Un fondo per colmare le disuguaglianze salariali nel pubblico impiego: il Governo valuta la svolta con aumenti in busta paga.
Il governo sta prendendo in seria considerazione l’istituzione di un fondo specifico per ridurre le disparità retributive all’interno della Pubblica Amministrazione e per rendere più fluida la gestione dei rinnovi contrattuali.
Si tratterebbe di una delle misure cardine della prossima legge di Bilancio, destinata ad avere effetti significativi sul funzionamento dell’intero comparto pubblico.
Busta paga più ricca in arrivo, questi lavoratori avranno un aumento di stipendio
L’idea, promossa dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e condivisa con il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti, punta a correggere uno squilibrio che da oltre due decenni grava sulle retribuzioni.

Le buste paga dei dipendenti dei ministeri, infatti, hanno continuato a crescere a un ritmo diverso rispetto a quelle di chi lavora negli enti territoriali, alimentando un divario che ha progressivamente assunto i contorni di una frattura strutturale.
La forbice salariale non è un fenomeno recente, ma il risultato di dinamiche accumulate nel corso degli ultimi vent’anni. Questa asimmetria, oltre a minare il principio di equità all’interno del pubblico impiego, ha inciso anche sulla capacità degli enti locali di attrarre nuove competenze.
Molti comuni e regioni, già penalizzati da pensionamenti e blocchi del turnover, si trovano oggi in difficoltà a reclutare personale qualificato, spesso scoraggiato da condizioni economiche meno vantaggiose rispetto a quelle garantite dall’amministrazione centrale .Il fondo per la perequazione retributiva si innesterebbe nel più ampio capitolo dei rinnovi contrattuali, tema che da sempre rappresenta una sfida complessa per i governi italiani.
Negli ultimi due anni l’esecutivo ha già messo in campo circa 20 miliardi di euro per affrontare la questione, ma la partita non è ancora chiusa: restano fuori settori cruciali, in particolare gli enti locali, dove il confronto con i sindacati procede a fatica tra richieste di maggiori tutele e vincoli di bilancio difficilmente superabili.
L’obiettivo politico dichiarato è ambizioso, ossia introdurre un cambio di passo che interrompa la tradizione di negoziati infiniti e incerti, che negli ultimi decenni hanno prodotto ritardi cronici e contenziosi.
Per il governo, garantire continuità e prevedibilità nella contrattazione significa non solo assicurare maggiore serenità ai dipendenti pubblici, ma anche dotare lo Stato di una pianificazione più chiara e sostenibile nell’impiego delle risorse.
Un intervento di riequilibrio salariale avrebbe implicazioni di vasta portata. Ridurre la distanza tra ministeri centrali e amministrazioni locali restituirebbe competitività agli enti territoriali, che potrebbero così contendere al settore privato e alle strutture centrali le professionalità più qualificate.





