Il 16 giugno scorso, l’INPS ha diramato la Circolare n. 102/2025, che spiega il nuovo bonus Giorgetti. Vediamo di cosa si tratta
È l’evoluzione del precedente “bonus Maroni” – pensato per chi, pur avendo maturato i requisiti alla pensione anticipata (sia ordinaria, sia flessibile tramite Quota 103), decide di restare in servizio.
Il meccanismo è semplice: il lavoratore rinuncia alla quota contributiva IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) che normalmente gli verrebbe trattenuta sullo stipendio, e ottiene lo stesso importo direttamente in busta paga come bonus esente IRPEF – un aumento netto e immediato della retribuzione
A chi è rivolto il bonus
Possono accedere al bonus lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o forme previdenziali sostitutive o esclusive; coloro che hanno maturato, entro il 31 dicembre 2025, i requisiti per la pensione anticipata, sia ordinaria, sia flessibile (Quota 103); lavoratori ancora in servizio e non già titolari di pensione diretta.

L’adesione è volontaria, ma irrevocabile: la rinuncia alla contribuzione deve essere comunicata all’INPS, che verifica i requisiti entro 30 giorni e fornisce l’ok al datore di lavoro per sospendere il versamento. Il bonus Giorgetti sostituisce la quota contributiva IVS a carico del lavoratore, che oggi è pari al 9,19% della retribuzione lorda per i dipendenti privati.
Dunque, se la quota trattenuta al dipendente non viene versata all’INPS, viene erogata interamente come reddito netto aggiuntivo, non imponibile e non soggetto a contributi previdenziali.
Le simulazioni presentate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio calcolano un beneficio fino a 6.900 € annui netti, che si traducono in un vantaggio mensile di circa 575 €, per un lavoratore di 62 anni con reddito lordo di 40.000 €.
L’entità dell’incentivo diminuisce con l’avvicinarsi dell’età pensionabile: a 66 anni, lo stesso profilo beneficia di circa 1.445 € l’anno, ossia poco più di 120 € al mese. La causa è fisiologica: ogni anno in più trascorso in attività produce un beneficio pensionistico meno rilevante, secondo i meccanismi di attuazione.
Tuttavia, continuare a lavorare significa accumulare meno montante contributivo, con una riduzione proporzionale sulla pensione futura, soprattutto nella parte contributiva. L’effetto complessivo, secondo l’UPB, tende a bilanciarsi: si guadagna oggi, ma si percepisce un assegno leggermente più basso in futuro.
La procedura per richiederlo è semplice. Il lavoratore presenta domanda tramite il sito INPS (SPID/CIE/CNS) o tramite patronato; l’INPS verifica i requisiti entro 30 giorni, comunica l’esito sia al lavoratore, sia al datore di lavoro; a seguito dell’ok, il datore sospende la trattenuta contributiva e applica il bonus in busta paga; il beneficio decorre dal primo giorno del mese successivo al momento in cui si sarebbe potuta iniziare la pensione.
Il credito può essere attivato già da settembre per i privati e novembre per i pubblici, in coerenza con le scadenze contrattuali.





