L’Agenzia delle Entrate esercita un sistema di monitoraggio sui bonifici bancari. Questi sono quelli “sospetti”
Un’attività messa in campo per contrastare attività illecite come l’evasione e il riciclaggio. Sebbene l’attenzione mediatica si sia focalizzata sui soggetti con operazioni sospette, è fondamentale capire quali flussi di denaro attirino l’attenzione dell’Amministrazione finanziaria e, soprattutto, come tutelarsi per evitare accertamenti.
Secondo la recente Legge n. 197/2022, il comma 384 ha introdotto l’obbligo per le banche di segnalare all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) bonifici in entrata superiori a 5.000 €. Per transazioni superiori a 10.000 €, riguardanti contanti o oro, scatta un allarme automatico. Queste segnalazioni non costituiscono un atto fiscale diretto, ma rappresentano l’innesco per ulteriori approfondimenti, anche da parte dell’Agenzia delle Entrate.
I bonifici più a rischio
Di norma, il Fisco si concentra sui bonifici ricevuti: ogni accredito su un conto corrente è considerato reddito fino a prova contraria. Questo significa che se non si è in grado di dimostrare l’origine delle somme, si corre il rischio di doverle tassare, insieme a possibili sanzioni. La responsabilità di dimostrare la natura non imponibile del denaro spetta totalmente al contribuente.

Gli esperti del settore sottolineano che anche prestiti tra privati, donazioni o regali possono essere interpretati come reddito imponibile se non supportati da documenti con “data certa”. Un esempio: un bonifico di 10.000 € da un amico potrebbe generare un accertamento fiscale, se non si dimostra che si tratta di prestito e non di reddito. In caso di donazione tra coniugi o parenti stretti, la prova può essere più semplice, ma in altri casi, la normativa richiede un atto ufficiale, firmato dal notaio o registrato presso l’Agenzia delle Entrate.
Ricevere bonifici periodici o ricorrenti, specialmente se non giustificati da uno stipendio, una pensione o un contratto regolare, può portare l’Agenzia delle Entrate a sospettare compensi da lavoro nero. Il meccanismo si basa sull’ipotesi che movimenti regolari non giustificati siano potenziali redditi non dichiarati. Anche in questo caso, la prova schiacciante è rappresentata da un contratto o altra documentazione ufficiale.
Non c’è segreto bancario in Italia: l’Agenzia delle Entrate può chiedere alle banche informazioni su conti, transazioni e dati finanziari del contribuente, anche senza mandato giudiziale. Questo vale sia per operazioni in entrata che per uscite sospette. I dati raccolti alimentano strumenti automatizzati che individuano anomalie a confronto con dichiarazioni e altri flussi bancari.
Sebbene l’attenzione si concentri sui bonifici, anche i contanti non passano inosservati: prelievi o versamenti superiori a 10.000 € nel mese scattano una segnalazione antiriciclaggio. L’Agenzia delle Entrate non controlla direttamente i contanti, ma le segnalazioni possono portare a indagini parallele sulle transazioni elettroniche.
Il consiglio è quello di documentare ogni transazione, conservare le motivazioni de bonifici, controllare periodicamente i movimenti sul conto e, ovviamente, essere collaborativi in caso di controlli.





