Importanti novità si profilano all’orizzonte nel campo dei controlli fiscali. Ecco tutte le modifiche normative introdotte
Un emendamento al Decreto Fiscale n. 84/2025, approvato dalla Commissione Finanze della Camera, introduce un principio chiave destinato a cambiare i rapporti tra fisco e contribuenti. Da ora in avanti, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza dovranno motivare in modo chiaro e circostanziato ogni accesso presso sedi aziendali o studi professionali.
Con queste nuove regole, il sistema dei controlli si avvia verso una gestione più moderna e garantista, che potrebbe segnare un punto di svolta nelle relazioni tra cittadini e amministrazione fiscale. La misura entrerà in vigore solo dopo il completamento dell’iter parlamentare di conversione in legge.
Controlli fiscali: cosa cambia?
I controlli fiscali rappresentano da sempre una fonte di preoccupazione, soprattutto per titolari di partita IVA, imprese e liberi professionisti. Attualmente, le verifiche si dividono in due grandi categorie. Controlli da remoto, in cui l’Agenzia confronta le dichiarazioni con i dati a disposizione (fatture elettroniche, movimenti bancari, scontrini telematici). Controlli sul campo, che includono accessi fisici presso le sedi delle imprese o presso i consulenti fiscali.

La novità più rilevante riguarda proprio i controlli condotti direttamente nelle sedi delle imprese o negli studi dei consulenti, dove spesso si trovano i libri contabili. L’emendamento prevede che qualsiasi ispezione dovrà essere preceduta da una motivazione dettagliata che giustifichi l’intervento.
Non sarà quindi più possibile procedere con controlli senza una spiegazione chiara delle ragioni che li rendono necessari. Resta da chiarire, però, cosa si intenda per “motivazione adeguata”: sarà compito dell’Amministrazione finanziaria definire i criteri operativi attraverso un provvedimento successivo.
La nuova regola non avrà effetto retroattivo. Tutti i controlli condotti prima dell’entrata in vigore della legge resteranno validi, anche se privi di motivazione scritta. La norma si applicherà solo alle verifiche fiscali effettuate dopo la pubblicazione della legge di conversione.
Secondo molti osservatori, l’obbligo di motivare gli accessi rappresenta una svolta positiva nei rapporti tra Stato e contribuenti. Le imprese e i professionisti potranno finalmente conoscere in anticipo le ragioni dell’intervento, evitando sorprese e aumentando la fiducia nell’operato delle istituzioni.
Inoltre, la misura potrebbe ridurre i margini di arbitrarietà, rendendo l’azione di controllo più uniforme e trasparente. Se applicata correttamente, la riforma potrebbe favorire una maggiore collaborazione tra contribuente e fisco, incentivando comportamenti virtuosi e prevenendo le violazioni. Come ben sappiamo, infatti, una delle piaghe del nostro Paese è proprio l’evasione fiscale.





