Quando si parla di eredità, molte famiglie sanno già che finiranno col mettersi le mani ai capelli, costretti a districarsi tra leggi e limiti legali. La riforma delle successioni porta con sé una novità che sta già facendo discutere famiglie, giuristi e operatori del mercato immobiliare.

Da oggi, infatti, non sarà più possibile chiedere la restituzione della casa donata se la legittima degli eredi risulta lesa. Il nuovo meccanismo prevede quindi soltanto un risarcimento economico, segnando una trasformazione profonda nel diritto civile italiano, semplificando, per esclusione.

La sentenza è chiara, addio risoluzione

Si tratta di una scelta netta che tocca interessi patrimoniali, affettivi e commerciali di migliaia di famiglie, con effetti immediati sulle transazioni immobiliari. Il principio cardine della riforma è semplice ma rivoluzionario, gli eredi non potranno più reclamare l’immobile donato, ma solo un indennizzo monetario.

Rivoluzione legale, da oggi la donazione della casa non si annulla più
La nuova sentenza annulla il diritto di sequela – diritto-lavoro.com

La misura è giustificata dalla necessità di garantire maggiore fluidità al mercato immobiliare e ridurre l’incertezza che da anni lo accompagna. Fino a oggi, infatti, l’assetto tradizionale prevedeva la tutela reale del legittimario grazie al diritto di sequela, che permetteva di recuperare gli immobili interessati.

Coniuge, figli o ascendenti potevano esercitare l’azione di riduzione e chiedere la restituzione del bene donato, anche contro terzi acquirenti. Questa possibilità ha complicato il mercato delle case donate, spesso invendibili per il timore di azioni giudiziarie da parte degli eredi.

La nuova normativa elimina quindi l’obbligo di restituzione, sostituendolo con un diritto al risarcimento economico nei confronti del donatario. L’acquirente dell’immobile diventa così intoccabile, se la compravendita è stata trascritta prima dell’azione di riduzione, eliminando uno dei limiti più fastidiosi durante le acquisizioni.

In altre parole, la posizione del terzo compratore si cristallizza e l’immobile non può più essere reclamato dagli eredi. La finalità è chiara, proteggere la certezza delle transazioni immobiliari e agevolarne il compimento, anche riducendo il peso dei diritti successori.

Spostando la tutela dal bene al denaro, il legislatore introduce però un punto di fragilità che suscita preoccupazioni. Gli eredi avranno un credito verso il donatario, ma se quest’ultimo è nullatenente o gravato da debiti, il rischio è concreto.

In passato, il valore dell’immobile garantiva una protezione duratura, anche a distanza di anni dalla donazione, mentre il nuovo schema prevede una sola eccezione. L’azione di riduzione potrà colpire il terzo acquirente solo se l’immobile proviene da un donatario insolvente, con l’intento di portare all’estinzione di un debito pregresso.

D’altra parte, la tutela degli eredi diventa più debole, affidata unicamente al patrimonio del donatario. La riforma unisce semplificazione e modernizzazione, ma apre interrogativi sulla reale protezione dei familiari del defunto.