Condivisione di foto: attenzione alle conseguenze se posti questi scatti.
Negli ultimi anni, il dibattito pubblico sulla condivisione di immagini altrui senza consenso è tornato alla ribalta. Di recente, specie a causa del gruppo Facebook “mia moglie”, la questione è tornata al centro dell’attenzione mediatica.
In tale spazio, gli utenti iscritti postavano foto di donne, spesso, accompagnate da commenti di natura sessuale, senza che queste ne fossero a conoscenza e senza che, dunque, avessero prestato il legittimo consenso. Non sempre gli scatti ritraevano le mogli, le foto infatti riguardavano anche altre donne.
Social, fino a 15.000€ di multa se pubblichi queste foto
Gli scatti sono stati pubblicati e poi diffusi senza consenso, catturati di nascosto, lasciati alla mercé del web. Dopo l’intervento di Meta e la chiusura del gruppo, molto utenti sono migrati su altre piattaforme alternative, come canali Telegram che rendono ancora più complesso il lavoro delle autorità e della Polizia postale. Ma cosa dice la legge in questi casi?

La regola è che non si possono pubblicare foto che ritraggono altre persone senza il loro previo consenso. La legge tutela che è riconoscibile nella foto e nei video, mentre oscurare il volto può rendere l’illecito meno evidente, anche se non sempre elimina il rischio di penale responsabilità.
Nel caso delle foto postate nel gruppo in questione, molte immagini mostravano volti chiari e riconoscibili, configurando un illecito civile, dando diritto al risarcimento del danno e possibilità di sanzione secondo il codice della privacy.
Altre foto, non mostravano in modo chiaro il volto, ma miravano ad esaltare la sessualizzazione delle donne, in tale circostanza la condotta potrebbe rientrare nel reato di revenge porn.
Il reato di diffusione illecita delle immagini sessualmente esplicite, è sancito dall’articolo 612 ter del codice penale, e non richiede che la vittima sia sempre riconoscibile. La semplice diffusione senza consenso può bastare per configurare l’illecito, purché si tratti di contenuti a sfondo sessuale.
Non tutte le foto condivise rientrano in questa categoria. Foto innocue, come mani o gambe difficilmente integrano un reato. Tuttavia, scatti di parti erogene del corpo in contesti che richiamano le sessualità possono essere puniti, soprattutto se accompagnati da didascalia allusive.
Chi pubblica tali contenuti rischia bene che vanno da 1 a 6 anni di reclusione molte significative, con aggravanti se il reato avviene online o coinvolge rapporti di coppia. Può configurarsi anche lo stalking, allorché le condotte ripetute generino ansia o costringano la vittima a modificare la propria vita quotidiana. Anche in questo caso, c’è l’aggravante dei mezzi informatici e del legame affettivo con la vittima.





