Quali sono i documenti da conservare per richiedere l’esonero sul pagamento dell’IMU? Facciamo chiarezza su una materia complessa
Lunedì 16 giugno 2025 segna il termine ultimo per il versamento dell’acconto IMU 2025. Tuttavia, una significativa fetta di proprietari può tirare un sospiro di sollievo: l’imposta non è dovuta sull’abitazione principale. Ma la vera novità, in linea con una storica sentenza della Corte Costituzionale, riguarda i coniugi proprietari di immobili distinti.
La sentenza n. 209/2022 ha infatti sancito un principio fondamentale: se marito e moglie possiedono due case diverse, ciascuno dei due può beneficiare dell’esenzione IMU sulla propria abitazione, a patto che dimostri di avervi la residenza anagrafica e la dimora abituale. Questo vale anche se gli immobili si trovano nello stesso Comune.
La Consulta ha ritenuto discriminatorio il precedente vincolo che subordinava l’esenzione alla residenza dell’intero nucleo familiare in un’unica abitazione. Le esigenze abitative possono essere molteplici – legate al lavoro, alla salute, ai figli – e penalizzare i coniugi costretti a vivere in città diverse violava i principi di uguaglianza e capacità contributiva sanciti dalla Costituzione.
Prima del 2012 (e fino al 2019), l’esenzione per l’abitazione principale era legata alla residenza e dimora abituale del possessore e del suo nucleo familiare nello stesso immobile.
La Legge 160/2019 ha confermato la necessità che l’intero nucleo familiare avesse residenza e dimora nella stessa unità immobiliare.
La Sentenza della Corte Costituzionale 209/2022 ha ribaltato questo principio, stabilendo che l’esenzione spetta al singolo possessore se residente e dimorante abitualmente nell’immobile, anche in caso di coniugi con residenze separate.
Esenzione IMU: le bollette da conservare
Questa apertura a una potenziale doppia esenzione ha inevitabilmente spinto i Comuni a intensificare i controlli per smascherare eventuali dichiarazioni di abitazione principale fraudolente. Per i coniugi che intendono beneficiare dell’esenzione su due immobili distinti, diventa cruciale essere in grado di provare concretamente la dimora abituale nell’immobile dichiarato esente.

Per evitare contestazioni, i Comuni si avvalgono dei poteri ispettivi previsti dalla legge, accedendo ai dati relativi alle utenze e ad altre informazioni presenti nell’Anagrafe tributaria. In pratica, per dimostrare la dimora abituale, non basta la semplice residenza anagrafica, ma occorrono prove tangibili di una presenza effettiva e continuativa nell’immobile.
Tra i documenti più importanti da conservare e che potrebbero essere oggetto di verifica ci sono le bollette di energia elettrica, gas e acqua. Gli importi devono essere coerenti con un utilizzo abitativo normale. Consumi irrisori potrebbero far scattare un campanello d’allarme. È fondamentale che i contratti di fornitura siano intestati al coniuge che dichiara l’immobile come abitazione principale. Fatture della linea telefonica fissa o internet, certificazione dell’iscrizione del medico di base nel Comune in cui si trova l’immobile e ricevute della TARI (tassa rifiuti) intestate come “utenza domestica residente”.





