Non rimandare la dichiarazione di successione: ecco perché rischi grosso e come evitare sanzioni. Fare sempre attenzione alle scadenze

Quando una persona cara viene a mancare, il dolore e la confusione lasciano poco spazio alla burocrazia. Eppure, è proprio in questi momenti che entrano in gioco una serie di adempimenti obbligatori, che i familiari devono affrontare per non incorrere in ulteriori problemi. Uno dei più importanti è la dichiarazione di successione, un passaggio spesso sottovalutato ma fondamentale, anche se non c’è imposta da pagare.

Molti pensano che si possa attendere senza problemi, soprattutto se non sono coinvolti grandi patrimoni. Ma la realtà è ben diversa: la dichiarazione non fatta nei tempi previsti può costare caro, con multe che scattano anche in assenza di debiti fiscali. E l’Agenzia delle Entrate non fa sconti: ogni erede può essere chiamato a rispondere per intero delle sanzioni.

Cos’è la dichiarazione di successione e quando si rischiano le sanzioni

La dichiarazione di successione è un documento fiscale che deve essere presentato all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dalla morte del defunto. Serve a comunicare ufficialmente quali beni (immobili, conti, investimenti, ecc.) fanno parte dell’eredità e a calcolare l’imposta di successione, se dovuta.

Dichiarazione di successione scadenze
Quali sono le scadenze della Dichiarazione di successione? – diritto-lavoro

Anche se non sempre c’è una tassa da pagare, la dichiarazione resta comunque obbligatoria. Questo significa che anche chi non deve versare nulla al Fisco è tenuto a presentarla, altrimenti scattano le sanzioni. L’obbligo riguarda non solo gli eredi, ma anche i legatari, gli esecutori testamentari e altri soggetti che hanno a che fare con i beni ereditari. Tuttavia ci sono delle eccezioni: la dichiarazione non è necessaria se l’eredità è destinata solo al coniuge e ai parenti in linea retta (figli, nipoti, genitori), se l’attivo ereditario non supera 100.000 euro e se non ci sono immobili o diritti su immobili. Anche chi rinuncia all’eredità o ha chiesto la nomina di un curatore senza prendere possesso dei beni può evitare la dichiarazione, purché agisca entro 12 mesi.

Cosa succede se la presenti in ritardo

Se si presenta la dichiarazione in ritardo, si pagano delle sanzioni proporzionali:

  • Ritardo entro 30 giorni: multa dal 60% al 120% dell’eventuale imposta dovuta, o da 150 a 500 euro se non c’è imposta.
  • Ritardo oltre i 30 giorni: si considera omessa dichiarazione e le conseguenze peggiorano.

In caso di successione non fatta, la sanzione è ancora più severa: tra il 120% e il 240% dell’imposta dovuta, oppure da 250 a 1.000 euro anche senza debiti. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate può procedere con il pignoramento dei beni, senza necessità di passaggi intermedi.

E’ inoltre importante ricordare che presentare la dichiarazione non basta. Se è prevista una tassa, questa va saldata entro 60 giorni dalla notifica. È possibile rateizzare, ma basta saltare una rata per perdere il beneficio e dover pagare tutto subito, con sanzione del 30%. Se si paga entro 30 giorni dalla multa, la sanzione è ridotta al 15%.

Il Fisco può rivalersi su uno qualsiasi degli eredi per l’intero importo dovuto, anche se non è lui il responsabile del ritardo. Chi paga per tutti potrà poi rifarsi sugli altri coeredi per il rimborso, anche legalmente. Ma il consiglio è uno solo: agire in tempo. Meglio evitare sanzioni e conflitti familiari, presentando subito la dichiarazione e mantenendo il controllo della situazione.