Equo compenso e tassa sugli smartphone: perché il nuovo aumento fa discutere.

L’evoluzione tecnologica ha trasformato ogni dispositivo elettronico in un contenitore di contenuti multimediali. Ogni volta che acquistiamo uno smartphone, un tablet, un hard disk o anche una semplice chiavetta USB, una parte del prezzo finale va a finanziare ciò che viene definito equo compenso per copia privata.

Una misura nata per tutelare il diritto d’autore, ma che oggi torna a far discutere a causa di un nuovo provvedimento che ne prevede un sostanziale aumento. Un rincaro che, secondo molti, rischia di trasformare un principio equo in una pratica penalizzante.

Smartphone, pc e servizi cloud, allarme per i prezzi: arriva una nuova tassa

Il compenso viene applicato direttamente all’acquisto di dispositivi dotati di memoria: dagli smartphone ai computer, dai supporti fisici (CD, DVD) fino alle memorie esterne. Con la nuova proposta avanzata dal Ministero della Cultura, si vorrebbe estendere questa tassazione anche ai servizi di cloud storage, come Google Drive e iCloud, ritenuti a tutti gli effetti nuovi contenitori virtuali delle copie private.

Tassa sui telefoni, smartphone
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Una chiavetta USB da 256 GB, in Italia prevede un sovrapprezzo di quasi 9 euro, contro i 4 euro in Francia, i 30 centesimi in Germania e i 24 centesimi in Spagna. Stessa sproporzione per gli hard disk, dove si arriva a pagare 20 euro di compenso in Italia, contro meno di 5 euro nei principali mercati europei.

Questa situazione ha creato un evidente squilibrio competitivo, in cui i produttori e i rivenditori italiani si trovano svantaggiati, e i consumatori italiani sono costretti a pagare di più per prodotti identici a quelli venduti altrove.

Il nuovo intervento normativo ha innescato una reazione critica da parte delle associazioni di categoria, in particolare ASMI (Associazione dei Produttori di Supporti e Sistemi Multimediali).

La proposta include un aspetto che ha sollevato ulteriori perplessità: l’applicazione del compenso anche ai prodotti ricondizionati o rigenerati. In altre parole, un dispositivo usato, già tassato al momento della sua prima immissione sul mercato, potrebbe essere sottoposto nuovamente all’imposta una volta rimesso in vendita.

Il principio dell’equo compenso resta, sul piano teorico, largamente condiviso: è giusto che chi crea opere culturali riceva un riconoscimento anche per l’uso non commerciale che se ne fa in ambito domestico. Tuttavia, la sua applicazione concreta solleva interrogativi crescenti su proporzionalità, trasparenza e sostenibilità del sistema.

Uno degli aspetti più critici è proprio la mancanza di chiarezza nella redistribuzione dei fondi. Non è sempre evidente come vengano utilizzate le somme raccolte e quali siano i criteri di ripartizione tra gli aventi diritto.