Pensioni 2025, l’importo medio sale a 1.486 euro, ma crescono i divari territoriali, calano le pensioni femminili e l’assegno sociale diventa sempre più richiesto

Nel primo trimestre del 2025, il panorama delle pensioni italiane mostra qualche segnale di crescita, almeno sul piano degli importi medi. Secondo i dati diffusi dall’INPS attraverso il Monitoraggio dei flussi di pensionamento, la pensione media liquidata nei primi tre mesi dell’anno ha raggiunto 1.486 euro mensili, in leggero aumento rispetto ai 1.457 euro registrati nel 2024. Una variazione contenuta, ma che fornisce un minimo margine contro l’aumento dei prezzi. Sotto la superficie, però, emergono criticità evidenti, tra squilibri territoriali, nuove forme di fragilità sociale e un calo preoccupante delle pensioni femminili.

Le pensioni di vecchiaia crescono, ma calano quelle anticipate e femminili

L’importo medio delle pensioni di vecchiaia ha segnato un lieve miglioramento: 1.350 euro nel 2025 contro i 1.326 euro dell’anno precedente. Un dato che, sebbene contenuto, acquisisce valore in un contesto in cui l’inflazione continua a comprimere il potere d’acquisto. Ma non tutti i trattamenti seguono lo stesso trend.

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Pensioni 2025, aumentano gli importi medi

Le pensioni anticipate sono scese da 2.220 euro a 2.182 euro, segno che chi ha deciso o potuto uscire prima dal mondo del lavoro lo ha fatto con requisiti meno solidi o con carriere meno stabili. Il dato si riflette anche sulla composizione di genere: le pensioni femminili sono in calo netto. Il rapporto tra pensioni liquidate a donne e uomini è sceso a 104 ogni 100, nove punti in meno rispetto al 2024. La riduzione è legata in particolare alla stretta su Opzione Donna, ora limitata a categorie ristrette come caregiver, donne invalide o licenziate. Il risultato è che molte lavoratrici, già penalizzate da carriere discontinue e stipendi più bassi, non riescono più a rientrare nei criteri.

Più assegni sociali e squilibri territoriali sempre più marcati

A crescere in modo significativo è stato anche il numero di nuovi assegni sociali, destinati a chi non ha contributi sufficienti per una pensione ordinaria. Nel solo primo trimestre del 2025 sono state liquidate 10.649 prestazioni, contro le 40.424 dell’intero 2024. È un dato che fotografa bene l’espansione della fascia di anziani in difficoltà economica. L’assegno, concesso a chi ha un reddito personale annuo inferiore a 6.947 euro, diventa sempre più spesso l’unica forma di sostegno per molti cittadini over 67.

A livello geografico, le differenze restano profonde. Oltre il 52% delle nuove pensioni è stato erogato nel Nord Italia, mentre il Sud si ferma sotto il 30%, nonostante una popolazione anziana numerosa. La causa è in larga parte strutturale: nel Nord, le carriere lavorative sono più stabili e i contributi più regolari; al Sud, la disoccupazione elevata e la presenza diffusa di lavoro sommerso limitano l’accesso a trattamenti pensionistici pienamente maturati.