Consigliamo sempre di affidarsi a professionisti del settore. Ma cosa succede quando il commercialista sbaglia?
In Italia, la figura del commercialista rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per chiunque abbia a che fare con la complessa macchina fiscale e contabile del Paese. Dall’imprenditore al libero professionista, dal piccolo artigiano al cittadino alle prese con la dichiarazione dei redditi, il commercialista è spesso il primo (e talvolta unico) interlocutore tra contribuente e Stato.
Il commercialista è molto più di un tecnico delle tasse: è una figura di fiducia, un facilitatore, un garante della regolarità e un promotore dello sviluppo. Affidarsi a un professionista per gli obblighi fiscali è una scelta comune, ma non è una garanzia d’esonero completo: la recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13358/2025) ha chiarito le eventuali responsabilità del contribuente, in caso di errore del proprio commercialista.
Un imprenditore individuale, assistito da un commercialista, ha veduto emergere dai controlli dell’Agenzia delle Entrate un uso di fatture inesistenti e un abuso del credito d’imposta per saldare i propri debiti. Nonostante l’uomo avesse versato allo studio professionale 50.000 €, le irregolarità sono state compiute mediante compensazioni fraudolente, non con i soldi del cliente
L’azione legale del contribuente, atta ad attribuire la piena responsabilità di tali violazioni al commercialista, si è arenata: né in primo grado né in appello è stato riconosciuto il ricorso, tanto che la Cassazione ha respinto il ricorso, riaffermando che il debitore principale resta il contribuente stesso.
Le regole della responsabilità: il dovere di vigilanza
Secondo l’articolo 6, comma 3 del decreto legislativo 472/1997, il contribuente è esente da sanzioni solo se prova con evidenza di avere esercitato un’effettiva attività di controllo sul professionista; che l’errore fosse doloso e studiato per ingannare il cliente.

Interessante distinguere tra sanzioni amministrative/tributarie e il giudizio penale. In un caso l’assoluzione penale non genera automaticamente “assoluzione tributaria”: la Cassazione ha sottolineato che il giudicato penale può valere come prova, ma non scalfisce la posizione fiscale del contribuente.
Quali sono gli scenari? Conservare ricevute telematiche, conferme di invio, estratti, F24. È fondamentale dimostrare di aver monitorato il lavoro del commercialista. Contratti scritti precisi, eventuali clausole di responsabilità, polizza assicurativa, con conferma scritta dei compiti affidati al professionista. Se emerge un errore, si può chiedere il risarcimento dei costi extra sostenuti (sanzioni e interessi, non imposte originarie) . Se il professionista nega, servono cause civili o intervento dell’Ordine professionale. Se c’è dolo o negligenza gravissima, prendere in considerazione denuncia penale oltre alla via civile .





