La nuova misura riconosce il ruolo delle caregiver familiari, permettendo alle donne con almeno due figli e 35 anni di contributi di accedere alla pensione anticipata nel 2025.

Il panorama previdenziale italiano si arricchisce di una significativa novità per le lavoratrici che svolgono attività di assistenza familiare: la pensione anticipata a 59 anni con un solo requisito specifico. Questa misura, valida per il 2025, riconosce l’importanza sociale e lavorativa delle donne che assistono familiari con disabilità grave, estendendo un’opportunità di uscita anticipata dal lavoro senza dover ricorrere all’Ape Sociale.

Pensione anticipata a 59 anni: i requisiti per accedere

La normativa vigente consente infatti alle lavoratrici che assistono un familiare convivente con disabilità grave, certificata secondo la Legge 104/1992, di andare in pensione anticipata a partire dai 59 anni di età, a condizione di rispettare alcuni criteri essenziali:

  • Aver prestato assistenza continuativa da almeno sei mesi a un familiare convivente con disabilità grave o non autosufficienza, certificata formalmente.
  • Avere almeno due figli.
  • Aver maturato un minimo di 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2024.

Un aspetto rilevante riguarda la convivenza effettiva con il familiare assistito, che deve essere comprovata tramite la residenza anagrafica comune e documenti ufficiali. Non è obbligatorio condividere lo stesso appartamento, ma la convivenza deve risultare reale e verificabile.

Le interessate devono presentare domanda all’INPS entro il 30 maggio 2025, termine perentorio per non perdere il diritto a questa modalità di pensionamento anticipato. La procedura può essere espletata tramite il portale online dell’INPS, i patronati o i servizi di assistenza dedicati, con la necessità di allegare certificazioni mediche, documenti comprovanti la convivenza e la relazione di assistenza, insieme alla documentazione contributiva.

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Oltre a questa misura specifica, il 2025 offre diverse altre possibilità per coloro che aspirano a lasciare il lavoro prima dell’età pensionabile ordinaria, che si attesta a 67 anni con almeno 20 anni di contributi.

Per i lavoratori con invalidità riconosciuta pari o superiore all’80%, è possibile accedere alla pensione anticipata a 56 anni per le donne e 61 per gli uomini, con almeno 20 anni di contributi. Questa opzione è riservata ai dipendenti del settore privato.

Per chi ha iniziato a lavorare molto giovane, la cosiddetta Quota 103 permette il pensionamento senza limite di età ma con almeno 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Questa misura consente un’uscita anticipata a 57 anni solo in presenza di un percorso lavorativo continuativo e precoce.

La misura Opzione donna è stata confermata nel 2025 con requisiti più flessibili per le lavoratrici madri: l’età minima scende a 59 anni per chi ha due o più figli, 60 anni per un figlio, mentre resta a 61 anni per le donne senza figli, sempre con almeno 35 anni di contributi.

La RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) rappresenta invece una soluzione per chi ha sottoscritto un fondo previdenziale complementare, permettendo di percepire una rendita prima del pensionamento di vecchiaia, con requisiti di anzianità contributiva e iscrizione a forme pensionistiche complementari.

Come e quando presentare la domanda

Per usufruire della pensione anticipata a 59 anni dedicata ai caregiver familiari, è indispensabile rispettare la scadenza del 30 maggio 2025. La domanda deve essere corredata da:

  • Certificazione della disabilità grave del familiare convivente (Legge 104/1992).
  • Documentazione che attesti la convivenza effettiva.
  • Prova dell’attività di assistenza continuativa.
  • Documentazione contributiva completa.

L’INPS mette a disposizione diversi canali per l’invio della domanda, tra cui il portale MyINPS, gli sportelli dei patronati e il Contact Center Multicanale. Per evitare errori e ritardi è consigliabile rivolgersi a professionisti o enti di assistenza previdenziale. Questa misura rappresenta un importante passo avanti nella valorizzazione del lavoro di cura, consentendo a molte donne di ottenere una pensione dignitosa in anticipo rispetto ai termini ordinari, riconoscendo il valore sociale ed economico dell’assistenza familiare.