Quali documenti conservare e per quanto tempo tenerli archiviati? Proviamo a rispondere a una domanda che può risolvere molti problemi
La risposta non è solo utile per essere organizzati, ma anche fondamentale per rispondere adeguatamente in caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il modello 730 è uno degli strumenti più utilizzati dai lavoratori dipendenti e dai pensionati per dichiarare i propri redditi, e con esso arrivano numerosi documenti giustificativi, che devono essere custoditi con attenzione.
Conservare correttamente i documenti relativi al modello 730 è un dovere per ogni contribuente e una misura di tutela personale. Sebbene possa sembrare un’operazione noiosa, è essenziale per affrontare eventuali controlli dell’Agenzia delle Entrate con serenità. Sapere quali documenti tenere, per quanto tempo e come organizzarli, significa risparmiare tempo e ridurre il rischio di sanzioni future. Una buona archiviazione oggi è sinonimo di tranquillità domani.
Conserva i modelli 730 e non solo…
La normativa italiana prevede che tutti i documenti a supporto della dichiarazione dei redditi – quindi anche quelli allegati al modello 730 – devono essere conservati per almeno cinque anni a partire dall’anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione. Questo periodo corrisponde ai termini di prescrizione entro cui l’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli fiscali.

Ad esempio, se una persona presenta il 730 nel 2025, i relativi documenti devono essere conservati fino al 31 dicembre 2030. Questo vale per ricevute, fatture, certificazioni e qualsiasi altra prova che giustifichi oneri detraibili o deducibili indicati nel modello.
Esistono tuttavia alcune eccezioni alla regola generale dei 5 anni. In particolare, per le spese che prevedono detrazioni distribuite su più anni – come nel caso delle ristrutturazioni edilizie, del Superbonus, degli interessi passivi sui mutui per l’acquisto della prima casa o di determinati interventi di efficientamento energetico – la documentazione deve essere conservata per un periodo più lungo.
In questi casi, il termine di conservazione inizia a decorrere dalla data dell’ultima detrazione. Se ad esempio una detrazione viene ripartita su dieci anni, i documenti relativi andranno conservati per dieci anni più cinque, quindi complessivamente per quindici anni. Questo perché l’Agenzia delle Entrate ha diritto a effettuare verifiche anche sull’ultima quota detratta.
La lista dei documenti da conservare è ampia e dipende dal contenuto del proprio 730. In generale, è necessario custodire. Certificazioni uniche rilasciate dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico; fatture e ricevute per spese mediche, scolastiche o universitarie; contratti di affitto per detrazioni su immobili locati; documentazione relativa a spese funebri, assicurazioni sulla vita o contro gli infortuni; atti di compravendita e mutuo, con i relativi interessi passivi; spese per interventi di ristrutturazione o risparmio energetico, incluse comunicazioni Enea; ricevute di versamento per contributi previdenziali o assistenziali.
La legge non impone un formato specifico per la conservazione: i documenti possono essere archiviati in formato cartaceo o digitale. L’importante è che siano leggibili, integri e facilmente reperibili in caso di controllo. Per la conservazione digitale, vanno bene anche semplici scansioni, purché fedeli agli originali.
È consigliabile organizzare i documenti per anno e per categoria, magari utilizzando cartelle fisiche o supporti digitali ben etichettati. Chi preferisce il cartaceo può utilizzare raccoglitori, scatole archivio o cartelle portadocumenti. Per i file digitali, invece, è opportuno effettuare backup su più dispositivi o nel cloud per evitare perdite accidentali.





