Cos’è il riscatto della laurea e perché potrebbe aiutarti ad andare in pensione prima.
Il riscatto della laurea è un meccanismo che consente di “recuperare” gli anni trascorsi all’università, trasformandoli in periodi di contribuzione effettiva ai fini pensionistici. In pratica, permette di considerare anche gli anni in cui si studiava (anziché lavorare) come anni utili per raggiungere prima i requisiti per la pensione e, in alcuni casi, per ottenere un assegno pensionistico più elevato.
Chi può presentare domanda? Tutti i lavoratori: dipendenti, autonomi, inoccupati, e persino coloro che sono iscritti alla Gestione Separata o a una cassa professionale, purché non abbiano già maturato contributi per lo stesso periodo.
Riscatto della laurea, conviene solo in questi casi: occhio a fregarti da solo
Il nodo principale che frena molti lavoratori è il costo. Il riscatto, infatti, non è gratuito e può rappresentare un esborso economico anche significativo. Chi ha studiato prima del 1996, il calcolo avviene tramite il metodo della riserva matematica.

Si tratta di un sistema attuariale che tiene conto di variabili come età, aspettativa di vita, sesso e anzianità contributiva. È un meccanismo complesso e spesso molto oneroso, con costi che possono superare anche i 30.000 o 40.000 euro per un ciclo di studi completo.
Per i titoli conseguiti dal 1° gennaio 1996 in poi, si applica il metodo contributivo, che calcola il costo in base all’ultima retribuzione imponibile. In questo caso, l’aliquota ordinaria (33%) viene applicata allo stipendio attuale: ad esempio, un lavoratore con 30.000 euro di reddito annuo pagherebbe circa 9.900 euro per tre anni di corso, quindi circa 13.200 per quattro.
Se invece si è disoccupati, il calcolo prende come base un reddito minimo convenzionale, che per il 2025 è pari a 18.555 euro. In questo scenario, il costo annuale del riscatto è di circa 6.123 euro per ogni anno di università.
Proprio per rendere questa opportunità più alla portata, nel 2019 è stata introdotta una formula semplificata e più economica: il riscatto agevolato. Tuttavia, non tutti possono beneficiarne: questa modalità è limitata ai periodi contributivi dal 1996 in avanti. Inoltre, non dà diritto alla detrazione Irpef del 50%, disponibile invece con il riscatto ordinario.
E c’è da considerare anche un altro elemento: contributi più bassi significano anche un impatto minore sulla pensione futura. Se approvata, significherebbe passare da una spesa di oltre 30.000 euro (per cinque anni di studi) a meno di 5.000 euro complessivi.
Il consiglio migliore è quello di informarsi a fondo, simulare il proprio caso personale (magari tramite l’INPS o un consulente previdenziale) e considerare tutte le variabili: età, reddito, anni da riscattare, obiettivi previdenziali e benefici fiscali.





