Anziani arriva la prestazione universale: contributi fino a 1.420 euro al mese, la misura punta a semplificare e rafforzare l’assistenza a domicilio.

Con il decreto attuativo pubblicato il 22 aprile 2025, prende forma una delle novità più significative nel campo dell’assistenza pubblica in Italia: la prestazione universale per anziani non autosufficienti. Prevista dalla legge delega 33/2023, la misura entra in fase sperimentale e sarà valida fino al 31 dicembre 2026. Non si tratta di un semplice contributo aggiuntivo: è un nuovo schema pensato per razionalizzare il sistema di aiuti, riducendo sprechi e duplicazioni, e intervenire concretamente dove il bisogno è più urgente, cioè tra chi ha più di 80 anni e necessita di assistenza costante.

Requisiti stringenti e domanda solo online tramite l’INPS

La nuova prestazione è destinata esclusivamente agli anziani di almeno 80 anni, in condizioni di gravissima non autosufficienza. Il decreto stabilisce che, per ottenerla, siano necessari tre requisiti fondamentali:

  • essere titolari dell’indennità di accompagnamento (oppure averne diritto);

  • possedere un ISEE inferiore a 6.000 euro;

  • trovarsi in una situazione riconosciuta di bisogno assistenziale gravissimo, certificata da INPS e dalle commissioni competenti.

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Anziani, la misura rafforza l’assistenza a domicilio – diritto-lavoro.com

Dal 1° gennaio 2025 sarà possibile inviare la richiesta tramite il portale INPS, allegando la documentazione sanitaria necessaria. Chi ha difficoltà con la procedura potrà farsi assistere dai patronati. Una volta ricevuta la domanda, l’INPS avrà 30 giorni per analizzarla ed eventualmente procedere all’erogazione. Tutti i requisiti devono restare validi per l’intera durata del beneficio.

Contributo mensile diviso in due parti e controlli obbligatori

La prestazione universale prevede due componenti. Una quota base, pari all’attuale indennità di accompagnamento (circa 570 euro mensili), e una quota integrativa, che può arrivare a 850 euro, per coprire spese documentate legate a badanti assunte regolarmente o servizi di assistenza professionale a domicilio. Il totale può raggiungere 1.420 euro al mese, non tassabili, non pignorabili.

Per la quota integrativa, l’INPS effettuerà verifiche a campione: buste paga, contratti e fatture elettroniche saranno essenziali per non perdere il beneficio. Se emergono irregolarità, l’ente può bloccare l’erogazione e chiedere la restituzione delle somme già versate. Inoltre, la prestazione decade automaticamente se non si rispettano i criteri stabiliti o se cambia la situazione del beneficiario.

Chi perde la prestazione può, in presenza dei requisiti, continuare a ricevere l’indennità di accompagnamento, come previsto dalle norme attuali.