La cessione del quinto offre un metodo di finanziamento garantito attraverso lo stipendio o la pensione, ma per accedervi è fondamentale conoscere i requisiti richiesti, le limitazioni e le conseguenze legate a questo tipo di contratto. Questo articolo esplora le diverse sfaccettature della cessione del quinto, dai documenti necessari fino all’impatto su pignoramenti e garanzie.
Determinazione del reddito cedibile
La cessione del quinto è un’opzione di finanziamento in cui una parte del reddito del contraente, sia esso uno stipendio o una pensione, viene destinata al rimborso del prestito.
Questo processo inizia con la determinazione del reddito cedibile.
Il termine si riferisce alla porzione di reddito che può essere utilizzata per estinguere la rata del finanziamento e non può superare un quinto del reddito totale mensile.
Per calcolare il reddito cedibile, prima di tutto si considera il reddito netto, ovvero quello che rimane al netto di tasse e altre detrazioni obbligatorie.
Questo calcolo è cruciale poiché la legge italiana impone che la cessione non superi il 20% del reddito netto mensile del lavoratore o pensionato.
È fondamentale sottolineare che le trattenute devono garantire al debitore un importo sufficiente per coprire le sue necessità di vita quotidiana.
Pertanto, la determinazione accurata del reddito cedibile è un passo essenziale per tutelare tanto il prestatore quanto il debitore.
In molti casi, il datore di lavoro o l’ente pensionistico svolge un ruolo chiave nel processo, confermando la disponibilità del reddito e facilitando il processo di deduzione diretta dallo stipendio o dalla pensione del contraente.

Documentazione necessaria per l’accesso
Per accedere alla cessione del quinto, è indispensabile presentare una serie di documenti per verificare l’idoneità del richiedente.
Gli istituti finanziari richiedono principalmente documenti che attestino l’identità e la situazione finanziaria del richiedente.
Tra questi troviamo una copia di un documento d’identità valido e il codice fiscale, elementi fondamentali per procedere con l’identificazione.
Inoltre, è necessario fornire le ultime due o tre buste paga, che attestano il reddito del richiedente nel caso di lavoratori dipendenti.
Per i pensionati, invece, è opportuno presentare l’Obis M, il documento che riporta il dettaglio delle trattenute e il netto della pensione.
Un altro documento importante è il conteggio estintivo in caso di prestiti preesistenti, che consente di determinare con esattezza l’ammontare residuo di eventuali finanziamenti precedenti.
In aggiunta, è comune che venga richiesta la dichiarazione del datore di lavoro o dell’ente pensionistico, confermando la disponibilità alla trattenuta della quota mensile.
Ogni istituto può avere specifiche ulteriori, quindi si consiglia di informarsi adeguatamente su ogni singola richiesta documentale.
Limitazioni rispetto ad altri finanziamenti
La cessione del quinto presenta delle limitazioni rispetto ad altri tipi di finanziamenti, molto spesso dovute alla sua struttura intrinseca.
Innanzitutto, la cessione del quinto è accessibile unicamente a lavoratori dipendenti e pensionati, estromettendo così autonomi e liberi professionisti.
Ciò si deve al fatto che le rate vengono trattenute direttamente dallo stipendio o dalla pensione, richiedendo una fonte di reddito stabile e certa.
Inoltre, a differenza di un prestito personale tradizionale, nella cessione del quinto il tasso d’interesse è tipicamente fisso, il che può risultare sia un vantaggio che una limitazione, a seconda dell’andamento dei tassi di mercato.
Un’altra restrizione è legata alla durata massima del contratto e alla percentuale di stipendio cedibile, rigorosamente fissata al 20% del salario.
Questo significa che nel caso in cui un individuo abbia già altri finanziamenti in corso, la possibilità di accedere a una nuova cessione del quinto può risultare decisamente compromessa.
Infine, la legge prevede che la cessione del quinto possa essere utilizzata per consolidare debiti esistenti, ma non per integrare altri tipi di debito, evidenziando una gestione più rigida rispetto ad altri strumenti finanziari.
Durata massima del contratto di cessione
Nella cessione del quinto, la durata massima del contratto è un elemento regolamentato con precisione per garantire sostenibilità e chiarezza.
Generalmente, la durata di un contratto di cessione può variare, ma non deve superare i 10 anni, equivalente a 120 mesi.
Questa durata comprende un periodo temporale più lungo di molti prestiti personali, riflettendo la necessità di rendere sostenibili le trattenute elevate derivanti dalle rate.
Tuttavia, la durata effettiva del contratto dipende da numerosi fattori, tra cui l’età del richiedente e il suo stato lavorativo.
Ad esempio, per i pensionati, la legge impone dei limiti più stringenti in base all’età al termine del finanziamento, di solito non oltre i 90 anni di età.
Inoltre, la normativa prevede che la cessione del quinto debba essere estinguibile entro la fine del periodo lavorativo previsto per il dipendente, un aspetto fondamentale per garantire che alla cessazione del rapporto di lavoro non ci sia un debito residuo difficilmente recuperabile.
È quindi cruciale che i richiedenti comprendano questi aspetti temporali, valutando attentamente la durata in relazione alla propria situazione finanziaria e lavorativa attuale e futura.
Conseguenze di un mancato pagamento
Il mancato pagamento delle rate nella cessione del quinto può avere conseguenze significative, anche se la struttura del finanziamento riduce al minimo il rischio di insolvenza.
Poiché le rate vengono detratti direttamente dal salario o dalla pensione del richiedente, eventuali problemi sorgono principalmente in caso di cessazione del rapporto di lavoro o riduzione della pensione.
In tali circostanze, il creditore può esercitare il diritto di rivalsa sul TFR (Trattamento di Fine Rapporto) accumulato dal dipendente, coprendo così eventuali ammanchi.
Se il TFR non è sufficiente a coprire il debito residuo, si potrebbe arrivare a ulteriori azioni legali per il recupero delle somme dovute.
Un altro aspetto peculiare è rappresentato dall’obbligo assicurativo; infatti, i contratti di cessione del quinto comprendono in genere un’assicurazione obbligatoria contro il rischio di morte o perdita dell’impiego, che viene attivata per coprire il credito residuo nelle circostanze sopra menzionate.
Tuttavia, è essenziale che il debitore resti consapevole dei rischi associati a un eventuale cambio della propria condizione lavorativa o previdenziale, dato che potrebbe rendere complesso il mantenimento delle condizioni stipulate.
Impatto su pignoramenti e garanzie
La cessione del quinto interagisce con l’ambito dei pignoramenti e delle garanzie in modi peculiari.
Uno dei vantaggi principali di questo tipo di prestito è la sua esclusione dai normali pignoramenti del salario.
Infatti, a differenza di altre forme di debito che possono subire pignoramenti fino a un certo limite dello stipendio, le rate della cessione del quinto godono di una sorta di immunità: il quinto cedibile viene pagato prioritariamente, riducendo la restante parte dello stipendio disponibile per eventuali pignoramenti.
Ciò non di meno, se il debitore ha già un quinto dello stipendio destinato alla cessione, un ulteriore pignoramento per debiti somma potrebbe portare a un limite di prelievo significativo, influenzando la liquidità residua al netto dei prelievi obbligatori.
Il regime legislativo prevede che non può essere ceduto più di un quinto per eventuali debiti multipli, stabilendo così dei vincoli per evitare il sovraccarico debitorio su un contribuente.
Di conseguenza, la cessione del quinto e i pignoramenti sono capaci di coesistere, ma con una rigorosa disciplina per evitare situazioni insostenibili per i debitori.
Le garanzie collaterali usualmente non sono richieste in una cessione del quinto, poiché il reddito stesso funge da garanzia sufficiente.





