In vista della legge di Bilancio 2026, il tema della pensione anticipata torna al centro del dibattito politico e sociale.

Le ultime dichiarazioni del sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon, confermano la volontà del governo di rafforzare questo strumento, ampliandone la platea e favorendo un pensionamento anticipato a partire da 58 anni.

Secondo quanto reso noto da Durigon, esponente di spicco del governo guidato da Giorgia Meloni, una delle priorità sarà il blocco dell’aumento di tre mesi dell’età pensionabile previsto per il 2027. Questa decisione rappresenta una risposta diretta alle esigenze di maggiore flessibilità nel sistema previdenziale, soprattutto in un contesto di invecchiamento della popolazione e difficoltà lavorative per alcune categorie.

Parallelamente, il governo intende estendere la possibilità di uscita a 64 anni con almeno 25 anni di contributi, anche attraverso un utilizzo più efficace del trattamento di fine rapporto (TFR) come forma di previdenza integrativa. Questa mossa punta a creare nuove opportunità di pensionamento anticipato, alleggerendo la pressione sull’età anagrafica e adattando le regole alle esigenze del mercato del lavoro contemporaneo.

Opzione Donna: la misura che cambia volto per le lavoratrici

Al centro delle novità c’è proprio Opzione Donna, il trattamento pensionistico anticipato dedicato alle lavoratrici che rispettano determinati requisiti anagrafici e contributivi e che, negli ultimi anni, ha subito numerose modifiche e restrizioni. L’iniziale formula prevedeva la possibilità di pensionarsi a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 per le autonome, con almeno 35 anni di contributi. Oggi, invece, il requisito anagrafico si è alzato e la platea delle beneficiarie si è ridotta sensibilmente, limitata a categorie specifiche come lavoratrici invalide, caregiver, licenziate o occupate in aziende in crisi.

Il governo, però, punta a un rilancio di questa misura, con un potenziamento che potrebbe tradursi in un ritorno ai requisiti originari o in un ampliamento della platea, includendo nuove categorie di lavoratrici o chi svolge mansioni particolarmente gravose. Questa prospettiva è particolarmente importante per garantire un riconoscimento concreto del ruolo delle donne nel mercato del lavoro, spesso penalizzate da condizioni lavorative difficili e responsabilità familiari.

Meno probabile, ma non del tutto esclusa, è l’ipotesi di un sistema misto contributivo-retributivo per Opzione Donna, che rappresenterebbe una svolta significativa rispetto all’attuale sistema totalmente contributivo, modificando la natura stessa della misura.

Il sottosegretario Claudio Durigon è una figura chiave in questo contesto. Con una lunga esperienza sindacale e politica, che lo ha visto ricoprire incarichi di rilievo nel Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e in quello dell’Economia e delle Finanze, Durigon ha spesso promosso riforme pensionistiche orientate a maggiore flessibilità e tutela dei lavoratori. È stato, tra l’altro, uno dei principali fautori della misura “Quota 100”, che ha consentito in passato l’accesso anticipato alla pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi.

Oggi, con la nuova legislatura e l’approssimarsi della legge di Bilancio 2026, Durigon conferma l’impegno a mantenere e potenziare Opzione Donna, mentre altre formule come Quota 103 sembrano destinate a scomparire. La norma che sarà approvata entro fine anno rappresenterà quindi un passaggio cruciale per definire con precisione i nuovi parametri e le categorie aventi diritto, oltre alle modalità di accesso.

Opzione Donna: requisiti e modalità di accesso aggiornati

Secondo le informazioni ufficiali INPS aggiornate a giugno 2025, Opzione Donna è riservata alle lavoratrici dipendenti e autonome che al 31 dicembre 2021 hanno maturato almeno 35 anni di contributi e un’età minima di 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome. La domanda di pensionamento può essere presentata online o tramite patronati, con tempi di attesa variabili tra 12 e 18 mesi a seconda della gestione previdenziale di riferimento.

La decorrenza del trattamento non può essere antecedente al 2 gennaio 2022, ma la nuova legge potrebbe rivedere queste condizioni, facilitando l’accesso anticipato e ampliando i soggetti beneficiari. L’obiettivo è rendere questa misura più efficiente e inclusiva, rispondendo alle esigenze di un segmento di lavoratrici spesso penalizzate da regole troppo rigide.