Un nuovo accordo porta le pensioni minime a 1.000 euro mensili per over 65 con redditi bassi: la misura riguarda anche casalinghe e invalidi
Le pensioni da sempre sono al centro del dibattito, ancor di più in questo periodo di crisi, fatto di inflazioni e rincari. Molti pensionati, soprattutto quelli con redditi bassi, faticano a coprire le spese quotidiane. Per questo motivo, un nuovo accordo firmato a Bolzano apre la strada a un sostegno concreto: portare le pensioni minime a 1.000 euro mensili.
La misura è frutto di una convenzione tra l’INPS e la Provincia Autonoma di Bolzano, siglata lo scorso 24 settembre. Non si tratta solo di un aumento generico, ma di un vero e proprio intervento di integrazione a favore degli over 65 con redditi più bassi. Con questa decisione si vuole garantire una soglia minima dignitosa per chi già percepisce una pensione, indipendentemente che si tratti di lavoratori, invalidi o perfino casalinghe titolari di trattamento.
Si tratta di un’iniziativa importante, che rappresenta un tassello di un progetto più ampio di welfare locale, che vuole coniugare previdenza e assistenza per aiutare le fasce più fragili della popolazione. Non a caso, oltre all’integrazione economica, è previsto un sistema rafforzato di servizi di supporto per chi si trova in difficoltà.
Chi ha diritto all’integrazione fino a 1.000 euro
La platea dei beneficiari non è ristretta ai soli pensionati da lavoro. Possono infatti accedere all’integrazione:

- i titolari di pensione di vecchiaia, anticipata, invalidità o reversibilità;
- i percettori di pensione sociale o assegno sociale;
- chi riceve una pensione per invalidità civile;
- le casalinghe che, avendo versato contributi, percepiscono già una pensione.
Il requisito anagrafico è avere almeno 65 anni, mentre dal punto di vista economico occorre un reddito complessivo fino a 1.000 euro al mese e un ISEE non superiore a 20.000 euro. L’integrazione, quindi, non è automatica per tutti, ma mirata a chi si trova realmente in condizioni di bisogno.
Purtroppo al momento questa misura riguarda solo il territorio dell’Alto Adige. Non è escluso, però, che questo modello possa essere esteso ad altre regioni, se si rivelerà efficace. In Trentino-Alto Adige, secondo i dati INPS, al 31 dicembre 2024 i pensionati erano oltre 262.000, di cui più della metà donne. Un bacino significativo, che mostra anche differenze rispetto alla media nazionale: qui le pensioni sono mediamente più alte, ma restano comunque molti i casi di assegni troppo bassi per vivere con dignità. È importante sottolineare che l’accordo prevede anche assistenza rafforzata, cioè un insieme di misure complementari pensate per chi, oltre al basso reddito, deve affrontare fragilità sociali o sanitarie.





