrare in casa per effettuare un sopralluogo e verificare la regolarità dei lavori.

Questo tema, spesso fonte di dubbi e preoccupazioni, coinvolge aspetti giuridici e procedurali che è importante chiarire, soprattutto alla luce di recenti pronunce e prassi amministrative.

La polizia municipale, spesso accompagnata da un tecnico dell’ufficio edilizio comunale, effettua un controllo mirato a verificare la conformità delle opere realizzate rispetto ai titoli abilitativi presentati (permesso a costruire, SCIA, DIA e simili). Se non risulta alcuna autorizzazione o se le opere sono palesemente difformi da quanto autorizzato, si configura l’abuso edilizio.

L’ingresso dei vigili in casa per sospetto abuso edilizio

Il cuore della questione riguarda la possibilità che la polizia municipale possa effettuare un accesso in proprietà privata per accertare la presenza di un abuso edilizio. È fondamentale precisare che, secondo la normativa vigente e la giurisprudenza consolidata, i vigili urbani possono accedere a un immobile solo in presenza di specifiche condizioni e nel rispetto delle garanzie procedurali.

Lavori in casa, controlli
Quando i vigili possono entrare in casa? – (diritto-lavoro.com)

In particolare, il sopralluogo può essere effettuato se esiste un ragionevole sospetto di irregolarità, anche a seguito di una segnalazione anonima. La legge italiana non prevede la possibilità di promuovere denunce anonime formali, ma queste ultime possono comunque essere prese in considerazione dall’amministrazione come un incentivo per avviare controlli. La segnalazione anonima, di per sé, non costituisce prova né giustifica atti invasivi come perquisizioni o sequestri; tuttavia, può far scattare un sopralluogo da parte della polizia municipale, che agisce nel quadro di un’attività amministrativa di verifica.

Durante il sopralluogo, la presenza del tecnico comunale è essenziale per redigere un verbale dettagliato che documenti la situazione. Questo verbale viene inviato all’ufficio tecnico comunale, che provvede a valutare la situazione normativa e a notificare eventuali contestazioni al responsabile dei lavori. Parallelamente, la documentazione può essere trasmessa alla Procura della Repubblica qualora si ravvisino profili penali, come previsto dalla normativa sugli abusi edilizi.

Il proprietario dell’immobile oggetto di sopralluogo ha diritto a prendere visione degli atti relativi alla segnalazione, inclusa la denuncia o esposto che ha dato origine all’intervento. In Italia, infatti, non esistono denunce segrete: il diritto di difesa impone che il denunciato possa conoscere l’identità del denunciante e il contenuto della segnalazione, come stabilito dalla sentenza 510/19 del TAR Liguria.

È importante sottolineare che, anche se la segnalazione è anonima e priva di firma, l’amministrazione può comunque procedere con l’accertamento, purché vi siano elementi concreti che giustifichino il sospetto di abuso. La segnalazione anonima rappresenta solo un input che stimola l’avvio dell’attività ispettiva, ma l’effettiva irregolarità deve essere confermata da riscontri tecnici e documentali.

Un’ulteriore domanda frequente riguarda i tempi entro cui il tecnico comunale deve consegnare la relazione dopo il sopralluogo. Generalmente, non esistono termini fissati in modo rigido dalla normativa, ma è prassi che la relazione venga redatta e trasmessa entro tempi ragionevoli, per consentire l’eventuale sospensione dei lavori abusivi e l’avvio delle procedure sanzionatorie.

La relazione tecnica è fondamentale per formalizzare l’esito del sopralluogo e rappresenta la base per eventuali provvedimenti amministrativi o penali. Di norma, il tecnico valuta la documentazione presentata dal proprietario e confronta quanto realizzato in cantiere con quanto autorizzato, evidenziando eventuali difformità o irregolarità.

Come le aziende possono prevenire i conflitti interni: strategie e buone pratiche

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Come le aziende possono prevenire i conflitti interni: strategie e buone pratiche
Prevenire i conflitti interni (diritto-lavoro.com)

I conflitti interni possono compromettere la produttività e il benessere aziendale. Implementare una comunicazione trasparente, fornire formazione su abilità relazionali, promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e stabilire politiche efficaci può ridurre il rischio di escalation dei conflitti.

Importanza della comunicazione aperta e trasparente

Una comunicazione aperta e trasparente è fondamentale per prevenire i conflitti in azienda.

Le linee di comunicazione ben definite aiutano a evitare malintesi e a ridurre le tensioni tra i dipendenti.

Quando le informazioni fluiscono liberamente, si crea un ambiente di fiducia e collaborazione.

Ascolto attivo e feedback costruttivo sono due elementi chiave che favoriscono un clima lavorativo più sereno.

Le aziende dovrebbero incoraggiare i dipendenti a condividere idee e preoccupazioni, rispondendo in modo tempestivo e appropriato.

Inoltre, l’utilizzo di strumenti di comunicazione come riunioni periodiche e piattaforme digitali dedicate può facilitare l’accesso alle informazioni necessarie per lavorare in armonia.

Importanza della comunicazione aperta e trasparente
Importanza della comunicazione (diritto-lavoro.com)

Formazione su abilità relazionali

Fornire ai dipendenti formazione su abilità relazionali è un investimento vitale per le aziende che desiderano prevenire conflitti interni.

Competenze come l’empatia, la gestione delle emozioni e la risoluzione dei conflitti non solo migliorano le relazioni tra colleghi, ma promuovono anche un ambiente lavorativo più positivo e produttivo.

I corsi di formazione possono insegnare tecniche per affrontare situazioni difficili, riducendo la probabilità di escalation.

Creare programmi di sviluppo personale su misura che includano questi contenuti può aiutare i dipendenti a riconoscere e gestire le situazioni di tensione prima che diventino problematiche.

Implementare workshop e sessioni di coaching integrati nella cultura aziendale favorisce una crescita personale e professionale continua.

Creazione di un ambiente di lavoro inclusivo

Promuovere un ambiente di lavoro inclusivo è cruciale per prevenire i conflitti interni.

Un’atmosfera in cui tutte le voci vengono ascoltate e rispettate riduce la discriminazione e le barriere culturali.

Le aziende devono adottare politiche di diversità e inclusione che garantiscano pari opportunità a tutti i dipendenti, indipendentemente dall’etnia, genere, o provenienza culturale.

Attività di team building e gruppi di discussione su questioni relative all’inclusività possono aiutare a creare legami più forti e una comprensione reciproca tra colleghi.

É importante che i leader aziendali servano da esempio, dimostrando apertura mentale e accogliendo la diversità come un valore aziendale che arricchisce l’efficacia e l’innovazione del gruppo.

Interventi tempestivi per evitare l’escalation

L’importanza degli interventi tempestivi non può essere sottovalutata quando si tratta di gestire conflitti interni.

Individuare i segnali di tensione e agire prontamente può evitare che piccole controversie si trasformino in problemi più gravi che possono minare la coesione del team.

É cruciale che i manager siano addestrati a identificare i conflitti in una fase iniziale e a utilizzare metodi di mediazione per risolverli.

Creare un sistema di segnalazione anonimo può incoraggiare i dipendenti a segnalare problemi senza timore di ritorsioni.

Inoltre, coinvolgere dipendenti in discussioni aperte e fornire un feedback imparziale aiuta a mantenere un ambiente armonico.

Interventi ben gestiti assicurano che le risposte siano equilibrate e orientate alla risoluzione.

Politiche aziendali per la gestione del conflitto

Sviluppare politiche aziendali strutturate per la gestione del conflitto è essenziale per un funzionamento efficiente e armonioso.

Queste politiche devono dettagliare chiaramente i passi da seguire in caso di disaccordo, includendo linee guida sulle aspettative comportamentali e metodi di risoluzione.

Un manuale o una serie di procedure documentate possono fungere da riferimento per i dipendenti e i manager durante le fasi critiche di gestione del conflitto.

Inoltre, avere un team dedicato alla gestione delle risorse umane che supporti il processo assicura che le situazioni siano gestite con equità e professionalità.

La trasparenza delle politiche e l’accesso facilitato alle stesse alimentano un terreno comune di norme e principi condivisi che mantengono l’equilibrio e la conformità aziendale.

In pensione a 64 anni, ma conviene davvero? Chi ci va subito guadagna sull’assegno

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Pensione 64 anni
Pensione anticipata 2026: stop all’aumento dell’età pensionabile e più flessibilità(diritto-lavoro.com)

Le nuove regole sulle pensioni a 64 anni coinvolgono più lavoratori ma i coefficienti penalizzeranno chi sceglie l’uscita anticipata

Il tema delle pensioni a 64 anni continua a dominare il dibattito pubblico, anche alla luce delle ultime novità legislative e delle dichiarazioni del governo, in particolare del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. La recente approvazione della Legge di Bilancio 2025 ha confermato alcune misure pensionistiche, ma ha anche evidenziato come il sistema contributivo stia diventando progressivamente più penalizzante per chi decide di anticipare l’uscita dal lavoro.

Il testo della manovra economica approvato alla fine del 2024 contiene alcune misure volte a favorire la permanenza al lavoro e a supportare le famiglie e i lavoratori, con particolare attenzione ai redditi medio-bassi e alle fasce più vulnerabili. Sul versante pensionistico, oltre alla possibile introduzione della pensione anticipata a 64 anni per un numero più ampio di lavoratori, sono confermati strumenti come Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.

La pensione anticipata a 64 anni: chi può accedervi e quali sono le condizioni

Attualmente, la possibilità di andare in pensione a 64 anni è prevista per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, attraverso la cosiddetta pensione anticipata contributiva. Le condizioni principali per accedere a questa misura sono:

Pensione anticipata
Novità sulle pensioni – (diritto-lavoro.com)

  • aver maturato almeno 20 anni di contributi;
  • percepire un assegno pensionistico almeno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale (con aliquote leggermente inferiori per le donne con figli);
  • nel caso di utilizzo della pensione integrativa, è richiesto un minimo di 25 anni di contributi.

Secondo le più recenti indicazioni, il governo intende estendere questa possibilità anche a coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996, inclusi i lavoratori con un sistema contributivo “misto”, a patto che abbiano accumulato almeno 25 anni di contributi. L’entrata in vigore di questa estensione è prevista a partire dal 2026.

Questa ipotesi di ampliamento è stata confermata da Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, figura di spicco nel governo Meloni con una lunga esperienza sindacale e politica, anche nei precedenti esecutivi. Durigon ha sottolineato l’importanza di un sistema previdenziale che consenta flessibilità nell’uscita dal lavoro, pur mantenendo la sostenibilità finanziaria.

Un elemento cruciale per chi considera la pensione anticipata riguarda i coefficienti di trasformazione del montante contributivo, parametri che determinano l’ammontare della pensione mensile effettivamente erogata. Questi coefficienti vengono aggiornati periodicamente, in base all’aspettativa di vita media degli italiani, che negli ultimi anni ha registrato una tendenza in crescita.

La conseguenza di questo meccanismo è che, pur potendo andare in pensione a 64 anni, il valore della pensione calcolata potrebbe risultare inferiore nel tempo, soprattutto a causa di un progressivo peggioramento dei coefficienti. Nel 2027, infatti, è previsto un nuovo aggiornamento che, in linea con il trend demografico, dovrebbe rendere meno favorevoli i calcoli pensionistici per chi decide di anticipare l’uscita dal lavoro.

La Legge di Bilancio 2025 ha previsto la conferma delle attuali modalità di adeguamento dei requisiti anagrafici, anche se si sta valutando la possibilità di abolire l’aumento automatico di 3 mesi previsto proprio a partire dal 2027. Tale misura potrebbe essere inserita in un decreto separato rispetto alla manovra principale.

Il lavoro flessibile in Italia: normativa, regole e opportunità

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Contratti stagionali: aspetti fiscali e contributivi da conoscere
Contratti stagionali nel turismo (diritto-lavoro.com)

L’articolo esplora il concetto di lavoro flessibile in Italia, analizzando le diverse tipologie di contratti disponibili, i benefici per aziende e lavoratori, le sfide normative, e include testimonianze dirette di chi vive questa realtà.

Definizione di lavoro flessibile

Il lavoro flessibile rappresenta una modalità organizzativa che consente una maggiore libertà nel decidere tempi, luoghi e modalità del lavoro.

In un contesto caratterizzato da rapide trasformazioni tecnologiche e sociali, e in un mondo sempre più globalizzato, il lavoro flessibile emerge come una necessità e un’opportunità.

Questa forma di lavoro permette a lavoratori e datori di lavoro di personalizzare gli orari e i luoghi di lavoro in base alle loro esigenze specifiche.

Ad esempio, grazie alla tecnologia digitale, molte professioni possono essere svolte da remoto, permettendo ai lavoratori di coniugare al meglio vita lavorativa e personale.

Al centro del concetto di lavoro flessibile vi è l’idea di autonomia e responsabilità condivisa, dove il focus si sposta dai tradizionali orari di ufficio al raggiungimento di obiettivi prefissati.

Tipologie di contratti flessibili disponibili

In Italia, esistono diverse tipologie di contratti flessibili che rispondono alle esigenze di aziende e lavoratori.

Tra questi, il part-time è molto diffuso, permettendo di lavorare meno ore rispetto al contratto full-time, magari dividendo la giornata lavorativa in fasce orarie.

Poi vi sono i contratti a tempo determinato, che offrono soluzioni particolarmente adatte a progetti o incarichi di breve durata.

Un’altra soluzione è rappresentata dal telelavoro o lavoro da remoto, estremamente cresciuto durante e dopo la crisi pandemica, consentendo ai lavoratori di operare da casa o da qualunque luogo con connessione Internet.

Infine, i contratti di lavoro interinale offrono una certa flessibilità, facilitando l’inserimento temporaneo in un’organizzazione senza l’impegno di un’assunzione definitiva.

Questa varietà di soluzioni contrattuali permette di rispondere in modo efficace a esigenze temporanee e variabili del mercato del lavoro.

Tipologie di contratti flessibili disponibili
Contratti flessibili nei diversi settori (diritto-lavoro.com)

Vantaggi del lavoro flessibile per le aziende

I vantaggi del lavoro flessibile per le aziende sono molteplici.

Uno dei principali è la possibilità di ridurre i costi operativi, poiché il lavoro da remoto diminuisce la necessità di spazi fisici ampi e strumenti di lavoro in loco.

Inoltre, la flessibilità consente alle aziende di attrarre un pool di talenti più ampio, includendo professionisti che potrebbero esitare a vincolarsi a rigidi orari d’ufficio.

La maggiore motivazione e soddisfazione dei dipendenti si traduce in un incremento della produttività e della qualità del lavoro, mentre la capacità di adattarsi rapidamente a necessità operative fluttuanti conferisce alle aziende un vantaggio competitivo significativo.

In periodi di fluttuazioni economiche o in offerta lavorativa stagionale, poter contare su personale flessibile significa rispondere in maniera immediata e adeguata alle esigenze del mercato.

Vantaggi del lavoro flessibile per i lavoratori

Per i lavoratori, il lavoro flessibile offre l’opportunità di raggiungere un miglior equilibrio tra vita personale e professionale.

La possibilità di scegliere orari di lavoro più adatti alle esigenze individuali facilita la gestione delle responsabilità familiari e personali.

Inoltre, la riduzione dei tempi di pendolarismo e dei costi associati aumenta il tempo libero a disposizione e riduce lo stress legato agli spostamenti quotidiani.

Anche dal punto di vista professionale, il lavoro flessibile offre la possibilità di acquisire esperienze varie e diversificate, favorendo lo sviluppo di un skill set versatile.

La soddisfazione lavorativa che ne deriva spesso porta anche a una migliore qualità del lavoro e a una maggiore lealtà verso l’azienda, creando un ambiente di lavoro più positivo e collaborativo.

Sfide legali e normative nel lavoro flessibile

Nonostante i numerosi vantaggi, il lavoro flessibile in Italia incontra diverse sfide legali e normative.

Una delle principali difficoltà risiede nell’applicazione delle normative esistenti ai nuovi modelli di lavoro, che spesso non si adattano facilmente alle disposizioni dei tradizionali contratti di lavoro.

Ciò può creare incertezze per aziende e lavoratori riguardo a diritti, doveri e tutela legale.

Le leggi sul lavoro spesso necessitano di aggiornamenti per riconoscere e regolare ufficialmente queste forme di lavoro, garantendo protezioni adeguate riguardo a straordinari, ferie e licenziamenti.

C’è anche il problema della gestione della privacy e della sicurezza dati, particolarmente rilevante nel lavoro da remoto.

La mancanza di direttive chiare può portare a discrepanze significative nei diritti e nelle condizioni lavorative, spesso dipendenti dalla singola azienda.

Testimonianze di lavoratori flessibili in Italia

Le esperienze di chi lavora in modalità flessibile in Italia offrono uno spaccato interessante del panorama lavorativo moderno.

Andrea, un designer grafico, racconta come la possibilità di lavorare da casa abbia migliorato significativamente la sua vita familiare, permettendogli di essere più presente nella vita dei suoi figli.

Lavinia, una consulente finanziaria, sottolinea i benefici in termini di libertà e creatività che derivano dall’avere un controllo maggiore sul proprio ambiente lavorativo.

D’altra parte, Alberto, che lavora in project management, esprime una preoccupazione comune: il sottile confine tra lavoro e vita privata, che rischia di sfumare a causa della disponibilità costante richiesta dalle aziende.

Queste storie dimostrano come il lavoro flessibile, pur offrendo molte opportunità, richieda una gestione attenta per massimizzarne i benefici e minimizzare le problematiche.

Burnout sul lavoro: strategie efficaci per gestirlo e prevenirlo

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Burnout sul lavoro: una condizione un aumento che riguarda ogni professione
Burnout sul lavoro (diritto-lavoro.com)

Il burnout sul lavoro è un problema crescente che richiede una gestione efficace tramite il riconoscimento dei segnali, tecniche di gestione dello stress, supporto psicologico, programmi di benessere organizzativo e il coinvolgimento del team. Comprendere e affrontare il burnout può prevenire effetti negativi a lungo termine sulla carriera.

Identificare i segnali precoci di burnout

Il burnout lavorativo è una condizione sempre più frequente, caratterizzata da una combinazione di sintomi come stanchezza cronica, distacco emotivo e ridotte prestazioni professionali.

Riconoscere i segnali precoci è fondamentale per prevenire un peggioramento.

Tra i primi sintomi si possono notare una crescente irritabilità, una difficoltà a concentrarsi e una minore soddisfazione lavorativa.

È importante ascoltare il proprio corpo e la propria mente: una stanchezza fisica che non scompare neanche dopo un adeguato riposo potrebbe essere un campanello d’allarme.

Anche il cambiamento di atteggiamento verso il lavoro e i colleghi, come il cinismo o l’indifferenza, può indicare l’inizio del burnout.

Identificare questi segnali precocemente permette di adottare strategie di intervento mirate prima che la situazione diventi critica.

Identificare i segnali precoci di burnout
Segnali precoci di burnout (diritto-lavoro.com)

Tecniche di gestione dello stress inequivocabili

La gestione del stress è cruciale per evitare il burnout e migliorare la qualità della vita lavorativa.

Diverse tecniche si sono dimostrate efficaci nel ridurre i livelli di stress.

Un approccio comune è la pratica della mindfulness, che attraverso esercizi di consapevolezza e meditazione, aiuta a rilassare la mente e a migliorare la concentrazione.

Altre tecniche includono il time management, che prevede la pianificazione anticipata delle attività per evitare sovraccarichi di lavoro, e il setting di confini chiari tra vita lavorativa e personale.

Anche l’attività fisica regolare può avere un impatto positivo sulla gestione dello stress, rilasciando endorfine che migliorano l’umore e riducono l’ansia.

È essenziale creare un ambiente di lavoro flessibile, che permetta pause regolari per rigenerare le energie.

Il supporto psicologico: quando e perché

Ricorrere a un supporto psicologico può essere decisivo nel processo di gestione del burnout.

È consigliabile considerare l’assistenza di un professionista quando i sintomi diventano persistenti e influenzano significativamente la qualità della vita.

Un terapista specializzato può offrire strumenti e strategie personalizzate per affrontare l’ansia e lo stress, migliorando la gestione emotiva e prevenendo l’aggravarsi del burnout.

Il dialogo aperto con uno psicologo aiuta a elaborare le emozioni e a comprendere le cause profonde del disagio.

I programmi di supporto psicologico sul lavoro, come le consulenze offerte dalle aziende, sono importanti per promuovere un ambiente lavorativo sano e supportato.

Investire in counselling aziendale può ridurre l’assenteismo e migliorare il benessere complessivo dei dipendenti.

Programmi di benessere organizzativo efficienti

I programmi di benessere organizzativo sono iniziative progettate per migliorare la salute fisica e mentale dei dipendenti, aumentando al contempo la produttività.

Questi programmi possono includere una varietà di attività, come sessioni di fitness aziendale, workshop sulla gestione dello stress e l’implementazione di politiche di lavoro flessibile.

Le aziende che promuovono il benessere dei dipendenti spesso osservano una riduzione del turnover e livelli più alti di soddisfazione.

Un aspetto cruciale è la creazione di uno spazio di lavoro ergonomico e stimolante, che aiuti a prevenire il burnout fisico e mentale.

Il successo di tali programmi dipende dalla loro capacità di adattarsi alle necessità individuali dei dipendenti, incoraggiandoli a prendersi cura del proprio benessere in modo proattivo.

È fondamentale valutare l’efficacia di questi programmi attraverso feedback regolari e miglioramenti continui.

Come coinvolgere i team nel supporto reciproco

Un team affiatato può essere una risorsa inestimabile nel prevenire e gestire il burnout.

Coinvolgere i team nel supporto reciproco promuove un ambiente lavorativo collaborativo e positivo.

Creare opportunità di interazione sociale, come attività di team-building, rafforza i legami interpersonali e costruisce un senso di comunità.

Promuovere una cultura della comunicazione aperta in cui i membri del team si sentano sicuri di esprimere le proprie preoccupazioni è altrettanto fondamentale.

L’implementazione di sessioni di feedback regolari aiuta i dipendenti a condividere esperienze e suggerimenti per migliorare il benessere collettivo.

Le aziende possono anche introdurre programmi di mentoring, in cui i colleghi più esperti offrono consigli e sostegno ai membri del team meno esperti, favorendo la crescita personale e professionale.

Effetti a lungo termine del burnout sulla carriera

Ignorare il burnout può avere conseguenze a lungo termine sulla carriera e sulla vita personale di un individuo.

Gli effetti negativi includono una diminuzione della motivazione e della capacità di concentrarsi, che possono portare a un calo delle prestazioni e, in alcuni casi, a un’interruzione della carriera.

In casi gravi, il burnout può causare problemi di salute mentale e fisica che richiedono un recupero prolungato.

A lungo termine, i dipendenti colpiti da burnout possono sviluppare sentimenti di insoddisfazione generale rispetto alla propria carriera, limitando le opportunità di crescita.

Per gestire questi effetti, è essenziale che le aziende promuovano attivamente la prevenzione del burnout attraverso formazione e policy di supporto per garantire una carriera soddisfacente e di successo per tutti i lavoratori.

Perché la maggioranza degli italiani perde in tribunale contro il Fisco: l’errore che fanno in tanti

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Errore contribuenti
Brutte notizie per i contribuenti italiani - (diritto-lavoro.com)

Ogni anno, numerosi contribuenti si trovano ad affrontare la decisione di presentare un ricorso. Ma spesso non va bene. Ecco perché

Ricorsi contro cartelle esattoriali, accertamenti fiscali o ingiunzioni di pagamento emesse dalle autorità fiscali. In teoria, il diritto di contestare tali atti è un’opportunità importante per difendersi contro errori o presunti abusi da parte delle Amministrazioni Finanziarie. Tuttavia, i numeri diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) offrono una realtà ben diversa, che mette in discussione l’efficacia di questa tutela.

In Italia, ogni contribuente ha il diritto di contestare un atto fiscale ritenuto ingiusto, che si tratti di una cartella esattoriale, un accertamento fiscale o un’altra ingiunzione di pagamento. La legge prevede che il ricorso possa essere presentato sia in via amministrativa, attraverso l’autotutela, sia in sede giudiziaria, tramite il Giudice di Pace o la Commissione Tributaria.

Questo diritto si fonda sul principio che, in uno Stato di diritto, il cittadino debba avere la possibilità di difendersi anche contro lo Stato. Tuttavia, la domanda che molti si pongono è: quanto conviene davvero fare ricorso? In altre parole, quale probabilità ha un contribuente di vincere contro l’Agenzia delle Entrate o contro l’ente di riscossione?

I numeri non sono dalla parte del contribuente: ecco perché

Secondo gli ultimi dati del MEF, la situazione non è certo favorevole per i ricorrenti. Nel 2024, infatti, è emerso che il 75% delle volte il contribuente perde il contenzioso tributario. Un dato che non lascia spazio a molte interpretazioni. In particolare, nei casi in cui il ricorso riguarda una cartella esattoriale contestata, la percentuale di sconfitta sale addirittura al 79%. Questo significa che, nella stragrande maggioranza dei casi, la decisione dell’Amministrazione Finanziaria viene confermata dai tribunali.

Controlli fiscali
Il Fisco vince quasi sempre – (diritto-lavoro.com)

Le cause si concludono con la sconfitta del ricorrente non solo con l’obbligo di pagare quanto inizialmente richiesto, ma spesso con l’aggiunta di costi extra, come interessi e spese legali. In molti casi, i contribuenti non solo si vedono respingere le proprie contestazioni, ma si ritrovano a dover pagare somme più elevate rispetto a quelle inizialmente contestate.

Il motivo di questa alta percentuale di insuccessi per i contribuenti è legato, secondo il Ministero, alla crescente efficienza e precisione delle Amministrazioni Finanziarie. Grazie all’utilizzo di banche dati sempre più sofisticate e controlli incrociati, gli errori nelle cartelle esattoriali o negli accertamenti fiscali sono ormai rari. Molto spesso, le contestazioni dei contribuenti derivano da scarse informazioni, disattenzioni o semplici dimenticanze.

Le statistiche, infatti, si basano sulle sentenze emesse dalla Corte di Giustizia Tributaria, sia di primo che di secondo grado, e su quelle della Corte di Cassazione. I dati degli ultimi anni mostrano una continua crescita delle vittorie a favore dell’Amministrazione, con un aumento della percentuale di successi per l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione: nel 2023, la percentuale di sconfitta per il contribuente era inferiore al 75%, ma il trend ha continuato a salire nel 2024.

Il miglioramento della “macchina fiscale” si riflette anche nell’efficacia dei controlli, che si sono evoluti e sono ora in grado di rilevare con grande precisione ogni incongruenza. Le tecnologie avanzate, la digitalizzazione dei dati fiscali e la possibilità di interscambio rapido di informazioni tra diversi enti pubblici hanno reso il sistema molto più robusto, riducendo al minimo gli errori. Questo ha inevitabilmente ridotto anche le possibilità di successo per i contribuenti che decidono di avviare un contenzioso.

Tirocini per adulti in aumento: motivi e nuove opportunità

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Tirocini per adulti in crescita: motivi e nuove opportunità
Tirocini per adulti in crescita (diritto-lavoro.com)

L’aumento della richiesta di competenze trasversali nel mondo del lavoro sta spingendo molti adulti a intraprendere tirocini per migliorare la propria competitività professionale. Questo fenomeno è anche influenzato da cambiamenti nei profili demografici e dalla necessità di ridefinire le carriere. Scopriamo come le aziende lungimiranti stiano adottando questi tirocini per valorizzare i dipendenti e attrarre talenti.

Aumento della domanda di competenze trasversali

Nel frenetico panorama lavorativo odierno, la domanda di competenze trasversali sta crescendo rapidamente.

Questo fenomeno non è una semplice tendenza, ma una necessità imposta dalla sempre più rapida evoluzione delle tecnologie e delle modalità di lavoro.

Le aziende, di fronte a sfide sempre più complesse, cercano personale capace di adattarsi, risolvere problemi e interagire efficacemente in ambienti multiculturali.

Da qui nasce l’importanza dei tirocini per adulti.

Questi tirocini offrono l’opportunità di acquisire abilità essenziali come la comunicazione, la collaborazione, la leadership e la gestione del tempo, che sono spesso trascurate nei percorsi educativi tradizionali ma fondamentali nel contesto professionale attuale.

Inoltre, molti percorsi di studio si concentrano principalmente su competenze tecniche specifiche, lasciando un vuoto nel bagaglio di competenze interpersonali.

Impegnarsi in un tirocinio consente agli adulti di colmare questo divario, migliorando la loro capacità di navigare in ambienti aziendali complessi e dinamici, guadagnando al contempo un vantaggio competitivo sul mercato del lavoro.

Aumento della domanda di competenze trasversali
Competenze trasversali (diritto-lavoro.com)

Indicatori demografici e cambi di carriera

Un altro fattore che alimenta la crescita dei tirocini per adulti è rappresentato dagli indicatori demografici e dai sempre più frequenti cambi di carriera.

Con l’aumento della longevità e le numerose opportunità offerte dal mercato globale, molte persone si trovano nella condizione di voler o dover cambiare settore d’attività per rinnovo personale o per necessità economica.

Questo fenomeno riguarda soprattutto le generazioni più anziane, che si confrontano con settori influenzati da nuove tecnologie o reinventati da modelli economici emergenti.

A differenza delle generazioni precedenti, per le quali una carriera poteva significare un unico lavoro per tutta la vita, oggi è comune che gli individui percorrano percorsi professionali non lineari.

I tirocini per adulti offrono l’opportunità di entrare in contatto pratico con nuovi settori o di acquisire un’esperienza che altrimenti sarebbe inaccessibile.

Inoltre, questi tirocini rappresentano una piattaforma ideale per coloro che desiderano migliorare le proprie competenze e rimanere competitivi nonostante i rapidi cambiamenti nel mercato del lavoro globale.

Esempi di successo e aziende lungimiranti

Molte aziende hanno già colto i benefici derivanti dall’offrire tirocini per adulti e stanno implementando programmi innovativi per attirare e mantenere talenti qualificati.

Aziende come Google e IBM, ad esempio, hanno avviato iniziative di formazione continua e stage per adulti che permettono di sviluppare abilità cruciali e di adattarsi meglio alle esigenze della moderna forza lavoro.

Tali organizzazioni riconoscono che un investimento nella crescita professionale non solo migliora la produttività individuale, ma favorisce anche la diversità e l’inclusività, aspetti ormai fondamentali per il successo aziendale.

Questi esempi di successo dimostrano che le aziende capaci di andare oltre i tradizionali percorsi formativi e di impegnarsi nel sostenere la crescita dei propri dipendenti attraverso tirocini rappresentano una rara, ma crescente, categoria di realtà lungimiranti.

Non solo forniscono uno slancio vitale ai partecipanti, ma creano anche una cultura del lavoro che insiste sulla validità degli aggiornamenti continui e sul valore strategico del sapere trasversale.

Previdenza integrativa: struttura e funzionamento dei fondi pensione

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Previdenza integrativa: struttura e funzionamento dei fondi pensione
Previdenza integrativa (diritto-lavoro.com)

Questo articolo esplora la struttura e il funzionamento dei fondi di previdenza integrativa, descrivendo le varie tipologie, i meccanismi operativi e il ruolo delle società di gestione, e offrendone una panoramica normativa.

Che cos’è un fondo di previdenza integrativa

Un fondo di previdenza integrativa è un sistema di risparmio a lungo termine creato per offrire una forma ulteriore di tutela pensionistica oltre alla previdenza sociale pubblica.

Questi strumenti sono concepiti per garantire una sicurezza finanziaria durante la pensione, compensando le eventuali carenze delle pensioni statali.

Gli individui possono accedere ai fondi pensione integrativi attraverso adesioni collettive, solitamente organizzate sul posto di lavoro, o individuali, realizzate su iniziativa personale.

I fondi possono essere chiusi, riservati a determinate categorie di lavoratori, o aperti, accessibili a una vasta gamma di persone senza restrizioni di categoria lavorativa.

Partecipare a un fondo di previdenza integrativa offre vantaggi fiscali, come deduzioni su specifici contributi, e la possibilità di scegliere piani di investimento che si adattano a esigenze individuali, consentendo una gestione più mirata dei propri risparmi per il futuro.

Che cos'è un fondo di previdenza integrativa
Caratteristiche del fondo di previdenza integrativa (diritto-lavoro.com)

Principali tipologie di fondi previdenziali

Esistono diverse tipologie di fondi previdenziali che rispondono a differenti bisogni e profili di investitori.

Tra questi, i fondi negoziali o fondi di categoria sono stabiliti tramite accordi collettivi tra rappresentanze sindacali e datori di lavoro, offrendo condizioni vantaggiose per i dipendenti.

I fondi aperti, invece, sono creati da istituti finanziari come banche e assicurazioni e sono accessibili al pubblico generale, consentendo una maggiore flessibilità di adesione.

Ci sono anche i Piani Individuali Pensionistici (PIP), che offrono soluzioni personalizzate tramite contratti assicurativi.

Ciascuno di questi tipi di fondo ha specifiche caratteristiche in termini di gestione dei contributi, fiscalità, opzioni di riscatto, rendimenti e rischi, permettendo così agli aderenti di scegliere il fondo che meglio corrisponde alle loro aspettative di rendimento e avversione al rischio.

Meccanismi di funzionamento dei fondi

I fondi previdenziali operano raccogliendo contributi regolari dagli iscritti, che vengono poi investiti in una varietà di asset per generare rendimenti.

Questi contributi possono provenire direttamente dai lavoratori, datori di lavoro, o entrambi, a seconda dell’accordo contrattuale.

Una volta versati, i contributi vengono gestiti con l’obiettivo di massimizzare il rendimento mantenendo un basso profilo di rischio.

I fondi diversificano gli investimenti in strumenti come obbligazioni, azioni e immobili, creando un portafoglio bilanciato che mira alla crescita nel lungo termine.

La gestione attiva dei fondi richiede competenze approfondite nel seguire le dinamiche di mercato e adattare le strategie di investimento per mantenere la stabilità finanziaria.

Questi fondi offrono spesso rendicontazioni periodiche agli iscritti, permettendo una chiara visione dell’andamento degli investimenti e dei rendimenti generati.

Come vengono amministrati i contributi

L’amministrazione dei contributi all’interno dei fondi previdenziali è un compito cruciale, che implica la gestione precisa e trasparente dei fondi raccolti.

Le società di gestione si occupano di organizzare e monitorare l’allocazione del capitale in diversi strumenti finanziari, seguendo le politiche d’investimento stabilite dai comitati direttivi dei fondi.

La loro funzione è di mantenere un equilibrio tra sicurezza, redditività e liquidità, proteggendo il patrimonio degli aderenti attraverso un’attenta analisi dei mercati.

I contributi sono spesso investiti in un paniere di strumenti finanziari, scelti per diversificare e minimizzare i rischi.

Monitoraggio continuo e regolazioni periodiche del portafoglio consentono di rispondere in modo efficace ai cambiamenti economici e di mercato.

Questo processo implica la collaborazione tra gestori, consulenti finanziari e revisori per garantire che le decisioni prese siano nel miglior interesse dei partecipanti.

Ruolo delle società di gestione

Le società di gestione occupano una posizione chiave nel funzionamento dei fondi previdenziali, svolgendo il compito critico di selezionare e gestire gli investimenti.

Esse operano sotto la supervisione di comitati di controllo e rispettano stringenti linee guida e obiettivi dettati dal fondo stesso.

Queste società sono composte da esperti nei settori finanziario ed economico, i quali monitorano costantemente i mercati e le performance degli investimenti per massimizzare i rendimenti in modo prudente.

Trasparenza e responsabilità sono principi cardine, garantendo che le decisioni di investimento siano ben documentate e che i partecipanti siano informati sui progressi dei fondi.

Le società di gestione, inoltre, devono essere conformi alle normative vigenti, assicurando che tutti gli investimenti siano legittimi e gestiti secondo gli standard etici dell’industria.

Aspetti normativi e regolamentari chiave

Gli aspetti normativi e regolamentari rappresentano una componente essenziale nella gestione dei fondi previdenziali, creando un quadro di sicurezza e affidabilità per i partecipanti.

In Italia, la vigilanza su questi fondi è esercitata principalmente dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP), che garantisce il rispetto delle normative per la trasparenza e la protezione dei diritti degli iscritti.

Le normative europee, come la direttiva IORP II, stabiliscono ulteriori standard per migliorare la regolamentazione e la supervisione dei fondi pensione, promuovendo la sostenibilità a lungo termine e l’equità nel mercato.

Queste regolamentazioni impongono rigorosi requisiti di capitalizzazione e gestione del rischio, assicurando che i fondi possano soddisfare gli obblighi pensionistici futuri.

Le regole includono anche misure per prevenire la conflittualità di interessi e rafforzare la trasparenza e la governance all’interno delle istituzioni finanziarie coinvolte.

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