A partire da oggi, l’Italia compie una vera rivoluzione riguardante l’industria delle energie rinnovabili. Ecco le novità

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale del 4 agosto 2025, il Paese diventa il primo in Europa a escludere dai benefici fiscali legati al fotovoltaico tutte le tecnologie che provengono dalla Cina.

Un provvedimento che segna una svolta importante nel settore e che potrebbe avere un impatto significativo sulla competitività e sulla sostenibilità delle energie rinnovabili in Europa.

Le nuove regole sugli incentivi

Il decreto si inserisce nel contesto delle politiche energetiche introdotte dal decreto Fer X transitorio del dicembre 2024, che aveva aperto le porte agli incentivi per impianti fotovoltaici senza discriminazioni sulle provenienze tecnologiche. Tuttavia, con la seconda tranche di aste per gli incentivi, il governo italiano ha deciso di fissare nuove condizioni di accesso. Gli operatori che parteciperanno alle aste dovranno rispettare criteri molto più rigorosi. Tra le principali modifiche, spiccano due punti. Esclusione di pannelli fotovoltaici, celle e inverter provenienti dalla Cina. Obbligo di utilizzo di almeno un componente tecnologico europeo (o comunque non cinese), tra quelli elencati in un apposito catalogo.

Nuove regole pannelli solari
Come cambia il mercato dell’energia – (diritto-lavoro.com)

Queste regole puntano a rafforzare la filiera europea, incentivando la produzione e l’assemblaggio delle tecnologie fotovoltaiche sul suolo europeo e riducendo progressivamente la dipendenza dal mercato cinese.

Non si tratta soltanto di vincoli: il decreto prevede anche incentivi maggiori per coloro che sceglieranno fornitori che rispettano i nuovi criteri. Infatti, gli impianti che risponderanno alle richieste di produzione europea beneficeranno di incentivi più elevati, destinati a compensare il maggiore costo delle tecnologie provenienti dal Vecchio Continente rispetto a quelle asiatiche.

Inoltre, il decreto prevede una quota riservata agli impianti più grandi, superiore a un megawatt, che siano completamente conformi ai criteri di produzione europea. Questo accorgimento, che riguarda fino al 20% del contingente massimo di potenza, ha lo scopo di stimolare lo sviluppo di impianti più complessi e di favorire l’adozione di tecnologie avanzate prodotte in Europa.

Questa mossa, che segna una netta inversione di tendenza rispetto al passato, va letta nell’ambito di una strategia industriale più ampia, finalizzata a ridurre la dipendenza dell’Italia (e dell’Europa in generale) dalle tecnologie cinesi. Negli ultimi anni, la Cina ha investito enormemente nel settore fotovoltaico, arrivando a dominare quasi completamente la produzione mondiale di pannelli solari. Si stima che oltre l’80% della produzione mondiale di pannelli provenga da aziende cinesi, un dato che evidenzia la supremazia del gigante asiatico in questo mercato.

Il governo cinese ha infatti destinato oltre 50 miliardi di dollari per rafforzare la propria capacità produttiva e i suoi principali fornitori, che coprono quasi tutto il mercato globale, hanno sede nel Paese. In questo contesto, l’Italia ha deciso di muoversi con una politica industriale che favorisca il settore produttivo europeo e riduca l’influenza cinese.