L’articolo esplora l’impatto della Rivoluzione Industriale sulle opere di Charles Dickens, concentrandosi sulla critica dell’industrializzazione in ‘Tempi Difficili’, la difesa dei diritti dei bambini lavoratori e l’influenza delle sue opere sul pensiero sociale.
Il contesto storico-industriale delle opere di Dickens
Nella seconda metà del XVIII secolo l’Inghilterra fu teatro di un cambiamento epocale noto come Rivoluzione Industriale, un periodo di transizione da un’economia prevalentemente agricola a una basata sull’industria e la manifattura.
Questo fenomeno non solo trasformò il tessuto economico e sociale del paese, ma ebbe anche un vasto eco culturale e artistico, influenzando profondamente autori come Charles Dickens.
Dickens, nato nel 1812, visse in un periodo in cui le città inglesi si stavano rapidamente espandendo, alimentate dalla nuova classe operaia.
La sua infanzia a Londra, costellata di difficoltà economiche e assistendo di persona alle disparità sociali e ai cambiamenti causati dall’industrializzazione, fornì il contesto per molti dei suoi racconti. Le nuove tecnologie e il sorgere delle fabbriche avevano reso le città densamente popolate, portando con sé problemi come la povertà, lo sfruttamento lavorativo e pessime condizioni igienico-sanitarie.
Dickens, con il suo acuto senso di osservazione e la sua profonda empatia per i meno fortunati, riuscì a catturare questi aspetti nelle sue opere.
Attraverso romanzi come ‘Oliver Twist’ e ‘David Copperfield’, egli dipinse un quadro vivido delle difficoltà vissute dai più vulnerabili, accentuando temi di ingiustizia sociale e critiche alla nuova economia industriale.

Critica dell’industrializzazione in ‘Tempi Difficili’
‘Tempi Difficili‘, pubblicato nel 1854, è probabilmente l’opera di Dickens che più esplicitamente critica la rivoluzione industriale.
Ambientato nella cittadina immaginaria di Coketown, il romanzo offre una rappresentazione cruda e realistico delle città industriali emergenti.
Dickens dipinge un quadro tetro di Coketown, fatto di fabbriche fumanti e cieli perennemente grigi, simbolizzando gli effetti disumanizzanti ed alienanti della modernità industriale.
La città stessa diventa una metafora del modo in cui l’industrializzazione, tramite la sua inarrestabile marcia verso il profitto, soffoca l’umanità e la creatività degli individui. Il romanzo è un’accusa diretta alla logica della ‘cultura dei fatti’, alla base dell’economia industriale, che Dickens percepiva come riduttiva e dannosa.
Personaggi come Thomas Gradgrind incarnano l’ideologia utilitaristica del tempo, dove solo ciò che può essere misurato e quantificato è considerato di valore.
La sua ossessione per i dati e i fatti ignora completamente la componente umana delle emozioni e dell’empatia, causando sofferenza a coloro che lo circondano, inclusi i propri figli.
‘Tempi Difficili’, quindi, funge non solo da critica sociale, ma anche da monito sui rischi di una società privata di umanità e compassione, assoggettata esclusivamente alla logica del profitto.
Difesa dei diritti dei bambini lavoratori
Uno dei contributi più significativi di Dickens al pensiero sociale del suo tempo è stato la sua accorata difesa dei diritti dei bambini lavoratori.
Nella Londra vittoriana, era comune che i bambini fossero impiegati in fabbriche e miniere, sottoposti a lunghe ore di lavoro in condizioni disumane.
Dickens, avendo lui stesso sperimentato il lavoro infantile nella fabbrica di lucido da scarpe Warren’s Blacking quando suo padre fu imprigionato per debiti, usò la sua esperienza personale per dar voce a coloro che non ne avevano. In opere come ‘Oliver Twist‘, Dickens mette in luce le dure realtà del lavoro minorile, utilizzando i suoi personaggi per chiedere un intervento e riforme.
Attraverso Oliver, un orfano costretto a navigare nel mondo ostile delle workhouses e del crimine organizzato, Dickens denuncia le istituzioni che mantenevano le disuguaglianze sociali e condannavano i bambini a una vita di miseria.
Mentre ‘David Copperfield’, che è notoriamente il romanzo più autobiografico di Dickens, esplora tematiche simili attraverso la testimonianza del protagonista che, da bambino, lavora in una fabbrica di bottiglie. L’effetto cumulativo della narrativa di Dickens ha giocato un ruolo fondamentale nel sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli del lavoro minorile, stimolando dibattiti pubblici e influenzando i legislatori a considerare riforme che migliorassero le condizioni di vita e lavoro.
Influenza delle opere di Dickens sul pensiero sociale
Le opere di Charles Dickens hanno avuto un impatto duraturo sul pensiero sociale britannico e oltre.
Prima di lui, i problemi dei poveri e degli oppressi erano spesso ignorati dalla letteratura mainstream.
Dickens, rompendo questa tendenza, portò alla luce le storie dei meno fortunati, costringendo i suoi lettori, molti dei quali appartenenti alle classi medie e alte, a confrontarsi con le brutte verità della loro società.
Le sue storie, accessibili e avvincenti, stimolarono la simpatia e l’indignazione di un vasto pubblico, traducendosi in una maggiore consapevolezza e pressione per il cambiamento sociale. Dickens è stato un precursore nel dibattito sui diritti umani, e il suo lavoro ha avuto un effetto catalizzatore sul sorgere di movimenti riformisti.
Mentre governi e istituzioni cominciarono a riconoscere la necessità di regolamentare il lavoro minorile, migliorare le condizioni abitative e garantire l’istruzione, il richiamo all’umanità che riecheggiava nei romanzi di Dickens contribuì ad un clima culturale più attento ai bisogni sociali. Anche alla luce delle sfide contemporanee legate al lavoro e all’industria, l’eredità di Dickens rimane rilevante.
Egli non solo ha posto in evidenza le ingiustizie del suo tempo, ma ha stabilito uno standard per l’uso della letteratura come veicolo di riforma sociale, ispirando generazioni future a ripensare il ruolo della narrativa nel promuovere il progresso sociale e la giustizia.





