Pensione con soli 15 anni di contributi? Le regole nascondono sorprese che pochi conoscono. Tutti di dettagli.

In Italia uno degli argomenti più caldi è quello delle pensioni: sempre più delle chimere soprattutto per chi ancora ha molta strada da percorrere. Quasi sempre si pensa subito ai famosi “67 anni di età e ai famigerati 20 anni di contributi”: il connubio che detta la regola principale in quello che è poi un vero e proprio groviglio di regolamentazioni, clausole e chi più ne ha più ne metta.

Infatti  pochi sanno che in alcune circostanze è possibile accedere alla pensione anche con un numero minore di anni di contributi: parliamo di 15 anni. Non si tratta di un trucco, ma di vere e proprie deroghe previste dalla normativa, pensate per chi ha iniziato a lavorare molto tempo fa o per chi ha avuto carriere discontinue.

Il concetto di fondo è che la legge tutela chi ha versato contributi ma, per motivi storici o professionali, non può raggiungere il requisito standard dei 20 anni. In pratica, non tutti i percorsi lavorativi sono lineari e alcune categorie di lavoratori – stagionali, autonomi o chi ha iniziato a lavorare negli anni Ottanta – hanno diritto a regole più flessibili. La chiave sta nelle date: capire entro quando sono stati versati i contributi o richieste particolari autorizzazioni è fondamentale per sapere se si può accedere a queste agevolazioni.

Requisiti ordinari per la pensione vecchiaia

La cosa fondamentale è che le deroghe non vanno confuse con altre forme di pensione anticipata, come Quota 103, Opzione Donna o Ape sociale. Si tratta di eccezioni specifiche alla pensione vecchiaia, che permettono di ricevere il trattamento previdenziale anche con 15 anni di contributi, a patto di rispettare determinate condizioni.

Requisiti pensioni
Quali sono i requisiti per andare in pensione dopo 15 anni di contributi – diritto-lavoro

In generale, come già accennato, per ottenere la pensione vecchiaia occorrono due elementi principali: aver compiuto 67 anni e aver maturato almeno 20 anni di contributi. Questi ultimi non sono solo quelli versati regolarmente dal datore di lavoro, ma includono anche:

Contributi figurativi, come quelli riconosciuti per maternità, malattia, servizio militare o infortuni.

Contributi da riscatto, cioè versamenti volontari per periodi non coperti dalla contribuzione obbligatoria, come gli anni di studio universitario riscattati.

Questa combinazione garantisce una protezione previdenziale uniforme per tutti i lavoratori, sia dipendenti sia autonomi. Ma quando è possibile andare in pensione con 15 anni di contributi? La legge prevede alcune eccezioni che permettono di andare in pensione con meno anni di contribuzione:

Contributi maturati entro il 31 dicembre 1992: chi, al 1992, aveva già accumulato almeno 15 anni di contributi, può richiedere la pensione vecchiaia secondo le regole previgenti, indipendentemente dalle successive riforme.

Autorizzazioni ai versamenti volontari richieste entro la fine del 1992: questa deroga riguarda chi, dopo aver cessato l’attività lavorativa, aveva chiesto di effettuare versamenti volontari entro il 31 dicembre 1992. Anche se successivamente non sono stati effettuati altri versamenti, il diritto alla pensione resta valido.

Lavoratori stagionali o con carriere discontinue: chi ha avuto rapporti di lavoro stagionali o discontinui per almeno 10 anni della propria vita lavorativa, senza raggiungere le 52 settimane di occupazione annue, può accedere alla pensione con 15 anni di contributi. Questa misura tutela chi ha lavorato in settori come turismo o agricoltura, dove la continuità non è garantita.