Le nuove regole sulle pensioni a 64 anni coinvolgono più lavoratori ma i coefficienti penalizzeranno chi sceglie l’uscita anticipata

Il tema delle pensioni a 64 anni continua a dominare il dibattito pubblico, anche alla luce delle ultime novità legislative e delle dichiarazioni del governo, in particolare del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. La recente approvazione della Legge di Bilancio 2025 ha confermato alcune misure pensionistiche, ma ha anche evidenziato come il sistema contributivo stia diventando progressivamente più penalizzante per chi decide di anticipare l’uscita dal lavoro.

Il testo della manovra economica approvato alla fine del 2024 contiene alcune misure volte a favorire la permanenza al lavoro e a supportare le famiglie e i lavoratori, con particolare attenzione ai redditi medio-bassi e alle fasce più vulnerabili. Sul versante pensionistico, oltre alla possibile introduzione della pensione anticipata a 64 anni per un numero più ampio di lavoratori, sono confermati strumenti come Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.

La pensione anticipata a 64 anni: chi può accedervi e quali sono le condizioni

Attualmente, la possibilità di andare in pensione a 64 anni è prevista per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, attraverso la cosiddetta pensione anticipata contributiva. Le condizioni principali per accedere a questa misura sono:

Pensione anticipata
Novità sulle pensioni – (diritto-lavoro.com)
  • aver maturato almeno 20 anni di contributi;
  • percepire un assegno pensionistico almeno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale (con aliquote leggermente inferiori per le donne con figli);
  • nel caso di utilizzo della pensione integrativa, è richiesto un minimo di 25 anni di contributi.

Secondo le più recenti indicazioni, il governo intende estendere questa possibilità anche a coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996, inclusi i lavoratori con un sistema contributivo “misto”, a patto che abbiano accumulato almeno 25 anni di contributi. L’entrata in vigore di questa estensione è prevista a partire dal 2026.

Questa ipotesi di ampliamento è stata confermata da Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, figura di spicco nel governo Meloni con una lunga esperienza sindacale e politica, anche nei precedenti esecutivi. Durigon ha sottolineato l’importanza di un sistema previdenziale che consenta flessibilità nell’uscita dal lavoro, pur mantenendo la sostenibilità finanziaria.

Un elemento cruciale per chi considera la pensione anticipata riguarda i coefficienti di trasformazione del montante contributivo, parametri che determinano l’ammontare della pensione mensile effettivamente erogata. Questi coefficienti vengono aggiornati periodicamente, in base all’aspettativa di vita media degli italiani, che negli ultimi anni ha registrato una tendenza in crescita.

La conseguenza di questo meccanismo è che, pur potendo andare in pensione a 64 anni, il valore della pensione calcolata potrebbe risultare inferiore nel tempo, soprattutto a causa di un progressivo peggioramento dei coefficienti. Nel 2027, infatti, è previsto un nuovo aggiornamento che, in linea con il trend demografico, dovrebbe rendere meno favorevoli i calcoli pensionistici per chi decide di anticipare l’uscita dal lavoro.

La Legge di Bilancio 2025 ha previsto la conferma delle attuali modalità di adeguamento dei requisiti anagrafici, anche se si sta valutando la possibilità di abolire l’aumento automatico di 3 mesi previsto proprio a partire dal 2027. Tale misura potrebbe essere inserita in un decreto separato rispetto alla manovra principale.