L’occhio dell’Agenzia delle Entrate anche all’interno delle nostre case. Ecco quali sono le parti di maggiore interesse nei controlli

Il 2025 sarà un anno decisivo per i proprietari di casa: l’Agenzia delle Entrate intensifica i controlli su alcune aree spesso trascurate durante la ristrutturazione, ma che possono incidere sensibilmente sulla tassazione. Il risultato? Nuove verifiche, valori catastali ricalcolati e – di conseguenza – un aumento delle imposte sull’immobile.

Dietro il giro di vite c’è un obiettivo politico-amministrativo preciso: far emergere quei redditi immobiliari che, se non dichiarati, restano nascosti, alimentando l’evasione.  In questo senso, la “tolleranza zero” per piscine e pertinenze non è casuale, ma parte di un disegno più ampio di equità e trasparenza fiscale.

La lente d’ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate sulle nostre case

Spesso, quando si effettuano lavori di upgrading o si aggiungono accessori alla casa, si ignora l’impatto fiscale. Tuttavia, qualsiasi modifica – anche quella apparentemente marginale – deve essere dichiarata, in quanto capace di far lievitare la rendita catastale e incidere sul carico fiscale . L’Agenzia ha sottolineato che queste omissioni non passano inosservate: i bonus, i bonus e le migliorie vengono incrociati con i bonifici e le comunicazioni edilizie, e molte vengono rimandate al mittente se non accompagnate dagli aggiornamenti catastali necessari.

Focus piscine
Focus dell’Agenzia delle Entrate sulle piscine – (diritto-lavoro.com)

Un esempio clamoroso? La piscina. Nonostante in Italia non sia considerata un bene di lusso tassabile di per sé, la sua costruzione può far lievitare la rendita dell’immobile fino al 20%, in particolare se si tratta di piscine interrate. Le categorie catastali più costose (A/1, A/7, A/8) – spesso frequenti nei contesti signorili – già gravano di IMU, ma con l’aggiunta della piscina l’onere fiscale raggiunge soglie più alte, anche se parliamo della prima casa.

Nel caso in cui si tratti di un immobile di categoria A/2 – tradizionalmente esente per la prima abitazione – una piscina potrebbe spingere l’edificio in classe superiore, rendendolo di lusso e, quindi, soggetto all’IMU anche se è la casa dove si vive stabilmente.

Non vale solo per la piscina. Il Fisco pone attenzione anche alle pertinenze: cantine, soffitte, garage, tettoie. In particolare quelle classificate come C/2 (cantine, solai), C/6 (garage, stalle) e C/7 (tettoie). Anche se non sempre tassate direttamente, queste strutture innalzano la rendita complessiva, rischiando di (ri)posizionare l’immobile in una fascia superiore di imposta.

Inoltre, c’è una regola poco nota ma molto rilevante: solo una pertinenza per ciascuna di queste categorie può beneficiare delle agevolazioni IMU. Avere più garage, per esempio, offre vantaggi minimi se non vengono dichiarati tutti e aggiornati catastalmente .

Chi apre una piscina o aggiunge pertinenze deve notificare tali interventi al Catasto entro 30 giorni dalla conclusione. L’omissione può comportare accertamenti, sanzioni e adeguamento del valore catastale, con relativo aumento delle tasse.

L’Agenzia delle Entrate controlla le comunicazioni di fine lavori (CILA, SCIA), le fatture e le modalità di pagamento (es. bonifici con causale parlante), incrociandole con i dati del Catasto. In assenza di aggiornamento, può scattare una rettifica. Nel 2025, le verifiche si intensificheranno, seguendo il filo dei lavori edilizi: il segnale è chiaro: “se cambi, devi comunicare”.