Centinaia di migliaia di lavoratori in Italia si avviano verso il pensionamento con assegni tra i 200 e i 300 euro al mese. L’allarme

Una cifra che rispecchia le loro carriere lavorative spesso discontinue e pagate poco, e che rischia di trascinare molti in percentuali elevate di povertà in età avanzata. Ricevere una pensione troppo bassa significa trovarsi in condizioni di povertà in età avanzata, con scarse possibilità di affrontare spese mediche o vivere in sicurezza economica.

Questo crea un circolo vizioso: stato assistenziale, maggiore dipendenza dallo Stato e maggiore disincentivo alla regolarizzazione. È un problema che pesa su tutta la collettività. Uno dei drammi dell’Italia.

I lavoratori che avranno un assegno di 300 euro

Il lavoro domestico, che include colf e badanti, resta dominato da una forza lavoro femminile: su quasi 820.000 addetti, circa 726.600 sono donne – l’89% del totale. Molti svolgono contratti regolari, ma permane una fetta significativa di lavoro nero che interrompe periodi di contributi, con il risultato di pensioni risibili.

Problema lavoro domestico
Il problema dei lavoratori domestici – (diritto-lavoro.com)

Nel 2024 ha avuto luogo una svolta: per la prima volta le badanti (50,5%) hanno superato le colf (49,5%) in termini di presenza contrattuale. Gran parte di questi lavoratori viene dall’estero (68,6%), con prevalenza di chi proviene dall’Est Europa, Nord Africa e America Latina. Le regioni con più addetti in regola sono Lombardia (126.000), Lazio (92.000) ed Emilia‑Romagna (56.000), mentre la Sardegna registra la minor presenza di lavoratori stranieri (18%)

Lo stipendio medio annuo di colf e badanti non supera i 7.800 euro, con una differenza di genere a favore delle donne (7.800 € contro 7.500 € degli uomini). La stabilizzazione dei rapporti di lavoro durante la pandemia ha migliorato la regolarità delle posizioni, ma i periodi di lavoro nero persistono. Questo fa sì che gran parte della carriera contributiva non venga registrata, avendo un impatto diretto sull’importo finale delle pensioni.

Alla conferenza “Il lavoro domestico in Italia, una risorsa strategica per il welfare e l’economia”, la consigliera INPS Maria Luisa Gnecchi ha messo in luce la gravità del fenomeno: «Oggi molti e molte colf e badanti vanno in pensione con un assegno tra i 200 e i 300 euro». Una soglia insostenibile, che spesso obbliga questi lavoratori a ricorrere all’Ape Sociale o ad altre forme assistenziali, trasferendo il peso sul sistema pubblico.

Secondo l’INPS, l’unica via efficace per intervenire è quella di incentivare la regolarizzazione continua del rapporto di lavoro. Famiglie e datori dovrebbero essere incoraggiati a formalizzare contratti e versare contributi, evitando il lavoro sommerso. Solo così si potrà garantire pensioni dignitose a chi opera in questo settore.