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Discriminazione dei lavoratori disabili

L’Italia rischia sanzioni di carattere economico, nonchè un ulteriore deferimento innanzi alla Corte di Giustizia Europea per violazione dei trattati, ed in particolare per non aver dato applicazione alle statuizioni contenute in una sentenza della Corte di Giustizia del luglio 2013 sulla parità di trattamento dei disabili sul lavoro.

La Commissione Europea, infatti, ritiene che la legge italiana non si sia adeguata sufficientemente alla Direttiva 2000/78/CE in merito alla non discriminazione delle persone con disabilità sul lavoro, dopo che la Corte di Giustizia aveva condannato l’Italia nel luglio del 2003 per non aver trasposto integralmente nell’ordinamento interno la citata Direttiva che prevedeva: la parità di trattamento in materia di occupazione, di condizioni di lavoro e di informazione professionale nonchè l’obbligatoria adozione di soluzioni ragionevoli per i disabili affinchè questi possano avere accesso al lavoro e usufruire di progressioni di carriera. La Commissione ha infatti evidenzianto che nell’ordinamento nazionale non si rinviene alcuna norma che imponga al datore di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli per i portatori di qualunque tipo di disabilità e per tutti gli aspetti dell’occupazione.

L’Italia aveva recepito la direttiva con il D.Lgs. n. 216/2013, ma la Commissione non ha ritenuto sufficiente questa legge ed ha chiesto all’Italia di recepire meglio le statuizioni contenute nell’art. 5 della Direttiva che, come si è detto, riguarda le soluzioni e gli adattamenti ragionevoli che il datore di lavoro deve mettere in atto per favorire l’inserimento delle persone disabili. La Corte ha inoltre rilevato che le misure per l’impiego di persone con disabilità sono troppe volte lasciate alla discrezione delle autorità locali e non sono adottate in maniera organica. È stato altresì evidenziato dalla Corte il mancato accesso ad una adeguata formazione lavorativa per le persone disabili.

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Alla luce di quanto evidenziato, la Commissione sta valutando se L.n. 99/2013, emanata dopo la condanna del 2013, sia sufficiente a coprire tali mancanze, in caso contrario deferirà alla Corte di Giustizia nuovamente l’Italia che si esporrà in tal modo oltre al rischio di una ulteriore condanna anche a quello di sanzioni economiche.

Tale vicenda, si segnala, ha preso l’avvio da una denuncia di un ragazzo paraplegico abruzzese che nel marzo 2013 aveva presentato una petizione al Parlamento Europeo per chiedere che il governo accelerasse il percorso per garantire a tutti i disabili un dignitoso accesso al lavoro.

Non resta che attendere l’esito delle valutazioni della Commissione europea.

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