Le prospettive per chi ha meno di 65 anni in ambito pensionistico si fanno sempre più complesse. Le normative vigenti e i recenti aggiornamenti demografici indicano un allungamento progressivo dell’età pensionabile, con importanti ripercussioni sia sulle modalità di uscita dal lavoro sia sulle aspettative di vita di migliaia di lavoratori italiani. Un tema che, come cantava Fabio Concato nel celebre brano Tornando a casa, invita a mantenere la speranza anche di fronte a difficoltà e incertezze.
Secondo la normativa vigente, l’accesso alla pensione di vecchiaia avviene generalmente a 67 anni, a condizione che siano stati versati almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, esistono forme di pensionamento anticipato. La più diffusa è la pensione anticipata ordinaria, che consente di lasciare il lavoro indipendentemente dall’età anagrafica al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Chi non possiede questi requisiti dovrà attendere il compimento dei 67 anni per poter accedere alla pensione. Questo scenario rende particolarmente difficile per molti lavoratori, soprattutto per chi ha meno di 65 anni, ipotizzare un’uscita anticipata dal lavoro.
Incremento automatico dell’età pensionabile dal 2027
Il quadro si complica ulteriormente con le novità previste a partire dal 2027, quando scatterà un adeguamento automatico dell’età pensionabile** basato sugli aggiornamenti demografici e sull’aspettativa di vita. In pratica, per ottenere la pensione di vecchiaia sarà necessario aver compiuto 67 anni e 3 mesi, mentre per la pensione anticipata i contributi richiesti saliranno da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 1 mese. Nel 2029 è previsto un ulteriore aumento a 43 anni e 3 mesi, mantenendo una riduzione di un anno per le donne.
Questi incrementi colpiranno non solo le pensioni ordinarie ma anche le forme di uscita agevolata, come l’isopensione e il contratto di espansione, strumenti utilizzati da molte aziende per gestire l’uscita anticipata dei lavoratori. La legge stabilisce infatti che i requisiti per la pensione vengano aggiornati ogni due anni, in funzione dell’aumento dell’aspettativa di vita.
L’ultima modifica significativa risale al 2019, quando l’età pensionabile è stata aumentata di 5 mesi. Ora, con l’incremento previsto dal 2027, molte persone nate dopo il 1960 dovranno mettere in conto un prolungamento della carriera lavorativa, andando oltre le aspettative iniziali.
Impatti sociali e attese per la Manovra 2026

Questo allungamento dell’età pensionabile non è solo una questione numerica: tocca le aspettative di vita, il benessere psicofisico e la qualità del tempo libero di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Il timore di dover restare al lavoro più a lungo può minare la serenità di chi sperava in un ritiro anticipato.
Il governo al momento sta lavorando per individuare soluzioni capaci di conciliare le esigenze di sostenibilità del sistema previdenziale con le aspettative dei cittadini. Nel prossimo autunno, con la Manovra finanziaria 2026, si attendono interventi che possano introdurre misure specifiche per mitigare gli effetti degli aumenti automatici e offrire nuove possibilità di uscita dal lavoro.
Nel frattempo, la situazione rimane complessa per chi ha meno di 65 anni e guarda con preoccupazione al proprio futuro pensionistico, consapevole che i tempi per il meritato riposo potrebbero allungarsi più del previsto.
Le modifiche normative e demografiche sulle pensioni evidenziano come, per molti lavoratori under 65, il traguardo del pensionamento si stia spostando inevitabilmente in avanti, richiedendo un adeguamento delle aspettative di vita e delle strategie individuali per affrontare il futuro lavorativo e personale. La politica resta sotto pressione per trovare soluzioni equilibrate, mentre la società civile osserva con attenzione gli sviluppi in vista della prossima Manovra.





