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L’arretrato di crediti fiscali che l’Erario vanta nei confronti di quasi 20 milioni di italiani supera i 1.200 miliardi di euro. Sono i dati dell’Agenzia delle Entrate al 31 dicembre del 2023. Tuttavia la maggior parte del cosiddetto “magazzino della riscossione” è “irrecuperabile”. Lo ha spiegato a inizio febbraio il direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini. Soltanto 101,7 miliardi, meno di un decimo dell’importo, sarebbe effettivamente possibile riscuotere. Il resto dei 163 milioni di cartelle e avvisi è ritenuto fuori portata.

Più in dettaglio, il 40% dei crediti in magazzino, pari a 483 miliardi, appare irrecuperabile perché è intestato a persone morte, a nullatenenti o imprese chiuse o fallite. Un altro 42% dei crediti, circa 502 miliardi, riguarda soggetti verso i quali l’agenzia ha già svolto attività di riscossione senza risultati. E per circa 100 miliardi l’azione è sospesa a causa di provvedimenti giudiziari o altri interventi. Un discorso a parte si deve fare per i pagamenti rateali che rappresentano oltre il 50% degli incassi dell’agenzia di riscossione. Si tratta di uno strumento che Ruffini ha definito “assolutamente utile perché concede una dilazione ai contribuenti che possono riuscire a rimettersi in regola e rientrare nei binari di regolarità dei pagamenti“.

Il peso dell’evasione fiscale

I piani di rateizzazione riguardano 18,8 miliardi di crediti nel magazzino che dovrebbero, nel tempo, se tutto va a buon fine, arrivare nelle casse dello Stato. Queste stime sui crediti fiscali si devono ancora aggiornate con i risultati dell’ultima rottamazione. Tuttavia forniscono comunque un’idea della mole dell’arretrato: fanno capo a 18,9 milioni di persone fisiche, quasi un italiano su tre. Ai quali si aggiungono 3 milioni e mezzo di società, fondazioni ed enti. In un’audizione parlamentare il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha definito l’evasione un “macigno, tipo il terrorismo” da contrastare con la collaborazione di tutti.

La polemica sulla “caccia alle streghe

Fra gli strumenti a disposizione del Fisco per tentare il recupero dei crediti inevasi aumenta l’uso del cosiddetto data scraping sui social network. Ovvero lo scandagliare account e post dei contribuenti alla ricerca di elementi significativi del tenore di vita di chi è in debito con l’Erario. Per esempio vacanze e cene in ristoranti di lusso. Nel corso di Telefisco 24, il viceministro di Fratelli d’Italia è poi tornato sul tema, facendo una parziale retromarcia e assicurando che “non ci sarà nessuna caccia alle streghe” dicendosi dispiaciuto per essere stato interpretato diversamente.

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A seguito dell’intervento di Leo in Parlamento, diversi esponenti della Lega, infatti, avevano preso le distanze. Il deputato Armando Siri aveva parlato di uno “slogan, che sicuramente scalda i cuori di chi scambia la giusta lotta all’evasione con un’indiscriminata caccia alle streghe“. Dopo le polemiche il viceministro Leo ha chiarito che al contribuente che non aderisce al concordato preventivo si chiederà di spiegare perché c’è un disallineamento tra il reddito dichiarato e gli elementi in possesso dell’Agenzia delle entrate.

Crediti e aliquote Irpef

Non ci sarà un fisco che vuole colpire gli italiani, tutt’altro, ha spiegato Leo: “Vogliamo tendere una mano ai contribuenti. Fare in modo che si allineino e dichiarino in relazione alla loro capacità contributiva. Gradualmente e, a fronte di questo, abbasseremo le aliquote“, ha detto, prospettando una riduzione per l’Irpef già dal 2025. Per il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, “gli evasori rubano due volte. Alle casse dello Stato e alle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo“.

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