Con l’avvicinarsi di settembre e la fine dell’estate, molti italiani si interrogano sulle opportunità di investimento.
Quelle legate agli stabilimenti balneari sono tra le attività imprenditoriali più redditizie e semplici da avviare nel nostro Paese. La gestione di uno stabilimento balneare non è solo sinonimo di guadagni interessanti, ma comporta anche una serie di costi e adempimenti normativi importanti da conoscere.
Gli stabilimenti balneari sono strutture attrezzate situate lungo le coste marittime, lacustri e fluviali, che offrono ai bagnanti servizi come il noleggio di ombrelloni, lettini e sdraio, oltre a servizi igienici, docce, bar e ristoranti. La gestione di queste strutture è regolata da concessioni demaniali marittime, poiché la spiaggia è proprietà dello Stato.
Stabilimenti balneari in Italia: caratteristiche e normativa
In base alla recente proroga della direttiva Bolkestein fino al 2027, le concessioni vengono assegnate tramite bandi pubblici, anche se molti stabilimenti sono ancora gestiti da concessionari che hanno ereditato o acquistato la concessione, previa autorizzazione dell’ente competente.

Attualmente, in Italia ci sono oltre 12.000 stabilimenti balneari, che occupano circa il 60% delle coste disponibili. La maggior parte opera stagionalmente da maggio a settembre, anche se alcuni lavorano tutto l’anno, soprattutto se dotati di ristoranti o altre attività complementari.
Il primo costo da considerare è il canone annuale della concessione balneare, che parte da almeno 2.500 euro, ma può aumentare significativamente in base alla località e alla grandezza dello stabilimento. A questa spesa si aggiungono numerosi costi di gestione obbligatori:
- Tasse sui rifiuti, calcolate su tutta la superficie occupata e sull’intero anno, con importi che possono variare da 2.000 fino a 15.000 euro per stabilimenti di grandi dimensioni.
- Pulizia costante della spiaggia, obbligatoria anche durante i mesi invernali, per garantire il rispetto del Codice della Navigazione.
- Servizio di salvamento, spesso affidato a personale specializzato.
- Imposte locali come IMU e altre imposte sui canoni.
- IVA elevata sui servizi offerti.
Per chi intende acquistare uno stabilimento già avviato, il costo può variare da alcune decine a diverse centinaia di migliaia di euro, a seconda della posizione e delle dimensioni.
I guadagni di uno stabilimento balneare dipendono dalla dimensione, dal numero di ombrelloni e dalla qualità dei servizi offerti. Secondo studi aggiornati, un lido può generare un fatturato medio annuo di circa 150.000 euro, cifra che può raddoppiare nelle località turistiche più rinomate.
Ad esempio, un’area con 500 ombrelloni affittati a circa 15 euro al giorno può incassare fino a 7.500 euro giornalieri. In un mese di alta stagione, i ricavi possono superare i 225.000 euro, arrivando a oltre mezzo milione in tre mesi. A questi si aggiungono gli introiti derivanti da bar, ristoranti, corsi di nuoto, feste private e serate a tema.
È importante però considerare le variabili come condizioni climatiche avverse, giorni di bassa affluenza e spese extra per manutenzione e sicurezza. Per essere in regola, uno stabilimento balneare deve rispettare numerosi requisiti tecnico-edilizi, igienico-sanitari e di sicurezza, fra cui:
- Cabine spogliatoio, almeno il 10% rispetto al numero di ombrelloni, dotate di attaccapanni, specchio e porta richiudibile.
- Locali spogliatoio comuni con caratteristiche analoghe alle cabine.
- Servizi igienici separati per uomo e donna, con almeno due bagni ogni cento punti ombra, inclusi quelli per disabili.
- Due docce fredde e una calda ogni cento punti ombra.
- Sistemi per la raccolta differenziata dei rifiuti, secondo le disposizioni comunali.
- Personale di ricevimento con conoscenza di almeno una lingua straniera.
- Presidi medici e di primo soccorso, compreso il servizio di salvamento.
- Custodia valori e impianti di ricarica per dispositivi mobili.
L’assegnazione di nuove concessioni avviene tramite concorsi pubblici banditi dall’Ente del Demanio Marittimo. Chi subentra nella gestione di un lido esistente deve ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale e presentarla allo Sportello Unico delle Attività Produttive del Comune di competenza.
Infine, è necessario aprire una partita IVA, iscrivere l’azienda al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio e regolarizzare le posizioni previdenziali e assicurative per sé e per i propri dipendenti presso INPS e INAIL.





