Il costo di un lavoratore domestico, in particolare di una badante, va ben oltre lo stipendio mensile che viene erogato

Le famiglie che scelgono di assumere una badante per assistere un familiare non autosufficiente si trovano a fronteggiare una serie di spese accessorie che, seppur necessarie, possono incidere significativamente sul budget mensile.

Aumenti salariali e l’introduzione di nuove normative riguardanti i contributi previdenziali sono solo alcuni degli aspetti che le famiglie devono considerare quando si accingono a regolarizzare il rapporto di lavoro.

Badanti: le nuove regole

In questo 2025, il costo della vita ha subito un incremento dello 0,8%, un dato che, seppur contenuto, si riflette direttamente su tutte le voci legate al lavoro domestico, incluse quelle della badante. La rivalutazione dell’indice ISTAT, che misura l’inflazione, comporta un adeguamento sia dello stipendio che dei contributi previdenziali. Se da un lato questo incremento può sembrare positivo per il lavoratore, portando a un piccolo aumento, per le famiglie che assumono si traduce in un costo aggiuntivo da sostenere.

Ruolo badanti
Il fondamentale ruolo delle badanti – (diritto-lavoro.com)

Infatti, un aumento salariale non si limita al solo stipendio. Con il passaggio a un livello salariale superiore, aumentano anche i contributi previdenziali, che, seppur non mensili, costituiscono una delle voci più gravose del costo complessivo del lavoro domestico. A questi vanno aggiunti altri oneri, tra cui vitto, alloggio, tredicesima, TFR e eventuali straordinari, tutti costi che le famiglie devono mettere in conto per mantenere il rapporto di lavoro regolare e conforme alle normative.

Il contratto di lavoro domestico è regolato da un CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) che stabilisce il livello retributivo minimo per ogni figura professionale. Per una badante convivente che assiste persone non autosufficienti, il livello retributivo minimo è fissato al livello CS, con uno stipendio mensile di almeno 1.137,86 euro. Tuttavia, per alcune famiglie, la tentazione di risparmiare portando l’assunzione su un livello inferiore, come il BS, può sembrare un’opzione. In questo caso, lo stipendio non può essere inferiore a 1.003,99 euro al mese, ma tale livello è adatto solo a dame di compagnia o baby-sitter, che non sono incaricate di fornire assistenza a persone non autosufficienti.

È quindi fondamentale che le famiglie siano consapevoli delle responsabilità legali relative all’assunzione di una badante. Non rispettare le normative sul contratto e sul livello di assunzione può comportare sanzioni legali e difficoltà in caso di controlli.

Una delle voci che incide maggiormente sul costo di una badante sono i contributi previdenziali, che devono essere versati periodicamente all’INPS. A differenza di altri settori lavorativi, in cui i contributi vengono calcolati in percentuale sullo stipendio, nel lavoro domestico i contributi sono stabiliti su base forfettaria, in base al numero di ore settimanali lavorate.

Nel 2025, l’aliquota dei contributi previdenziali per le badanti è fissata al 17,43% sul reddito, ma per chi lavora oltre le 24 ore settimanali si applica una misura convenzionale. In questo caso, i contributi ammontano a 1,30 euro per ogni ora di lavoro, portando a circa 52 euro a settimana di contributi per una badante con un contratto di 40 ore settimanali. A questi si aggiungono naturalmente tutte le altre voci di spesa, come i costi per vitto e alloggio, la tredicesima e il trattamento di fine rapporto (TFR), che rendono il costo complessivo di una badante notevolmente più alto rispetto a quello di un lavoratore in altri settori.