Giugno 2025 segna l’ultimo mese utile per molti beneficiari dell’Assegno di inclusione: come presentare la nuova domanda e rinnovare l’ISEE per non interrompere il sussidio.

Con l’arrivo di giugno 2025, migliaia di nuclei familiari italiani si trovano davanti a una scadenza che potrebbe cambiare il proprio equilibrio economico. L’Assegno di inclusione, introdotto il 1° gennaio 2024, prevede una prima fase di 18 mesi di erogazione, al termine della quale è necessario un mese di pausa e la presentazione di una nuova domanda. Chi ha iniziato a riceverlo nei primi giorni del 2024, dunque, percepirà l’ultima mensilità il 27 giugno, a meno che non si attivi subito per rinnovare la richiesta a luglio. In caso contrario, il pagamento successivo sarà sospeso fino a settembre, con conseguenze rilevanti per chi vive in una situazione di fragilità.

Oltre al rinnovo della domanda, c’è un altro passaggio spesso trascurato ma fondamentale: il controllo dell’ISEE, in particolare per chi ha utilizzato un ISEE corrente a inizio 2024. Questo strumento, valido solo sei mesi, rischia di scadere proprio a giugno, con un impatto diretto sulla continuità dell’erogazione. Un ISEE non aggiornato può determinare il blocco del pagamento o una valutazione economica sfalsata rispetto alla reale condizione del nucleo.

Cosa fare entro giugno per evitare l’interruzione dell’assegno

Chi ha ricevuto l’assegno mensile da gennaio 2024 si trova ora a dover chiudere il primo ciclo di 18 mesi previsti dalla misura. La legge prevede che, alla fine di questo periodo, il pagamento si interrompa per un mese, durante il quale il beneficiario è tenuto a presentare una nuova domanda per accedere ai successivi 12 mesi. Non serve attendere la scadenza per avviare la procedura: luglio è il mese chiave per agire, evitando la perdita del contributo per il mese di agosto.

Assegno di Inclusione
Assegno di Inclusione, giugno mese cruciale – diritto-lavoro.com

Il pagamento di giugno è fissato per il 27 del mese. Da quel momento, chi intende proseguire con l’assegno deve assicurarsi di rispettare i tempi e verificare i requisiti ancora in essere. I criteri di ammissione, infatti, restano vincolanti: residenza stabile in Italia, soglia ISEE sotto i limiti previsti, composizione del nucleo familiare e assenza di variazioni patrimoniali non dichiarate.

Chi non si attiva per tempo rischia di vedere sospeso il sostegno proprio nei mesi estivi, periodo spesso più complesso anche sul fronte delle entrate lavorative. È quindi indispensabile programmare con anticipo l’inoltro della nuova domanda, che può avvenire sia tramite patronato che attraverso il portale dell’INPS, utilizzando lo SPID o altri sistemi di identificazione digitale.

ISEE corrente in scadenza e impatti sul sostegno

Un’altra verifica fondamentale riguarda la scadenza dell’ISEE. Chi ha presentato un ISEE corrente a gennaio 2024 – per esempio in caso di riduzione del reddito o perdita del lavoro – deve sapere che questo documento ha una validità limitata a sei mesi. Se non viene rinnovato, il sistema tornerà automaticamente a prendere in considerazione l’ISEE ordinario, che potrebbe risultare meno favorevole o non rappresentare la situazione aggiornata.

Il passaggio da ISEE corrente a ordinario può comportare una riduzione dell’importo del sussidio o, nei casi peggiori, l’esclusione dal beneficio. Per evitarlo, è sufficiente aggiornare l’ISEE corrente entro giugno, rivolgendosi a un CAF o usando il portale INPS. È importante portare con sé tutta la documentazione aggiornata sul reddito degli ultimi mesi, eventuali modifiche al patrimonio e variazioni nel nucleo familiare.

Un aggiornamento in tempo utile permette di mantenere continuità nei pagamenti e di adeguare l’importo dell’assegno alla reale condizione economica del nucleo. Nei casi in cui il reddito sia ulteriormente calato, infatti, il ricalcolo può anche aumentare l’entità del contributo mensile.

Nel frattempo, resta in vigore l’obbligo di partecipare ai percorsi di attivazione lavorativa, pena la sospensione del beneficio. L’assegno non è solo un sostegno economico, ma anche uno strumento di reinserimento nel mondo del lavoro. Chi lo riceve è quindi tenuto a partecipare a corsi di formazione, progetti di utilità sociale o colloqui con i centri per l’impiego.