Con l’estate bollente 2025, l’INPS conferma: si può richiedere la cassa integrazione ordinaria se la temperatura percepita supera i 35 gradi. Ecco come funziona davvero.

Chi l’avrebbe mai detto che il troppo caldo poteva diventare una causa valida per assentarsi legalmente dal lavoro? Eppure è così. In Italia, se la temperatura percepita sfiora (o supera) i 35 gradi, scatta la possibilità di attivare la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO). Non è un privilegio, né un escamotage, ma una misura reale, prevista e confermata dall’INPS anche per il 2025.

Con l’aumento delle onde di calore e le difficoltà legate al lavoro all’aperto o in ambienti chiusi ma non climatizzati, lo Stato offre uno strumento concreto per tutelare la salute dei lavoratori e sostenere le aziende. Vediamo come funziona e cosa bisogna fare per ottenerla.

Come funziona la cassa integrazione per caldo estremo

A prevederlo è il messaggio INPS n. 2736 del 26 luglio 2024, valido anche per il 2025. Le aziende possono sospendere l’attività lavorativa e chiedere l’accesso alla CIGO o ad altri strumenti (come FIS, CISOA o fondi bilaterali) quando le temperature percepite superano i 35 gradi . Attenzione: non servire che il termometro segni 35 gradi reali. Conta la temperatura percepita che tiene conto di fattori come umidità, esposizione diretta al sole, uso di tutti o dispositivi di protezione, presenza di macchinari che generano calore e ambienti chiusi non climatizzati.

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Come funziona la cassa integrazione per caldo estremo – diritto-lavoro.com

Per esempio, un muratore che lavora su un tetto in pieno sole può rientrare nei criteri, mentre un collega in un ufficio climatizzato no. La richiesta può essere avanzata da aziende il cui personale svolge attività: in esterni esposti al sole (tetti, strade, cantieri, ecc.), con attrezzature o materiali che rendono il lavoro pericoloso a temperature elevate, in capannoni, magazzini o officine non climatizzati.

Non è necessario avere 90 giorni di anzianità per accedere alla CIGO se la motivazione è legata a eventi meteo o a decisioni delle autorità. Inoltre, in questi casi non è richiesto il contributo aggiuntivo da parte dell’azienda, e l’informativa ai sindacati può avvenire anche dopo l’inizio della sospensione.

Per avviare la richiesta, l’azienda deve indicare i giorni o le fasce orarie in cui sospende il lavoro, elencare i lavoratori coinvolti e specificare le mansioni e i motivi tecnici legati all’interruzione. Non è necessario allegare bollettini meteo: l’INPS acquisisce i dati in automatico. Tuttavia, serve una relazione tecnica dettagliata che spiega il contesto, le condizioni operative e le temperature percepite.