Un’agevolazione pensata per chi lavora in smart working e sogna una vita lontano dalle città: ecco perché può cambiare tutto

Negli ultimi anni il lavoro da remoto è diventato una realtà consolidata per migliaia di italiani. Non è più solo una soluzione emergenziale legata alla pandemia, ma un nuovo modo di intendere il lavoro, che consente a tanti professionisti di conciliare meglio vita privata e attività lavorativa. Questa modalità, oltre a offrire maggiore libertà, apre anche la possibilità di lavorare in luoghi fino a poco tempo fa impensabili: non solo grandi città, ma anche borghi e paesi immersi nella natura.

Immagina di trasferirti in montagna, in un piccolo comune dove l’aria è pulita, il costo della vita più contenuto e il ritmo quotidiano meno frenetico. Da oggi non è solo un sogno romantico, ma una prospettiva concreta grazie al nuovo Bonus smart working, un’agevolazione introdotta con la Legge 131/2025. Un’ iniziativa che vuole incentivare chi lavora a distanza a ripopolare i piccoli borghi montani italiani, sempre più svuotati a causa dello spopolamento.

Questo incentivo, pensato sia per i dipendenti che per le aziende, prevede contributi, esoneri fiscali e persino aiuti economici per chi decide di comprare o affittare casa nei comuni montani sotto i 5.000 abitanti. Una misura che punta a rilanciare i territori interni e, allo stesso tempo, a migliorare la qualità di vita dei lavoratori.

Come funziona il Bonus smart working

Il cuore del bonus riguarda l’esonero contributivo. Per i datori di lavoro che hanno dipendenti sotto i 41 anni e disposti a trasferirsi in un comune montano, è previsto un esonero totale dei contributi fino a 8.000 euro l’anno per il biennio 2026-2027. Un aiuto concreto, che rende più appetibile per le aziende mantenere personale in smart working anche fuori dalle grandi città.

vivere in montagna
Vivere in montagna e lavorare da casa? E’ possibile con il super bonus – diritto-lavoro

Dal 2028 in poi, l’agevolazione si ridurrà gradualmente: sarà del 50% con un tetto massimo di 4.000 euro e successivamente del 20% con limite a 1.600 euro annui. Restano esclusi i premi INAIL, che continueranno a essere dovuti.

Il bonus non si limita al lato contributivo. Chi sceglie di stabilirsi in montagna e comprare o ristrutturare una casa potrà beneficiare di un credito d’imposta del 60% sull’ammontare annuo del mutuo o del finanziamento, con un tetto massimo di 500 euro l’anno.

Per alcune categorie, come il personale sanitario e scolastico che decide di trasferirsi, il sostegno è ancora più generoso: è previsto infatti un credito d’imposta del 60% anche sul canone di affitto, fino a un massimo di 2.500 euro annui. Un aiuto che rende più sostenibile la scelta di cambiare residenza per lavorare in zone meno popolate.

Il bonus è riservato a chi ha meno di 41 anni e decide di spostare la propria residenza da un comune non montano a uno con meno di 5.000 abitanti. Non è quindi accessibile a tutti, ma pensato per una fascia specifica di lavoratori che, oltre a beneficiare dell’incentivo, contribuiscano concretamente a ridare vita ai piccoli borghi italiani.