Il danno da perdita di chance nel contesto lavorativo si riferisce alla perdita di opportunità di miglioramento professionale o economico. Questo articolo esplora la definizione, le origini giuridiche, le condizioni per richiedere un risarcimento, il calcolo del danno e fornisce esempi pratici e linee guida legali.
Definizione di danno da perdita di chance
Il termine ‘danno da perdita di chance’ si riferisce, nel contesto giuridico e lavorativo, alla nozione di perdita di una concreta opportunità di conseguire un determinato vantaggio economico o professionale.
Questa fattispecie di danno non implica la perdita diretta di un bene o di un diritto, bensì la mancata possibilità di ottenere un beneficio futuro che aveva una ragionevole probabilità di realizzarsi.
Ad esempio, all’interno del mondo del lavoro, una ‘chance’ potrebbe rappresentare una promozione o un incremento salariale che non si manifestano a causa di comportamenti inadeguati da parte del datore di lavoro o per violazioni contrattuali.
È fondamentale comprendere che il danno da perdita di chance non è un evento certo ma una probabilità sfumata che avrebbe potuto concretizzarsi.
Di conseguenza, la sua valutazione e accettazione nell’ambito di richieste risarcitorie richiede una dimostrazione precisa e ponderata dell’esistenza di tale probabilità sfumata.

Origini giuridiche e casi tipici
Il concetto di danno da perdita di chance trova le sue radici nell’evoluzione della giurisprudenza italiana e internazionale.
Storicamente, la sua applicazione è stata discussa in ambito sia civile che contrattuale, con un riconoscimento crescente soprattutto negli ultimi decenni.
Le corti italiane hanno iniziato a considerare questo tipo di danno in relazione a casi in cui un comportamento illecito ha precluso un’opportunità lavorativa o economica, anche in assenza di una chiara violazione diretta.
Casi tipici includono la mancata selezione per un avanzamento di carriera, l’opportunità persa di partecipare a un programma formativo di alto profilo, o l’omissione d’informazioni critiche che avrebbe potuto influenzare una decisione lavorativa significativa.
In sintesi, se l’azione o l’omissione del datore di lavoro ha gravemente compromesso una possibilità ragionevolmente favorevole che il lavoratore avrebbe avuto, il danno da perdita di chance può essere considerato.
L’applicazione di questo principio richiede un’attenta analisi delle prove e un forte impatto della giurisprudenza corrente.
Condizioni per richiedere un risarcimento
Per poter richiedere un risarcimento per danno da perdita di chance, è necessario soddisfare alcune condizioni fondamentali.
Prima di tutto, il richiedente deve dimostrare l’esistenza di una opportunità concreta e tangibile, il che significa che la chance perduta dev’essere stata un’opportunità autentica e riconoscibile, non una possibilità remota o puramente ipotetica.
In secondo luogo, è necessario stabilire un nesso di causalità tra l’evento dannoso e la perdita dell’opportunità.
Ad esempio, se un lavoratore afferma di non aver ricevuto una promozione a causa di una discriminazione illegale, deve fornire prove che la promozione fosse davvero una possibilità concreta se non fosse stato per il comportamento illecito dell’azienda.
Inoltre, il richiedente deve dimostrare come questa perdita abbia causato un pregiudizio concreto, che potrebbe essere di natura economica o morale.
Infine, l’azione per la richiesta di risarcimento deve essere presentata entro i termini di legge previsti affinché non sopraggiunga la prescrizione dei diritti.
Questo quadro giuridico impone una meticolosa raccolta e presentazione delle prove a suffragio dell’importanza e della reale possibilità della ‘chance’ persa.
Come calcolare il danno da perdita di chance
Il processo di calcolo del danno da perdita di chance è complesso e caratterizzato da elementi di incertezza.
Richiede un’approfondita valutazione delle probabilità che l’evento favorevole si verificasse e della misura della potenziale perdita economica.
Gli esperti legali utilizzano generalmente criteri matematici e di valutazione probabilistica per stimare il valore della chance perduta, moltiplicando il valore economico del beneficio che sarebbe stato ottenuto per il grado di probabilità che l’evento si verificasse.
Ad esempio, se una promozione mancata avrebbe comportato un aumento salariale di 10.000 euro annui e la probabilità di assegnazione era ragionevolmente dell’80%, il risarcimento del danno da perdita di chance potrebbe essere stimato in 8.000 euro.
Questo approccio permette una valutazione equa considerando le incertezze e i rischi legati al concretizzarsi della chanche stessa.
Tuttavia, ogni caso è unico e il calcolo può variare significativamente in base alle specificità del contesto e alle evidenze presentate.
Esempi pratici nel contesto lavorativo
Nel contesto lavorativo, il danno da perdita di chance può presentarsi in una varietà di scenari.
Un esempio comune è quello di un lavoratore che viene ingiustamente escluso da un programma di sviluppo professionale o manageriale che avrebbe potuto portare a una promozione, come risultato di una discriminazione o di una mancata comunicazione da parte del datore di lavoro.
Un altro caso potrebbe coinvolgere un dipendente che viene licenziato ingiustamente e, di conseguenza, perde l’opportunità di accumulare esperienza e anzianità di servizio essenziali per una futura progressione di carriera.
Immaginiamo un dipendente in sospeso su una possibilità concreta di lavorare su un progetto di alto profilo, ma che perde tale opportunità a causa del comportamento scorretto da parte di un manager che favorisce altri candidati per motivi non meritocratici.
Questi esempi mostrano come il danno da perdita di chance superi la semplice perdita economica, toccando anche aspetti morali e impedendo al lavoratore di realizzare pienamente il proprio potenziale all’interno di un ambiente professionale equo e trasparente.
Procedure legali per presentare una richiesta
Presentare una richiesta di risarcimento per danno da perdita di chance implica seguire un percorso legale ben definito.
In prima istanza, il lavoratore dovrebbe cercare di risolvere la questione attraverso negoziazioni e, se possibile, una risoluzione extragiudiziale tramite la mediazione o il supporto di sindacati e avvocati.
Se tali tentativi falliscono, è necessario presentare un ricorso formale presso il tribunale competente, spesso dimostrando non solo l’esistenza della chance persa ma anche il relativo valore economico.
La documentazione necessaria può includere prove scritte, dichiarazioni di testimoni, comunicazioni interne aziendali e valutazioni professionali.
È fondamentale per il richiedente collaborare con un legale esperto in diritto del lavoro, capace di costruire una causa ben supportata e rappresentare efficacemente l’argomentazione legale.
Inoltre, è cruciale rispettare i termini di prescrizione per l’avvio delle azioni legali, per evitare la decadenza del diritto stesso di chiedere risarcimento.
In sintesi, mentre le procedure legali possono essere complesse, una presentazione chiara e ben documentata può aumentare notevolmente le probabilità di successo della richiesta.





