In vista del 2026 cresce l’attenzione attorno alle pensioni anticipate, in particolare per i lavoratori nati nel 1964 che compiranno 62 anni.
Il governo sta infatti progettando una nuova formula di pensionamento anticipato, nota come quota 41 flessibile, che potrebbe sostituire l’attuale Quota 103 in vigore fino al 2025. Il dibattito si concentra sulle condizioni di accesso, le penalizzazioni previste e le differenze rispetto agli strumenti previdenziali attuali.
La quota 41 flessibile è una misura che consente di andare in pensione a partire dai 62 anni di età, a condizione di aver maturato almeno 41 anni di contributi. Non si rivolge esclusivamente ai nati nel 1964, ma anche a chiunque, indipendentemente dall’età, abbia raggiunto il requisito contributivo richiesto. Questa misura è stata pensata per coloro che, nel 2025, hanno scelto di non aderire alla Quota 103, giudicata penalizzante a causa del ricalcolo contributivo integrale della pensione, che può ridurre l’assegno anche oltre il 30%.
Il principale vantaggio della quota 41 flessibile rispetto alla quota 103 consiste nell’assenza del tetto massimo sull’importo pensionistico, che con la quota 103 non può superare quattro volte il trattamento minimo. Inoltre, la quota 41 eviterà il ricalcolo contributivo integrale, sostituendolo con un meccanismo di penalizzazione più leggero e prevedibile, basato sull’anticipo rispetto all’età di pensionamento prevista dalla Legge Fornero (67 anni).
Le penalizzazioni previste saranno progressive e legate agli anni di anticipo:
– Uscita a 66 anni: -2%
– Uscita a 65 anni: -4%
– Uscita a 64 anni: -6%
– Uscita a 63 anni: -8%
– Uscita a 62 anni: -10%
Questo sistema si prefigge di essere più equo e meno gravoso rispetto all’attuale quota 103, rappresentando una possibile svolta nel sistema previdenziale italiano.
Differenze sostanziali tra Quota 103 e Quota 41 flessibile
La Quota 103 richiede gli stessi requisiti di età (62 anni) e anzianità contributiva (41 anni) della futura quota 41 flessibile, ma presenta alcune differenze chiave:
- Calcolo dell’assegno: Quota 103 prevede un ricalcolo interamente contributivo, con conseguenti tagli anche superiori al 30%.
- Limite massimo della pensione: Con Quota 103, l’importo pensionistico non può superare quattro volte il trattamento minimo; con quota 41 flessibile, questo limite dovrebbe essere superato.
- Penalizzazioni per anticipo: Quota 103 non prevede penalizzazioni percentuali fisse legate all’anticipo, ma il ricalcolo contributivo stesso determina riduzioni importanti; quota 41 flessibile introduce invece un taglio percentuale certo e graduale, più contenuto.
Inoltre, la quota 41 flessibile tutela maggiormente i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996 e che hanno almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, permettendo loro di mantenere il calcolo retributivo fino al 2011. Al contrario, con quota 103 il calcolo è sempre interamente contributivo senza eccezioni.

Nonostante la novità rappresentata dalla quota 41 flessibile, restano attive le altre modalità di pensionamento anticipate:
- La pensione anticipata ordinaria richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza soglia minima di età. Questi requisiti sono congelati fino al 31 dicembre 2026.
- La pensione anticipata contributiva consente di uscire dal lavoro a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, a patto che l’importo della pensione sia almeno tre volte il trattamento sociale. A partire dal 2025, i lavoratori possono anche integrare la pensione con rendite da previdenza complementare.
Le ultime stime demografiche e le indicazioni del Governo indicano che dal 2027 è previsto un aumento di tre mesi dei requisiti pensionistici legati alla speranza di vita, con l’età minima per la pensione di vecchiaia che passerebbe a 67 anni e 3 mesi. Tuttavia, il Governo sembra orientato a congelare questo scatto, almeno per il biennio 2027-2028.





