Denunciare illeciti sul lavoro espone i segnalanti a vari rischi, ma esistono leggi e strumenti per la loro protezione. L’anonimato è cruciale per garantire la sicurezza di chi effettua una denuncia.
Comprendere il whistleblowing e la sua rilevanza
Il whistleblowing è un fenomeno che, soprattutto negli ultimi anni, ha acquisito una crescente rilevanza in ambito lavorativo e sociale.
Consiste nell’atto di un individuo, spesso un dipendente o un collaboratore, di segnalare attività illecite o non etiche all’interno di un’organizzazione.
Queste segnalazioni possono riguardare una vasta gamma di comportamenti scorretti, quali frodi finanziarie, violazioni normative, pratiche di corruzione o qualsiasi altra azione che possa compromettere l’integrità dell’organizzazione o la sicurezza pubblica.
Il ruolo del whistleblower è cruciale poiché facilita l’identificazione e la risoluzione di problemi che, se ignorati, potrebbero avere gravi conseguenze legali ed etiche.
Nonostante i numerosi benefici, i potenziali segnalanti spesso affrontano un dilemma morale e professionale tra fare ciò che è eticamente giusto e le conseguenti ripercussioni personali.
Quali sono i rischi per chi denuncia illeciti
Denunciare un illecito può esporre i segnalanti a numerosi rischi.
In primo luogo, vi è il timore di ritorsioni da parte dei datori di lavoro o dei colleghi, che potrebbero manifestarsi sotto forma di licenziamento, demansionamento o isolamento.
Inoltre, in alcune situazioni, il whistleblower potrebbe subire intimidazioni o minacce che compromettono la propria sicurezza personale e professionale.
I rischi non si limitano al luogo di lavoro; spesso, denunciare illeciti può anche avere conseguenze nella vita privata, portando a stress emotivo e, talvolta, a problemi di salute mentale.
La stigmatizzazione rappresenta un ulteriore ostacolo, poiché chi denuncia potrebbe essere percepito negativamente sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione, influenzando così future opportunità lavorative.
La normativa vigente a tutela dei whistleblower
Fortunatamente, esiste una normativa specifica che intende tutelare i whistleblower da possibili ritorsioni.
Nel contesto europeo, la Direttiva (UE) 2019/1937 rappresenta un punto di riferimento fondamentale, stabilendo norme minime di protezione per chi denuncia violazioni del diritto dell’Unione.
Tale direttiva si applica a una vasta gamma di settori, tra cui quello finanziario, la sicurezza dei prodotti e la protezione dei dati personali.
In Italia, il quadro normativo è integrato dalla legge 179/2017, che riconosce e protegge i diritti dei segnalanti nel settore pubblico e privato.
Questa legge prevede varie misure di protezione, tra cui il divieto di ritorsione e la possibilità di anonimato.
È essenziale che i dipendenti siano informati su queste tutele, poiché la loro consapevolezza può influenzare la decisione di denunciare un illecito.

Strumenti di protezione concreta per i segnalanti
Oltre alla normativa, esistono diversi strumenti di protezione che possono aiutare i segnalanti a sentirsi al sicuro nel loro processo di denuncia.
Molte organizzazioni hanno implementato canali di comunicazione interni sicuri e riservati, specificamente destinati a raccogliere e gestire le segnalazioni di illeciti.
Questi sistemi sono progettati per garantire che le informazioni sensibili siano trattate in modo confidenziale e che il segnalante sia informato sugli sviluppi del caso.
Esistono anche enti e associazioni senza scopo di lucro che forniscono supporto legale e psicologico ai whistleblower, aiutandoli a navigare attraverso il processo di denuncia.
L’accesso a una consulenza legale gratuita o a basso costo può essere determinante per garantire che i diritti dei segnalanti siano protetti e che possano agire con maggiore sicurezza.
L’importanza dell’anonimato nella denuncia di illeciti
L’aspetto forse più critico del whistleblowing è l’anonimato.
Garantire l’anonimato ai whistleblower è essenziale per incoraggiare segnalazioni senza il timore di ritorsioni dirette.
Molti segnalanti sono più propensi a denunciare comportamenti illeciti se sanno di poter rimanere anonimi.
L’anonimato non solo protegge l’identità del segnalante, ma consente anche di ridurre al minimo l’impatto negativo sulla loro vita personale e professionale.
In molti casi, le organizzazioni utilizzano piattaforme digitali anonime per ricevere segnalazioni, assicurando che gli utenti possano comunicare informazioni critiche senza rivelare la propria identità.
Tuttavia, l’anonimato deve essere bilanciato con la necessità di condurre indagini efficaci: pur mantenendo la riservatezza del segnalante, le indagini devono essere condotte in modo da garantire che tutte le parti coinvolte siano trattate con equità.








