Verifiche serrate della Guardia di Finanza su Isee e borse di studio: basta un errore nella dichiarazione per perdere i benefici e rischiare sanzioni fino alla denuncia penale.
Il mondo degli studenti negli ultimi mesi è stato scosso da un’azione della Guardia di Finanza che allo stesso tempo ha acceso i riflettori su un settore che fino a poco tempo fa era rimasto in secondo piano: le borse di studio universitarie. Ancora una volta l’Italia mostra il suo lato peggiore, e dire lato è poco, visto che ormai di ha la sensazione che sia tutto ormai un tripudio di brogli e sotterfugi.
Queste indennità economiche che dovrebbero premiare studenti meritevoli e famiglie con difficoltà economiche si sono spesso infatti trasformate in terreno fertile per truffe e irregolarità. Ma succede anche che si cade in errore in piena inconsapevolezza.
Molti genitori e ragazzi, a volte anche senza malafede, compilano l’Isee universitario con leggerezza o dimenticano di inserire alcuni dati. Eppure, proprio da quei numeri dipende l’accesso agli aiuti economici. Un dettaglio trascurato può trasformarsi in un “errore banale”, ma con conseguenze pesantissime: dalla perdita della borsa di studio a multe salatissime, fino alla denuncia penale nei casi più gravi.
I controlli fiscali sugli studenti universitari
Quando emergono discrepanze tra redditi reali e quelli riportati, lo Stato considera la pratica come indebita percezione di fondi pubblici. Ed è qui che partono i controlli, oggi più serrati che mai.

Dal 2025, la Guardia di Finanza ha avviato verifiche a tappeto in tutti gli atenei italiani. Lo scopo è di smascherare chi presenta documenti falsi o manipolati per abbassare artificialmente Isee e Ispe, i due indicatori che determinano la situazione economica delle famiglie. I numeri parlano chiaro: solo nell’ultimo anno sono stati bloccati quasi 900 mila euro di borse di studio, oltre 330 studenti sono stati denunciati e decine hanno subito sanzioni amministrative. In alcuni casi si trattava di frodi organizzate, in altri semplicemente di dichiarazioni incomplete o poco accurate.
Le verifiche non si limitano alle carte consegnate agli atenei: gli ispettori incrociano i dati con banche, conti correnti, depositi e persino con l’Anagrafe tributaria. Questo significa che eventuali omissioni, anche involontarie, rischiano di emergere con facilità. Per ottenere agevolazioni su tasse e borse di studio, lo studente deve presentare l’Isee universitario, diverso dall’Isee ordinario perché tiene conto di condizioni particolari. Per esempio, uno studente che vive fuori casa ma è ancora fiscalmente a carico dei genitori deve includere i redditi e patrimoni di tutta la famiglia.
Solo chi è davvero indipendente – cioè con residenza autonoma da almeno due anni e un reddito annuo di almeno 6.500 euro negli ultimi due anni – può presentare un Isee calcolato sul proprio nucleo ristretto. Molti errori nascono proprio qui: genitori e studenti credono che basti spostare la residenza per risultare indipendenti, ma senza il requisito del reddito la dichiarazione è considerata falsa.
Le sanzioni non sono leggere. Oltre alla perdita immediata della borsa, chi viene sorpreso a dichiarare il falso può dover restituire le somme percepite e pagare una multa proporzionata all’importo indebitamente incassato. Nei casi più gravi, scatta la denuncia penale per truffa ai danni dello Stato. Questo non significa che ogni errore sia frutto di malafede. Spesso le irregolarità dipendono da confusione sulle regole, ma la legge non fa differenza: chi beneficia senza averne diritto rischia comunque conseguenze. Il consiglio per famiglie e studenti è semplice: prestare massima attenzione nella compilazione dell’Isee e affidarsi a CAF o professionisti qualificati.





