Ti è mai capitato di restare davanti al frigorifero con una confezione di uova o di yogurt in mano e chiederti: “lo mangio o lascio perdere?”.
La risposta non è semplice, la confusione e i dubbi nascono dal fatto che, spesso, si tende a confondere la data di scadenza con il termine minimo di conservazione. Sono due indicatori che sembrano simili, ma in realtà, hanno due significati diversi.
Comprendere la diversità delle due accezioni è importante non solo per non rischiare, bensì per evitare di buttare via del cibo che potrebbe essere consumato tranquillamente. Dunque, la data di scadenza è indicata con la dicitura “da consumarsi entro” e concerne tutti i prodotti freschi e facilmente deperibili, come il latte, lo yogurt, la carne, il pesce e i formaggi freschi.
Superata quella data, gli alimenti possono rappresentare un rischio per la salute poiché aumentano le probabilità di proliferazione batterica. In sintesi, si tratta di un vero e proprio limite invalicabile, se sull’etichetta c’è scritta una data, oltre quest’ultima il prodotto non va più consumato.
La differenza tra scadenza e TMC che può salvarti la salute e il portafoglio
Il termine minimo di conservazione, invece, viene indicato con la dicitura: “da consumarsi preferibilmente entro”. In questo caso non si parla di rischi sanitari, ma di qualità. Cibi come la pasta, il riso, i biscotti, i legumi secchi, se conservati correttamente, possono essere consumati anche dopo la data riportata, ma potrebbero avere un gusto meno intenso, una consistenza diversa o aver perso parte del loro valore nutritivo.

In questi casi è il buon senso a guidarci, osservare, annusare e assaggiarne un pezzetto può prevenire brutte esperienze. Se non si ravvisano alterazioni evidenti, è possibile consumarli senza alcun problema.
Alcuni alimenti resistono bene anche dopo la data consigliata, purché la confezione sia integra:
- Riso e pasta: fino a 1-2 mesi dopo, verificando che non ci siano insetti o muffe.
- Biscotti e crackers: ancora commestibili per settimane, anche se meno croccanti.
- Prodotti in scatola: durano fino a un anno oltre il TMC, a patto che la latta non sia gonfia o danneggiata.
- Olio extravergine: può essere consumato anche oltre i 12 mesi indicati, ma col tempo rischia di irrancidire.
- Zucchero e sale: praticamente illimitati, non essendo soggetti a deperibilità.
Conoscere la differenza tra le due definizioni è molto importante, soprattutto per evitare problemi di salute e per scongiurare il rischio di sprechi alimentari. Tanti cibi finiscono nella spazzatura, soltanto perché si fraintende la dicitura in etichetta. Ciò non solo pesa sul budget familiare, bensì contribuisce all’aumento dello spreco alimentare, un problema che possiamo ridurre prestando attenzione.





